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LA CONFESSIONE DI UN PECCATORE (racconto inedito)

Post n°968 pubblicato il 05 Dicembre 2010 da kayfakayfa

L’uomo giaceva nel letto circondato dai suoi cari. Il viso pallido e scarno dagli occhi cerchiati era il ritratto della sofferenza. Il tumore alle ossa lo aveva completamento divorato, gli restava ormai poco da vivere. Seduta sulla sedia, la moglie gli teneva la mano accarezzandola dolcemente: non aveva più lacrime. Nel giro di pochi mesi ne aveva versate così tante che il suo dolore si era prosciugato. in un deserto di soffernza, Ogni tanto l’uomo socchiudeva le palpebre, la guardava e sorrideva. A quei sorrisi lei rispondeva a sua volta con un sorriso sbiadito.

-         I ragazzi dove sono? – sussurrò l’uomo

-         Sono usciti, ma stanno per rientrare

In risposta si udì bussare alla porta. Poco dopo nella stanza apparvero due giovani in compagnia di un prete. Fissando l’uomo di chiesa avvinarsi al suo capezzale, l’uomo inarcò le ciglia. Si volse verso sua moglie domandando

-         Chi l’ha chiamato?

-         Io!

Fermo ai piedi del letto, il prete si fece il segno della croce imitato dai presenti.

-         Uscite tutti, voglio restare da solo con lui – disse l’uomo alla moglie.

Quando furono soli, l’uomo fece cenno al prete di accomodarsi sulla sedia vuota.

-         Confessa i tuoi peccati a Dio! – fece il prete ungendogli la fronte con l’olio santo

-         Non ho intenzione di pentirmi

Quelle parole stupirono l’uomo di chiesa

-         Sarei un vigliacco se solo ora che sto per morire volessi avvicinarmi a Dio!

-         Dio ama tutti!

-         Appunto: che senso avrebbe pentirmi ora per riconciliarmi con lui se ama tutti?

-         Sarebbe un gesto di rispetto verso Dio

-         Non credo che Dio abbia bisogno del mio rispetto per sentirsi meglio

-         Eppure non gli dispiacerebbe, stanne certo

-         Perché lei c’ha parlato?

Il prete abbozzò un sorriso.

-         Se vuoi me ne vado

-         No, resta. Voglio dirti una cosa.

-         Dimmi pure

-         Tu sai bene che io sono stato un grande peccatore

-         Tutti lo siamo

-         D’accordo, tutti lo siamo… e lo sono stato pure durante la malattia: non appena stavo un po’ meglio ne approfittavo per darmi da fare con le donne pur sapendo di far soffrire mia moglie!

-         Perché lo facevi se eri cosciente di arrecare dolore a chi ti ama?

-         Perché nella vita se vuoi essere davvero felice devi avere il coraggio di essere sempre te stesso!

-         Non pensi che sia meglio reprimere il proprio ego per arrecare gioia agli altri?

-         Sì, potrebbe esserlo, ma se poi soffri nel farlo che senso ha?

-         La sofferenza ci avvicina a Dio!

-         Io invece credo che ci allontani… Come può, chi dice di amare gli uomini, lasciare che soffrano?

-         È una prova che dobbiamo affrontare. Se vogliamo accedere al regno di dio dobbiamo essere capaci di sopportare le sofferenze della vita!

-         Scusa prete, ma non hai detto che dio ama tutti?

-         Sì!

-         E allora che bisogno ha Dio di metterci alla prova? Io che amo i miei figli non ho mai preteso da loro alcuna prova d’amore verso di me, li amo e basta!

-         Lo so, può sembrare un controsenso. Ma vedi, se tutti potessimo accedere con facilità al regno di Dio che senso avrebbe la chiesa?

-         È quello che chiedo a te: che senso ha la chiesa?

-         La chiesa è un’istituzione il cui compito è quello di avvicinare gli uomini a Dio attraverso la parola di Cristo. Senza la chiesa e la sua dottrina l’umanità vivrebbe in anarchia spirituale!

-         Prete, tu lo sai meglio di me che molte di quelli che si professano credenti sono solo dei grandi ipocriti!

-         Lo so, ma la chiesa ha il diritto e il dovere di accogliere tutti perché anche nell’animo degli ipocriti arde la fiamma della Vita eterna.

-         Io non ho intenzione di pentirmi dei miei peccati perché è proprio grazie a essi che ho avuto modo di apprezzare la vita. Perché proprio ora che sto per andarmene dovrei rinnegare me stesso?

-         Sarebbe un  gesto di riconoscenza, non tanto verso Dio, ma verso chi ti ha amato pur sapendo che le mancavi di rispetto e mi ha mandato a chiamare per cancellare i peccati che hai commesso nei suoi confronti! 

L’uomo rifletté, quindi disse:

-         Chiama mia moglie e i miei figli

Il prete si alzò, aprì la porta per fare entrare la donna e i ragazzi.

-         Venite, avvicinatevi -  disse l’uomo non appena furono nella stanza.

La moglie si sedette sul letto accanto a lui, i figli ai piedi del letto.

-         Preghiamo insieme, vi va? – fece l’uomo

La donna e i ragazzi si illuminarono di gioia.

Il prete aprì un passo del Vangelo e prese a recitare. Al termine si avvicinò all’uomo mormorandogli:

-         Vuoi la comunione?

-         Ma se non mi sono nemmeno pentito dei miei peccati?

-         Dio ti ha perdonato lo stesso – fece offrendogli l’ostia.
La moglie gli strinse forte la mano piangendo lacrime di gioia!

 
 
 
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