Creato da kayfakayfa il 10/01/2006

LA VOCE DI KAYFA

IL BLOG DI ENZO GIARRITIELLO

 

Messaggi di Aprile 2017

YANTRA A POZZUOLI

Post n°1802 pubblicato il 09 Aprile 2017 da kayfakayfa
 

Ieri sera a Pozzuoli, in Via Bognar 61, alla presenza di un folto pubblico, si è inaugurata la nuova sede dell'Associazione Yantra, presieduta da Lucia Fattore.

Specializzata in discipline olistiche, lo scopo dell'associazione non è solo quello di far conoscere sul territorio flegreo le potenzialità terapeutiche del reiky, dello yoga, della meditazione trascendentale, del mangiare vegetariano e quant'altro. Ma anche di offrire al pubblico, attraverso una serie laboratori culturali, un supporto di crescita interiore che integri alla cura dello spirito e del corpo anche quella della mente affinché nell'individuo si attivi quel processo sinergico che gli antichi romani indicavano con il detto "Mens sana in corpore sana".

In questo ambizioso progetto l''Associazione Yantra sarà affiancata da Il Cerchio d'Oro di Michele Buonocore, dalla maestra di yoga Melina Esposito e da altri valenti professionisti in ambito olistico, psicoterapico e naturalistico.

 
 
 

DONALD TRUMP, I LIMITI DELLA DEMOCRAZIA

Post n°1801 pubblicato il 08 Aprile 2017 da kayfakayfa

All’indomani dell’inattesa vittoria di Donald Trump alle presidenziali americane, in tanti iniziammo a chiederci se quella nomina non rappresentasse l’inizio della fine. Nel senso che, visti gli argomenti razzisti, maschilisti e guerrafondai sviscerati da Trump in campagna elettorale, quell’elezione non rischiava di minare i già fragili equilibri di pace nel mondo, risultando ilpossibile innesco per un conflitto planetario.

Questo dubbio veniva lenito dagli infiniti esperti di cose americane – per intenderci, quegli stessi che prima avevano pronosticato come remota, se non addirittura impossibile, l’eventualità che Trump vincesse le primarie repubblicane;  quindi, una volta che le aveva vinte, ritenevano altrettanto improbabile, se non addirittura impossibile la vittoria del tycoon sulla democratica Clinton – i quali, sempre in virtù della loro “insuperabile” esperienza in cose americane, garantivano che, avendo la democrazia americana dei forti anticorpi a eventuali derive dittatoriali, mai sarebbe stato concesso al Presidente la possibilità di scatenare l’inferno; che nell’attimo in cui questi avrebbe cercato di soverchiare i fondamenti costituzionali, quegli anticorpi rappresentanti dal congresso, dall’opposizione interna nel proprio partito, dalla giustizia e dalla stampa, ci avrebbero pensato loro a fermarlo.

E così era sembrato quando un giudice si era opposto al bando di Trump che negava l’accesso negli USA a stranieri provenienti da 7 paesi islamici.

Quello schiaffo al Presidente sembrava davvero la garanzia che gli Usa fossero in grado di tenere a bada le smanie di Trump; frenarne sul nascere ogni pericolosa velleità che avrebbe potuto mettere a rischio la pace nel mondo. Quantomeno meno laddove tuttora esiste.

Da quando la scorsa notte gli USA hanno bombardato con 59 missili la base militare siriana da cui sarebbe partito l’attacco chimico contro i ribelli al regime di Assad che martedì  scorso ha mietuto strage di civili nella provincia di Idlib, tutti sono meno tranquilli. In primis i soliti esperti di cose americane che  avevano preconizzato con il loro solito fare saccente un Trump dai poteri limitati.

Come più di un analista ha osservato, vedi Lucio Caracciolo direttore di LIMES, è molto probabile che, essendo in difficoltà in politica interna, Trump abbia deciso di vestire i panni del Comandante in Capo per  lanciare un chiaro segnale ai suoi oppositori politici anche del proprio partito, dimostrando che, alla fine,  a decidere è sempre e solo lui. Nel contempo riaccreditando gli USA come paladini del mondo, dimostrando di non temere la concorrenza della Russia alleata di Assad.

Nell’attesa di conoscere quale sarà la reazione Siriana all’attacco americano - la risposta di Damasco ci sarà senz’altro, lo ha affermato Assad, probabilmente dopo averla concordata con la Russia – sorgono forti dubbi sul valore della democrazia rappresentativa. Quella che ha consentito a Trump, attraverso il voto popolare, di ricoprire il ruolo di uomo più potente del mondo.

Già la brexit - il referendum popolare che ha sancito l’uscita della Gran Bretagna dalla UE - aveva evidenziato quanto il voto popolare possa rivelarsi un’arma a doppio taglio. Condannando quella scelta dei britannici, il Presidente emerito Giorgio Napolitano aveva criticato come una decisione così importante fosse stata rimessa alla volontà popolare; attirandosi addosso le critiche di molti, sottoscritto incluso, i quali interpretavano quelle parole come un chiaro segnale antidemocratico.

Ora che il mondo intero è in fibrillazione per quanto sta avvenendo, la sensazione che il voto popolare, in alcuni casi, possa rivelarsi pericoloso per i risvolti che ne potrebbero scaturire è evidente.

Visto che anche Trump apparterrebbe al club dei populisti - coloro che parlano alla pancia della gente per ricavarne consensi elettorali, individuando nel “diverso” l’origine dei mali sociali – è evidente che la sua elezione è conseguenza di un disagio generale vissuto da una grossa fetta di americani che il tycoon ha saputo cogliere e sfruttare in campagna elettorale. Ed è altresì evidente che l’elezione di un populista al comando di una delle nazioni più potenti al mondo può scatenare un apocalisse di dimensioni bibliche.

Preso atto di ciò, bisognerebbe che coloro che si pongono come obiettivo di arginare i populismi si domandassero  perché Trump e gli altri leader populisti trovino sempre più consensi nell’opinione pubblica.  Per fare ciò bisognerebbe che costoro anziché segregarsi in autoreferenziali Leopolde e consessi simili, tornassero a confrontarsi nelle piazze con la gente, anche a costo di beccarsi fischi e uova marce, per tastarne gli umori e capire di cosa realmente ha bisogno.

Fino a quando costoro invece si chiuderanno in un circolo chiuso, asettico, lasciando fuori dalla porta il mondo con i suoi problemi reali, una volta usciranno sconfitti dalle elezioni, non potranno attribuirne la colpa all’idiozia degli elettori. Non sarebbe né onesto, né giusto!

 Se il popolo ha fame e invece del pane si pretende di offrirgli l’acqua perché la si ritiene migliore per i suoi bisogni, non ci si può poi stupire se la gente ti gira le spalle e vota che le promette il pane!

Trump prometteva alla gente  ciò che la gente chiedeva, per questo è stato votato.

Ora che il danno è stato fatto, non ci resta di sperare che l’azione militare dell’altra notte sia solo un episodio isolato; un gesto “simbolico” di Trump per dimostrare a tutti chi comanda.

Diversamente non ci resta che affidarci a Dio.

 
 
 

GUERRA IN SIRIA, IPOCRIT POLITIK

Post n°1800 pubblicato il 05 Aprile 2017 da kayfakayfa

Trovo terribilmente ipocrita l'indignazione di molti capi di stato e di governo al bombardamento di ieri in Siria dove una città ostile al regime di Assad sarebbe stata colpita con bombe chimiche causando morti e feriti tra cui almeno 11 bambini vittime di quell'orrore.

C'è chi definisce crimine di guerra l'azione militare, appellandosi alla convenzione di Ginevra e, soprattutto, quella di Parigi che negano l'utilizzo militare di tali ordigni.

Ascoltando Putin, Trump, Erdogan, Theresa May e tanti altri leader mondiali, statisti, o presunti tali - perfino Kim Joung-Un, il dittatore della Corea del Nord, è “pacifista” tanto che un paio di anni fa fu insignito dello stesso premio per la pace che ricevette Gandhi - sembrerebbe che nessuno voglia la guerra, che tutti siano schierati apertamente per la pace tanto da deporre subito le armi e svuotare gli arsenali.

Ma poi, chissà perché, ognuno di loro non si fa scrupoli di arricchire il proprio arsenale; testare missili nucleari, invadendo lo spazio aereo e nautico di altre nazioni, mettendo in crisi la stabilità mondiale; minacciare l'utilizzo della forza se il proprio avamposto nel mediterraneo – vedi la lite in corso tra Inghilterra e Spagna per quanto concerne il possedimento di Gibilterra. La roccaforte inglese vorrebbe dissociarsi dalla brexit e restare in Europa. Magari reintegrandosi alla Spagna, nazione cui originariamente apparteneva la quale si dice pronta a riannetterla nei propri confini geopolitici suscitando il dissenso di Londra che non esclude l'uso delle armi per difendere il proprio possedimento in territorio iberico.

A parole tutte queste signore e signori si dicono fautori della pace. Ma guai a intaccare gli interessi economici, politici e militari della nazione che rappresentano, o quelli strettamente personali nel caso di dittatori. Allora cambiano di colpo atteggiamento e non esitano a mostrare i muscoli per dissuadere chiunque si frapponesse a loro.

Chi oggi condanna Assad per la mattanza di ieri, premesso sia stato davvero “lui” a bombardare con il gas sarin i civili inermi, sono quegli stessi che quando si trattò di scacciare la Russia dall'Afghanistan, di far fuori Saddam Ussein dall'Iraq e Gheddafi dalla Libia, di porre fine al conflitto tra Israele e Palestina , non si fecero scrupoli di sostenere economicamente e militarmente i talebani, di mentire sulla presenza di arsenali chimici e nucleari in Iraq, di armare i ribelli al regime del rais di Tripoli per mettere le mani sul petrolio libico, trascurando che la presenza di Gheddafi, checché se ne dica, garantisse stabilità sulle coste africane del mediterraneo e arginasse le partenze dalle spiagge libiche dei profughi diretti sulle coste meridionali dell'Europa; di appoggiare l'occupazione israeliana in territorio arabo e l'edificazione da parte di Israele di un muro che impedisse ai palestinesi di approvvigionarsi d'acqua, venendo meno a tutte le convenzioni umanitarie.

Senza contare che forti sono i dubbi sulla reale origine dell'Isis, (secondo diversi esperti militari si tratterebbe di una creatura della Cia foraggiata per garantire gli interessi americani in medi-oriente; un giocattolo sfuggito di mano ai suoi creatori).

In effetti non sarebbe questa la prima volta che l'avidità e la superbia umana creerebbero un mostro per tutelare i propri interessi, affermando la propria grandezza, finendone poi miseramente vittima. La storia di Frankenstein è emblematica.

Come pensano di essere credibili queste signore e signori tutte le volte che invocano la pace nel mondo se nelle loro nazioni esistono fabbricanti d'armi?

Se le armi si producono è perché si vendono. E se si vendono è perché qualcuno se ne serve per fare la guerra. E se si fanno guerre, si vendono sempre più armi. Per cui più guerre si fanno, più si arricchiscono i produttori di armi e gli stati in cui sorgono le fabbriche di materiale bellico. È un circolo vizioso da cui non si scappa.

È inutile che gli USA, i cosiddetti paladini del Mondo, storcano il naso per quanto è avvenuto ieri in Siria. Non furono gli USA, durante la guerra in Vietnam, a non farsi scrupoli nell'utilizzare il napalm per bruciare le foreste vietnamite al fine di scovare e uccidere i vietcong, senza preoccuparsi che spesso a bruciare vivi erano contadini e bambini inermi, impegnati a coltivare riso o a giocare spensieratamente nella boscaglia?

È relativo che il Premier Gentiloni condanni l'accaduto se poi l'Italia risulta essere tra le prime nazioni al mondo produttrici e esportatrici di armi.

Con la storia dell'assassinio di Abele per mano del fratello Caino, la Bibbia ci insegna che la guerra appartiene al patrimonio genetico dell'uomo.

Seppure Assad cadesse, di certo il suo posto verrebbe preso da un altro “burattino” che farebbe comodo a quelle stesse nazioni che combattono l'attuale regime. E così all'infinito.

Sarebbe meglio se i governanti mondiali, anziché indignarsi per i morti di ieri in Siria, minacciando fuoco e fiamme contro Assad o chi per esso, avessero il pudore di tacere.

Non fosse altro per rispetto dei di tutte le guerre sparse per il mondo che periscono ogni giorno nell'indifferenza generale. Vittime dell'ipocrisia di quegli stessi governi che oggi versano lacrime di coccodrillo per le vittime siriane del gas sarin, ma che contemporaneamente arricchiscono il proprio pil grazie alle fabbriche che producono quelle armi che ipocritamente vorrebbero bandire!

È ancora vivo nella mente di tanti il corteo ipocrita di leader mondiali che sfilavano, tenendosi per mano, in nome della libertà d'espressione, all'indomani dell'attentato a Parigi al settimanale satirico Charlie Hebdo.

Molti di quei capi di Stato e di governo soffocavano e tuttora soffocano la libertà di stampa all'interno dei propri paesi.

Molti di loro oggi si indignano per quanto sta avvenendo in Siria!

Qualcuno crede alle loro "lacrime"?

 
 
 

PLAGIO E CALCETTO UMILIANO LA MERITOCRAZIA

Post n°1799 pubblicato il 03 Aprile 2017 da kayfakayfa

Dopo la notizia dell’inchiesta Consip e di quali fossero i nomi illustri in essa implicati – il Ministro dello sport, Luca Lotti; il Comandante dell’Arma dei carabinieri, Generale Del Sette; l’ex Comandante dei carabinieri della legione toscana, Generale Saltalamacchia – diffusa da Il Fatto Quotidiano poco dopo Natale - ma taciuta o sussurrata da tutti gli altri giornali e telegiornali per circa due mesi, ossia fino a quando si è capito che la vicenda era più grossa di quanto si pensasse o si volesse far credere,  visto che tra gli indagati risultava anche Tiziano Renzi, papà dell’ex Presidente del Consiglio e segretario dimissionario del Pd, Matteo Renzi, per cui la si è dovuta diffondere con dovizia di particolari, in alcuni casi chiedendo perfino scusa per il ritardo con cui la si è data, (vedi Massimo Gianni di Repubblica a Di Martedì) - un altro scoop de Il Fatto quotidiano sta trovando l’assoluto, o quasi, silenzio dei media. Si tratta del presunto plagio del Ministro Della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, all’epoca in cui presentò una ricerca di dottorato presso l’Imt di Lucca nel 2008.

Stando all’inchiesta del giornale diretto da Travaglio, il Ministro avrebbe “copiato e incollato” 4000 parole, senza né virgolettarle, né indicarne le fonti a margine.

Lei si difende sostenendo di averle citate nella bibliografia. Ma più di un autorevole opinione le contesta che le fonti vanno citate nelle stesse pagine in cui sono inserite. E non generalizzate nella bibliografia senza indicare esattamente quali sono i periodi riportati nell'elaborato estratti da altri lavori.

Non sta a noi stabilire chi abbia ragione. La Ministra ha già fatto sapere che andrà per vie legali al fine di tutelare la propria integrità morale.

In attesa di sapere chi tra i due litiganti  la spunterà, non possiamo non notare che in un paese in cui la classe politica, senza mezzi termini, enfaticamente auspica l'utilizzo di criteri meritocratici per stabilire chi debba ricoprire ruoli prioritari in ambito istituzionale e nella pubblica amministrazione e per poi scoprire che il Ministro della Sanità, Lorenzin, non è laureato, così come quello della Giustizia, Orlando; quello dell’Istruzione, Fedeli, non ha nemmeno il diplomaascoltare il Ministro del Lavoro Poletti, nemmeno lui laureato,  auspicare che molti giovani italiani costretti ad espatriare per lavorare non tornino perché il paese di loro non ha bisogno - successivamente  lo stesso Ministro ha invitato i giovani a giocare di più a calcetto perché, a suo dire, varrebbe più di un curriculum, nel senso che giocando a calcetto si avrebbe modo di fare le “conoscenze giuste” per avere l’opportunità di lavorare, alla faccia della meritocrazia – lascia interdetti. Ma spiegherebbe anche quali potrebbero essere i reali motivi per cui il paese è allo sbando: qualunque “nave” governata da marinai inesperti è condannata a naufragare!

Proprio in virtù di tale principio, disatteso dai “fatti”, è paradossale, quasi comico, che lo Stato, nel momento in cui indice un concorso pubblico, pretenda che i partecipanti siano in possesso del titolo di studio “specifico”, almeno il diploma, e copia del casellario giudiziale che ne attesti l'integrità penale. Ma poi non si premura di lasciare il timone delle istituzioni nelle mani di quanti non ne avrebbero nessun titolo.

È questa una palese contraddizione che non sfugge ai cittadini i quali non possono non domandarsi se la politica non si diverta a prenderli garbatamente per i fondelli; o con chi abbiano avuto il privilegio di giocare a calcetto alcuni ministri e funzionari dello stato!?

 
 
 

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