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L'amore ha il potere di fissare il passato in eterno presente.... Questa frase, annotata su un quaderno all'inizio del romanzo, è il tema conduttore della storia d'amore tra il giovane Kayfa e Miryam, donna matura e d'esperienza, che lo inizierà alle gioie e alle sofferenze dell'amore. Immersi in uno scenario da favola, facendosi scudo di una barriera di bugie e verità che metterà a rischio i loro affetti più cari, i protagonisti vivranno la loro passione senza freni con la complicità del mare e dell'intimità della casa di lei. Fondamentale la figura di Omar, pescatore egiziano con un intenso vissuto alle spalle, che attraverso la propria esperienza aiuterà Kayfa a districarsi nei meandri della mente e del cuore per avviarsi sul proprio cammino esistenziale.
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In un mese di agosto come quello che si appresta a terminare, non certo avaro di eventi di cronaca non sola rosa, alla faccia delle ferie estive, meritano d’essere segnalate e commentate le esternazioni pubbliche del Segretario di Stato Vaticano, Cardinal Tarcisio Bertone, rilasciate durante il meeting di Rimini. Per quanto riguarda quelle sulla necessità che tutti devono fare il proprio dovere sia nel pagare le tasse secondo leggi giuste, sia nel destinare i proventi delle tasse a opere giuste e all’aiuto ai più poveri e ai più deboli,, le parole del Cardinale hanno tutto il sapore di frasi tese a tirare acqua al proprio mulino se si tiene conto che nella dichiarazione dei redditi che ogni singolo cittadino è tenuto a compilare per pagare le tasse in rapporto al reddito annuo maturato c’è la possibilità di devolvere l’otto per mille di quello che si sborsa allo Stato alla Chiesa cattolica, (a dire il vero, oltre alla chiesa Cattolica, a margine del prestampato del Ministero delle Finanze, si citano anche altre fedi cui donare una piccola parte di quello che si deve pagare ma nessuno mai ne fa riferimento, tipo la chiesa Valdese tanto per citarne una!). Altra dichiarazione, in ordine cronologico del Cardinale, e sulla quale voglio soffermarmi, è quella rilasciata per commentare l’idea lanciata da Amnesty International di far sì che l’aborto diventi un diritto per tutte quelle donne che restano gravide durante uno stupro. Bisogna salvare la vita anche se è frutto della violenza ha detto il Cardinale dai microfoni di Radio Vaticana. Onestamente, le parole del Segretario di stato mi lasciano alquanto sconcertato, non fosse altro perché, stando alla dottrina della Chiesa, il figlio è il frutto dell’amore tra un uomo e una donna, è l’elemento che completa la coppia, la ragione del matrimonio. Come può definirsi tale una creatura che germoglia in un grembo mediante un’atrocità qual è lo stupro?
Amnesty International non vuole imporre una legge che obblighi ad abortire tutte quelle donne che restano incinte mentre subiscono violenza sessuale. Bensì vuole tutelarle, offrendo loro la possibilità di disfarsi di quella creatura se non la sentono propria perché frutto dell’abomino umano con delle leggi adeguate che tutelino non solo la madre ma anche il figlio in gestazione. Perché se è vero, come è vero, che la vita va salvata “anche se è frutto della violenza”, come asserisce il Cardinale, è altresì vero che un domani, quando il frutto della violenza crescerà, come tutti i bambini farà domande per sapere notizie su suo padre: perché non è presente accanto alla mamma? Perché la mamma non ne conserva una foto? E, se anche la madre fosse in grado di mentire per tranquillizzarlo, come reagirà se nel tempo scoprirà o gli si rivelerà l’atroce verità? Quali garanzie a riguardo della sua sanità psichica e del suo futuro garantisce la chiesa in questi casi? Quale sostegno a queste donne trattate in maniera umiliante dalla ignominia degli uomini, dall’irrazionalità della guerra?
Diritto all’aborto per chi resta incinta subendo uno stupro vuol dire offrire una concreta possibilità di scelta a donne che, dopo aver patito una violenza che ne segnerà per sempre in nero l’esistenza, una volta scoperto che quell’atrocità ha instillato comunque in loro la vita, non sentendosela di portare avanti la gravidanza perché risultato di un abuso, e non certo di una atto d’amore o di piacere, possono contare su un’adeguata assistenza che le aiuti a sospendere in tempi giusti la gestazione, privandosi di quel figlio che non sentono per niente loro pur portandolo in grembo semplicemente perché frutto della follia umana!
Nessuno può pretendere che una donna vittima di uno stupro ritenga figlio il frutto di una violenza, nemmeno la Chiesa! Nessuno può imporre a una donna di proseguire una gravidanza esito di uno stupro se non se la sente, tanto meno la Chiesa!
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