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Il mondo di Chia

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Ave, Caesar, morituri te salutant

Post n°797 pubblicato il 19 Dicembre 2014 da mullerina
 
Tag: Caos

Ho appena ipotizzato, con un'ampia probabilità di certezza, la mia esclusione dal concorso in una casa di riposo relativamente vicina a casa... Quindi il mio stato d'animo è paragonabile a quello di un toro, mentre il matador, che sventolava il drappo rosso, rientra dove non può essere incornato a dovere. Ecco a grandi linee mi sento così...
Peggio del pre-ciclo.
Non mi resta che attendere di vedere come è andata l'ennesima prova di Vicenza (terzo round, da settembre che si va avanti, abbiate pietà), nella speranza che... ci sia più speranza.

Questi concorsi sono massacranti. In genere annunciano 1 vaneggiato posto, per oltre 3 mila domande... Solo da immaginare è qualcosa di mostruoso.
Restando in tema arena è come mettere tutti i gladiatori dell'epoca romana a duellare e magari aggiungere pure qualche tigre, tanto per aumentare la difficoltà.
Le domande poi... un terno al lotto.
Prima della prova pratica (ma in realtà scritta, a causa dell'eccesso di candidati) di Vicenza, per esempio avevo ripassato, nei rari e striminziti ritagli di tempo tra turni e università, pochi argomenti, ma molto legati a procedure pratiche (medicazioni, cateteri, nutrizione artificiale...); bene, all'esame mi sono vista arrivare esercizi su piani terapia, misurazione della pressione e calcoli per la somministrazione di farmaci al paziente pediatrico. Diciamo che sono uscita pensando a quanto avrei potuto spendere meglio il tempo dedicato al ripasso... per esempio dormendo.

Questa è la triste vita dell'infermiere disoccupato o male-occupato (perchè ce ne sono una schiera impiegati a fare i badanti, o anche lavori che esulano completamente dall'ambito della cura).
La cosa che fa più male è vedere in "azione" gli elementi meno validi, ma con referenze che in certi casi oserei definire papali (non trovo altre spiegazioni).
E mentre questi, senza smazzarsi per i concorsi (che tra tempo, attese, tasse non sono poi così leggeri) hanno iniziato la loro attività lavorativa con la possibilità di intravedere un futuro, noi altri siamo qui... ad aspettare concorsi che arrivano con il conta gocce, con la paura che il passare del tempo allontani sempre più la clinica.

Questo è senz'altro uno sfogo bello e buono, che non posso mascherare con nessun intento propositivo e costruttivo.
E visto che siamo vicini al Natale dovrei essere più tranquilla, in pace con il prossimo e positiva... che ci posso fare, questa volta ha vinto il bisogno di lamentarsi.
Da qui si riparte, con la speranza che ci sarà un posticino anche per me, un punto di inizio per il futuro. E una cosa è certa, a differenza di altri, potrò dire di essermelo guadagnato.

 

 
Rispondi al commento:
fin_che_ci_sono
fin_che_ci_sono il 21/12/14 alle 00:00 via WEB
Il giorno che sono passato di ruolo - in un settore diverso da quello che si deduce dal post - insomma, quel giorno che sono diventato un lavoratore stabile non è stato per niente un bel giorno. Anzi: ebbi la netta impressione di avere sì guadagnato un qualcosa che certo ci voleva, ma soprattutto di avere perso un altro qualcosa a cui tenevo tantissimo e di cui non mi sono reso conto fin quando non l’ho perso, quel giorno. Ciò che avevo perso, e che tanto dispiaciuto mi rese, si chiamava e si chiama ancora indipendenza. Lavoravo già da prima di essere stabile, e ciò poteva starci, non mi disturbava quasi per niente. Ma quando ho stabilito un legame duraturo è stato veramente triste. Ricordo ancora quel giorno: ero giù di corda come poche altre volte mi era accaduto, e sapevo bene per quale motivo: avevo perso la mia inestimabile libertà, ormai c’ero dentro, e chissà quando ne sarei uscito (non ancora!). Comprendo come possa risultare strano che si ragioni così quando si trova un’occupazione stabile, eppure accade di ragionare anche in una tale maniera e non cerco di darmi una spiegazione del fenomeno, anche perché a distanza di un buon lasso di tempo non ho cambiato modo di pensare. Quel giorno, ormai lontano, una voce dimessa si fece udire dal profondo dell'anima mia: “AVE, CAESAR, MORITURI TE SALUTANT”... Puoi, comunque, stare tranquilla: o presto o tardi il posto stabile arriverà.
 
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