LA VOCE DI KAYFA

Obama il nuovo messia

Per quanti sforzi uno faccia a stare con i piedi ben piantati per terra dopo l’iniziale euforia suscitata dall’elezione di Barack Obama a Presidente degli Usa, è comunque difficile tenere a freno l’emozione accesa da un simile evento epocale, salutato a livello planetario come una sorta di avvento messianico!

Tutti siamo consci che il Presidente degli USA è l’uomo più potente del mondo, colui che ha nelle proprie mani la facoltà di cambiare in qualsiasi momento i destini del pianeta. Ma l’entusiasmo provocato dall’elezione di Obama alla Casa Bianca non deriva tanto dalle capacità pratiche che l’uomo ha dimostrato di avere, (Obama finora lo abbiamo conosciuto solo attraverso le parole ad effetto con cui ha condito i suoi comizi in campagna elettorale e gli scontri televisivi prima con Hillary Clinton durante le primarie democratiche e poi quelli con  il rivale per la presidenza McCain), quanto per il colore della sua pelle nera,  a testimonianza che davvero gli USA sono una grande democrazia in cui chiunque se ha un sogno in cui crede e ha la forza di coltivarlo alla fine può realizzarlo, unitamente alla sua giovane età (Obama ha “solo” 46 anni!) che, almeno per quanto concerne noi italiani, rappresenta, questa sì, una novità assoluta visto che, per quanti giovani siedano oggi in Parlamento tra maggioranza e opposizione, alla fine alla Presidenza della Repubblica e del Governo assurgono personalità “datate”.

Dopo le spesse ombre addensatesi sulla Casa Bianca durante l’ultima amministrazione Bush, al punto che molti americani non credevano più che l’America fosse davvero quella Grande Democrazia che si diceva fosse, l’avvento di un afroamericano alla Casa Bianca, cosa praticamente impensabile quaranta anni fa all’epoca di Martin Luther King, rimette in moto negli animi dell’opinione pubblica americana e mondiale, sviliti prima dalle guerre al terrorismo susseguenti agli attentati dell’11 settembre e poi dalla crisi finanziaria di questi mesi che ha praticamente messo in ginocchio l’economia mondiale, meccanismi interiori che pompano adrenalina nelle vene ridando fiducia e speranza alla gente.

Per il ruolo che occuperà ufficialmente a partire dal prossimo 20 gennaio molto probabilmente, anzi sicuramente Obama sarà costretto a sacrificare tante di quelle brillanti idee che hanno fatto breccia nella gente durante la campagna elettorale per fare spazio alla cinica, spietata ragione di Stato.

Ma il colore della sua pelle nera, per anni simbolo di ghettizzazione negli USA e in altri paese del globo, congiuntamente alla sua storia di uomo umile fattosi da sé per tanta gente, in un momento così difficile come quello che stiamo vivendo, rappresentano un’improvvisa, quanto insperata finestra spalancata sulla speranza in un mondo migliore che sembrava ormai essersi del tutto dileguata dalla faccia della terra.

Al momento Obama incarna la speranza e non è certo poca cosa essendo la speranza il motore della vita!