Post n°204 pubblicato il 22 Ottobre 2008 da le_corps
Dico io per affermarmi, dico io e ripeto io perché mia madre da bambina mi riprendeva sempre e mi faceva sentire inadeguata: insicura, come mi ha suggerito con garbo la terapeuta.
Dove sono
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Post n°203 pubblicato il 14 Ottobre 2008 da le_corps
La familiarità con la morte è una vertigine; la sfida con la morte è il mio solo pasto quotidiano: un pasto che mi affama e non mi ingrassa.
Ha gli occhi ancora grandi e liquidi, sebbene ciechi. A. pesa quanto il mio cane, ora. |
Post n°202 pubblicato il 09 Ottobre 2008 da le_corps
Ci vuole ordine Anzi no Oceano è meglio Anzi no è meglio poi vediamo Per i giorni dispari oggi è pari esco, Tesoro Ho da lavare la macchina Ho da rifinire un Discorso Con certi tappetini Prestami una moneta Tesoro Indebitati con me Col mondo Oggi il debito paga, Tesoro Passami una scatola Tesoro Una scatola qualsiasi dammi quella dei programmi Tivvù o quella del pranzo da mia madre Da mia madre Una nave Ché passa la spazzola Lucido Tutti lucidati Tutti stesi Come un pesce Sei proprio un pesce |
Post n°201 pubblicato il 07 Ottobre 2008 da le_corps
Mezza guancia è attraversata da un taglio, è una striscia non molto profonda ma una bella striscia rossa che risalta sulla pelle pallida. Se qualcuno mi chiede il perché di quello sfregio in bella mostra, rispondo che i gatti possono colpire ovunque. Se solo avessi davvero un gatto, penso tra me e me.
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Post n°200 pubblicato il 02 Ottobre 2008 da le_corps
Ma voi vi credete davvero che tutta questa bella roba noi ce la mangiamo o che ce la vendiamo al mercato per qualche lira per fare i morti di fame a pesche e pomodori che sono pure belli è vero ma non fanno i soldi fanno solo lavoro e lavoro lavoro senza soldi e allora che lavoriamo a fare ad alzarci col buio a sudare in mezzo alla terra come bestie attaccate solo per qualche lira solo per fare i pezzenti è un lavoro che non ha senso è una fatica sprecata e tu sei un morto di fame che non tiene cervello se vai a faticare la terra manco fossi un animale invece tu il cervello devi fartelo camminare i fessi esistono per essere fottuti dice mio padre e allora fottiamoli dico io così quando arriva il giorno di andare al centro di raccolta chiamo qualcuno degli amici miei di quelli pesanti inquartati di quelli dal quintale in su li passo a prendere col camion a rimorchio e ce ne andiamo tutti al macero perché noi del clan ci facciamo i favori e una mano ce la diamo sempre è questo il bello del clan siamo tutti fratelli fratelli di sangue e se tu sei fratello di sangue a uno sai che quello non te la punta una pistola alla testa almeno tra ragazzi è così sai che quello si taglia pure una mano se ti serve e pure tu gliela dai perché noi del clan siamo una famiglia una famiglia vera che sa come va la vita e non gliene frega un cazzo della morte la vita la devi spremere e devi prendere tutto quello che puoi così quando la morte arriva tu l’hai già fottuta e poi la morte è anche giusta cioè è necessaria perché se sei un infame devi morire ammazzato e tutti ti devono vedere mentre te ne stai a faccia a terra col sangue che ti esce pure dalle orecchie ammazzato come un cane sì perché il clan deve farli fuori questi pezzenti di merda che pensano di fotterti loro a te questi pezzi di merda |
Post n°199 pubblicato il 25 Settembre 2008 da le_corps
Se tra le tue gambe si aprisse una fica, io saprei cosa fare; se tra le tue gambe si aprisse una fica, io potrei anche morire, con la bocca caduta nella tua fica, a inghiottire umori a leccare sapori, con la lingua perduta nella tua fica, voragine filamentosa e calda, voragine improvvisa tra le tue gambe spaccate e magre, e le tue cosce sode tese pelose. Peli morbidi e soffici, peli di uomo, di uomo delicato che sei, tu e le tue cosce tese, e soffici, che si spalancano lente e in mezzo hanno un risucchio, un risucchio di carne molle e bagnata, bagnata da un mare profondo e scuro un mare spumoso con al centro un vortice. Se tra le tue gambe di uomo che sei, si aprisse una fica, io saprei come fare. Ti farei ricordare di quand’eri donna, quella donna che eri e che sei: aperta e liquida, con la fica protesa e i pugni stretti, stretti su di me, da donna a donna, da donna che mi fa sua e mi possiede, da uomo che si ricorda e si allarga e si allaga, con quella sua fica piantata al centro delle gambe con quella sua fica conficcatagli nel pube dalla notte. Questa notte che ti schiude le labbra queste labbra insalivate e sfatte da troppo desiderare, ora, ora che l’oblio s’è ritirato e il ricordo s’è piantato lì tra le tue gambe, e ti è colato a fondo sempre più a fondo, dentro questa meraviglia di fica che hai che sei che ansima ed esala un lamento, un lamento di uomo, di uomo che sei, con le tue cosce sode e i peli soffici e i fianchi morbidi, ma stretti, perché tu sei uomo ed io non posso ingravidarti ma leccarti leccarti sì e inzuppare la mia lingua nella tua fica notturna e delicata, nella tua fica di uomo che si apre solo per me. Solo per te, e nell’aria scura risuona il tuo lamento come canto, e promessa, e turbamento del creato. E così io ti genero, con la faccia sprofondata nel tuo ventre allagato, e così tu mi generi, con la tua fica di uomo che mi divora. |
Post n°198 pubblicato il 25 Settembre 2008 da le_corps
La donna gli offriva la sua schiena nuda ed esposta, adagiata su un fianco. Respirava in modo regolare come se dormisse come se sognasse, un giro in barca una barca in alto mare e un mare di pesci e conchiglie, di stelle marine e fondali sabbiosi. La linea dell’anca era un profilo di duna, sabbia morbida e volatile, da toccare e annusare prima che il vento s’alzasse. La linea dell’anca era un lungo ragionamento sull’impermanenza della vita. E sapeva di sale, la lingua non mentiva. E sapeva di pietre cotte al sole e ciottoli bagnati e lucidati dalla risacca. |
Post n°197 pubblicato il 23 Settembre 2008 da le_corps
Gli dico va bene usciamo, mi lavo mi vesto mi trucco con precisione e infilo le scarpe col tacco: se i miei passi risuonano so che sto camminando, se i miei passi risuonano so che sto andando. |
Post n°196 pubblicato il 20 Settembre 2008 da le_corps
Ho ballato da sola al centro della stanza, ho ballato allargando le braccia, ad occhi chiusi la testa fluttuante; ho ballato da sola a luci spente ho ballato fino a restare senza fiato, con la testa che mi girava e gli occhi che si smontavano. Ho ballato finché la musica andava finché il mio corpo s’alzava, e s’alzava, ed io potevo sentirlo e sentivo l’aria sentivo ogni singola particella che m’attraversava; ho ballato senza confini, ho ballato al centro della stanza, ho ballato che ero aria. ***
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Post n°195 pubblicato il 17 Settembre 2008 da le_corps
Adoro i tuoi peli, sono morbidi e folti, sono nuvola sono ovatta: li vorrei sulla mia fica, al posto dei peli della mia fica, che sono ispidi duri pungenti. Come rovi. Spine cresciute dopo troppo tagliare. |
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"lo non ho alle mie spalle nessuna autorevolezza: se non quella che mi proviene paradossalmente dal non averla o dal non averla voluta; dall'essermi messo in condizione di non aver niente da perdere, e quindi di non esser fedele a nessun patto che non sia quello con un lettore che io del resto considero degno di ogni più scandalosa ricerca."
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