RIASCOLTATI PER VOI – King Crimson – In The Court Of Crimson King
“In The Court Of The Crimson King” è il capolavoro assoluto del progressive rock inglese, l’album d’esordio diventato subito una pietra miliare del genere. Capolavoro già dalla copertina affidata all’artista Barry Goodberg morto giovanissimo dopo un anno dalla pubblicazione. Raffigura idealmente l’uomo schizoide del XXI° secolo che urla la sua follia. Siamo nel 1969, un periodo in cui sulla scena britannica sono già fioriti gruppi progressive quali i Genesis, gli YES e i Pink Floyd. Siamo in piena era progressive, genere musicale influenzato molto dal jazz e dalla musica classica Il genio di Robert Fripp unito alla sua prima formazione, guidata dal paroliere Peter Sinfield, sfornano con cura queste cinque tracce, incatenate tra di loro, nel tentativo di creare un classico “concept album “.
Il filo conduttore dell’album sta nella ricerca del suono che viene fatta con puntigliosità, quindi ogni nota è studiata, ponderata per dare il risultato migliore, originalità a tutti i costi che porta a risultati veramente grandiosi. Una delle novità di questo suono è dato dall’utilizzo del mellotron, una sorta di sintetizzatore, che sarà usato anche dai Pink Floyd, con cui si riproducono elettronicamente suoni simili a quelli degli archi e dei cori. E’ grazie anche a questo strumento che Fripp e soci riescono ad aprire la musica rock alle melodie e al ventaglio di possibilità che la musica classica, il jazz, e l’elettronica riescono a dare. L’inizio dell’album è qualcosa di travolgente : La voce distorta di Greg Lake, futuro leader degli Emerson, Lake & Palmer, mette un tassello del puzzle con “21th Century Schizoid Man” un brano aggressivo, una esplosione di suoni che mette alle corde l’ascoltatore con la sua progressione musicale. Un inizio disarmante, una composizione frenetica, ma allo stesso tempo melodica, che si incastra alla perfezione con la seconda traccia dell’album: “I Talk To The Wind” in cui i toni sono più dolci, l’atmosfera è eterea, sognante, il flauto di Ian McDonald che si fonde con la tranquillità della voce di Lake, poi l’umore cambia immediatamente resta la melodia ma si è colpiti dalla triste “Epitaph” con un testo ancora una volta pregno di pessimismo e di malinconia.Vi propongo qui, il testo tradotto per rendere l’idea dello stato d’animo e dell’intensità lirica.
Il muro su cui scrivono i profeti
Si sta rompendo le cuciture
Sotto gli strumenti della morte
La luce del sole splende raggiante
Quando ogni uomo è fatto a pezzi
Con gli incubi e con i sogni
Nessuno toglierà la corona di foglie di lauro?
Mentre il silenzio sommerge le urla
Tra i cancelli di ferro del destino
Venivano seminati i semi del tempo
e annaffiati dalle scritture di coloro
Che conoscono e che sono conosciuti
La conoscenza è un amico mortale
Quando nessuno imposta le regole
Il destino di ogni tipo di uomo che vedo
E’ nelle mani degli stupidi
La confusione sarà il mio epitaffio
Mentre striscio per un sentiero crepato e sfasciato
Se ce la facciamo possiamo sederci tutti
E ridere
Ma ho paura che domani starò piangendo
Si, ho paura che domani starò piangendo
Il lato B del disco comincia con Moonchild, la traccia più lunga dell’album pregna di psichedalia e di minimalismo. La prima parte, cantata, è una breve ballata accompagnata dall’arpeggio della chitarra di Fripp unito alle percussioni di Mike Giles; mentre la seconda parte è una sperimentazione, una improvvisazione pura e semplice che potrebbe essere il preludio alla musica elettronica ambient . Siamo in attesa dell’epilogo, si sta per entrare alla corte del Re Cremisi, ad annunciare c’è il suono del Mellotron che incalza sulla voce di Lake coadiuvata dal un coro ossessivo, pungente, bellissimo l’assolo di flauto di Ian McDonald. C’è molta teatralità in questo pezzo e tutto è impreziosito, arricchito da toni di barocco, componenti principali e strutturali del progressive rock.. Il finale è epico, è il giusto epilogo di un viaggio che suggella non soltanto la title-track, ma lascia stupiti per tutto ciò che il viaggio che abbiamo intrapreso con questo album ha saputo comunicarci. Questo è un album rivoluzionario, riascoltarlo oggi, a 50 anni dalla sua uscita, sembra che abbia già detto tutto ciò che la musica poteva dire, si spazia dal classicismo all’avanguardia con dei modelli nuovi, originali capaci di durare nel tempo. “In The Court Of The Crimson King”, è il manifesto del rock progressivo, è un’opera ricca di creatività, geniale, straripante di idee, che apre gli orizzonti nascosti e che conduce in terre inesplorate: un faro imprescindibile per tutti quelli che intraprendono un viaggio nel grande oceano del rock.
Buon ascolto o riascolto da Jankadjstrummer