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ADDIO PIZZO

Post n°386 pubblicato il 13 Novembre 2007 da silvia.to
Foto di silvia.to







Questa volta la platea del Teatro Biondo di Palermo è piena. Gremita
dalle prime file al loggione di commercianti, imprenditori e
soprattutto giovani: quelli di Addio Pizzo ma non solo. Due anni dopo
dunque quel convegno contro il racket promosso dall'associazione
nazionale magistrati e dalla Confindustria che fu praticamente
disertato, Palermo cambia pagina. E a giudicare dagli applausi e dalle
mani alzate che accompagnano il battesimo della prima associazione
antiracket palermitana, la svolta è profonda e decisa. Era il 1991
quando l'imprenditore palermiano Libero Grassi veniva ucciso per non
aver voluto pagare il pizzo, sedici anni dopo un'associazione porterà
il suo nome. Ci sono volute le centinaia di arresti che in questi anni
hanno decapitato i vertici di Cosa Nostra, piccoli boss e capi, come
Bernardo Provenzano e, qualche giorno fa, Salvatore Lo Piccolo. Ma
soprattutto è stato necessario il "no" alzato dai ragazzi di Addio
Pizzo: "Libero Futuro, associazione antiracket Libero Grassi", nasce
dalla loro esperienza.




Ci sono tutti, ci sono i rappresentanti delle decine di
associazioni che fanno parte della Fai, ci sono i vertici della
Confindustria siciliana, c'è la Confindustria di Palermo che ha
annunciato l'adesione in blocco ad Addio Pizzo, ci sono i commercianti
che silenziosamente in questi ultimi mesi hanno trovato il coraggio di
denunciare e portare in aula gli estorsori, nomi famosi ormai come
Andrea Guaiana e Vincenzo Conticello, ma anche molti nomi sconosciuti.
Perché oggi «le cose sono cambiate e gli imprenditori non hanno più
alibi per non denunciare il pizzo», ha detto Ivan Lo Bello, presidente
di Confindustria Sicilia. «La società si è trincerata in passato - ha
continuato Lo Bello - dietro il fatto che lo Stato era distante. Questo
alibi non c'è più, perchè lo Stato adesso è presente. E dunque dobbiamo
denunciare». Riferendosi poi ai documenti ritrovati nel covo del boss
Lo Piccolo con la lista di chi ha pagato il pizzo Lo Bello ha detto:
«Denunciate, presentatevi dai magistrati prima che vi chiamino loro».




Insieme ai magistrati della Procura di Palermo anche il procuratore
nazionale antimafia, Piero Grasso salutato con un'ovazione. «Se la
cupola mafiosa è azzerata adesso c'è una nuova cupola, quella
dell'associazione antimafia – ha detto ironicamente Grasso. Adesso
speriamo che si aggreghino altri mandamenti», ovvero altre
associazioni. E ironico ha concluso: «A questo punto anche noi
chiediamo la messa a posto».
Tra le poltrone del Teatro qualcuno
ha lasciato un biglietto, una lettera anonima scritta dalla figlia di
un commerciante: «Chiedo il vostro aiuto. Abbiamo paura di rimanere
soli. Urlate per me che qualcosa può cambiare. Abbiamo sempre pagato il
pizzo come tutti - continua la lettera - mio padre lo mette tra i costi
fissi dell'azienda. Sono venuta qui sperando di trovare amici e aiuto.
Non ce la facciamo più».


 
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