PRIMA FERMATA – NAPOLI CENTRALE – SECONDA FERMATA – “MATTANZA” NAPOLI CENTRALE

PRIMA FERMATA – NAPOLI CENTRALE

Che piova o che esca il sole, chi è bracciante a San Nicola / con la bottiglia piena di vino / va tutti i giorni a zappare.Campagna … com’è bella la campagna…

…ma è più bella per il figlio del padrone della terra / che ci viene ogni giorno / a divertirsi con gli amici…

Campagna … com’è bella la campagna…

In Italia, gli anni ’70 hanno rappresentato per la musica rock una fucina, una fabbrica di talenti e di idee, mi piace ricordare, anche attraverso dei contributi audio/video un gruppo che ho ascoltato tanto da giovane e perché mi rendo conto che non è molto facile reperire materiale un po’ di nicchia come quello legato al gruppo partenopeo dei Napoli Centrale che ha segnato nel panorama della musica jazz/rock un punto fermo, un faro per tante formazioni che si approcciavano a questo stile.

In quegli anni molte bands del progressive della prima ora si erano sciolte oppure riconvertite ad una musica molto più attenta alla situazione politico-economica che richiedeva a tutti gli artisti un maggior impegno sociale. I Napoli Centrale si formano nel 1975 intorno alla figura del sassofonista di colore napoletano James Senese che insieme al batterista Franco Del Prete ( recentemente scomparso ) firmano tutti i brani, i due erano già insieme nel gruppo r’n’b degli Showmen alla fine degli anni ’60. Il loro primo lavoro “Napoli Centrale”, viene pubblicato sul finire del 1975 ed è un vero successo perché riescono, con grande talento, a contaminare suoni che vanno dalla musica popolare napoletana (tutte le canzoni sono cantate in lingua napoletana che diventa quasi uno strumento musicale) ad un raffinatissimo sound jazz / rock, il prodotto che ne scaturisce è assolutamente unico nel panorama dell’epoca, un marchio che a distanza di tempo risulta ancora riconoscibile, si trattava di un lavoro innovativo in cui il Progressive c’entrava solo marginalmente. I brani si caratterizzavano con dei testi di forte denuncia sociale, il suono del sax di Senese che sostituiva la chitarra solista, l’utilizzo del piano rispetto alle tastiere rendevano il suono caldo, sanguigno, rivoluzionario anche se è tangibile l’influenza del suono elettrico dei Weather Report. Anticipato dal vendutissimo singolo “Campagna”, che divenne un piccolo classico della musica giovanile dell’epoca, caratterizzato da un bel piano elettrico e dal suono di un sassofono sfolgorante, l’album fu un lampo sin dall’inizio perché carico di una forte comunicativa e capace di restituire umanità ma anche sensazioni di forte impatto. Il secondo brano, dai toni amari, affronta il dramma dell’emigrazione “Gente e’ Bucciano”,

“Lassù al Nord c’è gente che viene da Bucciano / là dove una volta zappava la terra sputando sangue e salute. /

Ma la fame è più forte dell’amore per la terra / e la gente di Bucciano ha dovuto emigrare al Nord per lavorare nelle fabbriche. /

Là sputa lo stesso sangue e salute e in più, / si sente fottuta.

Solo strumentale il brano “Pensione Floridiana”, con atmosfere che ricordano la black music inizio anni ’70, ed un sound di grande finezza. Dopo “Viecchie, mugliere, muorte e criaturi”, brano squisitamente di impatto sociale che descrive una società completamente alla deriva, in cui la voce di Senese si esprime al massimo ritroviamo, con i quadri urbani di “Vico Primo Parise n. 8”, un suono coinvolgente in cui anche questa volta il piano, ben in evidenza, di Mark Harris e la ritmica potente di Franco Del Prete si fondono in un abbraccio col sax di Senese. Chiude il disco il brano “‘O lupo s’ha mangiato ‘a pecurella”: un bel ritmo sincopato che  con le atmosfere indefinite sono preludio alla rievocazione di voci e grida di un mercato napoletano e alla ripetizione del titolo del brano in maniera ossessiva, una bella e feroce satira del potere.

Track list:

  1. Campagna A
  2. Campagna B
  3. A Gente ‘e Bucciano A
  4. A Gente ‘e Bucciano B
  5. Pensione Floridiana
  6. Viecchie Mugliere Muorte E Criaturi A
  7. Viecchie Mugliere Muorte E Criaturi B
  8. Vico Primo Parise No. 8
  9. O Lupo S’ha Mangiato ‘a Pecurella A
  10. O Lupo S’ha Mangiato ‘a Pecurella B
  11. O Lupo S’ha Mangiato ‘a Pecurella C

 

SECONDA  FERMATA: NAPOLI CENTRALE  “MATTANZA”

Questo è il secondo lavoro dei Napoli Centrale, siamo nel 1976 e rispetto al disco d’esordio, resiste lo zoccolo duro della formazione composto da Senese e Del Prete, mentre Tony Walmsley e Mark Harris lasciano il gruppo per raggiungere il gruppo progressive “Il rovescio della medaglia”. Approdono alla esperienza Napoli Centrale il musicista siciliano Pippo Guarnera al piano, Kelvin Bullen alla chitarra mentre affianca alle percussioni Agostino Marangolo già nel gruppo dei Goblin oltre al altri “ turnisti” che diedero all’album un carattere più corale. Ne venne fuori un lavoro che non aggiunge nulla di nuovo allo stile e alle sonorità presenti nell’album d’esordio ma che li proiettò direttamente dai festival pop del proletariato giovanile e al Festival Jazz di Montreux. Un disco che conferma una formazione grandiosa e ci regala un album di grossa qualità oltre che maturo e compatto. L’album è composto da sette pezzi, quasi tutti strumentali tranne qualcuno come al solito in dialetto napoletano. Il disco di apre cosi come era finito il precedente, in clima da mercato rionale in cui si sentono le grida dei popolani che l’affollano di “Simme iute e simme venute”, brano in perfetto stile jazz-rock con il piano elettrico in evidenza ed il sax di Senese che insegue una sezione ritmica tiratissima. Segue “Sotto a suttana”, un brano quasi interamente strumentale dalle atmosfere calde e sfumate che creano un suono quasi ossessivo, dopo “Sotto e ‘n coppa” la triste poesia del testamento funebre del “‘O nonno mio”, un brano quasi recitato da Senese. La punta più alta dell’album lo raggiunge il lunghissimo (13 minuti ) brano “Sangue misto” che regala tanta poesia ma anche tanta musica di qualità che denota una maturità stilistica fatta di tanta curiosità e di voglia di sperimentare.  Gli ultimi due brani del disco, “Forse sto capenno” (un brano dai forti accenti jazz) e “Chi fa l’arte e chi s’accatta” (un pezzo originalissimo di folk-funky), restano ad altissimi livelli, impreziosendo un lavoro veramente interessante che rimane ancora un esempio di grande musica, di mediterraneità e di tanto sentimento. Una ultima curiosità: il disco fu premiato come “migliore registrazione dell’anno” alla consolle del fonico c’era un certo Roberto Satti, allora proprietario degli studi Chantalain meglio conosciuto come Bobby Solo. Pare che James Senese gli abbia detto: “anche se tu non sei un tecnico perfetto, hai l’orecchio musicale e noi ci fidiamo di te” (fonte: ilpopolodelblues.com). Con “ mattanza” forse si è chiusa un epoca

Track list:

  1. Simme iute e simme venute
  2. Sotto a’ suttana
  3. Sotto e ‘n coppa
  4. ‘O nonno mio
  5. Sangue misto
  6. Forse sto capenno
  7. Chi fa l’arte e chi s’accatta

DAL VOSTRO JANKADJSTRUMMER

 

PRIMA FERMATA – NAPOLI CENTRALE – SECONDA FERMATA – “MATTANZA” NAPOLI CENTRALEultima modifica: 2020-04-07T18:45:30+02:00da giancarlopellegrino