La cassapanca

La vecchia cassapanca dimenticata nel sottotetto, impolverata e con alcune macchie di umidità in un angolo, si svegliò di soprassalto dal suo lungo sonno. Sentì due mani piccole, ma decise, afferrare i due fermi, farli scattare… veramente se ne aprìattic solo uno, l’altro rimase al suo posto.

Si svegliò completamente e vide la donna inginocchiata davanti a sé che con le dita cercava di tirare il fermo incastrato. “La mia piccola Amore!” disse la cassapanca. La guardò meglio, era cambiata, ma non c’erano dubbi, era sempre lei. Non era più una bambina, ma una donna ormai. Aveva conservato i riccioli rossi e ribelli, un sorriso delicato, gli occhi grandi e luminosi che le donavano una espressione triste e dolce.

La cassapanca si concentrò sul fermo arrugginito ed attese. Amore riprovò a tirare e la cassapanca stavolta fece vibrare leggermente il proprio coperchio. La molla scattò sollevandolo. Sentì le mani frugare, sollevare vestiti e spostare lenzuola. Le sentì afferrare una scatola di metallo. Amore sospirò e la depose delicatamente in grembo. Restò così, fissando la scatola per qualche minuto prima di decidersi ad aprirla. Dentro vi erano piccolissimi piattini con le tazzine, una teiera, dei minuscoli pentolini ed una caffettiera. Amore passò le dita sopra quei giocattoli senza afferrarne nessuno. Li sfiorò appena, come aveva fatto mille volte da bambina, per paura di rovinarli.

Si passò una mano sugli occhi, per asciugare una lacrima. Chiuse la scatola e se la portò stretta al cuore, la fissò, indecisa se portarla con sé, poi lentamente la depose nella cassapanca, tra una copertina consumata ed una vestaglia di seta rosa. Si alzò in piedi, un sorriso da bambina le illuminò il volto mentre chiudeva il coperchio della cassapanca. Chiuse piano i due fermi che stavolta ubbidirono senza sbagliare e si girò per scendere le scale.

– Ciao piccola Amore –  le disse la cassapanca sottovoce vedendola scomparire.

© Il passo

Amore senza tempo

OIP

Era molto che non mi sedevo fuori a guardare la luna. Sapevo che l’avrei vista alta nel cielo pronta a tuffarsi dietro le case, nella sua lunga rincorsa verso il sole. L’asfalto trema in una buffa danza fatta di calore e luce. Mi manchi.

Vedo nella mente il tuo sorriso che nasce dalle labbra ed illumina tutto il tuo volto. Che illumina il mio. I tuoi ricci mossi da una invisibile brezza che ti accarezza. Guardo le mie mani che disegnano archi in aria. Sorrido.

Chiudo gli occhi mentre rivedo i tuoi trasparenti, limpidi, assorbire la luce della luna.

© Il passo

 

Piega la luce morente
l’aria bollente ed immobile.

Trema in un sospiro 
ricordo di un sorriso, 

in attesa della luna.

 

© Il passo

 

L’anguana

buso delle anguane collage-2La piccola anguana si tuffò nell’acqua gelida del fiume non appena vide la coppia avvicinarsi. L’acqua la accolse gorgogliando e spandendo piccoli brillantini argentati.

Da sotto il pelo dell’acqua si fermò a guardarli. Erano abbracciati ed ogni tanto si baciavano. Lui era un viso noto, lo aveva già visto al parco, ma c’era qualcosa di diverso, brillava sorridente. Lei era bellissima, nel suo cappottino bianco ed i capelli rossi come l’agrifoglio. Non la aveva mai vista prima, ma aveva qualcosa di familiare.  Quando la vide girarsi, si immerse il più possibile. Sembrò che la stesse seguendo con lo sguardo, ma non era possibile.

Una graziosa serie di cerchi concentrici si aprì dove l’anguana si era immersa.

– Devo avvicinarmi – pensò la giovane fata riemergendo piano per osservare meglio la coppia. Vide che lui stava indicando i nidi d’aironi. Non sentì cosa disse, ma vide lei ridere e stringersi a lui ancora più stretta. L’aria dei loro respiri formava piccole nuvole di condensa. Si perse a guardarle, a seguire la breve danza che quei respiri univa in unico vortice per poi sciogliersi tra i rami di una betulla.

Senza accorgersene l’anguana si era avvicinata alla riva. La testa completamente fuori dall’acqua, la bianca tunica che danzava con la corrente. Vide che la donna la guardava e fu presa dal terrore. Annaspò, inghiottì un po’ di acqua gelata e… Si accorse che lei le stava sorridendo. La vide portarsi un dito alle labbra per tranquillizzarla, chiudendo piano gli occhi.

La piccola anguana non si mosse dallo stupore. Ma come? Non si era né spaventata né stupita, non aveva urlato. Comprese così che cosa avesse visto di familiare in lei e le sorrise a sua volta.

Si accertò che l’uomo fosse ancora girato di spalle e scivolò silenziosa alle sue spalle. Con le dita lasciò cadere alcune gocce d’acqua sulla coppia e si diresse nuovamente verso il fiume.

Alzò una mano in un veloce saluto, vide la donna, fatta una carezza all’uomo, ricambiare il saluto e si tuffò nell’acqua.

Il fiume catturò alcuni raggi di sole e sparse brillantini luminosi nel punto dove la fatina era scomparsa.
La corrente li disperse.
© Il passo

il fiocco

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Spostai la sedia e la misi davanti alla finestra.

Il buio fuori faceva da schermo ed il vetro riflesse la mia immagine distorta dalle goccioline di condensa. Spensi la luce.

Il balcone, sferzato dalla pioggia, apparve tra le ombre. Guardai alla ricerca di un fiocco di neve. Uno solo. Me ne bastava uno in mezzo a tutte quelle gocce d’acqua. Uno.

La pioggia tamburellò sul tetto e sul terrazzo. Colpiva rumorosamente il pavimento. Con la coda dell’occhio lo vidi. Un riflesso colpì la finestra, un bagliore bianco e poi un altro. Un altro ancora.

Lenti e non lineari atterrarono piano. In mezzo a tutta quell’acqua alcuni fiocchi cristallini si posarono sul terrazzo. Catturarono la tenue luce dei lampioni e si spensero in un sospiro.

Nello sciogliersi, prima di tornare a confondersi con l’acqua, uno lanciò un ultimo riflesso di luce verso di me.

Mi alzai e rimisi la sedia al suo posto.

© Il passo

Volo da te

nebbia
©

Accarezzo l’aria del tuo mattino, raccogliendo fiori di foschia affinché risplendi il sole al tuo risveglio.

Il pensiero di te canta nella mente e le mie labbra assaggiano il sapore dei tuoi baci.

Un altro, un altro ancora, non spezzare le mie ali… Volo da te.

 Tra le tue braccia, dipinto è il mio orizzonte, ha regalato un filo di luce la luna al mio cuore ed un ago senza cruna ricama stelle d’amore.

Soffiami un bacio ed un altro ancora, sospira il mio nome come sai fare ed io… volerò da te amore.

© L’incanto