I PROGETTI DI DON ALDO VITI

Don Aldo Viti ha dei progetti per sé e per il futuro delle iniziative, a ben guardare, condivisibili, da perseguire e sostenere da parte dei suoi molti benefattori, sulla ormai famosa Collina di Bonoua, intravvedendo una sempre più efficace diffusione della Fede Cristiana in quel Paese, una consapevolezza profonda dei bisogni di quei popoli e una reale disponibilità alla collaborazione in loco oltre che all’aiuto disinteressato per il superamento dei  loro più gravi problemi strutturali e sociali. Don Aldo, ritornando in Italia anche per una premurosa sollecitazione della sua Congregazione, si sta avvicinando al ragguardevole traguardo dei novantacinque anni con la lecita speranza , e purtroppo qualche dubbio, di ritornare in Costa D’Avorio dopo che, come avvenuto negli anni passati, siano trascorsi almeno sei mesi e la sua salute si dimostri idonea ad affrontare impegni nel clima equatoriale monsonico dell’area di sud est del Paese Centro Africano, collocato appunto a poco più di cinque gradi di latitudine nord, e dunque, lo si scrive a scanso di equivoci, nel nostro emisfero.

Non si capirebbe infatti lo sforzo di Don Aldo nel predisporre razioni riso ed altro per una esigua, di pura sopravvivenza,  alimentazione di persone indigenti residenti soprattutto nella delegazione, assai esplorata da Mirian Damonte, di Imperié, affidandole alla cura di Padre Jules Atabre, se non ammettendo che la continuità del benefico e caritatevole sostegno possa rappresentare il viatico di un suo ritorno a Bonoua. Don Aldo documenta scrupolosamente l’aiuto alla scolarizzazione 2017-1018 fornito a ragazzi poveri della scuola materna, di quella primaria, da noi definita elementari, sino a giovani dei collegi o dei licei e tecniche.  Si prende atto dai conti resi noti a noi che il totale delle forniture di materiale e delle iscrizioni ha richiesto un esborso di 1. 189. 000 Franchi. Altrettanto cospicuo risulta la documentazione delle spese relative alla salute, o meglio alla mancanza di salute, di casi di assoluta povertà verso i quali Don Aldo, Padre infermiere durante la seconda guerra mondiale, ha sempre dimostrato particolare attenzione e prioritario impegno. Le spese sostenute per le cure, le analisi e gli interventi chirurgici ammontano a circa 485.170 F., corrispondenti al cambio corrente a quasi 900 Euro. La somma delle spese di scolarizzazione, che gli hanno procurato un riconoscimento ufficiale da parte delle autorità scolastiche del Paese, e di quelle della salute risulta così pari, sono sempre dati che si ricavano dal supporto magnetico ricevuto, a 1.674.170 Fsf, circa 3000 Euro.

Da queste generose e mirate elargizioni si evidenzia lo spirito veramente Cristiano di Don Aldo e si capisce la stima e la fiducia delle quali gode in Italia, e non solo nel nostro Paese, come Missionario che diffonde la Parola stando vicino ai bisogni dei poveri, degli ammalati, dei giovani che attraverso l’educazione e lo studio possono dare un contributo al loro Paese Africano, restandovi con consapevolezza ed evitando avventurose fughe e dolorose esperienze verso miraggi europei e ulteriori sfruttamenti. Viene persino da pensare che, fatte le dovute proporzioni, Don Aldo abbia seguito una strada abbastanza simile durante tutto il suo lungo periodo Sacerdotale in sedi Italiane, guadagnandosi l’affetto di tanta gente semplice.

Avvicinandosi il momento della partenza in aereo da Abidjan, fissato da tempo il 22 gennaio scorso, tarda sera, sembra necessario fare con Lui un breve inventario degli interventi necessari al completamento di opere già finanziate in gran parte da erogazioni di persone od Organismi, come il Lions di Tortona. L’ormai leggendario campanile del Santuario, ci piace ribadire: progettato con qualche sudore proprio sul post, dall’amico Architetto Paolo Granara, è al momento incompleto, addirittura delle cinque campane acquistate in Italia e del necessario sistema elettronico per sentirle suonare armonicamente in coro. Manca anche il serbatoio previsto all’ultimo piano della struttura per la raccolta dell’acqua e per  la distribuzione regolata a chiunque abbia bisogno di dissetarsi nella calura del luogo, magari all’ombra delle verdi fronde di alberi aventi il pregio di crescere velocemente in ragione della naturale combinazione del gran caldo, di in terreno ricco di minerali e delle piogge monsoniche, sempre o quasi sempre puntuali, dopo l’inverno o, per rimanere aderenti alla realtà, dopo che sia passato il periodo che va da novembre a marzo, dominato da un vento del deserto, l’harmatan, che trasporta polveri sottili nell’aria, elimina una parte dell’umidità, rinfresca, ma non va confuso con la nostra tramontana! Anche in Costa D’Avorio ci si lamenta constatando che il clima ha subito rilevanti modificazioni attribuendo la responsabilità alle grandi potenze mondiali compresa l’Italia. Per ragioni di opportunità si evita di contrapporre alle tesi degli amici Africani il rifiuto di poter includere l’Italia, paese notoriamente indebitato e mal governato da molto tempo, tra i Paesi che realmente potrebbero destinare alla tutela e al ripristino dell’ambiente una parte consistente delle loro spese. Senza trascurare la circostanza che spostandosi nel Paese si osservano continuamente dei falò di rifiuti che ardono e rilasciano diossina nell’ambiente, per confermare che , malgrado l’esiguità dei rifiuti africani rispetto a quelli di una società opulenta come la nostra, il problema esiste e andrebbe affrontato anche nel Continente Nero, se non altro perché la durata media della vita è qui più bassa e il sistema  sanitario carente quanto basta per essere riprogettato e non solo integrato con strutture, sia pure apprezzabili, come il Centro handicappati Don Orione ed altri assai noti di Associazioni benefiche.

Don Aldo espone un progetto che da tempo coltiva e che avrebbe già avuto una prima approvazione di massima dal Consiglio della Congregazione di Bonoua.  Si tratterebbe di una costruzione che partendo dalla spianata del Santuario, o meglio dagli uffici esistenti della segreteria e dal piccolo edificio dei servizi igienici, si espanderebbe in lunghezza sino all’inizio della strada sterrata dalla quale siamo saliti prima con Miriam al volante, per mettere al servizio dei numerosi pellegrini al Santuario stesso locali idonei ad ospitare dormitori, mense, sale di disimpegno, punti per comunicare che rendano sempre accessibile il Santuario di Notre Dame de la Garde  agli Africani della Costa D’Avorio, sarebbe già molto, ma non solo a quelli. Del resto, il gemellaggio praticamente  stretto nel 2009, all’inaugurazione,  con il Santuario della Madonna della Guardia di Genova, presente il suo Rettore Mons. Marco Granara, proiettava quello di Bonoua ad un livello di importanza ben superiore a quella di per sé attribuibile.

Don Aldo Viti si rende conto che molto è stato fatto e che altro rimane da fare affinché l’Opera della Congregazione di Don Orione non appassisca e prosperi come le bellissime rose di porcellana, un fiore diffuso  all’ombra di certe piante protettive. Don Aldo prova un ragionevole compiacimento perché è consapevole di aver fornito sulla Collina  un contributo di idee, prima al Noviziato dove si selezionano i giovani aspiranti Sacerdoti Africani, poi nel progettare il Santuario, la Statua della Madonna, anche convincendo i compagni della Congregazione a guardare coraggiosamente avanti. Non deve sorprendere che un ruolo importante nel assumere certi impegni di lavoro abbiano avuto anche le generose offerte ricevute da Lui, in gran parte dall’Italia, per la sua notorietà, acquisita durante il suo lungo percorso Sacerdotale in Italia e la comprovata onestà intellettuale. Don Aldo intende ritornare a Bonoua dopo che siano trascorsi i mesi di riposo e cura al Paveranodi Genova, circondato dalla attenzione del Direttore Don Alessandro D’Acunto e dai tanti amici che lo stimano.

E’ difficile non essere convinti davvero che Don Aldo ritorni in Africa, per continuare la sua Missione. Viene in mente, a volte proprio non si sa come, una canzone scritta da Mario Cappello, pare nel 1924, <Ma se ghe pensu>, con la quale il cantautore definito messaggero della canzone genovese nel mondo divenne acclamato interprete anche all’estero. Solo che Mario Cappello era genovese emigrante in Argentina e provava grande nostalgia per la sua Città, Genova, mentre Don Aldo Viti è un forte marchigiano che , si può scrivere quasi al contrario, ma con uguale intensità, pensa alla sua Missione in Costa D’Avorio, vicino ai suoi bambini.

I PROGETTI DI DON ALDO VITIultima modifica: 2018-02-02T09:37:56+01:00da balbicarmelo