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Nel mondo siamo tanti, sempre più a guardare in dati mondiali delle nascite, che non hanno nulla a che fare con il tasso di natalità italiano, diventeremo prima o poi una specie protetta di questo passo. Ma non di questo parla questo post.
Siamo così in troppi che ci sono vite che restano a cornice delle nostre giornate.
Corriamo ovunque e non ci rendiamo conto che le sagome che ci passano accanto, in direzione opposta oppure sulla nostra scia, racchiudono storie. Come quella che stiamo coltivando noi giorno dopo giorno.
M. è una di quelle persone è da sempre sagoma nella vita degli altri, ha raggiunto la pensione da alcuni anni, dopo oltre 30 di servizio presso diversi uffici pubblici della città e dimore private.
M. ha passato tutta la sua vita a pulire, riordinare, spazzolare giacche, stirare camice e abiti da sera.
Ha allenato le braccia con stracci, manici di scopa e secchi pieni d'acqua e schiuma. Ha rafforzato le gambe su e giù per le larghe scalinate, che non facevano mai in tempo ad asciugare, c'era sempre qualche scarpa che aveva fretta di salire o di scendere. Ha abituato le orecchie a non fare caso ai fruscii di parole da corridoio. Ha stretto spugne con energia, senza badare al gelo che penetrava d'inverno tra i nodi delle ossa, asciugandole appena sul grembiule per non rovinarlo.
M. non ha mai smesso di dare del "lei" alla gente, anche a chi cominciava a conoscere dopo mesi o anni dentro gli stessi palazzi.
Ha sempre dato del lei anche a me, quando a volte la incrociavo nei corridoi, dove mia mamma mi faceva aspettare quando mi portava in ufficio.
"Buongiorno signorina Chiara, come sta?"
Le prime volte mi guardavo intorno, non ero abituata a sentir parlare così. E mi sforzavo di darle del -Lei- anche io, riuscendoci solo un quarto delle volte; diventava sempre più difficile, perchè dopo diverso tempo il suo viso dolce era subito riconoscibile in mezza a tutte le giacche e scarpe con tacco, che apparivano e scomparivano nel corridoio centrale. M. si è sempre sentita qualche gradino più in basso di tutti, eppure in educazione non ho mai incontrato nessuno che la battesse.
Mi ha insegnato l'umiltà e la dignità di ogni forma di lavoro, dai suoi modi traspariva l'orgoglio dell'occuparsi di ciò che gli altri davano per scontato.
M. pochi mesi dopo la pensione è riuscita a comprare casa, la sua prima casa, dopo una vita di affitti.
Il suo è un appartamento pieno di luce, all'ultimo piano e libero su tutti i lati. Tutto è ordinato.
Quando ci invita non manca mai una fetta di torta e il thé è già pronto, deve solo raffreddare. Sulle mensole gli scatti di una vita, le prime in bianco e nero, fino alle più recenti vicino al figlio minore con la corona d'alloro e con i suoi nipoti tra le braccia, tutti questi scatti sono sconosciuti a chi l'ha vista svolazzare qua e là con il piumino in mano per tanti anni. M. ascoltava sempre e parlava poco, ma ringrazio mia mamma per averla come amica, per non averla persa dopo gli anni di lavoro, e avere il piacere di ascoltarla ora raccontare la sua vita, così profondamente intrecciata a quelle di tanti altri a cui è rimasta quasi sconosciuta.
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