la sete verde

sapersi prendere per perdersi

PIERLUIGI CAPPELLO

LE NOTTI CALDE E GLI ALISEI



Libro e libero sono una cosa
e non c'è distanza che non sia desiderare
non esiste fantasia che non liberi distanza,
oscurano il cielo le murate delle navi
e gli occhi vedono azzurri mai uditi
se un bambino dalle pagine dei libri
li legga stampati e chiari per la prima volta.

Così anch'io ho incontrato il mio Pequod
e ho visto arrampicarsi fino al cielo
le lamiere del Batavia
e ho imparato leggendo gli economici di Hemingway
che se un viaggio dura dalla seggiola di casa
alla scorza di un tiglio solitario
non c'è metro che possa misurare
l'eternità della distanza.

Esistono baie, conforti, fiordi di sonno nascosti
mappe che sono segnate soltanto
nel calore che c'è dietro due occhi
e rade dove saldi si alzano i desideri
finché non scivolerà via dai sogni
l'impronta di quei sogni,
le notti calde e gli alisei.

Versi tratti dalla raccolta Azzurro Elementare,
all'interno di UN PRATO IN PENDIO,
TUTTE LE POESIE 1992-2017
Rizzoli Editore, 2018
a pagina 209

GIAN

viaggio nella lettura 

Ho veleggiato in un mare di memorie scritte.
Ho vagato tra testi antichi che spalancavano le copertine di tomi contemporanei.
Ho perso il filo logico di alcuni testi, liberando per questo lacrime impotenti.
Ho sognato di librarmi in cielo come un piccolo principe, ma sono rimasto immobile con la mia interiorità.
Ho incontrato druidi tra i Celti della Gallia e curandere in America latina e lavandaie con i gomiti duri come il marmo.
Ho seguito armigeri pronti al combattimento e bimbi che mi spronavano al gioco.
Ho amato (benedetti libri adolescenziali) donne appassionate e femmine lussuriose che hanno agevolato i miei istinti, ma anche sollevato qualche dolore.
La navigazione tra le onde di pagine aperte al vento della curiosità avanza e proseguirà finchè il faro di una libreria, di una biblioteca avranno luce.

JEA

ammissioni di carta da leggere 

Siamo
tanto
i libri che abbiamo letto.

TOBIAS

considerazioni di carta da leggere 

La carta era povera
ma la gente era ricca,
di quella che chiamano
(quando non si sa usare
il termine giusto)
ARTE.

SEVERAL

la tana di carta da leggere 

la tana
di carta
ha salvato
anche me

WOODENSHIP

la carta complice

Perdersi per imparare a prendersi, mi sono sempre detto, quando intraprendevo un qualsiasi viaggio. Dunque cancellando le tracce del mio passaggio e dimenticandomi la strada del ritorno: come fai a dire di essere tornato, se non sei in grado di ricostruire la strada per tornare? Così anche quando aprivo un libro: partivo per perdermi tra le righe, cancellando il tempo ed il luogo di partenza. Sicuro che avrei imparato a perdermi, apprendendo allo stesso tempo l'arte di prendersi.Poi dovetti smettere, perchè era tutto sempre più confuso di ombre.Adesso viaggio soltanto inseguendo le linee della biro sul foglio: la mano è nervosa, sbaglia di frequente. Credo che sia servito a poco perdersi per imparare a prendersi.Ma è quel poco che mi basta per sopravvivere viaggiando stando fermo......

fuck nota

Mi chiedo come e se sarei sopravvissuta
a me stessa, al mio modo critico,
all' osservarmi dentro, intorno;
alla severità dell'infanzia,
al contrasto di adolescente,
senza la ruvida porosità delle pagine
dei tascabili,
la loro essenza minima, stupendamente
povera,
l'odore di inchiostro da poco e di carta
da meno. 
quante volte, aprendo un libro,
il naso affonda tra le pagine spalancate,
per odorare a fondo e trovare calma.
finestra inventata,
tana di carta,
priva della qualità relativa alla resistenza,
col solo merito di sapermi prendere,
per lasciarmi andare.