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L'amore ha il potere di fissare il passato in eterno presente.... Questa frase, annotata su un quaderno all'inizio del romanzo, è il tema conduttore della storia d'amore tra il giovane Kayfa e Miryam, donna matura e d'esperienza, che lo inizierà alle gioie e alle sofferenze dell'amore. Immersi in uno scenario da favola, facendosi scudo di una barriera di bugie e verità che metterà a rischio i loro affetti più cari, i protagonisti vivranno la loro passione senza freni con la complicità del mare e dell'intimità della casa di lei. Fondamentale la figura di Omar, pescatore egiziano con un intenso vissuto alle spalle, che attraverso la propria esperienza aiuterà Kayfa a districarsi nei meandri della mente e del cuore per avviarsi sul proprio cammino esistenziale.
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Cara Amici,
inizialmente il presente post doveva rappresentare la risposta a uno dei Vs. graditissimi commenti al precedente. Poi, mentre scrivevo, mi sono reso conto in realtà che le mie parole assumevano sempre più il tono di una risposta corale quindi ho deciso di pubblicarla. So che il tono duro infuso nello scritto probabilmente susciterà il risentimento di molti di voi, ma in situazioni del genere l'essere mellifluo sa di ipocrisia e non è proprio questo il momento d'essere sdolcinati perché la situazione richiede lucidità e pugno fermo, diversamente la Nave affonda.
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Ci sono situazioni dove le ragioni del Cuore entrano in conflitto con quelle della RAGIONE! Soprattutto quando hai impiantato una famiglia e sei impegnato in più fronti, professionale e amatoriale, in cui stai cercando di dare il meglio di te stesso, per ricavarne, nel tempo, qualcosa non solo per te ma soprattutto per gli altri, in primis i tuoi figli ma anche la società!
Il sacrificio di sé, come qualcuno di voi ha affermato in precedente commento, è certamente un atto d'Amore ma spesso si ritorce contro chi lo compie in quanto il sacrificante quasi sempre diventa vittima dei propri sentimenti, ritrovandosi abbandonato da tutti in un mare di guai, perché ha avuto il buon senso, (ma forse sarebbe meglio dire la follia) di volersi far carico di un peso più pesante di quello che in realtà poteva sopportare, dando modo agli altri di sgravarsene! So che le mie parole possono apparire amare, astiose, cattive, ma sono dettate dalla Ragione che, mai come il momento che sto attraversando, impone scelte equilibrate, in apparenza anche disumane, avulse dai sentimentalismi in quanto non si possono anteporre gli affetti che ti sei creato e cio che hai costruito, e stai cercando di costruire con chi ha deciso di vivere con te la propria vita e chi hai dato la vita, per stare accanto a chi, purtroppo non per sua volontà, è vittima di un male che lo ha reso, lo rende e lo renderà sempre più ingestibile tra le pareti di casa, soprattutto ora che chi lo accudiva, per quanto nel tempo si rimetterà, non sarà più in grado di poterlo fare! Certo, non bisogna abbandonare chi ha bisogno di noi, soprattutto se si tratta di un genitore, ma se questi vive in una condizione di ingovernabilità, e i figli non hanno modo di potervici dedicare il tempo necessario, credo non sia errato affidarlo alle cure di un centro specializzato dove troverà l'assistenza appropriata, concedendo a noi di preoccuparci in maniera più tranquilla di mamma, (premesso che mamma difficilmente accetterà che papà venga affidato a una casa di riposo).
Quello che più mi fa rabbia in questa tragedia è l'atteggiamento di mia sorella la quale rifiuta in maniera categorica, a volte isterica, la realtà, confidando in soluzioni di ripiego che a mio parere, e non solo mio, altro non sono che tappi che turano una piccola falla, lasciando spalancate quelle più profonde.
Lo spirito di sacrifico è un atto indubbiamente cristiano ma quasi sempre si addice a chi non ha famiglia, per cui solo lui è responsabile delle proprie scelte e delle conseguenze che ne deriveranno, positive o negative che siano; o è nella condizione economica tale da poter spendere un mucchio di soldi tra badanti e cure mediche pur di non "chiudere" in un nosocomio chi oramai non è più nella condizione di poter vivere una vita normale, senza però portarselo nella propria casa perché, se lo facesse, annienterebbe la propria vita e quella dei suoi familiari!
Per il momento la situazione è in una fase di stallo in attesa che mamma venga dimessa dall'ospedale e intraprenda la riabilitazione, ma vi assicuro che ho i nervi a fior di pelle perché non mi è chiaro cosa mia sorella abbia esattamente intenzione di fare.
Cercare di ragionarci è praticamente impossibile perché rifiuta l'idea di dover un domani essere costretta a rinchiudere papà per evitare che sia la sua che la mia famiglia si sfascino in questo continuo andirivieni di turni e sacrifici profusi per salvare l'insalvabile!
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