La vecchia cassapanca dimenticata nel sottotetto, impolverata e con alcune macchie di umidità in un angolo, si svegliò di soprassalto dal suo lungo sonno. Sentì due mani piccole, ma decise, afferrare i due fermi, farli scattare… veramente se ne aprì solo uno, l’altro rimase al suo posto.
Si svegliò completamente e vide la donna inginocchiata davanti a sé che con le dita cercava di tirare il fermo incastrato. “La mia piccola Amore!” disse la cassapanca. La guardò meglio, era cambiata, ma non c’erano dubbi, era sempre lei. Non era più una bambina, ma una donna ormai. Aveva conservato i riccioli rossi e ribelli, un sorriso delicato, gli occhi grandi e luminosi che le donavano una espressione triste e dolce.
La cassapanca si concentrò sul fermo arrugginito ed attese. Amore riprovò a tirare e la cassapanca stavolta fece vibrare leggermente il proprio coperchio. La molla scattò sollevandolo. Sentì le mani frugare, sollevare vestiti e spostare lenzuola. Le sentì afferrare una scatola di metallo. Amore sospirò e la depose delicatamente in grembo. Restò così, fissando la scatola per qualche minuto prima di decidersi ad aprirla. Dentro vi erano piccolissimi piattini con le tazzine, una teiera, dei minuscoli pentolini ed una caffettiera. Amore passò le dita sopra quei giocattoli senza afferrarne nessuno. Li sfiorò appena, come aveva fatto mille volte da bambina, per paura di rovinarli.
Si passò una mano sugli occhi, per asciugare una lacrima. Chiuse la scatola e se la portò stretta al cuore, la fissò, indecisa se portarla con sé, poi lentamente la depose nella cassapanca, tra una copertina consumata ed una vestaglia di seta rosa. Si alzò in piedi, un sorriso da bambina le illuminò il volto mentre chiudeva il coperchio della cassapanca. Chiuse piano i due fermi che stavolta ubbidirono senza sbagliare e si girò per scendere le scale.
– Ciao piccola Amore – le disse la cassapanca sottovoce vedendola scomparire.
© Il passo