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IL VENTO DEL DESERTO: GHIBLI!

Post n°54 pubblicato il 06 Marzo 2006 da kayfakayfa
Foto di kayfakayfa

                                

Man mano che il sole si approssimava allo zenit, la distanza tra l’uomo e la sua ombra proiettata sulla sabbia si riduceva sempre più, triste presagio di morte.
Il turbante avvolto intorno al capo non impediva ai raggi del sole di sfocarne i pensieri, alla stregua dell’offuscato paesaggio lunare verso cui avanzava con andatura incerta.
Il dolore delle vesciche ai piedi era scomparso, sedato dal torpore che lo sottraeva lentamente alla vita al pari del pescatore che riavvolge la lenza allorché il pesce ha abboccato all'amo.
Il sudore ne rigava il viso.
Passandosi la mano sulle labbra inaridite, si maledì per aver abbandonato la carovana di tuareg con cui viaggiava per proseguire da solo in quell’inferno, respingendo con puntiglio le insistenze dei nomadi perché desistesse da quella scelta.
La mente riandò a quei momenti... 

Era una notte di stelle.
Vortici di sabbia piroettavano tra le dune.
I profumi e le voci del deserto, trasportati dal Ghibli, s’insinuavano tra le pieghe della tenda dove i saggi, raccolti intorno al fuoco, fumando i narghilè, parlavano gesticolando animatamente con le mani. La fiamma rifletteva le ombre delle dita sui volti rugosi, increspati dal sole e dalla sabbia. Nel tentativo di dissuaderlo, affermavano che finanche i figli del Sahara non erano al sicuro dai capricci del deserto, capace di cancellare per sempre, in un battito di ciglia, eserciti e città intere.
Pur condividendo i loro timori, fu costretto ad ammettere che una ragione incomprensibile e profonda condizionava la sua decisione.
“Meglio morire che vivere in eterno prigioniero nelle galere del dubbio!” dichiarò fissando l’acqua ribollire nel narghilè.
Ascoltandolo, i saggi sorrisero. Deliberarono che l’uomo fosse dotato di provviste, e il giorno che partì si raccolsero in preghiera, affidandone il destino nelle mani di Dio.
 
Le forze l’abbandonavano.
L’uomo si accasciò carponi al suolo.
Si volse a fissare il sole, tra le dissolvenze roventi del paesaggio intravide l’oasi.
Con estremo sforzo si rialzò e vi s’incamminò incontro.

Lo scrosciante getto d’acqua si riversava dalla roccia nella pozza a forma di cuore.
Inginocchiato sulla riva, l’uomo sfasciò il turbante e immerse la testa nell’acqua.
Riemergendo, l’incantevole donna nuda era sdraiata al suo fianco.
“Hai sete?” domandò lei.
“Sì!” sussurrò ammirandola.
Sostenendo la mammella nella mano, la creatura accostò il capezzolo alle sue labbra.
“Chi sei?” domandò dopo essersi dissetato.
“La tua anima!”
L’uomo levò la mano per accarezzarle il viso che s’illuminò più del sole costringendolo a frenare il gesto e ad abbassare lo sguardo per non rimanere accecato da così tanto splendore.
“Sono indegno di te” si schernì fissando la terra.
La donna sorrise.
Lo sguardo dell’uomo fu attratto dal riverbero del sole sui cristalli neri sepolti nella sabbia.
Si chinò a raccoglierli; li accostò agli occhi e attraverso la loro trasparenza fissò l’astro raggiante nel cielo. Poi, con fare sicuro, si volse verso la donna: la tenebrosa visibilità delle pietre non né smorzava l’abbagliante fascino.
“La tua bellezza è insostenibile!”
Sconsolato rigettò le gemme al suolo, fissando il disco solare riflettersi nell’acqua.
“Non è il mio aspetto ma la fragilità del tuo animo ad impedirti di guardarmi. Hai speso l’intera esistenza ad ubriacarti con i sensi, inconsapevole che l’ebbrezza ci avrebbe impedito di godere insieme la vita”
“Come posso rimediare?”
“Instilla nei cuori degli uomini la speranza”
“In che modo?”
“Recati a pregare sulla montagna. Al tramonto, sussurra il mio nome al Ghibli affinché il suo soffio lo diffonda per il mondo!”
“Come ti chiami?”
“Ascolta il cuore e lo scoprirai… Nel sogno, il vento lo comunicherà agli uomini perché il mistero della Vita sia loro svelato senza turbarne le coscienze!” così dicendo, si dileguò.
Per un attimo l’uomo restò interdetto, incapace di stabilire se fosse preda del miraggio.

Il sopraggiungere della carovana dei tuareg da cui si era allontanato lo ricondusse alla realtà.
Riconoscendolo, i nomadi gli si avvicinarono con fare ossequioso, riverendolo come un dio.
“Voi vi sottomettete ad uno stolto. Cercatevi un altro profeta, io non valgo niente. La mia vista è fallace!” singhiozzò.
Il vecchio beduino gli si avvicinò e parlò.
“Nessun uomo, prima di te, sopravvisse da solo al dèmone del deserto; nessun uomo, prima di te, giunse mai in quest’oasi; nessun uomo, prima di te, tracciò la strada a tanti cuori!”
Detto ciò, si volse verso i guerrieri giunti fin lì seguendo le tracce lasciate dall’uomo sulla sabbia. Ordinò che portassero lo scrigno tempestato di pietre preziose in cui era custodita la veste dai filamenti dorati.
“Questa veste è tessuta con i sogni degli uomini” disse offrendola all’uomo perché la indossasse.

Vestito di speranze l’uomo si recò sulla montagna. Pregando in silenzio, attese il tramonto.
Quando l’orizzonte si tinse di rosso, si levò in piedi con le braccia al cielo.
Il Ghibli gli accarezzava il viso; il cuore batteva forte.
Chiuse gli occhi.

Il ritmo della vita colmò il vuoto del suo animo.
“Verità” l’uomo sussurrò al vento.
Quel nome tuttora aleggia nell’aria, accarezzando i sogni di coloro che cercano la verità col cuore!                 

                            Fine

 

                

 
 
 
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