SOGNO O REALTA’?

Giovanna non riusciva a dormire, si girava e rigirava nel grande letto senza trovare la posizione. Cercò a tentoni la valeriana ma, non riuscendo a localizzare al buio la scatola, si rassegnò ad accendere la luce. Eccola, tirò fuori due pastigliette e le ingoiò con un po’ d’acqua… mamma mia che disastro il letto! A furia di rotolarsi nel vano tentativo di prendere sonno, l’aveva disfatto.

Già, ma non era colpa del sonno che non arrivava…il sonno non arrivava perché lei era ancora sottosopra come le sue coperte. Chiuse gli occhi e lo rivide, ma soprattutto lo sentì, la sua voce, il suo respiro, le sue mani su di lei, la sua bocca… Il solo pensiero la eccitava e la confondeva… 

La cosa buffa era che a vederli, Giovanna e Michele, sembravano due persone normali, anche piuttosto razionali, ma quello che era scattato tra loro quella prima volta non aveva niente a che fare con la razionalità, era tutto istinto. Non riuscivano a non toccarsi, a sfiorarsi, e quei contatti li facevano rabbrividire. Il fatto è che ognuno dei due si era accorto che l’altro era nelle stesse condizioni, e così non appena era stato possibile defilarsi dall’inaugurazione della mostra fotografica, erano scappati via e si erano diretti a casa di lei. Quello che era successo poi era stato la naturale conseguenza.

Non avevano parlato, la fisicità non aveva avuto bisogno di esprimersi a voce: gli sguardi intensi, le mani che esploravano ogni centimetro del corpo dell’altro, le labbra che si posavano avide sulla pelle, tutto amplificava le sensazioni di ognuno dei due amanti. Finché un urlo liberatorio li aveva accomunati nell’esplosione finale.

Quando si erano calmati, Giovanna lo aveva guardato e aveva detto: “Adesso te ne devi andare”. Michele aveva osservato i suoi occhi che brillavano e aveva capito. Si era alzato lentamente dal letto, si era rivestito, l’aveva baciata e si era diretto alla porta con la certezza che si sarebbero ritrovati.

Giovanna aveva tentato di dormire…

Risultato immagini per magritte gli amanti

LA VOCE

La voce, una voce: ecco quello che cercava, una voce calda, avvolgente, intrigante…

Rachele rifletteva: sul web aveva fatto diverse conoscenze, alcune interessanti. Certo, il giudizio era sulla base di brevi scambi d’idee e di sensazioni. Se c’era curiosità, se c’era interesse, si passava sulla messaggeria istantanea, più immediata per la comunicazione e in qualche modo più agevole per scoprire l’altro.

Ma poi arrivava un momento in cui con qualcuno, un prescelto, si passava alla conversazione telefonica e a questo punto la voce era fondamentale per rivelare la personalità dell’altro. O almeno lo era per Rachele.  Era il momento che aspettava e in qualche modo temeva. Sì, perché il tono della voce, il modo di parlare, le pause, la scelta delle parole, erano tutti elementi fondamentali di una personalità specifica, unica. E tra queste unicità Rachele ne cercava una, quella che in qualche modo si sarebbe rivelata speciale, complice e avrebbe svelato una chimica nascosta che li avrebbe fatti riconoscere.  La chimica che scatena reazioni incontrollabili, profonde e sconosciute persino a noi stessi, quella che non ti fa capire più niente e ti fa seguire l’istinto contro ogni ragionevolezza.

Questo cercava Rachele e sapeva che prima o poi avrebbe trovato la voce giusta, quella che non poteva che combinarsi con la sua, quella che avrebbe fatto battere il suo cuore all’impazzata, magari per un breve periodo, ma che le sarebbe comunque rimasta sempre dentro a ricordarle che c’è sempre una possibilità…

Saper usare la propria voce

 

CLARA

LEI – Dalla terrazza Clara guardava il cielo pieno di stelle. Quel buio infinito punteggiato di piccole luci occhieggianti alla luna riflessa nel mare. Nessuno avrebbe potuto disporle meglio per ottenere un tale effetto di sproporzione tra loro e gli esseri umani, spesso così spenti.

LUI – Muoversi al buio era una cosa che gli veniva bene. L’oscurità gli permetteva di concentrarsi sui due sensi che prediligeva. Si fermò un attimo ad ascoltare la notte, inspirò lentamente e sentì un odore nuovo insinuarsi nelle sue narici insieme all’aria fresca della notte.

LEI – Un lieve soffio di vento la fece rabbrividire e Clara si strinse lo scialle al petto. Era affezionata a quello scialle bianco con i fiori dipinti dalla sua amica Anna, che glielo aveva regalato per i suoi 40 anni. Dieci anni prima.

LUI – Fu allora che la vide in controluce sulla terrazza. Oltre la porta finestra, là il suo profilo si stagliava netto contro la luminosità diffusa della luna, riflessa sul mare increspato. Stava immobile appoggiata alla balaustra, avvolta in un in qualcosa di chiaro. Senza pensare, iniziò a muoversi. I suoi piedi, lenti e silenziosi, esploravano il pavimento ad ogni passo.

LEI – Assorta nei suoi pensieri, Clara non si accorse dei passi che si avvicinavano e sobbalzò sorpresa quando due braccia forti la strinsero da dietro. Sentì il calore del suo corpo mischiarsi a quello dello sconosciuto e fremette al tocco lieve ma deciso delle sue mani che le accarezzavano le spalle, salivano fino alla nuca e l’afferravano per i capelli immobilizzandola contro di sé.

LUI – Le fu addosso. Sentì i glutei di lei premere sui suoi fianchi, la strinse a sè con forza, cercando il contatto con il suo corpo. Le sue mani si infilarono sotto il vestito di lei, cercando, toccando ogni centimetro di pelle. Sentì salire in sé la passione, mentre

LEI – La vista e la mente le si annebbiarono mentre le mani dell’uomo sollevavano l’abito di seta blu per carezzarle le gambe, indugiavano abilmente sui suoi fianchi in attesa che lei si calmasse e riprendesse a respirare più regolarmente per poi riprendere ad esplorarla con decisione fino a farle perdere ogni controllo.
Clara amava essere sorpresa in quel modo e Angelo lo sapeva. Conosceva i suoi desideri e ne indovinava i pensieri più nascosti, quelli che lei non avrebbe mai osato confessare apertamente e che lui condivideva nel profondo. Una sintonia fisica e mentale che stupiva sempre entrambi dopo tanti anni e che faceva invidia a chi la percepiva.

LUI – Angelo non avrebbe mai ammesso anni prima che quella donna si era insinuata nel suo cuore allo stesso modo in cui possedeva il suo corpo e ne conosceva i punti di forza e le debolezze. In fondo anche lui, come lei, aveva paura di soffrire. Eppure, quel misto di sensualità spontanea e ingenua naturalezza lo avevano affascinato e gli avevano fatto abbassare le difese, come lei, creando una magica sintonia che non era venuta meno negli anni, anzi, quella chimica era andata misteriosamente crescendo.

LEI – Ad occhi chiusi Clara si abbandonava ansimante tra le braccia di lui, mentre le stelle illuminavano silenziose e discrete la notte accompagnate dallo sciabordio delle onde…

Il valore universale del cielo stellato

VALENTINA

Fine anno, sola. Valentina decise di sfidare la malinconia e si diresse verso la stanza da bagno: si fece la doccia, si lavò i capelli, si mise la crema corpo e si truccò. Poi, davanti al guardaroba in camera da letto, si concentrò a scegliere il vestito: nero, taglio sotto il seno, orlo al ginocchio e spalle nude. Calze rigorosamente autoreggenti con cucitura sul retro e scarpe con tacco e cinturino alla caviglia. Orecchini pendenti, bracciale, anello e orologio. Effetto finale: WOW!

Pronta, Valentina andò in sala e si sedette di fronte alla tavola apparecchiata con il servizio inglese, quello delle feste. Sì, perchè va bene sola, ma trattarsi bene era il minimo, quindi si aprì una bottiglia di Pas Dosé Franciacorta e brindò a se stessa.

A cena finita, mentre gustava il panettone annegato nella crema al mascarpone con rhum, rifletteva: un altro anno stava finendo e un anno fa era finita la sua storia con Alberto. Lei non aveva avuto scelta, lui aveva deciso e non si era lasciato convincere a cambiare idea. Del resto, era la seconda volta che lo faceva; anche l’anno precedente, sempre in quei giorni, se n’era andato per poi cambiare idea a inizio anno nuovo. Questa volta no. Forse meglio, va bene le seconde occasioni, ma poi si spera che le idee si siano chiarite. Evidentemente no, poche idee e confuse…

Ripensando alle sue precedenti relazioni (non che ne avesse avute a decine, parliamo di 2 dopo il divorzio), i suoi uomini erano entrambi tornati dalle ex-mogli e Valentina era convinta che Alberto prima o poi avrebbe fatto la stessa cosa. Certamente, questo non era lusinghiero per lei: era così tremenda che alla fine tornavano a quello che avevano lasciato in cerca di chissà quale libertà? oppure tornavano a rapporti più rassicuranti e in qualche modo facili, convinti di sapere gestire la routine che avevano così detestato? Troppo impegnativa una nuova relazione. Non bastava vivere d’istinti, di fisicità, dopo un po’ diventavano routine anche quelli se non c’era altro…

E mentre si perdeva in quelle masturbazioni mentali, ad un tratto ebbe un flash: forse, alla fine, avrebbe potuto avviare una nuova attività! Aiutare le ex-mogli a recuperare i loro consorti che si erano “distratti”, in fondo stare con lei era evidentemente così impegnativo che, pur di non fare fatica, tornavano sui loro passi. Non gratificante moralmente, ma se almeno ci poteva guadagnare…

Valentina bevve un altro sorso di prosecco e scoppiò a ridere. “Che idea, sarà senz’altro l’effetto delle bollicine” e si accoccolò sul divano per vedere un film in attesa dell’arrivo del nuovo anno.FRANCIACORTA PAS DOSÉ - La Bottega del Buongusto di Novati srl

REBECCA

Davanti allo specchio Rebecca si osservava con occhio critico, molto critico. In fondo non era male, anche se forse leggermente sovrappeso, e sempre nei posti sbagliati. Le fosse cresciuto il seno, sarebbe stato un sovrappeso positivo, ma sempre intorno al girovita… Ufff…

Ok, bisognava impegnarsi con l’abbigliamento, stasera era importante. Rebecca era emozionata, un po’ preoccupata, a tratti si malediva per aver accettato l’appuntamento con Marco… e se poi non le piaceva?  e se non era come se l’era immaginato? e se alla fine era diverso da come glielo aveva descritto la sua amica Angela che aveva combinato l’incontro?… e se invece le fosse piaciuto?… e se lei non fosse piaciuta a lui? e se invece gli fosse piaciuta, tanto?

La testa, quella testa che non staccava mai, o quasi… chiudere gli occhi e lasciarsi andare, non pensare, solo sentire, con la pelle…

Abito nero? avrebbe voluto indossare quello rosso, ma forse per un primo appuntamento al buio non era il caso, ok buttarsi, però forse così un po’ troppo… magari gli orecchini e il bracciale rossi, la borsa e i sandali…

Coraggio, si parte e vada come vada!  Buona fortuna a me!

Lauren Woman Abito smanicato in jersey 1Lauren Woman Abito smanicato in jersey 1Lauren Woman Abito smanicato in jersey 1

MIRIAM

Lo guardava con curiosità mista a uno strano desiderio mentre lo ascoltava parlare della sua giornata lavorativa. Osservava in modo apparentemente distratto la sua bocca muoversi e seguiva ogni minimo movimento sentendo salire dentro di sè qualcosa di caldo che irradiava nel petto e saliva al collo e al viso. E pensava che aveva voglia di stendersi sul tavolo per raggiungere quelle labbra e baciarle fino a sentirlo sciogliersi…

Era lei quella che aveva quei pensieri? Sì, Miriam era anche quella e all’improvviso Andrea parve accorgersene e smise di parlare. Si avvicinò e la fissò con sfacciata provocazione allungando una mano sul suo tubino nero, sulla coscia, facendo scivolare il tessuto fino a scoprire il pizzo della calza mentre lei tratteneva il respiro. La carezzò e sentendo che Miriam era eccitata sfilò lentamente la mano, la fece alzare e la guidò verso l’uscita del ristorante sfiorando il suo fianco…..

Mano sulla coscia: che rischio?

DIVAGAZIONI

Scaricò velocemente la spesa dall’auto e la depositò nell’atrio del palazzo.

Di corsa riprese la guida del veicolo e andò a parcheggiare sul retro.

Lentamente ritornò verso casa e, quando giunse al cancello, si accorse della luna… luna piena che illuminava la serata buia.

Si fermò con il naso per aria, cominciò a contare le stelle ma s’interruppe subito di nuovo attratta dal disco color latte…

Immobile, inspirò profondamente, trattenne il fiato per qualche secondo e poi espirò con forza abbandonando le braccia e le spalle come a liberarsi di un grande peso. Quello della solitudine, sempre presente quando avrebbe avuto voglia di compagnia e ugualmente assente quando avrebbe desiderato di stare sola con sé stessa.

Destino di tutti gli esseri umani… forse anche degli animali, spesso costretti a colmare i vuoti dei padroni…

All’improvviso si ricordò della spesa, spinse il cancello, salì i gradini e cominciò a programmare mentalmente la cena… in fondo era un bel diversivo…

Una Serata All'osservatorio di Montarrenti Per Ammirare La Luna Piena | Valdelsa.net

MATILDE

La serata era calda, di quel caldo estivo che quest’anno non si era ancora avuto la fortuna di assaporare; le strade quasi vuote, troppo presto per la passeggiata serale.

Matilde camminava lentamente verso la parte vecchia del paese, quel rione pieno di case ristrutturate mantenendo lo stile originale e i materiali dell’epoca, quei mattoni che, interrotti dalle ringhiere delle terrazze, davano calore al quartiere accogliendo vasi di gerani rampicanti e surfinie multicolore. I lampioni in ferro battuto appesi ai muri della lunga e stretta strada contribuivano a creare l’atmosfera vacanziera illuminando i tavoli pieni di gruppi di amici che ridevano assaporando il cibo innaffiato da birre e vini locali all’esterno di pub e piccoli ristoranti.

A metà della strada che congiungeva i due archi che davano accesso al rione, un piccolo palco e una cinquantina di sedie in plastica per il pubblico. In sottofondo del jazz classico registrato, sul palco tre giovani uomini e un quarto con qualche anno in più accordavano gli strumenti: un violino, due chitarre classiche e un contrabbasso.

Matilde si sedette in quarta fila e attese che l’esibizione cominciasse rispondendo a qualche sms.

Quando i musicisti diedero inizio alla serata con alcune parole di presentazione del gruppo e del genere musicale, Matilde cambiò la modalità del cellulare in “vibrazione” e si lasciò trasportare dalla musica dixie magistralmente suonata.

Dopo il primo brano, qualcuno venne a sedersi alle sue spalle. Di sfuggita percepì che si trattava di due uomini, ma non poté vederli e si reimmerse nella musica. L’abito rosso che indossava non la rendeva certo invisibile, e del resto l’aveva indossato proprio per questo, ma la strana sensazione di essere invasa la mise un po’ a disagio. Non poteva girarsi, ma era certa che uno dei nuovi arrivati la stesse osservando, o meglio, probabilmente stava studiando il suo tatuaggio alla base del collo che destava sempre un po’ di curiosità. Era giunta a questa conclusione perché aveva sentito un calore particolare proprio in quel punto poco dopo l’arrivo dello sconosciuto.

Giorgio ascoltava la musica con piacere, ma il tatuaggio alla base del collo della donna seduta davanti a lui lo attraeva e lo distraeva. Chissà com’era, che lineamenti aveva il suo viso, se era carina o no. Troppo timida no, non avrebbe indossato un abito rosso, e poi era da sola, la sedia accanto a lei era libera. Le piaceva la musica ed era selettiva, altrimenti non sarebbe venuta a un concerto così particolare, ci voleva del gusto. E doveva saper ballare, perché man mano che la musica si diffondeva, lei si muoveva leggermente seguendo il tempo. Sempre più attratto da lei, Giorgio pensava a come attaccare bottone con la donna. Chissà come si chiamava. Dal tatuaggio i suoi occhi risalirono lungo il collo sottile fino alla nuca, lasciata scoperta dal taglio corto dei capelli scuri. Accidenti, un certo calore lo stava pervadendo; quel collo, la nuca, Dio come avrebbe voluto baciarli! Ma cosa gli stava succedendo? Sembrava un ragazzino ai primi turbamenti e non riusciva a togliere gli occhi da lei.

Luca gli stava dicendo qualcosa, ma Giorgio era distratto e dovette chiedergli di ripetere. Il suo amico lo guardò con aria interrogativa e, seguendo lo sguardo di Giorgio fisso su Matilde, rinunciò a ripetere il commento di apprezzamento per il gruppo musicale. I due amici si conoscevano da anni e Luca sapeva bene cosa avesse passato Giorgio mesi prima quando Laura lo aveva lasciato dopo cinque anni di convivenza, e sorrise al vedere l’amico riemergere dal suo periodo nero; era evidente che Giorgio cominciava a prendere in considerazione un cambio di vita e forse quella sera Luca sarebbe tornato in albergo da solo…

Gallery di foto degli Hotel a Porto San Giorgio - Hotel, Ristoranti ed  Eventi a Porto San Giorgio

MARIANNA

Era così, stasera l’aveva capito e in qualche modo non era sorpresa, in fondo l’aveva sempre saputo che non era ancora pronta a rischiare di nuovo. Aveva bisogno di tempo per dimenticare e chissà se avrebbe avuto abbastanza tempo per dimenticare e poi ricominciare. Marianna non aveva mai sentito il peso dell’età fin quando Renato non l’aveva lasciata scappando, come aveva già fatto un anno prima. Se era onesta con se stessa, si era sempre sentita precaria, tutte le volte che avevano discusso e ammesso che erano completamente diversi, per carattere, interessi e idea di un rapporto sentimentale, e si era chiesta per quanto tempo avrebbero potuto andare avanti. 

Ogni volta però aveva scacciato quella sensazione e si era detta che in fondo non esistono rapporti perfetti, perchè le persone non sono perfette, e quindi andava bene così. Le risate, gli sguardi, le battute, le notti d’amore e le canzoni che avevano accompagnato i momenti condivisi e avevano dato un senso a tutto l’avevano convinta che sarebbe durata a lungo, forse anche per sempre.

Ma non era stato così e adesso i ricordi facevano male e tornavano ogni volta che Fulvio partiva alla carica e la bloccavano. Le ricordavano che le relazioni fanno soffrire e lei non ce la faceva, non poteva, non ci riusciva. Era stanca di vivere con la paura di dover affrontare l’ennesimo fallimento.

Eppure c’era qualcosa in fondo da qualche parte che sorprendentemente e inaspettatamente ogni tanto si faceva spazio e usciva dandole il coraggio di rischiare e buttarsi avanti. Una sorta di desiderio incosciente di scoprire che non era sempre così, che non necessariamente le cose dovevano finire male, c’era anche la possibilità che qualcosa nato per caso si rivelasse meglio del previsto.

“Io rimango qui, io rimango qui
che non ho ancora paura
di dare via la pelle, vivere come stelle,
vivere per me”
(da “Vertigine”, Levante)

Paura di amare? – Il Golfo 24

 

IRENE

La voce… questo l’aveva colpita, la voce di lui al telefono. Una voce calda, pacata, rassicurante ma allo stesso tempo intrigante… e le pause, quelle pause che lui faceva in attesa che lei si esprimesse, che dicesse qualcosa, che commentasse nel bene o nel male. Lui aspettava, paziente, curioso, sicuro che prima o poi lei si sarebbe sbilanciata… e si divertiva…

Ma lei l’aveva capito, eccome se l’aveva capito, e faceva lo stesso gioco, aspettava… In verità lei non parlava facilmente, o meglio, parlava sempre tanto, forse a volte persin troppo, ma non in quei momenti. No, quei momenti se li godeva fino in fondo, a occhi chiusi, i sensi tesi a captare ogni minima sensazione, ogni cambio d’intonazione, ogni vibrazione di quella voce ormai familiare… accoglieva ognuna di queste cose dentro di sè nel profondo, le custodiva gelosamente in attesa di un incontro che chissà se sarebbe avvenuto e fantasticava…