PER I PENSIONATI CLIMA INCLEMENTE

C’è chi ha definito la pensione come l’inverno della vita o, proprio considerando il lato più roseo della realtà , l’autunno dell’esistenza del lavoratore quando, sollevato dai stringenti obblighi di un rapporto spesso diseguale, sembra dapprima rifiorire per poi avviarsi alla cruda stagione della vecchiaia. Non avrebbe probabilmente introdotto meglio l’argomento il grande intellettuale Giacomo Leopardi da Recanati, massimo poeta dell’ottocento romantico, tormentato alla fine della sua breve esistenza da un pessimismo corrosivo, se anche lui, come noi, fosse vissuto al tempo di un Governo piagnucoloso e crepuscolare come quello che sta portando il Paese alle elezioni. Si sa che l’inverno della vita assomiglia molto a quello della stagione che le rotazioni del nostro bistrattato pianeta sull’eclittica fanno sì che si presenti regolarmente dopo le altre tre, decisamente migliori, portando, almeno tra i monti del Parco dell’Antola, freddo, neve e gelo.

Ma non è di inconvenienti stagionali, per i quali si deve pure ammettere la predisposizione particolare di chi è avanti  negli anni e magari in pensione, ma della assoluta noncuranza che anche questo Governo dimostra nei confronti dei pensionati, non proprio di tutti s’intende. In un Paese dove le iniquità sono diventate insopportabili, non mitiga il giudizio negativo sull’azione di Governo, anzi lo rafforza, la ben nota circostanza che vi sono anche pensioni da capogiro, buonuscite miliardarie, vitalizi generosi, e pensioni anche accettabili, il tutto determinato negli anni, praticamente subito dopo l’entrata in vigore della nostra democratica Costituzione. Una delle principali ragioni della politica della lesina a danno dei ceti più deboli della popolazione, per cui già a giugno scorso un Ministro all’Economia, splendido affabulatore ex comunista, sentito per le vie brevi dal Giornale La Repubblica, riferiva l’impossibilità ragioneristica di mettere in cantiere interventi virtuosi nell’intricato comparto pensionistico, proprio in ragione della penuria di soldi freschi e di un debito pubblico che negli ultimi esercizi di bilancio è aumentato in modo preoccupante. Tutti gli osservatori accreditati e i commentatori dei media, per quanto asserviti ai loro editori e padroni, non esitano nell’indicare il debito strutturale e gli interessi passivi su di esso come una sorta di peso da trascinare faticosamente come fanno i peggiori condannati a vita nella Caienna.

Le diverse visioni della politica in una società come la nostra in grave deficit  di sviluppo si evidenziano però quando alla diagnosi impietosa dei processi economici nazionali ed europei seguono i diversi modelli per trovare delle soluzioni equilibrate, non in tempi biblici, secondo i principi fondamentali della nostra Costituzione. Anche chi non ha la pretesa di vestire la giubba dell’economista deve prendere in considerazione, sia pure con tutta la prudenza possibile, una misura legislativa di prelievo della <ricchezza nazionale>, da non confondersi con una patrimoniale vera e propria, in genere, quest’ultima, considerata imposizione punitiva, posta in essere da un esecutivo ispirato ad ideologia totalitaria. Viene allora in mente che Paolo Cirino Pomicino, prestigioso parlamentare democristiano dal 1976, politico ancora sulla scena, dotato di una chiarissima visione degli errori del passato e della capacità di superare i luoghi comuni, ha recentemente invocato il coraggio delle forze politiche di programmare un< prelievo sulla ricchezza nazionale>

Un semplice capitolo del < Falchetto dello Scrivia> Ed. 2016, pagina 76, scritto addirittura nel 2013, mi esonera dall’obbligo di riprodurre il datato interesse di una parte della politica per un tributo che nella galassia dei prelievi possibili, tenuto in debito conto anche del grave fenomeno dell’erosione e dell’evasione, non può essere trascurato. In un momento cruciale, come questo, della vita nazionale, si sta lasciando un po troppo facilmente da parte, chi per timore di reazioni scomposte o per indolenza, chi per ovvia convenienza personale o di contrada un tributo, magari “una tantum”, che potrebbe far affluire nelle esangui casse dello Stato un consistente flusso di denaro, difficilmente quantificabile, secondo l’incisività del prelievo, tanta manna per abbassare il debito e per una vera politica di investimenti statali che invertano il ciclo economico e aprano prospettive serie per i giovani e per gli anziani. Non prendere in considerazione un prelievo, che dovrebbe essere tra l’altro rispettoso della progressività del sistema tributario voluta dalla Carta, senza avere naturalmente i caratteri di una ingiusta espropriazione, appare una un inutile procrastinare la grave situazione in cui il Paese versa.

<E’ come se una tribù di Beduini del Sahara spintasi troppo in profondità nel deserto alla ricerca di un’oasi forse inesistente, sprecasse energie irrecuperabili alla ricerca di un’ improbabile ricca sorgente d’acqua in superficie, trascurando il tentativo di scavare subito in profondità un pozzo dove l’acqua è rintracciabile, anche in quelle lande sabbiose, sparsa in ragnatele di rivoli che portano la vita ad organismi celati al forte calore della superficie.>

Per avvalorare la tesi che c’è molta reticenza a chiamare il popolo ad uno sforzo comune, ad una prova di intelligente generosità che potrebbe essere un punto fermo per un futuro di maggiore giustizia sociale,basta constatare che nessun politico parla di un prelievo sulla ricchezza della nazione, neppure per chiarirne i contorni, gli effetti, i limiti inevitabili di una manovra così incidente sulla ricchezza. Sembra venuto il momento che le forze politiche che aspirano a governare dopo le prossime elezioni mettano al centro del loro programma una seria riforma tributaria.

CB

PER I PENSIONATI CLIMA INCLEMENTEultima modifica: 2017-10-19T12:00:35+02:00da balbicarmelo