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L'amore ha il potere di fissare il passato in eterno presente.... Questa frase, annotata su un quaderno all'inizio del romanzo, è il tema conduttore della storia d'amore tra il giovane Kayfa e Miryam, donna matura e d'esperienza, che lo inizierà alle gioie e alle sofferenze dell'amore. Immersi in uno scenario da favola, facendosi scudo di una barriera di bugie e verità che metterà a rischio i loro affetti più cari, i protagonisti vivranno la loro passione senza freni con la complicità del mare e dell'intimità della casa di lei. Fondamentale la figura di Omar, pescatore egiziano con un intenso vissuto alle spalle, che attraverso la propria esperienza aiuterà Kayfa a districarsi nei meandri della mente e del cuore per avviarsi sul proprio cammino esistenziale.
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L’origine della filosofia socratica prende spunto dalla scritta posta sull’ingresso del tempio di Delfi, Conosci te stesso. La maieutica, ossia la capacità di Socrate di condurre l’individuo a mettersi in discussione ponendogli tutta una serie di domande sulle proprie convinzioni fino ad indurlo a dubitarne, è l’inizio della conoscenza di se stessi. La giustificazione che Socrate dava alle parole del dio secondo cui lui, Socrate, era il più sapiente tra gli atenesi, era ché la sua presunta sapienza consisteva nel “sapere di non sapere”. Da qui la ricerca risultava la naturale conseguenza atta a colmare tale lacuna. Ma la ricerca, cui Socrate si riferiva, non era intesa in senso scientifico. A riguardo va detto che Socrate si discosta dalla filosofia naturalista che imperava all’epoca, la quale contemplava tra l’altro anche questioni metafisiche come ad esempio la cosmologia, ritenendo che fosse un illuso chiunque credesse di poter scoprire l’origine dell’universo in quanto ciò era possibile solo a quello stesso Dio che lo aveva creato. Viceversa secondo Socrate l’uomo doveva interessarsi unicamente a questioni legate a se stesso, ovvero doveva impegnarsi a conoscere se stesso, come ammoniva la scritta sul tempio di Delfi, perché era quello l’unico modo disponibile che aveva per scoprire chi egli realmente fosse. Altro particolare non trascurabile dell’insegnamento socratico era l’affermazione esclusiva della retorica, ossia del dialogo ragionato a scapito della scrittura che, secondo Socrate, rendeva morto chiunque leggesse in quanto non permetteva un’interazione riflessiva tra chi scriveva e chi leggeva. Bensì chi leggeva assimilava automaticamente quanto era scritto senza avere la possibilità di dibattere con lo scrittore. In pratica la parola scritta era autoritaria diversamente dal dialogo che consentiva lo scambio di opinioni, quindi la crescita di entrambi i dialoganti. Si tenga presenta che Socrate, proprio perché consapevole di non sapere, non si riteneva affatto un maestro, bensì uno che, proprio perché sapeva di non sapere, attraverso le domande che poneva all’interlocutore sul suo presunto sapere, gli dimostrava di non sapere a sua volta quel che invece egli presupponeva di sapere, mettendolo in crisi come accade con Alcibiade. Ecco spiegata in sentesi cosa è la maieutica.
La conoscenza di se stessi, non è fondamentale solo in psicologia, ma anche in quella branca della filosofia qual è la filosofia ermetica, comunemente conosciuta come esoterismo.
Con il termine esoterismo si indica un “ambito” interiore, nascosto, accessibile a pochi. In chiave letteraria a una conoscenza divulgata a una cerchia ristretta di persone in grado di comprenderne il significato simbolico attraverso cui è espressa per non renderla accessibile a tutti, evitando di dare "le perle ai porci". Il fatto che Socrate sia disposto a dialogare solo con chi giudica un terreno fecondo, dove i semi delle sue parole, una volta riposti, possano ben fruttificare dando vita all’uomo, ha un aspetto squisitamente esoterico. Cui si aggiunge in maniera non secondaria il fatto che egli aborre la scrittura, preferendo dialogare. Si noti che Socrate non impartisce alcun insegnamento, egli si “limita”, dialogando, a dimostrare a quanti si sentono sapienti quanto infondato e vacuo sia questo loro sentire. È solo con Platone che la parola socratica viene fissata sulla carta mediante la scrittura e resa pubblica. Se da un lato fu proprio grazie all’ardire di Platone di porre per iscritto i dialoghi socratici che tutti, leggendoli, possiamo arricchire noi stessi, da un altro possiamo paradossalmente affermare che Platone ha contravvenuto alla volontà del suo maestro, offrendo a chiunque la possibilità di leggere e interpretare a modo suo la parola di Socrate, anche se Socrate si "limita" ad insegnare a ragionare in maniera giusta e non sentenziando o impartendo formule di vita. In effetti se da un lato Platone ha reso un enorme servigio alla storia dell’umanità, divulgando mediante la scrittura il pensiero socratico, nello stesso tempo egli è come se ne avesse tradito la natura esoterica che Socrate salvaguardava scegliendo con cura coloro coi quali confrontarsi nella discussione, consapevole che non tutti erano avvezzi ad imparare a ragionare in maniera giusta per tanti motivi, non secondario l'ambiente in cui erano cresciuti e vivevano!
Al giorno d’oggi sono sempre più frequenti i counseling filosofici, corsi tenuti da esperti e professori universitari, in cui si tende a “educare ” l’individuo a sanare le proprie inquietudini mediante appunto lo studio della filosofia. Considerata la deriva cui sta andando la società moderna, in particolare per quanto concerne i giovani, mi chiedo se non sarebbe il caso se tali corsi, anziché rivolgersi ad un pubblico esclusivamente adulto e elitario, in virtù degli alti costi di partecipazione e degli argomenti affrontati, si rendessero fruibili a chiunque volesse incamminarsi per questa via, magari estendendoli anche alle scuole, indipendentemente se siano o meno ad indirizzo umanistico, in quanto imparare a ragionare è il fondamento su cui costruire una società dove viga la giustizia? Altresì è vero che così facendo si contravverrebbe all’idea socratica secondo cui tale insegnamento deve impartirsi solo a chi è un “terreno fecondo”, ovvero un’anima predisposta in cui ponendo i semi dell'insegnamento, germoglieranno ottimi frutti. Il dilemma se rendere o meno alla portata di tutti la filosofia, ha tutta l’aria di un’aporia, la cui scelta, qualunque sia, implica dei sacrifici sia al pensiero filosofico che, se esteso a tutti, verrebbe sminuito e tradito, sia alla società la quale, essendo eterogenea, per migliorare, avrebbe bisogno che tutti, indipendentemente dalla condizione sociale, imparassero a ragionare in maniera giusta.
Un bel dilemma, non c’è che dire!
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