Alan Sorrenti già figlio delle stelle di jankadjstrummer.
Prima di diventare il più conosciuto ” Figlio delle stelle” Alan Sorrenti era un ispirato cantautore rock…
Si può tranquillamente affermare che Alan Sorrenti, artisticamente, ha vissuto due vite parallele segnate da uno solo spartiacque: la sua svolta disco/dance. Ma prima che diventasse il più famoso “Figlio delle stelle” Alan Sorrenti, nei primi anni settanta, era un raffinatissimo cantautore rock di chiara matrice psichedelica/progressiva.
Il suo talento è stato sempre accostato ai lavori sperimentali di Tim Buckley o alle complesse armonie di Peter Hammill dei Van Der Graaf Generator, il suo primo disco “Aria”, concepito nel 1972, rappresenta uno dei lavori più raffinati del progressive italiano, uno di quei dischi fuori da ogni etichetta di tempo e di spazio che ti conduce verso un immaginario fantastico.
La prima facciata è interamente occupata da una suite
di venti minuti che dà il titolo all’album, in cui il cantautore di origini
gallesi intraprende un viaggio onirico che tocca più mete legate tra loro; le
ambientazioni sono molto dark, castelli, monasteri, foreste e ampie distese
d’erba, l’amore fra un cavaliere e la sua principessa, il sogno accompagnato da una musica che cattura sin dai primi arpeggi di chitarra, dai vocalizzi
free-jazz e dalle stupende incursioni del violino di Jean Luc Ponty . Aria è al
tempo stesso la donna amata e l’aria che si respira, questa ambiguità lo porta lo conduce all’ossessione, al delirio, verso il caos finale “sono io il tuo
corpo/sono io l’universo/nel tuo fiume sto scivolando/aria sto impazzendo io
sento che io io io io/io ti sto/ io ti sto perdendo”.. La voce di Sorrenti
entra ed esce dalla melodia del brano come uno strumento, regalandoci anche esercizi di stile, vocalizzi e vibrati che sanno di pura sperimentazione. Le ossessive percussioni tribali di Tony Esposito segnano una disperata volontà di non staccarsi dall’amante perfetta appena trovata. La seconda facciata si apre con la ballata, voce e chitarra acustica,“Vorrei Incontrarti”, una carezza preludio ai sogni e alle speranze, ‘Vorrei incontrarti sulle strade
che portano in india…Forse un giorno io canterò per te. Vorrei conoscerti, ma
non so come chiamarti, vorrei seguirti, ma la gente mi sommerge…’
Semplicemente stupenda!. Il lisergico brano “La mia mente” e il “Un fiume
tranquillo”, che concludono questo lavoro sono riconducibili ad uno stile
sinfonico più tradizionale ma molto ardito.
Come un vecchio incensiere all’alba di un villaggio deserto del 1973 è il secondo disco di Alan Sorrenti, che vede Tony Esposito alla batteria e percussioni e David Jackson dei Van Der Graaf Generator al flauto. L’album è poco ispirato, i testi sono più equilibrati ma con poco mordente, fa eccezione la bellissima canzone d’amore “Serenesse” forse il suo pezzo migliore e la ballata psichedelica “Angelo”. La suite che dà il titolo al disco si apre con una lunga introduzione (10 minuti)
psichedelica/free jazz, con improvvisazioni vocali e cantilene lunghe e noiose
veramente deludenti. Certo per cogliere in pieno la musica e le atmosfere di
questi primi due album di Alan Sorrenti dovete lasciarvi trasportare per cogliere momenti indimenticabili.
Serenesse
Ti ho salutata un giorno di caldo stringendomi al letto girando le spalle al tuo ultimo sguardo. Volevo strisciare, baciare i tuoi piedi e chiedere a un altro di prendere il mio posto per essere libero di venire con te Serenesse, Serenesse, ritorna. Il sole è di troppo per un uomo solo che ti cerca illuso e si ritrova straniero in cento strade diverse con il desiderio di avere il tuo viso il giovane corpo che gioca con il mio sorriso Serenesse, Serenesse, ritorna. Odio le cose, le strade, la gente che ti vedono vivere in questo momento e contro il mio odio e la mia paura io provo a tagliare un esile tronco sul quale passare dall’altra sponda dove sei tu ad amare Serenesse, Serenesse, ritorna
Buon viaggio da JANKADJSTRUMMER