LA VOCE DI KAYFA

Ma quale sport?

Questa mattina non appena ho aperto internet e sono entrato sulla pagina di Libero, sullo schermo è comparso il fisso d'immagine del video che ritrae la guerriglia scatenatasi ieri sera all'esterno dello stadio di Catania dopo la partita di calcio Catania - Palermo, vinta dal Palermo per 2 a 1, in cui ha perso la vita un poliziotto, mentre decine sono i feriti tra la gente comune e le forze dell'ordine. Osservando le scene di violenza urbana documentate nel video un senso di angoscia , amarezza, paura, rabbia, risentimento e non so che altro ancora ha invaso il mio animo.
Pratico sport da che ero bambino: ho iniziato giocando a calcio in un campetto di periferia, quindi per alcuni anni ho praticato atletica leggera, e da circa quindici anni corro per il gusto di sentirmi bene e libero per le vie della mia città, da solo o in compagnia, perché per me sport è prima di tutto sinonimo di Vita! I miei figli, di tredici e undici anni, da circa tre anni giocano a rugby, uno sport in apparenza violento, ma che in realtà educa a non essere violenti proprio attraverso il contatto fisico, un ossimoro di vita da cui molti avremmo tanto da imparare.
Per quanto mi riguarda, da tempo non considero il calcio solo un semplice  sport, soprattutto da quando i miliardi hanno iniziato a piovere nell'ambiente senza alcun ritegno, mortificando quanti si fanno un "culo così" per portare la pagnotta a casa. Giocatori multipagati, società quotate in borsa, tifoserie stipendiate dalle società e dai partiti politici, arbitri corrotti e in mala fede, giocatori che si sputano vicendevolmente addosso, o se le danno di santa ragione, alla faccia del buon esempio che dovrebbero dare ai ragazzini,  nonostante la presenza delle telecamere in ogni angolo del campo documenti inesorabilmente, in tempo reale, la loro inciviltà e le proprie qualità di attori degni di un oscar; dirigenti sportivi che creano società di intermediazione fittizie per vendersi le partite a scapito di chi crede che nello sport viga ancora l'onestà. Il signor Moggi che con una faccia di bronzo, appare in televisione, passandosi come vittima del sistema, lui che quello stesso sistema contro cui inveisce lo ha creato, piagnucolando come un ragazzino per il male che gli è stato fatto, confessando di aver pensato di suicidarsi. 
Ma anche per uccidersi ci vuole un minimo di dignità, coscienza, onestà...
Non è bastato tutto questo schifo perché nell'animo di qualche esagitato iniziasse ad ardere la scintilla della ragione.
La scorsa settimana durante una partita di serie minore, un dirigente rimase ucciso per le percosse ricevute da due giocatori durante una rissa scoppiata in campo. Ieri a Catania è bastato un derby regionale e tutte le belle parole che da tempo ascoltiamo o leggiamo da parte di quanti si ergono a moralisti e analisti del sistema calcio, si sono rivelate mere bolle di sapone. Un poliziotto ucciso, altre persone finite in ospedale, la Figc che blocca tutti i campionati  e intanto le società di calcio spendono fiumi di milioni di euro per accaparrarsi i giocatori in vista dei prossimi impegni nazionali e internazionali, fottendosene se nelle fila delle proprie tifoserie si annidano veri e propri criminali.  
E noi, poveri coglioni, ci indebitiamo fino all'osso per assicurarci la visione delle partite su SKY o sul digitale terrestre, alimentando in tal modo quello stesso sistema che vorremmo tanto risanare, se non addirittura sconfiggere, inconsapevoli che il tributo di sangue versato ieri e in altre partite durante le violenze scoppiate tra tifoserie è anche colpa nostra ché non abbiamo il coraggio, malgrado un mondiale vinto, di mandare affanculo il calcio con i suoi personaggi da vetrina che ci addolciscono televisivamente con le loro parole melense, edulcorate, erudite per convincerci che il calcio è ancora uno sport, mentre quelle trasmissiioni sono solo la fucina in cui si concede loro la possibilità di forgiare e rafforzare pubblicamente la propria immagine, anche se di calcio non ne capiscano niente; spacciandosi per sportivi, mentre le pance trabordanti dalle giacche tradiscono la loro inattività fisica. Sportivi della mente? Macché, questi signori che dal lunedì alla domenica, ci tartassano di parole con l'ausilio di immagini replicate fino alla noia sono mestieranti della parola che sapranno trarre dalla tragedia di Catania altro alimento per le loro tasche! Mentre noi, poveri coglioni, dopo un attimo di smarrimento, continueremo a seguire il calcio e le trasmissioni ad esso annesse perché della vita non abbiamo capito un cazzo!