“La mente e il cuore sono in equilibrio.
L’energia scorre liberamente e senza limitazioni.
Percepisco il mio corpo come un tutto armonioso”
La pratica dei 5 tibetani viene descritta per la prima volta da Peter Kelder nel suo libro The eye of revelation: ancient secret of the fountain of youth.
In questo libro si racconta la storia di un uomo, il colonnello Bradford, che viene a sapere di un monastero tibetano dove si nasconde la “Fonte della Giovinezza”. Parte così alla ricerca di questo luogo alla scoperta dei segreti custoditi dai vecchi monaci che ci vivono e dove scopre 5 riti facili da eseguire ma abbastanza potenti da riuscire a cambiare per sempre la vita e a mantenere il corpo giovane e in perfetta salute.
Questo perchè i riti tibetani lavorano sui chakra ed il loro equilibrio. Quando un chakra è troppo chiuso o troppo aperto si verificano degli scompensi fisici, emotivi e mentali. Riallineando i chakra si otterrà quindi un equilibrio anche nel proprio organismo beneficiando di tutti gli effetti positivi che derivano quando la mente e il corpo vivono all’unisono. Riallineando i chakra è possibile rallentare il processo di invecchiamento del nostro corpo.
Ogni rito viene eseguito 21 volte ma se non si è pratici si possono eseguire nei sottomultipli,3, 7 e 14.
Dal punto di vista esoterico, questo numero rappresenta sia l’amicizia sincera che l’equilibrio. Simboleggia, inoltre, sempre in chiave esoterica, alcuni dei più nobili aspetti dell’animo umano. Oltre a essere il numero della fedeltà e del coraggio rappresenta anche la lealtà e la fiducia. Perchè il 3. Perchè la somma del 2+1 dà il numero 3, che simboleggia la creatività come espressione e sviluppo dell’intelletto, la facoltà di adoperare al meglio la conoscenza acquisita e di elaborare nuovi sistemi di comunicazione.
Il primo rito riguarda la spiritualità e stimola il flusso di energia presente nel nostro corpo, tonificando i nostri muscoli e allineando tutti i Chakra.
Il secondo rito tibetano viene praticato a terra e aumenta il flusso di energia nel nostro corpo, stimolando dal 1 al 5 chakra.
Il Terzo e quarto rito una pratica continuano ad agire positivamente sul flusso di energia nel nostro corpo.
Il quinto e (apparentemente) ultimo rito tibetano riprende due Asana molto conosciute nello yoga: il cane a testa in su e il cane a testa in giù.
Ma i riti tibetani non sono 5 ma 7. il sesto rito tibetano, chiamato anche il respiro del fuoco, e il settimo rito tibetano, incentrato invece sulla meditazione.
Il sesto rito tibetano è incentrato sulla respirazione e ha come scopo quello di donare un massaggio agli organi addominali. Viene chiamato anche il Respiro del Fuoco ed è una pratica molto comune nello yoga poiché i suoi effetti sono molto utili per calmare la mente, magari prima di iniziare la meditazione. Si tratta di un tipo di respirazione molto veloce che agisce sul diaframma ed è collegato al terzo Chakra e il suo scopo principale è quello di concentrare il prana nella zona addominale ottenendo una forte ricarica energetica.
Il 7 rito è la meditazione. Grazie alla meditazione, infatti, è possibile raggiungere uno stato di profonda pace e calma mentale pur rimanendo completamente vigili. Ed è il modo corretto di concludere la pratica per interiorizzare la pratica fatta.
In alcuni stili di yoga i tibetani vengono spesso inseriti in altre sequenze, eseguiti uno alla volta tra una sequenza e l’altra.
I tibetani è consigliabile eseguirli ogni mattina, in modo da iniziare la giornata nel miglior modo possibile, dal momento che questa pratica saprà eliminare le tossine in eccesso e donerà vigore ed energia.
“I mei movimenti seguono il respiro. Sono in armonia col flusso della vita. Sono sempre nel posto giusto al momento giusto, nel qui e ora, e facendo ciò che è bene fare ottengo risultati positivi”
Namastè