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IL REGNO DI AKHENATON E LE SUE CONSEGUENZE - II° Parte

Post n°120 pubblicato il 26 Luglio 2012 da OsirideDioDeiMorti2
 

Si sa che Nefert-iti partorì

sei figlie e, poichè nella stele 

di confine dell'anno 8 ne sono

raffigurate soltanto tre, mentre

in una raffigurazionee risalente

all'anno 12 sono ritratte tutte

e sei, confrontando le

situazioni sembrerebbe possibile

ricostruire una scala del tempo

almeno approssimativa. 

Sfortunatamente questo argomento

non tiene conto di come l'antica mano

d'opera artigiana lavorava in

Egitto, e particolarmente ad Amarna,

dove la fretta frenetica con cui

furono preparati i progetti 

dell'immenso edificio e l'ovvia 

scarsità di operai abili e di capaci

sorveglianti fecero si che venissero

perpetrati degli anacronismi. Questo

era conforme alla pratica egizia,

secondo la quale fin dai primi anni

del regno veniva stabilito e poi

mantenuto un certo numero di

soggetti approvati per i dipinti e le

rappresentazioni in rilievo, soggetti

che solo lentamente e 

incompletamente venivano

revisionati dagli artigiani, il cui

istinto li portava a preferire un

modello che essi avevano perfezionato

copiandolo continuamente. Così,

sebbene una scena della riscossione

del tributo straniero risalente 

all'anno 12 faccia vedere sei 

principesse, un'altra versione del

medesimo soggetto ne mostra

soltanto tre, mentre alcune scene

della famiglia reale in adorazione

dell'aton, recanti i nomi nella loro

ultima forma, comprendono nel

seguito reale una sola figlia.

In definitiva il numero delle figlie

che accompagna i genitori nelle

scene trovate ad Amarna non

fornisce un'indicazione sicura

circa la data dell'evento. 

 
 
 

IL REGNO DI AKHENATON E LE SUE CONSEGUENZE

Post n°119 pubblicato il 25 Luglio 2012 da OsirideDioDeiMorti2
 

 

Una delle difficoltà presentatesi

nello stabilire l'esatta successione

degli avvenimenti durante il suo regno

è dovuta alla scarsità di monumenti

datati, dal momento che tutte le

testimonianze del periodo vennero

cancellate o alterate al tempo dei

Ramessidi. Ciò nonostante alcuni

pochi elementi sono sfuggiti alla

distruzione o alla falsificazione. A

Ghurab è venuta alla luce una

lettere di quel tempo, scritta su

papiro e recante la data del quinto

anno di regno del sovrano, nella quale

questi è chiamato ancora Amenofi,

facendoci sapere così la data più

recente, fino ad oggi conosciuta, in

cui usava ancora tale nome. Su tre

delle stele di confine trovate

gravemente danneggiate ad Amarna si

legge, sebbene con difficoltà e

riserve, la data "anno 4".

 

Le altre recano la data dell'anno

6 e due hanno un codicillo dell'anno 8.

Un avvenimento raffigurato in due

tombe di Amarna, in cui si vede la

riscossione di tributi stranieri,

reca la data dell'anno 12.

Queste date ci consentono di

stabilire che il re e la regina

cambiarono i loro nomi tra gli anni

5 e 6, mentre fra gli anni 8 e 12

modificarono il nome didattico del

loro dio, l'Aton.

I vari cambiamenti di nome hanno

consentito di classificare i monumenti

assegnando loro l'esatta successione

nel corso del regno; ma il sistema

deve essere usato con cautela, perchè

alcune iscrizioni con i nomi nella

loro prima versione sono state

modificate in modo da presentare i

nomi nella versione successiva. Per

questo motivo, nel passato, gli

egittologi sono stati tentati di

classificare i monumenti in un certo

ordine, in base al numero di

principesse che in essi accompagnano

la coppia regale.

 

 
 
 

L'ENIGMA DELLA VEDOVA D'ORO

Post n°118 pubblicato il 28 Giugno 2012 da OsirideDioDeiMorti2
 

Dopo qualche tempo arriva

dall'Egitto la replica della

Regina, che, con tono molto

risentito, rinnova la sua richiesta:

"Perchè ti dici così: essi vogliono

ingannarmi? Se io avessi un figlio

avrei io scritto a un Paese straniero?

E' un disonore per me e per il

mio Paese! Non mi credi per

scrivermi in tal modo? Quello

che era mio marito è morto:

io non ho figli e non prenderò

mai un servo per farne mio marito!

Io non ho scritto a nessun altro

Paese, se non al tuo. Si dice

che tu abbia molti figli! Egli

sarebbe per me un marito e per

l'Egitto un re!".

Questa volta shuppiluliuma si

decide e invia uno dei suoi figli, il

principe Zannanza.

 IL giovane,

però, non giunge sulle rive del Nilo.

Qualcuno lo aspetta lungo la

strada e non per dargli il

benvenuto: Zannanza scompare

dalla circolazione e sul trono

d'Egitto sale Ay, chiudendo,

almeno per il momento, la

crisi apertasi con la morte di

Tutankhamon.

 

 

La vicenda sembra chiudersi qui,

con la fine tragica del principe

ittita, ma noi vorremmo saperne

di più. Che cosa ne è stato

dell'altrettanto giovane vedova

egiziana, Ankhesenamon, la cui

bella immagine si conserva sul

trono di Tutankhamon, dove appare

mentre gli cosparge una spalla

d'olio profumato?

Non ne sappiamo più nulla ed è

un brutto segno perchè, non

va dimenticato, le donne

potevano assumere tutte le

prerogative dei faraoni, regnando

da sole: ve ne sono esempi

sicuri in tutta la storia egiziana.

Perchè in questo caso non è

successo e la re ittita è

giunta dall'Egitto una disperata

richiesta d'aiuto?

Vorremmo anche sapere chi

era questo Ay....

 

 

 
 
 

L'Enigma della Vedova d'Oro - 3° parte

Post n°117 pubblicato il 23 Giugno 2012 da OsirideDioDeiMorti2
 

Chi è il faraone defunto?

E chi la regina? Non lo sappiamo,

perchè i loro nomi si sono conservati

ma nella trascrizione ittita, per

cui la regina è citata come

Dakhamunzu, che altro non è

che l'egiziano ta hemet nesut,

"la sposa regale", "la regina",

mentre il nome del sovrano defunto

è Nipkhururiya, che potrebbe

celare quello di faraoni

diversi: secondo l'ipotesi più

accreditata, si tratterebbe

del nome di intronizzazione di

Tutankhamon; in tal caso la

regina sarebbe dunque

Ankhesenamon. La sua lettera

è così sconcertante da

mettere in crisi anche un sovrano

come Shuppiluliuma: non solo

non vi sono precedenti di una

richiesta di tal genere, ma

mai un sovrano egiziano aveva

dato in moglie una principessa sua

figlia o sorella a un sovrano

o a un principe straniero,

proprio per evitare che questi

acquisisse diritti di successione

al trono d'Egitto.

Principesse straniere sono

spesso andate in Egitto come

spose dei faraoni, ma mai una

principessa aveva sposato uno

straniero: ora, una regina vedova

chiede addirittura che un

proncipe ittita si rechi in Egitto

per sposarla e salire quindi

sul trono dei faraoni. La

lettera ha il sapore di una

mossa disperata ("ho paura" dice

la regina), nella lotta intestina

tra il "partito" degli eredi di

Akhenaton e quella della

restaurazione: la morte di

Tutankhamon, sovrano legittimo,

aveva messo la regina con le

spalle al muro, costringendola

a un passo fuori da ogni regola, che

rischia di compromettere non solo

la sicurezza, ma anche l'indipendenza

del proprio paese.

Per gli Ittiti avrebbe significato

vincere una guerra (futura ma

inevitabile) senza neppure

combatterla: per l'Egitto, un

colpo di stato o uno "strappo

costituzionale", diremmo noi,

all'interno di un casus belli

internazionale.

Shuppiluliuma si rende conto

della gravità della situazione:

la guerra con l'Egitto rientra

nei suoi piani, certo, ma non in

quel momento e in quelle

condizioni, poichè troppe sono

le incognite. Di fronte alla

richiesta della regina sceglie

perciò di non fare nulla: non

manda uno dei suoi figli e non

risponde, ma, sospettando una

trappola, spedisce un suo

consigliere in Egitto per

verificare quale fosse la situazione

reale: "Và e riferiscimi la verità!

Potrebbero ingannarmi! Forse

hanno un figlio del loro sovrano!

Riferiscimi la verità!"

 

 

 

 
 
 

L'ENIGMA DELLA VEDOVA D'ORO - 2° parte

Post n°116 pubblicato il 17 Giugno 2012 da OsirideDioDeiMorti2
 

Alla morte di Akhenaton

si apre un periodo molto confuso,

in cui, secondo alcuni, sale

al trono dei faraoni una donna, e

subito dopo la sua scomparsa, il

giovanissimo Tutankhamon (1333-

1323 a.C. circa), sposo di una figlia

di Akhenaton di nome

Ankhesenamon; dopo circa dieci anni di

regno, il sovrano muore quando

è ancora un ragazzo. Sul trono

d'Egitto sale un anziano personaggio,

di cui conosciamo ben poco, oltre

al fatto che si chiamava Ay

(1323-1319 a.C. circa) e che aveva

rapporti non chiari con i suoi

immediati predecessori, per cui

non si capisce bene a quale

titolo sia diventato faraone.

A questa crisi interna

dell'Egitto corrisponde una

situazione internazionale che

comincia a volgere verso il

peggio, dopo il lungo periodo

di pace seguito alle conquiste

di Thutmosi III: una nuova

grande potenza si sta profilando

all'orizzonte, il regno degli

Ittiti (la "Terra di Khatti",

come lo chiamavano gli Egiziani),

in fase di espansione verso

occidente e quindi destinata

a scontrarsi con l'Egitto.

Uno stato potente e assai

organizzato, con una diplomazia

attivissima - che conosciamo bene

perchè una parte dei suoi

archivi ci è giunta - giudato

da un sovrano,

Shuppiluliuma I (1350-1319

a.C. circa), che ha molto

contribuito alla crescita

del suo Paese, anche e

soprattutto sul piano

della politica estera.

 

Dai documenti ittiti apprendiamo

che, in un momento imprecisato,

giunge a Shuppiluliuma,

durante operazioni militari ai

confini con l'Egitto - che

erano una patente violazione

dei precedenti accordi tra

i due paesi -, la lettera di

una regina egiziana, la quale,

annunciandogli la morte del

proprio sposo, il faraone,

chiede che il re ittita gli

mandi uno dei suoi figli perchè

la sposi e salga così sul

trono d'Egitto. Eccone il testo:

"Mio marito è morto. Io non

ho figli ma si dice che i tuoi

figli siano numerosi. Se tu

mi mandi uno dei tuoi figli,

egli diventerà mio sposo. Io

non prenderò mai per marito

uno dei miei servi. Ho paura".

 

 

 
 
 
 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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