È Festa! Un fenomeno palpabile. Il nostro Prog Rock: ce lo racconta la Gen Zeta

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 Prog Rock

 

Prog Rock. Per un’articolista della generazione Zeta nativa digitale, e interconnessa, in grado di intercettare informazioni sul web può essere semplice trattare un argomento musicale del passato, tuttavia la caratteristica degli articoli di Millenium è di accedere quanto più possibile alle fonti testimoniali e soprattutto ‘marcare’ i racconti di chi c’era. Ecco, il Rock e il Prog di si cui tratta qui è senza dubbio un “patrimonio dell’umanità” a cui tutti possono avere accesso, ma con la Gen Z possono entrare in campo direttamente i protagonisti di quei tempi, e sono i padri e i nonni dei nati appunto dopo il 1995.
Così ‘Althea di mare’ giovane autrice di Millenium21 ha convocato direttamente i suoi per raccontarci come ha vissuto letteralmente investita dal sound del rock progressivo italiano.
Tra le altre cose, infine, la PFM citata compie 50 anni di attività musicale ed “È Festa”
Mille

 

Alla “Mostra dello strumento” del 1971 c’era un prototipo di Moog, il secondo, perché fino a quel momento lo possedeva solo Keith Emerson, che lo aveva ricevuto dal signor Robert Moog l’ingegnere che lo inventò nel ’64,  in persona. Eravamo estasiati. “Quanto costa?”, chiesi. Costava uno sfracello e mezzo. E noi uno sfracello e mezzo non l’avevamo. Allora dissi: “Guarda, io penso che questo strumento potrebbe veramente dare una svolta alla musica italiana. Dallo a noi e ne venderai almeno dieci”. Allora il proprietario ci diede il moog. Con il suo suono incidemmo “Impressioni di Settembre”. Uscì il disco e fu un botto pazzesco (Franz Di Cioccio).

Ancora una volta, devo prendere spunto dai miei ricordi di alcuni anni fa, quando, ascoltavo in auto con mio padre, un compact disc di nome Atlantide di un complesso per me ignoto che si chiamava The Trip.
Era un CD che lui da audiofilo pignolo e sfegatato, si era fatto masterizzando il vinile originale facendosi la copertina per il caddy del compact, con la stampante a colori dell’ufficio, che riproduceva fedelmente la cover del disco.
Era una musica che ti caricava di una bomba di energia peggio di una lattina di Redbull e nell’impianto dell’auto di mille Watt ci faceva correre come i ‘missili del popolo di Atlantide’, sull’Autofiori (A10 Genova Ventimiglia) e sulle serpeggianti provinciali che ci portavano verso la nostra casa di montagna in un’atmosfera surreale. Quasi che vedessi un film girato al doppio della velocità normale (ma mio padre è sempre stato un big foot come testimoniano le tante raccomandate verdi arrivate per via dei tutor e degli autovelox bruciati).
Atlantide, è stato il mio primo contatto con la musica rock progressive italiana. Un piccolo BIT rimasto quiescente per tanti anni nella mia memoria, fino a che Millenium gestito con esplosiva energia, l’ha fatto riaccendere dentro la mia testa con il desiderio di andare ad approfondire un fenomeno di come alcune importanti band, quali la Premiata Forneria Marconi, le Orme, il Banco del Mutuo Soccorso, ovviamente The Trip, hanno interpretato a modo loro il Rock Progressive – notoriamente di sola matrice britannica (n.d.m)- , arrivando a dei livelli di popolarità come nel caso della PFM che per i loro brani sono stati apprezzati all’estero anche da mostri sacri come i Genesis. Lo confesso, non sono un’esperta di questi temi come altri autori di Millenium. Tuttavia, è stata la volontà di conoscere a fondo questo fenomeno che mi ha spinto a fare una ricerca appoggiandomi sia ai miei familiari che a cari amici di chat per poterne parlare da Gen Zeta che sono.

Prog Rock

La prima ricerca è stata sulla PFM e qui ho chiesto lumi a mio nonno materno, che ai tempi saliva fino a Bollate in provincia di Milano con 4 amici in una scassata Fiat 600 per ascoltare in una discoteca che oggi si chiama Ganesh ai tempi conosciuta come “Carta Vetrata“, un gruppo con il nome di Krel che ai tempi spaccava una cifra. Era un locale in cui quasi sempre, mi raccontava, si finiva in rissa per una ragazza o per ragioni politiche, in mezzo a una nube di maria e pakistano che caricava gli animi. Tuttavia, per il desiderio di ascoltare questo gruppo si affrontavano strada e rischi di qualche scazzottata.
Inutile dire che i Krel sarebbero diventati presto la PFM e che molti giovani studenti dell’epoca  avrebbero ballato i lenti magari in una cantina di qualche amico, in locali improvvisati con luci Wood fluorescenti, e quelle psichedeliche fatte con un semaforo “trovato” chissà dove, sulle note della Canzone del Sole di Lucio Battisti o su quelle di Impressioni di Settembre della nostra band.

E’ proprio con “Impressioni di Settembre” che fa uno dei primi esordi in Italia un nuovo strumento musicale, il Moog – quel sintetizzatore che sapeva di terra, di cielo, di mare e di tutte queste cose insieme. La PFM  che nel 1972,  50 anni fa, iniziava l’avventura nel rock, conquista così, con questo brano, i primi posti delle classifiche italiane ed europee. Il pezzo, melodico, parte lentamente con un lungo vocale di Mussida per raccogliere i brividi della nostra pelle con una salita delle batterie del grand Franz di Cioccio, e infine esplodere nel lungo assolo del sintetizzatore elettronico a lanciare una tavolozza di colori dell’estate settembrina davanti ai nostri o(re)cchi! Il punto forte di PFM è a mio parere il sapere unire in uno splendido mix di note, timbri e voci, il melodico tipicamente italiano con l’Hard Rock ed il Prog Rock inglese, ed un esempio è appunto il brano “E Festa!” dove ritroviamo questa indiavolata tarantella che galleggia su un fondo di Rock: “con il richiamo ad esserci a esserci e a impegnarsi senza delegare o aspettare chissà quale nuova occasione.”

Ritmi che hanno fatto sbroccare mostri sacri come Peter Gabriel e la band degli ELP. Ma se la PFM  è stato il gruppo più conosciuto,  le Orme di cui ho potuto apprezzare soltanto brani come Gioco di Bimba, hanno inciso fortemente nel panorama musicale italiano assieme all’altra grande banda di prog rock italiano, ai livelli internazionali, come il Banco del Mutuo Soccorso. La loro complessità merita un capitolo a parte, trovandomi non del tutto allineata emotivamente, quasi annoiata dalla loro ricercatezza di temi e accordi che non fanno parte della mia cultura generazionale, come me alcuni  coetanei a cui avevo fatto ascoltare i brani dall’iphone negli earpdos; ciò potrà  innescare  una buona discussione con i puristi del rock, che pure me ne avevano trasferito l’importanza. Emerge anche un tema sociale del grosso baratro culturale e di valori che esiste fra la  generazione  zeta dedita a  Blanco, Fedez, Sfera Ebbasta o influenzata dal background familiare e sociale  in cui  è cresciuta –    e quella di chi ha vissuto gli anni 70, l’epoca dei cosiddetti valori, e averne ricevuto alcuni input.

Tutt’altra storia per una band che mi è stata suggerita da mio padre (e non poteva essere altrimenti visto che era tipicamente Genoana), a me totalmente sconosciuta: i New Trolls. Mi hanno entusiasmata con il loro album Concerto Grosso, che per certi versi, come impostazione mi ha fatto venire in mente “A Night To the Opera” degli indimenticabili Queen.
In entrambi si cerca il matrimonio fra classica e rock. Ma se l’album dei Queen è diventato un best seller mondiale grazie anche alla potenza vocale dell’indimenticabile Freddie, Concerto Grosso per me riesce meglio in questa impresa e diventa forse l’opera Prog Rock più bella che ho sentito finora.
L’influenza rock è comunque spinta visto che i New Trolls avevano iniziato la loro carriera facendo gli “apripista” per uno dei complessi + quotati del rock mondiale quali i Rolling Stones. Tuttavia ancora un volta la vena melodica italiana,  un nostro vero timbro DOP, la rende unica, ricca di pathos e anche la famosa frase di William Shakespeare: “to die, to sleep, maybe to dream”, riesce ad assumere un altro significato, di una dolcezza unica e ti fa desiderare di ballare stretta forte alla persona che più ami sotto quella luce di Wood e sotto quelle psichedeliche rosse verdi ed arancio di un urbano semaforo arrivato chissà da dove.

Althea

È Festa! Un fenomeno palpabile. Il nostro Prog Rock: ce lo racconta la Gen Zetaultima modifica: 2022-02-07T00:46:46+01:00da AltheaDiMare

34 Comments Add yours

  1. hrc.rossano scrive:

    Brava Althea, mi hai fatto rivivere dei momenti molto belli della mia giovinezza…Concordo su “Concerto grosso per i New Trolls” un album molto interessante, ma non sono d’accordo sul tuo giudizio in merito alle Orme…Sono stati un gruppo molto valido ed apprezzati anche da personaggi molto importanti del panorama pop inglese, capaci di creare ottimi pezzi

    1. Ciao Rossano, grazie intanto del tuo pensiero, in merito al punto di vista di Althea e della Gen Z se ne è discusso ulteriormente tanto da integrare il paragrafo… proprio sulla legittima diversità tra la generazioni. grazieⲘⳕⳑⳑⲉ

  2. CrossPurposes scrive:

    New Trolls:

    Forse non tutti sanno (qualcuno magari lo sa anche ma non se lo ricorda) che i New Trolls furono per alcuni anni la band di accompagnamento di Fabrizio De André in tour. E Fabrizio diede un contributo decisivo alla realizzazione del loro primo disco “Senza orario ne bandiera” del 1968, quando si trattava di calare in musica i versi del poeta anarchico Mannerini (Mannerini che, ha scritto anche il Cantico dei Drogati in Tutti Morimmo a Stento di De André, sempre 1968).

    1. De Andrè è stato anche con Pfm e se non vado errata nel Live a Genova del ’79…rompendo il tabù del cantautore minimalista

      1. CrossPurposes scrive:

        Si, infatti l’ho scritto nel commento dopo dedicato alla PFM del loro live/tournée con De André

        1. È un focus importante la rottura di uno schema, come lo sviluppo delle sonorità più elettriche per gli autoriali…tanto che ti ho anticipato Cross…

          1. CrossPurposes scrive:

            Tu anticipi tutti, ti si adora anche per questo Mille .. hai una capacita di sintesi e reazione davvero invidiabili, e te lo dico con sincera stima 🙂

  3. CrossPurposes scrive:

    PFM:

    Loro sono stati i più bravi a sdoganarsi dai confini italiani, creando presto un catalogo internazione affiancato a quello interno con le canzoni in inglese (grazie al contributo di Pete Sinfield dei King Crimson) e questo ha fatto la differenza all’estero, anche grazie ai connotati della loro musica dalle tinte più internazionali rispetto ad altri gruppo nostrani. Poi il tour con De André nel 1979, che è stato un altro evento incrocio di commistioni di generi, loro sono stati molto bravi a dare respiro con la musica ai testi di Fabrizio, che di colori e respiro ne hanno a iosa ma spesso erano strozzati dagli arrangiamenti stringati da chansonnier. Tutto questo ha anche contribuito a sdoganare la PFM anche al di fuori del cerchio progressive, nel senso che anche appassionati di altri generi trovano empatia in questo gruppo mentre trovano più ostici altri (BMS, Orme, Area, ecc..). Poi c’è il jolly di Impressioni di Settembre (testo di Mogol) che con quella frase di Moog ha segnato un’epoca, a chi non piace quel brano? A proposito di Impressioni, come saprete esistono due versioni, quella singolo (postata da Althea di 4:24 con la frase di Moog molto più incisiva) e la versione standard sul disco “Storia di un minuto”, più lunga ma .. per usare un linguaggio giovanile, spacca di meno. Fuori dal periodo sacro dei primi dischi più progressivi, io amo molto Stati di Immaginazione, un album di brani solo strumentali accompagnati da proiezioni video mentre loro suonavano sul palco, li vidi nel 2005-2006 e ne rimasi estasiato, quando si sente che uno ha la musica nel sangue e ama quello che fa.

    1. In parte dissento sulla notorietà dei gurppi di prog rock italiano all’estero in specie riguardo al BMS tanto che lo stesso Nocenzi in anteprima dell’Uscita di ‘Transiberiana’ spiegò di aver ricevuto una lettera/articoli di congratulazioni da una nota rivista di musica britannica che elogiava il sorpasso del loro sound rispetto al nativo progressive inglese… lo avevo accennato, posso ritrovare l’articolo in cui ciò è raccontato..

  4. CrossPurposes scrive:

    Nel corso degli anni (ormai possiamo dire decenni visto che parliamo di dischi dei primi anni 70) anche gli altri si sono fatti sotto, ma quei primi anni non c’era storia riguardo all’internazionalizzazione. Ricordiamo sempre che in quei primi anni ti conoscevano se andavi a suonare fuori (e il pubblico anglosassone se lo stupivi), se avevi dischi in lingu aiutava assai,, la PFM ha aperto la strada a tutti. Il Banco era “ancora” un fenomeno molto più domestico, anche se per niente inferiori alla PFM, anzi.

    1. ..aggiungerei però che mentre la PFm con l’ultimo disco Ho Sognato Pecore Elettriche”/ “I Dreamed of Electric Sheep’ (in doppia versione: italiana e inglese) e almeno dalle prime tracce ascoltate sembra perdere mordente e orientarsi verso un’aurea più leggera tipicamente pop, il BancoMS timbra e conclama l’nternazionalizzazione oggi, dopo un lungo percorso che non ha mai tradito le origini …sbaglierò ma ..

      1. CrossPurposes scrive:

        La Pfm, nel corso della sua lunghissima carriera (che è stata più costantemente longeva rispetto agli altri) ha abbracciato più volte il pop … (se ascoltiamo la roba anni 80 tipo suonare suonare … per fare un esempio), c’è anche da dire una cosa però. Del cuore della PFM ormai è rimasto poco, prima Premoli, era se ne è andato anche Franco Mussida (nell’ultimo disco hanno chiamato Steve Hackett ex Genesis a suonare). Rimane di Cioccio e Djivas del nucleo storico. Però poi dipende anche dall’ambizione nel voler fare le cose, e non solo per farle. Ascolti Vittorio Nocenzi che parla di Transiberiana e capisci tante cose, la generosa ambizione di volerci essere per avere qualcosa di sincero da dire. E capisci anche perché il cuore del Banco pulsa ancora, a fronte di una musica che non può permettersi di scimmiottare i lustri passati. Il Banco la ridimensionata la ebbe con l’uscita di Gianni Nocenzi, si interruppe quel dialogo fruttuoso tra fratelli diversi come il giorno e la notte ma assai complementari.

  5. CrossPurposes scrive:

    Banco del Mutuo Soccorso:

    Posso capire la riluttanza di Althea verso un mondo molto distante da quello attuale, e da una musica che ad un primo ascolto appare anche forse più datata e meno internazionale ma .. non si può parlare del progressive italiano e in particolare del Banco senza esaminarne le proprie peculiarità che valgono a qualificarli e distinguerli dagli altri.

    Il cuore pulsante dei BMS sono i fratelli Nocenzi, Vittorio e Gianni, uno amante delle tastiere moderne e delle avanguardie strumentali musicali in pieno stile progressive, l’altro Gianni un pianista classico tout-court amante dello stile classico. Di fatto questo ha connotato la loro musica, l’alternanza (a volte anche armonizzazione insieme) tra i due stili, tra classico e moderno che hanno reso la loro musica un unicum nel genere, anche a costo di sembrare a volte prolissi e per qualcuno leziosi (io trovo più lezioso a volte Emerson in certe sue performance piuttosto che lo stile fresco di Gianni ma sono opinioni in libertà). Nell’era del progressive che consacra gli strumenti a tasti e delle contaminazioni tra rock e altri generi, loro suonavano due piani insieme contemporaneamente unendo tutta la musica dall’alba fino alle ultime tendenze strumentali. Chiaro che a lungo questi alternarsi nei brani può sembrare prolisso, ma è il loro mood. Se chiedevi ai Nocenzi se loro si sentivano progressive ti guardavano male e ti rispondevano … noi siamo e vogliamo essere musicisti e non essere ingabbiati in stili musicali. Certo, questo può apparire ostico, e molto italico, perché noi italiani siamo etichettati (anche negli insegnamenti universitari) di essere enciclopedici in ogni cosa in cui ci cimentiamo. Ma ache per questo il Banco non solo connota di gran lunga il progressive italiano, ma dimostra, quanto a sintesi, che il progressive italiano non è stato inferiore a nessuno, nemmeno a quello inglese. I primi anni con i due Nocenzi, i primi tre dischi, sono stellari. Poi Francesco di Giacomo, la sua voce, le sue interpretazioni, anche i suoi testi (che infila Ludocivo Ariosto in in Volo, che riflette in modo lucido e dissacrante sul tema dell’evoluzione dell’uomo nel concept Darwin). Io quando ascolto il finale di R.I.P. o Metamorfosi, le parole, le musiche, la sua voce, la sua interpretazione, ogni volta mi si bagnano gli occhi. Chiudo con … Onore a Vittorio Nocenzi che a distanza di quasi 20 anni dal precedente disco, dopo la perdita di due giganti come Rodolfo Maltese e Francesco DI Giacomo che caratterizzavano in modo inequivocabile il Banco, ha rimesso in discussione tutto facendo un bel concept come “Transiberiana”, aiutato dal figlio., la tradizione che si aggiorna senza autoreferenzialità, con un grande tema, il viaggio di una vita, attraverso la suggestiva metafora della Transiberiana, la ferrovia più lunga del mondo a bordo della quale si sta interi giorni attraversando diversi paesaggi, da Mosca a Vladivostok.

    1. Ecco capitolo sul Banco a parte saltato, bella questa tua lunga digressione su BMS, nel mentre Althea mi scrive che dovrebbero regalarmi Lettera 22 la mitica Olivetti usata da Indro Montanelli, Biagi, e dalla Fallaci..insomma ..per generazioni in confronto ci sta!

  6. AltheaDiMare scrive:

    Ciao a tutti, immaginavo che avrei sollevato un dibattito con questo mio articolo. Durante lo sviluppo di esso, confrontandomi con i miei famigliari che hanno vissuto gli anni 68-70 mi sono resa conto di quel gap di valori che esistono fra la nostra generazione e la loro. Valori che si riflettono nella musica dell’epoca. Una musica di ricerca e spesso di non allineamento a certi criteri di orecchiabilità dei brani da cassetta. Tuttavia come ho detto a Mille (e qua la ragione ANCHE di poterle donare una macchina da scrivere che non è un semplice strumento di lavoro ma una “penna meccanica” usata da grandi nomi che hanno fatto la storia del giornalismo italiano), il suggerimento di scrivere di “esportare queste sua potenza di comunicazione a noi. Lei ha la capacità di fare, come ha fatto con me… “esplodere” certe curiosità… volontà di “esplorare” e … cercare di comprendere una epoca che noi GenZeta conosciamo mooolto superficialmente. Un mondo di rivoluzioni culturali, del movimento studentesco. Un mondo di forti sentimenti che io ho colto in Concerto Grosso come in Impressioni di Settembre che hanno un forte potere evocativo. Insomma.. Io ho scritto le mie esperienze di volo su un periodo sociale molto complesso che ancora faccio fatica a comprendere, che non è narrato nei libri di storia. Però questo blog potrebbe essere una interessante appendice dei nostri libri, perché narra/insegna informazioni/valori/costumi che per noi sono un “black hole” e se noi (intendo noi over2000) siamo così.. è anche perché ci sono mancate queste radici per costruirci in un modo diverso da quello che siamo ora. Beh scusate la spatafiata e se sono uscita dal seminato. Ma forse un giorno sarebbe bello avere una.. cento mille Mille che vanno in giro per le scuole superiori a tenere delle conferenze su quello che io ho trovato in questo blog.

    Althea, una GenZeta

  7. Duca scrive:

    Allora io direi che il lavoro di Althea deve essere elogiato per come è stato scritto, non è da tutti e sono il primo a dire che non sarei all’altezza di poterlo fare, congratulazioni vivissimi, c’è l’hai fatto rivivere con parole tue e testimonianze, dunque non hai preso niente a nessuno, a me personalmente fa piacere sapere che ci siano persone più giovani interessate sia alla musica che hai modi di vivere di quell’epoca storica, hai ragione quando parli di radici, oggi giorno mancano le basi per costruire qualcosa nella propria vita, già e non è bello da vedere.
    Sui gruppi di quell’epoca che hai citato è vero che PFM gli è andata forse più ricca rispetto ad altri ma non di tanto, è anche vero che BMS ha mantenuto la sua sonorità e musica di un certo tipo, ma è anche vero che Demetrio Stratos degli AREA era il migliore cantante del Prog italiano come Le Orme all’uscita di Felona e Sorona dunque nel 73 siano andati a suonare per tutto il Regno Unito in una miriade di date in collaborazione artistica con Keith Emerson e i VDGG, insomma ognuno di questi probabilmente i più importanti e come gli Osanna di Alan Sorrenti, Il Balletto di Bronzo, i Goblin stessi di Prondo Rosso e chi più ne ha più ne metta, avevano degli obiettivi ben precisi a loro modo, e se devo essere sincero per come la vedo io il nostro, Prog non ha nulla da invidiare a quello inglese anche se sono un po’ diversi, qualche tempo fa dicevo che per certi versi il nostro era anche più complesso con molto più classicismo rispetto a quello inglese, quindi va bene così e per le nuove generazioni se approfondissero di più non solo il Prog ma Anke il funky, il fusion, il blues e qualche pennellata di jazz che se pure duro da comprendere è a volte noioso fa capire la difficoltà di comporre e il pensiero di chi compone, un po’ come l’articolo di Althea, brava hai fatto una bella cosa e brava Mille per l’atmosfera in questo blog

    1. Grazie per il tuo intervento, so che sei un estimatore delle Orme, ne avevo pubblicato qualche brano in bacheca in tempi non sospetti*_* e forse puoi raccontarci qualcosa tu! Cmq a proposito di Goblin come avevo già accennato ho pubblicato un articolo sui plagi e assonanze di brani musicali ed ho iniziato presentando ‘Profondi Rossi’, con i Goblin che ispirano Dua Lipa, grazie ancora. Mille

  8. CrossPurposes scrive:

    Duca, Stratos in quanto a voce era inarrivabile, fu anche studiato per questo, purtroppo è stato molto sfortunato. Il progressive italiano è stato caratterizzato da mille rivoli diversi tra loro, alcuni sono diventati fiumi, altri sono rimasti ruscelli. A me vengono in mente anche i Perigeo (a casa ho il loro Azimuth) e chissà quanti altri che ho ascoltato. Nel progressive italiano, una via speciale e unica, mai troppo ricordata a dire il vero, visto il futuro successo acquisito come cantautore, fu quella di Franco Battiato che negli anni sessanta partì per Milano, dove all’epoca andavano tutti a cercar fortuna presso la Ricordi. Dopo un inizio melodico leggero italiano, a differenza di tanti colleghi che poi svoltarono nel cantautorato (spesso seguendo sulle orme di Dylan), lui nei primi anni settanta ripiegò sull’avanguardismo sperimentale, fatto di nuove sonorità, ma anche di tematiche provocanti al imite dello scioccante. I suoi primi dischi presso la Bla Bla Records (Fetus, Pollution, Sulle Corde di Aries, Clic, Mr Elle Le Gladiateur ) per poi ripiegare, sulle orme di Stockhausen sull’intimismo della musica d’avanguardia più colta e intimista. anche con venature classiche (passando anche all’etichetta Ricordi). Con L’Egitto prima delle Sabbie (1978) con un brano costruito su un unico accordo vinse proprio il premo Stockhausen. Battiato portò in Italia il VCS3, quello che usarono i Pink Floyd per On The Run su Dark Side of The Moon. Col VCS3 tra le tante cose fece la memorabile “Propiedad prohibida” sull’album Clic, poi usata nella sigla del TG2 Dossier (anche qui analogia coi Pink Floyd, la loro One of These Days da Meddle utilizzata come sigla di Dribbling.

    1. Non ti dico speciale Battiato o BMS…*_*ma cercare di seguire più rivoli possibili, dalla discografia ai concept degli Album, soprattutto captare curiosità e chicche all’interno del fenomeno musicale propriamente detto. Grazie per i dettagli di arricchimento. Mille

  9. Duca scrive:

    Si Mille è vero che conosco abbastanza bene Le Orme, anche come avete visto ho avuto modo di scambiarci qualche parola però non voglio parlarne in questo commento anche perché è l’articolo di Althea, qui semmai bisognerebbe proprio parlare di questo perché sulla PFM c’è ne sarebbe da dire come tutti gli altri gruppi Prog,
    Vorrei aggiungere sulla PFM che della formazione originale probabilmente c’è solo Di Cioccio attualmente, Patrick Djivas è arrivato dopo, altro elemento che uscì presto dalla PFM è Mauro Pagani, ora maestro d’orchestra anche sul palco di S. Remo, quest’anno nn ho fatto caso se c’era ma gli altri anni era sempre presente, violinista e pure polistrumentista, come anche Lucio Fabbri, altro mega musicista eclettico che dovrebbe essere ancora dentro nella PFM, Mussida uscì qualche anno fa per impegni anche didattici, insegna al CPM di Milano, nn ricordo come si chiamava il primo bassista, dovrei fare una ricerca ma ok, negli anni si rivoluzionó molto a livello musicale come dice Cross si sono messi in un genere da anni 80 tutto x stare dentro ai canoni di vendita e per stare al passo con i tempi, dedicando Maestro della Voce proprio al super e unico Demetrio Stratos, altri 2 brani che a me piacciono tanto sono il Banchetto e Suonare Suonare, anche se il genere si è evoluto, in pratica hanno fatto di tutto e di più via che i primi PFM sono quelli che adoro

    1. Intanto da quel che mi risulta il bel Pagani dopo aver tentato la carriera solista è approdato, con la sua formazione alla direzione del festival di musica popolare ( dopo quella di Ambrogio Sparagna) tra i più noti al mondo “La Notte della Taranta”. Quanto a Demetrio, volevo confermare la sua bravura già nel commento di Cross, quando mi capita di ascoltare quel timbro di voce forte caldo e profondo mi sembra di sconfinare nell’antica gracia direttamente….

  10. Dott. Catazzo scrive:

    ciao Althea ignoro molto della musica che trattate, posso definirmi senza falsa modestia un ignorante in questo blog. Tuttavia mi ha colpito il legame con tuo padre, la strada come una pista di uno scorrere veloce e le canzoni sono un processo di codici e simboli, tramandati e condivisi. Il raccontare i tuoi famigliari attraverso la musica e con la musica, costruire relazioni parentali come se fosse una co costruzione di identità in movimento che si tramandano di generazione in generazioni.. questo ho colto nel tuo racconto…

  11. CrossPurposes scrive:

    PFM… dal celebre Live in Usa

    Celebration (È festa)
    Quando al minuto 5:50 entra Impressioni di Settembre … spacca

    https://youtu.be/7PnvE0ChYms

  12. CrossPurposes scrive:

    Progressive Italiano

    Visto che siamo partiti da Genova

    Tra gli insospettabili, alle origini, i Matia Bazar

    Quando Cassano entra col Moog
    Eccezionale Antonella Ruggero

    Cavallo Bianco

    https://youtu.be/D25DecwUG5Q

  13. CrossPurposes scrive:

    A proposito di PFM/Area, il bassista Patrick Djivas era degli Area, prima di approdare alla PFM. Negli Area sarà sostituito da Ares Tavolazzi (che poi ha suonato tante volte Guccini, vedi il celebre Live Fra la via Emilia e il West)

    1. cassetta2 scrive:

      A Lecco imperversavano gli ormai dimenticati Biglietto per l’inferno: https://youtu.be/Obqj6uLa_C0

      1. sto ascoltando grazie Mille*_*

  14. Duca scrive:

    A proposito dei Biglietto Per L’inferno qualche anno fa il tastierista vendeva il suo Hammond storico per una cifra banalissima, qualcosa come 1600 €, altriobel gruppo, tanto di cappello.

    1. così li conoscevi eh Duca! Sai che la voce non è male (chi è)…anche di Hammond danno giù

  15. Duca scrive:

    No Mille assolutamente sono un gruppo strong, un po’ di anni fa hanno suonato al Verona Prog, ci sono venuti più di una volta, questi però non li ho visti e me ne sono pentito, in quei giorni sono venuti a suonare gli inglesi Pendragon, sono i nipoti dei Pink Floyd, imperversavano negli anni 80 90,hanno un brano che è la copia di confortably numb come strutturato, ci assomiglia molto, non mi chiedete il titolo perché non lo ricordo, e che facevano da spalla c’era un gruppo milanese che oltre che fare musica propria suonavano musica dei Genesis, Suppers ready compresa, sembrava di sentire Peter Gabriel alla voce, comunque visti 2 volte anche questi 2 gruppi, il cantante è Simone Rossetti, ma la memoria sie è arrugginita, ho pure dei dischi, quindi ho dovuto scegliere la serata, e così persi i Biglietto Per L’inferno, dunque pentito e amareggiato, volevo approfondire, a questo punto lo devo fare anche x la musica stessa che hanno composto, tipo Il Balletto Di Bronzo, sono circa sulla stessa linea. Spero di non annoiarvi con le mie storie.

  16. Duca scrive:

    Il gruppo milanese sono i The Watch, sono tostissimi, ascoltare x credere

  17. siamonel2022 scrive:

    Tutto molto bello complimenti ma alla maggior parte della mia generazione la musica di quegli anni non interessa. Non capisco se questo è un blog di musica o un blog dei tempi andati.

    1. Grazie, questo è un blog giovanissimo! Ha cinque mesi di vita …Collettivo, per cui si selezionano anche autori e proposte. L’indirizzo non è solo musica (rock), ci sono articoli e racconti di diverso genere. Basta navigarlo. Aspetto la tua candidatura, Mille

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