Creato da kayfakayfa il 10/01/2006

LA VOCE DI KAYFA

IL BLOG DI ENZO GIARRITIELLO

 

Messaggi di Gennaio 2012

IL MUSEO DELLE FERROVIE A TRIESTE RISCHIA DI CHIUDERE MA NESSUNO LO SA

Post n°1202 pubblicato il 30 Gennaio 2012 da kayfakayfa

Mentre i molti giornali e i talk show televisivi continuano a dedicare ampi servizi al naufragio del Giglio perché assicura vendite e fa audience, essendo noi italiani un popolo che ama la spettacolarizzazione delle tragedie – testimonianza ne sono le centinaia di turisti sbarcati sull’isola nei giorni successivi alla tragedia per vedere da vicino il gigante dal ventre trasformato in un cimitero agonizzare nel mare,  e scattare foto ricordo, magari facendosi ritrarre da soli o in gruppo con la nave ben in vista alla proprie spalle -, nel silenzio più assoluto, rotto ieri su Repubblica dallo scrittore Paolo Rumiz,  si sta consumando l’ennesima offesa allo cultura: da febbraio rischia di chiudere, dopo quasi trent’anni,  il museo delle ferrovie a Trieste allestito nei locali della dismessa storica stazione di Campo Marzio. Inaugurata nel 1857 dall’imperatore Francesco Giuseppe, trasformata a set cinematografico nel 1935 per girare alcune scene del film Anna Karenina con Greta Garbo, per anni la stazione di Campo Marzio è stata lo snodo di collegamento tra l’Europa occidentale e quella orientale con il mitico Orient Express. Quando si decise di chiuderla, un gruppo di volontari si fece carico di gestirla e la trasformò in uno dei musei ferroviari più belli d’Europa pagando, fino a “ieri”, di tasca propria un fitto annuo di 54 mila euro a Trenitalia senza ricevere il benché minimo sovvenzionamento dallo Stato. Ora questo splendore rischia di chiudere perché Trenitalia ha deciso di triplicare il canone di affitto portandolo a 140 mila l’anno. Una spesa enorme che senza alcun contributo costringerà il gruppo di volontari che gestisce il museo di dover staccare la spina e mandare all’aria l’ennesimo patrimonio culturale del paese.

Nonostante l’evidente degrado in cui versano tanti musei gestiti dallo Stato per mancanza di fondi – emblematico è quello degli scavi archeologici di Pompei, dichiarati 1997 dall’UNESCO patrimonio dell’umanità, che se cadono a pezzi senza che nessuno facci a veramente qualcosa per evitare il peggio, o quello dei reperti archeologici di Pozzuoli e dei Campi Flegrei divorati dalle erbacce o in alcuni casi riadattati a discarica urbana senza che nessuno se ne curi  – dovrebbe aprire la mente alle istituzioni sul potenziale valore che potrebbe derivarne dandone la gestione a enti e associazioni private, magari previo allestimento di vere e proprie gare d’appalto, per assicurarne il perfetto mantenimento, elargendo sovvenzionamenti a chi si dimostra efficace nella gestione, inviando periodicamente degli ispettori affinché controllino che tutto venga fatto come previsto da contratto, togliendone l’immediata gestione a chi invece specula con i soldi pubblici.

In un paese come il nostro dove da sempre la cultura è stata uno dei motori dell’economia nazionale e, tutto sommato, lo è tuttora, chiudere il museo di Campo Marzio è davvero paradossale.

Così come è giusto dare spazio alla Concordia e al suo carico di morte, altrettanto sarebbe denunciare il rischio di chiusura del Museo delle Ferrovia di Campo Marzio. Purtroppo la Concordia coi suoi tanti misteri solletica la perversa fantasia degli italiani assicurando soldi a quanti ne sfruttano giornalisticamente l’immagine, Campo Marzio e le sue storiche locomotive no!

 

 
 
 

CASTELLI E LA POLITICA DEL "DUE PESI E DUE MISURE"

Post n°1201 pubblicato il 28 Gennaio 2012 da kayfakayfa

L’altra sera, durante la puntata di SERVIZIO PUBBLICO, l’ex Ministro della Giustizia il leghista Roberto Castelli ha abbandonato lo studio offeso perché un operaio sardo lo aveva mandato a quel paese con un eloquente “non rompere i coglioni”!
Che bello sarebbe se con altrettanta sensibilità l’ex guardasigilli bacchettasse il leader del suo partito e alcuni suoi colleghi leghisti ogni qualvolta, parlando dal palco di Pontida o rilasciando interviste pubbliche mentre passeggiano per le vie, offendono i simboli della Repubblica di cui fanno parte - della quale ricoprono o hanno ricoperto incarichi istituzionali - levando al cielo il dito medio per mandare a quel paese la capitale e l’inno nazionale, minacciando di pulirsi il culo con la bandiera, definendo terrone il Presidente della Repubblica, oltraggiando la Costituzione peggio se fosse carta straccia - ma chiamandola poi in causa tutte le volte che fa comodo a loro... -, ruttando o spernacchiando ai microfoni dei cronisti che gli chiedono un commento alle parole di quanti difendono l’Unità di Italia, offendendo i meridionali e gli extracomunitari con i peggiori epiteti cantando senza ritegno canzoncine da osteria in cui li definiscono puzzolenti e ladri. Sempre che Castelli non consideri l’Italia un’entità astratta - come lo è la Padania di cui lui e i suoi compagni di partito sentono di appartenere - di cui servirsi esclusivamente per arricchirsi alle spalle dei cittadini facendosi eleggere onorevole per poi essere nominato ministro e sottosegretario. Assicurandosi in tal modo uno stipendio e privilegi da favola, maturando un vitalizio da capogiro alla faccia di quei tanti poveracci che si smazzano dalla mattina alla sera per poco più di mille euro al mese, in alcuni casi rischiando la vita, senza avere certezze per il futuro per sé e per i propri figli come è il caso di quell'operaio sardo che, esasperato, gli ha chiesto di non rompere i coglioni!

 
 
 

BERLUSCONI CEDERà AL RICATTO DI BOSSI MANDANDO L'ITALIA A ROTOLI?

Post n°1200 pubblicato il 26 Gennaio 2012 da kayfakayfa

Commentando il voto con cui la Camera, contrariamente a quanto il giorno prima aveva deciso la giunta per le autorizzazioni a procedere, negava, grazie al sostegno della Lega, l’arresto per l’onorevole Nicola Cosentino, coordinatore regionale del PDL in Campania, accusato dai magistrati di essere il referente politico del clan dei casalesi, sul mio blog, in un post dal titolo LA LEGA SALVA COSENTINO, ORA IL GOVERNO MONTI È A RISCHIO, commentando il dietrofront leghista sulla carcerazione preventiva per Cosentino - scelta che aveva creato una spaccatura all’interno del partito di Bossi - scrivevo, il voto di oggi oltre a salvare Cosentino prospetta scenari imprevedibili, quasi da fantapolitica, per il proseguo dell’attività del governo Monti. Infatti, se davvero alcuni leghisti hanno votato contro l’arresto dell’ex Sottosegretario all’economia, attenendosi alle direttive di Bossi, non si può escludere che nel momento in cui il governo Monti dovrà varare norme in contrasto con gli interessi della Lega e del suo elettorato, il carroccio si servirà del proprio voto odierno come moneta di scambio per chiedere al PDL di votare contro il governo, dimostrando alla propria base che la scelta del voto di oggi fu tatticamente ineccepibile per salvaguardare gli interessi del popolo leghista nonostante le manovre “golpiste” di Napoletano. L’aut aut imposto ieri da Bossi a Berlusconi, o fate cadere Monti o noi faremo cadere la giunta regionale della Lombardia, conferma quanto da me pronosticato. Solo uno sprovveduto poteva immaginare che Bossi andasse contro la volontà della propria base, schierata compatta per l’arresto, semplicemente per fare un piacere al cavaliere. Era evidente che il sostegno del carroccio a Cosentino rappresentava una moneta di scambio di cui la Lega si sarebbe servita non appena ne avrebbe avuto bisogno per mettere in crisi il governo Monti ponendo con le spalle al muro il PDL con richieste che sanno tanto di ricatto!

Surreale è la motivazione con cui Bossi minaccia di far cadere la giunta lombarda: secondo il senatur la regione Lombardia è piena di inquisiti ed è difficile sostenerla. Forse Bossi dimentica che Silvio Berlusconi è un plurinquisito e che nel PDL tanti sono gli inquisiti e gli indagati che siedono in Parlamento partendo proprio da Cosentino, proseguendo col coordinatore nazionale del partito Denis Verdini il braccio destro di Tremonti l’onorevole Marco Milanesi e  Alfonso Papa per il quale il Parlamento si espresse a favore dell’arresto e l’ANM ha chiesto l’espulsione dall’albo degli avvocati per alcune sue dichiarazioni offensive verso l’ordine giudiziario?…

Supponendo che alla fine Berlusconi decida di “accontentare” Bossi e faccia cadere Monti, il cavaliere avrà il coraggio di assumersi davanti al proprio elettorato e al paese intero la responsabilità di mettere nuovamente a rischio bancarotta l’Italia come ha già fatto quando era al governo con Bossi? Come si può cedere al ricatto politico di chi ha sempre remato contro l’unità nazionale, non facendosi alcuno scrupolo di deridere e spernacchiare i simboli nazionali, a cominciare dal Presidente della Repubblica, malgrado fosse insignito della carica di Ministro della Repubblica? Ma soprattutto come ci si può alleare politicamente per governare il paese con chi ha nel proprio dna politico il pallino di spaccarlo in due? Questo Berlusconi e i suoi dovrebbero spiegarcelo davvero! 

 

 

 

 
 
 

LA VOCE DEL SUD RIECHEGGIA NEI FORCONI

Post n°1199 pubblicato il 24 Gennaio 2012 da kayfakayfa

Non sapremo mai se dietro la protesta degli autotrasportatori, partita dalla Sicilia e velocemente estesasi a macchia d’olio in tutta la penisola, ci sia, come da più parti si sussurra,  la mano della mafia; oppure si tratta di una strumentalizzazione politica del centrodestra col sostegno di frange dell’estrema destra per mettere in difficoltà il governo Monti. Sta di fatto che, al di là delle illazioni, le motivazioni della protesta – rincaro dei carburanti, delle tariffe autostradali, dell’assicurazione RCA – sono le stesse che da anni alimentano il malumore in tantissimi automobilisti italiani stanchi di vedersi tartassati dalle compagnie petrolifere, assicurative e da chi gestisce la via autostradale senza poter far nulla, se non denunciare alle associazioni dei consumatori le vessazioni subite. Soprattutto al sud, in particolare a Napoli, per quanto concerne le tariffe assicurative, gli automobilisti possono dirsi ricattati dalle compagnie le quali, non solo impongono tariffe duplicate rispetto a altre parti d’Italia per rifarsi, dicono loro, dei sinistri/truffa di cui sarebbero vittime in questa parte del paese, ma addirittura praticano gli aumenti in maniera incondizionata, estendendoli finanche a coloro che in tanti anni non hanno mai causato un sinistro gravando negativamente sulle spalle della compagnia. Quante volte molti di noi hanno denunciato questa disuguaglianza dal sapore anticostituzionale perché spacca l’Italia in due, sui giornali, sui blog e sui social network, invocando una protesta corale contro le compagnie? Così come altrettanto abbiamo auspicato si facesse ogni qualvolta c’era un aumento della benzina o dei pedaggi autostradali senza però mai riuscire a mettere in pratica questi impulsi “rivoluzionari”. Ora che finalmente qualcuno fa sue le nostre rimostranze e dà vita a quella protesta che tante volte avremmo voluto inscenare ci lasciamo rapire dal dubbio che lo stia facendo solo per meri motivi politici, e ci preoccupiamo che la protesta vada avanti a oltranza perché potrebbe arrecarci notevoli disagi con il pieno, col lavoro e con la spesa.
Come insegna la Francia, le proteste, per sortire l’effetto desiderato, devono creare seri disagi alla comunità perché solo così si obbliga chi governa a sedersi al tavolo delle trattative e ascoltare con spirito costruttivo le ragioni dei manifestanti e applicarsi per trovarvi una soluzione reale.
Le ragioni della protesta degli autotrasportatori sono le stesse di tanti automobilisti che sono costretti a subire passivamente gli svariati rincari che li riguardano senza che nessuno finora si sia fatto davvero garante dei loro interessi. Se a farlo sono gli autotrasportatori, pazienza che dietro di loro possano esserci strumentalizzazioni politiche o, peggio, interessi criminali. Finalmente la voce di milioni di italiani sta riecheggiando in questa protesta! Anziché condannare i camionisti, siamo solidali con loro augurandoci che la manifestazione non degeneri in violenza. È compito del governo intervenire e sanzionare eventuali infrazioni. Da cittadini, seppure la protesta ci crea disagi, a mio avviso dobbiamo comprendere e sostenere il movimento. Petrolieri e assicuratori giocano con le tasche dei consumatori, soprattutto al sud. Era ora che qualcuno si armasse, seppure metaforicamente di forconi, e protestasse contro il loro strapotere!
I meridionali ne hanno abbastanza di essere trattati come pezze da piedi, di essere umiliati da politici del nord che ingrassano al governo senza che nessuno difenda la loro dignità di cittadini. Se a farlo sono i camionisti, significa  davvero che in questo paese la politica non esiste più, né a destra né a sinistra né al centro!

 

 
 
 

ITALIANI VITTIME DEL BERLUSCONISMO

Post n°1198 pubblicato il 22 Gennaio 2012 da kayfakayfa

 

Nella settimana appena conclusasi, il fatto di cronaca che ha catalizzato su di sé l’attenzione dell’opinione pubblica italiana e mondiale è stato sicuramente il naufragio della nave da crociera Costa Concordia sugli scogli dell’isola del Giglio. Soprattutto le sciagurate modalità che l’hanno causato - da addebitarsi unicamente  a una manovra azzardata del comandante il quale, per sua stessa ammissione, ha spinto il transatlantico troppo vicino alla costa per compiere quello che in gergo marinaresco si chiama “inchino”, un omaggio all’isola e all’ex comandante della nave Palombo che vi risiede -; e l’altrettanta infelice gestione dell’emergenza a bordo a seguito dell’impatto con un ritardo abissale e ingiustificato da parte del comandante e della compagnia nel decidere di calare le scialuppe di salvataggio quando era apparso subito chiaro che lo scafo imbarcava acqua e di lì a poco sarebbe inabissato. Non solo, quel che più di tutto ha indignato l’opinione pubblica è stato l’atteggiamento pavido del comandante Schettino il quale ha abbandonato la nave prima di tutti e poi, in due conversazioni telefoniche registrate dalla capitaneria di porto, dava versioni contrastanti sulla sua reale presenza a bordo  tanto da indurre il comandante De Falco della Capitaneria di porto di Livorno a urlargli un eloquente “torni a bordo, cazzo!”.
Nonostante sia chiaro a tutti di chi siano le responsabilità del gesto inconsulto che, al momento, è costato la vita a 13 persone e causato una ventina di dispersi nonchè un centinaio di feriti di cui alcuni gravi, l’opinione pubblica italiana s’è spaccata a favore e contro il comandante Schettino. Una presa di posizione insolita per un paese dove il rispetto della vita umana è tale al punto che spesso si formano comitati di difesa della vita, seppure artificiale, scagliandosi contro coloro che vorrebbero fosse concesso ai propri cari in coma irreversibile da anni la dignità di morire serenamente staccando la spina alle apparecchiature che li tengono in vita, definendoli assassini come fece l’ex direttore di Avvenire nei confronti del papà di Eluana Englaro.
Se il comandante Schettino sia colpevole - è lo è per sua stessa ammissione! –,  e se debba condividere le responsabilità con gli ufficiali presenti in plancia al momento dell’impatto sullo scoglio e con la compagnia per la sciagurata gestione dell’evacuazione della nave non sta certo a noi stabilirlo. A dircelo saranno le inchieste in corso.
Quello che vorremo cercare di spiegare è il motivo di questa anomala divisione di schieramenti nell’opinione pubblica italiana. In vent’anni di berlusconismo gli italiani si sono sentiti ripetere fino alla noia, a mo’ di mantra, da parte dell’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, indagato e imputato in più processi per truffa, evasione fiscale, sfruttamento della prostituzione minorile, di essere vittima dei magistrati comunisti i quali, a suo dire, pur di evitare che egli governasse, non lesinavano a scagliarsi contro di lui con inchieste fantasiose per sovvertire il voto popolare. E altrettanto facevano con i suoi amici più fidati, ad esempio Marcello Dell’Utri, condannato in appello a sette anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa e che ha patteggiato una pena, dunque ha ammesso le proprie responsabilità, di due anni e tre mesi per frode fiscale. Questa mantra che si ripete ogni qualvolta parte un’inchiesta contro Berlusconi e uomini politici del centrodestra - ultimo è il caso di Nicola Cosentino salvato dall’arresto sul filo di lana dal Camera dopo che la commissione per le autorizzazioni a procedere aveva invece detto sì alla carcerazione preventiva, o l’attacco da parte di alcuni esponenti del PDL contro il raid antievasori effettuato dalla finanza a Cortina il giorno prima di capodanno scovando una quarantina di evasori fiscali – è entrato ormai a far parte del dna di una parte della popolazione convincendola che i probabili cattivi non sono gli indagati e gli imputati in svariate inchieste e processi bensì chi fa il proprio dovere affinché la verità venga a galla. È in questa logica che si spiega il perché una fetta di opinione pubblica continua a negare l’evidenza per quanto concerne di chi siano le responsabilità del naufragio della Concordia con relative perdite di vite umane. È chiaro a tutti che esse vanno condivise tra Schettino, i suoi ufficiali e la compagnia. Ma da qui a riconoscere in Schettino un eroe per aver evitato il peggio dopo l’impatto effettuando  una manovra di portata straordinaria per accostare la nave al porto – cosa che sembra essere non vera in quanto, essendo la sala macchine invasa dall’acqua, i motori erano spenti pertanto la nave si sarebbe mossa da sola… - e dunque salvando oltre quattromila vite umane, dopo averle messe a rischio per un capriccio, e in De Falco che gli intima “torni a bordo, cazzo!” un mero opportunista che cerca la gloria attraverso la sventatezza  e dabbenaggine dell’altro è davvero troppo.
Forse a molti sfugge un particolare non secondario, il famigerato inchino Schettino lo ha fatto alla morte!

 
 
 

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