The FINISTER “ Suburbs of mind” Red Cat Records
I’m the dream the eternal vision of a passive wakeful man
the truth that talks with false I’m a vertigo around the void,
a bore without the walls
Io sono il sogno, l’eterna visione Sono una vertigine intorno al vuoto
un pozzo senza le pareti di un passivo uomo senza sonno.
La verità che parla con il falso.
Un pomeriggio d’estate ho ricevuto una telefonata di una amica, che non vedevo da tempo, dal passato punk che, tra i convenevoli, mi ha parlato di una band di giovanissimi fiorentini che stava promuovendo il loro disco d’esordio e che ci teneva a farmi ascoltare l’album appena stampato, abbiamo fissato un incontro e davanti ad un bel aperitivo, ha messo su il disco, parte il brano d’apertura “The morning star” e mi sono sentito travolto dal suono energico e carico di forza dirompente, siamo sicuri che si tratta di una band agli esordi, ho pensato, ho preso la copertina del disco,The Finister “ Suburbs of mind “, il libretto con in copertina una pennellata molto evocativa, all’interno testi in inglese ed una bella foto dei 4 ragazzotti forse anche under 21 che rimanda alla psichedelia americana, sono loro, una giovane band che, a dispetto dell’età, ha assimilato e fatto propri gli insegnamenti dei grandi gruppi. Nelle dieci tracce che compongono il disco è facile scorgere le molteplici influenze musicali ma è tanto difficile fonderle in un suono originale, personale che abbia corpo e anima. Non è per niente scontato amalgamare elettronica, suoni progressive, sonorità psichedeliche senza cadere nel vortice del deja-vu, i Finister ci sono riusciti, giocando coi suoni classici del rock, riuscendo a sfornare brani moderni, intensi, corposi e capaci di toccare i sentimenti e ad emozionare, qualcosa di molto raro nel nostro panorama musicale dove è facile cadere nella tentazione di suonare un pop- rock stereotipato adatto alle radio e ai talent musicali televisivi. Al gruppo, dicevo, è facile accostare l’elettronica di ispirazione tedesca, il progressive dei Pink Floyd o dei Van der Graaf Generator o il new rock dei Muse e dei Radiohead ma lo ritengo un giochetto riduttivo utile solo per dargli una etichetta ma che non rende merito a questi ragazzi che dimostrano molta competenza tecnica, puro talento musicale e compositivo. Ci sono brani del disco che mi hanno veramente impressionato, quello d’apertura The Morning Star, la stella del mattino, quasi a voler profetizzare l’inizio di questo viaggio al centro della musica che i 4 ragazzi si accingono ad intraprendere, un brano variegato in cui le incursioni del sax, il magistrale accompagnamento delle tastiere ad opera di Orlando Cialli e la voce e la chitarra nel crescendo conclusivo di Elia Rinaldi, si rivelano veramente convincenti e maturi. Ma il loro biglietto da visita è “Bite The Snake”, pubblicato anche come singolo e da cui è stato tratto un video promozionale, in cui ci si può sbizzarrire nella ricerca dei loro fari musicali: tastiere psichedeliche che si intrecciano con un assolo di chiara matrice progressive mentre basso e batteria affidati a Leonardo Brambilla e Lorenzo Burgio fanno da padroni e seguono un riff classico di chitarra squisitamente rock, qui è sorprendente la voce di Elia che spazia nei vari stili canori: indie, blues psichedelico creando una tensione perenne nel brano. The Way (I Used to Know) è un brano lieve, un blues alternativo che viene fuori nella parte finale in un crescendo sofferto di chitarra e voce e sax che ricordaJeff Buckley. Segue A Decadent Story, un brano dalla forte personalità perché azzarda nella costruzione del brano e nelle sonorità, che crea un suono pungente, energico, con un finale che colpisce come una lama tagliente per poi adagiarsi su suoni prog. più solenni. My Howl nasce come una ballata delicata, sofferta, ma come spesso accade, i FINISTER divagano e dirottano verso altri lidi a loro più congeniali fatti di energia e passione che rendono il brano quasi un trip lisergico. I due brani che seguono Levity e Ocean of Thrills hanno una costruzione simile, fatta di rock indie intriso di elettronica e psichedelia in cui non è difficile scorgere le atmosfere pinkfloydiane ma stravolte e personalizzate con grande maestria dal gruppo che le modella a proprio piacimento e le arricchisce di soluzioni parecchio innovative dimostrando le indubbie capacità della band.
Segue The Key che sembra un brano riempitivo, un riff di chitarra avvincente ma ripetitivo ma che convince man mano che va avanti ed entra il resto della band e in particolare con l’intervento possente del sax che rende corale il suono, semplicemente grandioso! Anche Here the Sun parte in sordina quasi una ballata come tante ma che ben presto riesce a avvolgere e condurre nei territori FINISTER intrisi di passioni ed inquietudini giovanili. Il disco si chiude con un altro grande pezzo Everything Goes Black che ha un incipit che sembra una appendice del leggendario Atom Heart Mother dei Pink Floyd, dolcezza, suono onirico fino al crescendo vocale e strumentale che è ormai diventato il loro punto di forza e che conferma che siamo al cospetto di una band matura capace di sorprendere e potenzialmente aspirare a vette ben più alte a livello internazionale. Disco fortemente consigliato e un ringraziamento particolare alla mia amica Viviana London che mi ha passato il disco. JANKADJSTRUMMER
TRACKLIST
- The Morning Star
- Bite the Snake
- The Way (I Used To Know)
- A Decadent Story
- My Howl
- Levity
- Oceans of Thrills
- The Key
- Here the Sun
- Everything Goes Back
FORMAZIONE
ELIA RINALDI Chitarra & Voce
ORLANDO CIALLI Tastiere & Sax & Cori
LEONARDO BRAMBILLA Basso & Cori
LORENZO BURGIO Batteria & Cori