Creato da vivaildivertimento il 12/10/2007

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Iosif Stalin

Iosif Vissarionovič Džugašvili (Gori, 21 dicembre 1879, 6 dicembre del calendario giuliano – Mosca, 5 marzo 1953), è stato un dittatore e politico sovietico bolscevico conosciuto come Stalin ("d'acciaio"), Segretario Generale del Partito Comunista dell'URSS e leader di tale Paese dal 1924 al 1953.
Accanto a Lenin, Trockij ed altri, fu uno dei principali artefici del primo Stato socialista del mondo, l'Unione Sovietica.
Stalin fu anche un teorico del marxismo; la versione del marxismo-leninismo realizzatasi in via di fatto nei trent'anni del suo governo è nota come stalinismo con caratteristiche in parte divergenti rispetto alla formulazione leninista del marxismo. Egli infatti teorizzò la violenza rivoluzionaria crescente, in contrapposizione con la teoria della violenza rivoluzionaria decrescente di Lenin: egli infatti riteneva che lo Stato socialista avrebbe dovuto progressivamente rafforzare la sua componente repressiva per vincere la sempre crescente resistenza della borghesia alle conquiste del proletariato.
Sotto il suo governo l'URSS venne trasformata da Paese prevalentemente agricolo, fortemente arretrato sia culturalmente che economicamente, in un Paese moderno ed industrializzato.
L'elevamento dell'Unione Sovietica a superpotenza mondiale fu possibile grazie alla pianificazione totale dell'economia attraverso i piani quinquennali i quali permisero di edificare il socialismo nell'Unione Sovietica e di preparare la nazione alla Seconda guerra mondiale, resistendo agli attacchi, ai sabotaggi interni ed al clima di isolamento politico che caratterizzò sempre l'URSS sotto Stalin.
D'altra parte tali provvedimenti, insieme a numerosi altri fattori, causarono numerose carestie (!) che provocarono la morte di milioni di persone (!), insieme alle centinaia di migliaia decedute per la ripetuta opera di sistematica repressione di svariati strati della popolazione sovietica (!).
Alla fine degli anni trenta, dopo l'assassinio (avvenuto per mano di un militante trotskista) di Kirov, uno dei maggiori esponenti del Comitato centrale del PCUS, Stalin e i suoi collaboratori diedero via alle grandi purghe per epurare il partito comunista da presunti sabotatori, cospiratori o terroristi.
Gli accusati vennero imprigionati nei gulag, fucilati o esiliati (!).
Stalin viene inoltre accusato di aver deportato alcune minoranze etniche (!).
Pur colto di sorpresa dall'attacco iniziale tedesco e nonostante alcuni errori di strategia militare nella fase iniziale della guerra contro la Germania, con la quale aveva in un primo momento firmato un patto di non aggressione nel 1939, Stalin seppe riorganizzare il Paese e l'Armata Rossa fino a ottenere, pur a costo di gravi perdite militari e civili (!), la vittoria totale nella Grande Guerra Patriottica.
Ha rivestito un ruolo di grande importanza nella lotta contro il nazismo e nella sconfitta di Hitler; le sue truppe, dopo aver liberato l'Europa Orientale dall'occupazione tedesca, conquistarono Berlino e Vienna, costringendo il Führer al suicidio.
Alla morte di Stalin l'Unione Sovietica era una delle due superpotenze mondiali, dotata di armi nucleari e leader dell'alleanza dei paesi socialisti dell'Europa orientale.

Dal 1917 riuscì progressivamente ad imporre la sua personalità pragmatica e le sue capacità organizzative (nonostante un approccio talvolta eccessivamente "ruvido" che i compagni di partito gli rimproveravano...) e ad emergere come dirigente di livello nazionale, tanto da essere chiamato da Lenin nel 1912 a far parte del Comitato centrale del partito.
Nella lotta contro i generali "bianchi", fu incaricato di occuparsi del fronte di Tsaritsyn (poi Stalingrado, oggi Volgograd) e, successivamente, di quello degli Urali; in queste circostanze diede prova di grande coraggio, ma anche di notevole insensibilità e rozzezza nei rapporti umani e di eccessiva presunzione e schematismo nel valutare le vicende dello scontro tra le forze contrapposte.
Proprio questo sollevò le esplicite riserve di Lenin nei suoi confronti, manifestate nel testamento politico in cui accusava Stalin di anteporre le proprie ambizioni personali all'interesse generale del movimento.
Nominato nel 1922 segretario generale del Comitato centrale, Stalin seppe trasformare questa carica, di scarso rilievo all'origine, in un formidabile trampolino di lancio per affermare il suo potere personale all'interno del partito dopo la morte di Lenin (1924).

Nel corso di questi anni sia l'Opposizione Operaia di Aleksandra Kollontaj, che si batteva per il ritorno alla democrazia dei Soviet contro la burocratizzazione, sia l'Opposizione di Sinistra, guidata da Trockij, e la sua momentanea trasformazione in Opposizione Unificata, con Kamenev e Zinov'ev, che poi capitolarono, furono sconfitte con i metodi più brutali di intimidazione e di persecuzione, dalla propaganda perniciosa di falsità da parte dell'apparato del partito dominato dagli staliniani, all'irruzione nelle sedi di partito, che ospitavano riunioni ed assemblee, con la devastazione delle stesse ed il pestaggio degli intervenuti.

Lo psichiatra russo Vladimir Bechterev nel 1927 visitò Stalin e gli diagnosticò una sindrome paranoide, poco tempo dopo morì in circostanze non chiarite (!): Stalin avrebbe ordinato l'assassinio del medico perché non d'accordo con la diagnosi (!).

Con il 1928 iniziò la cosiddetta "era di Stalin".
Furono le terribili "purghe" degli anni trenta che videro la condanna a morte o a lunghi anni di carcere di quasi tutta la vecchia guardia bolscevica: in totale 35.000 ufficiali su 144.000 che componevano l'Armata Rossa (!).

Secondo le stime del KGB (1960, rese note dopo la caduta dell'URSS) 681.692 persone vennero condannate a morte nel 1937-38 (353.074 nel 1937 e 328.018 nel 1938), 1.118 nel 1936 e 2.552 nel 1939 per reati politici. Il totale di condanne a morte politiche tra il 1930 e il 1953 è, sempre secondo queste stime, di 786.098 (!), anche se molti storici le considerano sottostimate (!) per diversi motivi.

Per lunghi mesi nel 1939 l'Unione sovietica tentò di stringere accordi con l'Inghilterra e la Francia, per giungere a un patto che garantisse l'aiuto delle due nazioni all'Unione Sovietica in caso di invasione tedesca, ma le due potenze occidentali inviarono a Mosca solo delegazioni di secondo grado senza il potere di stringere alcun accordo.
Così, di fronte alle tergiversazioni occidentali e temendo il sostegno di Francia e Inghilterra alla Germania per costruire un unitario fronte anticomunista, Stalin preferì la "concretezza" tedesca (Patto Molotov-Ribbentrop del 23 agosto 1939) che, secondo lui, se non era più in condizione di salvare la pace europea, poteva almeno momentaneamente assicurare la pace all'URSS e prepararlo a quella che poi verrà chiamata la Grande Guerra Patriottica.

La successiva guerra contro i paesi dell'Asse nazifascista (1941-1945) costituì una pagina importantissima e decisiva della vita di Stalin.
Dopo un crollo psicologico iniziale, di fronte alla sorpresa dell'attacco tedesco, seppe organizzare e guidare l'Armata Rossa e l'Unione Sovietica nella tremenda lotta mortale contro la Germania nazista, che metteva in pericolo la sopravvivenza stessa dello stato bolscevico ma anche delle popolazioni sovietiche (destinate allo sterminio, alla schiavitù e alla deportazione secondo i piani di Hitler).
Durante la seconda guerra mondiale, l'URSS subì enormi perdite (quantificabili in circa 9.000.000 di militari e 12.000.000 di civili!) in parte a causa delle catastrofiche sconfitte iniziali e in parte a causa dei dispendiosi metodi operativi adottati (di fronte alle potenti forze tedesche) e delle straordinarie dimensioni delle battaglie e delle campagne di guerra del fronte orientale (le più grandi della storia).
La Germania impiegò sempre il grosso delle sue forze armate in Russia e subì anch'essa perdite enormi (quasi 4 milioni di militari: oltre 80% del suo totale su tutti i fronti).
Stalin, usando spesso i suoi metodi violenti e brutali, specie contro collaborazionisti ed etnie a suo parere infide, diresse la lotta con ferrea determinazione e grande energia, anche se non senza alcuni momenti di disperazione (specie a Mosca nel 1941 e a Stalingrado nell'estate 1942). Col tempo si costruì anche una notevole competenza militare strategica (per ammissione degli stessi esperti occidentali che lo conobbero) e coordinò nel complesso con abilità le grandi operazioni strategiche ideate e pianificate da alcuni suoi competenti generali, a cui col tempo diede fiducia. Stalin e l'Armata Rossa svolsero un ruolo decisivo nella sconfitta di Hitler e del Nazismo, prima respingendo l'attacco nazista, con la battaglia di Mosca del dicembre 1941; poi con la decisiva vittoria di Stalingrado dell'inverno 1942-43 infine con le grandi offensive degli anni 1943-45 che frantumarono la potenza della Wehrmacht, fino alla conquista finale della capitale tedesca a seguito della battaglia di Berlino e del suicidio di Hitler.

Per ciò che concerneva la Germania, Stalin fu un assertore della divisione in due Stati: Repubblica Federale Tedesca capitalista e Repubblica Democratica Tedesca comunista.
Quando le potenze occidentali decisero unilateralmente di introdurre il Marco Tedesco al posto della valuta di occupazione, per convincere Stalin a lasciar riunificare la Germania, il leader georgiano rispose con il blocco della città: il 24 giugno 1948 l'URSS impedì gli accessi ai tre settori occupati da americani, inglesi e francesi di Berlino, tagliando tutti i collegamenti stradali e ferroviari che attraversavano la parte di Germania sotto controllo sovietico.

Il dopoguerra trovò l'URSS impegnata nuovamente su un doppio fronte: la ricostruzione all'interno e l'ostilità occidentale all'esterno, resa questa volta assai più drammatica dalla presenza della bomba atomica che l'Unione Sovietica sperimentò nel 1949.
Furono gli anni della Guerra Fredda, che videro Stalin irrigidire ancor più il monolitismo del Partito comunista fuori e dentro i confini, di cui è espressione evidente la "scomunica" della deviazionista Iugoslavia di Tito.

Stalin, ormai in età avanzata, subì un colpo apoplettico nella sua villa suburbana di Kuntsevo la notte tra il 1º e 2 marzo 1953, ma le guardie di ronda davanti alla sua camera da letto non osarono forzarne la porta blindata fino alla mattina dopo, quando Stalin era già in condizioni disperate: metà del corpo era paralizzata e aveva perso l'uso della parola. Morì all'alba del 5 marzo, dopo aver dato per diverse volte segnali di miglioramento.

Quando Stalin morì, la sua popolarità come capo del movimento di emancipazione delle masse oppresse di tutto il mondo era ancora intatta: ma bastarono tre anni perché al XX Congresso del PCUS (1956) il suo successore, Nikita Chruščёv, denunciasse i crimini da lui commessi contro gli altri membri del partito dando il via al processo di "destalinizzazione".
Primo provvedimento di tale nuova politica fu la rimozione della salma di Stalin dal Mausoleo di Lenin, accanto al quale il dittatore era stato deposto subito dopo la morte.
Da allora egli riposa in una tomba poco distante, sotto le mura del Cremlino.

 

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