IL VIDEOCLIP: QUANDO È LA PELLICOLA AD ESSERE AL SERVIZIO DELLA MUSICA

Share on Facebook

videoclip

È buffo come i colori del vero mondo divengano veramente veri soltanto quando uno li vede sullo schermo.”

intro

IL VIDEOCLIP: QUANDO È LA PELLICOLA AD ESSERE AL SERVIZIO DELLA MUSICA

mtv-tv-sky1

Tuttavia, negli anni 70, un altro fenomeno stava invadendo le nostre case: si trattava della televisione a colori. Sebbene l’Italia sarà l’ultimo paese europeo ad adottare questa tecnologia, nel 1968, tantissime famiglie del mondo industrializzato stavano già usufruendo di questo strumento di comunicazione che dava una nuova vita alle immagini.
Ovvio che il mondo della musica non potesse rimanere indifferente a questa novità tecnologica ed in particolare quello del Rock/Pop, che da sempre, attraverso la cover dei loro LP, cercavano di trasmettere un alone “fantasy” alle loro interpretazioni.
L’avvento della TVC, porta con sé anche una serie di canali non più generalisti come si era visto fino ad allora, ma emittenti private “specializzate”.
Fra queste spicca MTV, mostro sacro delle stazioni dedicate alle band che vede la luce nel 1981 e lancia il primo videoclip “performance”: “Video Killed the Radio Star” dei “The Buggles”. Un clip che sembra quasi una profezia annunciando non solo fine della supremazia della radio come mezzo di comunicazione di massa, ma dando anche il via all’uso degli effetti speciali per dare più “forza” alla musica che andranno via via in un crescendo continuo con l’evoluzione della “Computer Graphics” ( dagli effetti speciali al compositing in 3D n.d.m).

La TV rafforza il suo punto di forza non soltanto grazie al colore, ma soprattutto grazie all’introduzione della trasmissione audio stereofonica. Questo salto tecnologico spinge i costruttori di televisori a sviluppare tutta la componente audio di essi, che fino ad allora era stata tenuta in secondo piano visto che la parte più importante era l’immagine. È così che la sezione audio migliora con casse dotate di altoparlanti per toni bassi ed alti, con potenze crescenti che arrivano anche ai 40 watt e oltre per canale, andando a fare concorrenza ad un impianto hi-fi. Ma gli altoparlanti sono ancora troppo vicini, separati dalla sola dimensione dello schermo, ed ecco che ‘Philips’ introduce nei suoi televisori il deep stereo che separa in modo evidente il suono dei due canali: siamo al capostipite del Dolby Surround.
Tornando ai videoclip, se possiamo considerare quello dei “The Buggles” un po’ la pietra miliare, occorre tuttavia considerare che già i Beatles con “Strawberry Fields Forever alla fine degli anni 60 realizzarono un filmato ai tempi all’avanguardia per gli effetti scenografici disponibili: dallo “slow motion” al fermo immagine, dal rewind alla sovrapposizione di fotogrammi. Considerando che siamo ancora alla pellicola e non al digitale, sono passi importanti e già si intuisce la volontà di “stupire” attraverso gli effetti speciali.
Un discorso a parte ma degno di menzione meritano infine anche film nati da opere rock come “Tommy” degli Who. In particolare, di “Tommy” è epica l’interpretazione di Elton John in “Pinball Wizard”, a fianco di Roger Daltrey. Ma ancora, chi non ha visto i “Pink Floyd a Pompei?
I media evolvono, dal vinile  ( e dalla cassette n.d.m) si passa al CD, da questo al DVD. Internet avanza grazie ai sistemi di telecomunicazioni sempre più performanti e nel 2005 avviene la vera svolta per la musica da guardare: nasce YouTube che diventerà la piattaforma più importante per la fruizione dei videoclip.

Di certo le band hanno saputo sfruttare appieno il progresso dell’elettronica e se oggi possiamo dare un senso a “Confortably numb dei Pink Floyd guardando il suo video o stare insieme a Freddie Mercury su un treno in corsa nelle campagne inglesi in “Breakthru”, guardandolo sul nostro smartphone ed ascoltando il suo ritmo trainante nei nostri Earpods con il volume al massimo, forse (forse), occorre chiederci perché in un mondo così fortemente digitalizzato come il nostro, si assiste ad una rinascita del vinile e alla ristampa di quelle cover.

Di certo il videoclip  è coinvolgente ma ci ha blindato quel desiderio di fantasticare che faceva volare ognuno di noi in un mondo proprio guardando quelle cover.
Il ‘videoclip’ non lo guardavamo su uno schermo LCD, ma era dentro la nostra mente che si formava, ascoltando la musica e contemplando la cover fra le nostre mani.

Altheadimare

millenium21
Ringrazio il caro amico C. direttore di produzione Mediaset, per il tempo dedicatomi e per gli spunti che mi ha dato sulla evoluzione delle broadcasting televisive.

 

IL VIDEOCLIP: QUANDO È LA PELLICOLA AD ESSERE AL SERVIZIO DELLA MUSICAultima modifica: 2021-12-16T01:45:03+01:00da AltheaDiMare

7 Comments Add yours

  1. Duca scrive:

    I Buggles al bar con 200 lire li si ascoltava al jubox, mi sembra di ricordare nel 1986 se nn erro. Io avevo il 45 giri e non ricordo il retro. Forse ce l’ho ancora nella casa dove abitavo. Ho ascoltato molto quel brano e ankora oggi lo si sente in radio, ke tempi!

  2. CrossPurposes scrive:

    Bel post. Bentornata Althea!

  3. Nel revisionare il bell’articolo di Althea ho aggiunto alcune note, e soprattutto mi sono gustata Queen – Breakthru più volte! Con Althea ci siamo confrontate a lungo sui contenuti e lei ha colto anche l’opportunità e la necessità di approfondire le fonti, intervistando un direttore di produzione. Tutto ciò mi piace. Mille

  4. AleKuroNeko scrive:

    I miei complimenti, questo post oltre ad essere bello è anche ben scritto. Se si parte dai primi videoclip e si arriva ai giorni nostri, si può osservare l’upgrade qualitativo di cui hanno beneficiato grazie all’introduzione di innovazioni come la CGI tanto per citarne una. Mi viene in mente lo scalpore che fece nel 99′ il video “What’s It Gonna Be?!” di Busta Rhymes e Janet Jackson per l’uso assurdo dei VFX presenti, una figata pazzesca! Oggi quegli stessi video ci fanno letteralmente “un baffo”, con l’avvento della CGI, tutti possono diventare modelli 3D alla Hatsune Miku per intenderci. Ma anche la musica in sè si è evoluta, basti pensare che ora si canta con il Vocaloid. Quindi boh, penso che sarebbe stato interessante e forse anche più completo inserire delle nozioni anche più attuali non solo storiche in questo post.

    1. Ciao Kuroneko, nelle note ho anticipato proprio info analoghe come avrai notato . E di questo certamente sì parlerà anche alle luce dei nuovi ingaggi e linguaggi in corso; ovviamente anche tu avresti campo libero a parlarne, così come aspettiamo ancora il tuo post sulle musiciste made in Japan…Mille

  5. AltheaDiMare scrive:

    Ciao a tutti, innanzi tutto vorrei dire che sto sempre più affezionandomi a questa community per gli spazi che permette di creare, impossibili da sviluppare sui social attuali che si basano più su un impatto di immagini e brevi superficiali commenti accompagnati a dei “mi piace”. Tuttavia, dati gli spazi messi a disposizione, poi occorre riempirli. Mille è un vulcano di idee e fantasia e io non sarei arrivata a tanto se non ci fosse stato dietro a me il suo incoraggiamento e .. e poi la sua esperienza. Che dire? come ho già detto, ma rischio di ripetermi MILLE sa utilizzare al meglio questi spazi dati a disposizione da Libero. Io, utente eternamente connessa al mondo social di Instagram, Tiktok, Ask ecc.. ho scoperto il significato di questa chat soprattutto grazie a questo blog che mi ha permesso di esprimermi ben oltre un semplice “like” o commentino che sono il “de facto standard” della comunicazione della mia generazione. Spero che altri miei coetanei comincino ad avvicinarsi a un blog come questo, esattamente come ho fatto io perché “my generation” ha tante cose da dire ..come me ..ma un po’ a perso la volontà di esprimersi. Althea

  6. Cara piccola mia Althea innanzitutto tu dimostri molta più maturità di tanti adulti che si considerano navigati. Va sempre tenuto presente questo cambio epocale che, si, favorisce la comunicazione digitale, e in questo i nativi sono nel pieno del medium ma checchè se ne dica, quelli che vi approcciano per tentativi, e spesso si disperdono nel ‘buongiornismo,’ sono pressoché inutili al potenziale virtuale. Questo, permette e facilita le relazioni per chiunque, ma la quintessenza della rete, se vogliamo ‘nomen nomen’ di fare rete, è condividere nel miglior sharing una propria idea. Sebbene leggermente in decadenza il blog può permettere, più di una chat estemporanea, di un social rapido, l’estrincarsi di una condizione di eccellenza.

Lascia un commento

Se possiedi già una registrazione clicca su entra, oppure lascia un commento come anonimo (Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato ma sarà visibile all'autore del blog).
I campi obbligatori sono contrassegnati *.