#testdrive Performance #fuoristrada nelle campagne rivierasche con la regina dell’offroad

 

Con #LandRover #Discovery per affrontare condizioni di terreno estreme come se si trattasse di una strada normale

Fango, limo, erba, pantano e acqua alta non bastano per fermare uno dei modelli di punta della Casa britannica

Sembra che fino a ora abbiamo scherzato. Abbiamo provato tre #LandRover e niente fuoristrada. Un po’ ci siamo cimentati con la Nuova Discovery, ricordate? Tremila, sei cilindri, 245 CV: ci ha portati sul greto del fiume Isonzo. Ed è stato come …bere un bicchier d’acqua. Stavolta, vorremmo andare un po’ oltre. Però, abitando nelle terre rivierasche, nella #RivieraFriulana, di opportunità ne abbiamo poche. Qui è tutto pianeggiante. E per quanto riguarda il fuoristrada, quello non diciamo estremo, ma un po’ più deciso, il fiume non va bene: il Tagliamento è profondo e le rive sono scoscese. Quindi è impossibile correre con l’acqua sopra ai mozzi delle ruote. Ci sarebbe la spiaggia, ma in questa stagione ci sono gli ombrelloni. E ogni escursione o anche il solo tentativo sarebbe subito segnalato. E sanzionato. E allora? Magari la spiaggia della #RivieraVeneta . Ma non ne conosciamo le caratteristiche, i fondali, l’andamento della profondità in prossimità della spiaggia. Le campagne attorno alla Laguna di Marano, o di Grado? Le opere di bonifica le hanno prosciugate. Non ci resta che tentare nelle campagne del #Veneto Orientale. In Comune di San Michele, oltre le acque lagunari che separano #Bibione dalla Terraferma, i terreni sono poco permeabili, e spesso si formano aree fangose e difficili, spesso impossibili da percorrere. Proviamo. Imbocchiamo la strada per Bibione. Prima del ponte all’entrata della città, giriamo a destra e cominciamo a percorrere la strada che costeggia la Litoranea Veneta, dal lato della terraferma.

Obiettivo: Terzo Bacino.

Una serie di terreni coltivati delimitati dai canali di irrigazioni. Che spesso sono l’habitat prescelto dalle nutrie. E da altri animali selvatici. La strada, asfaltata, ci permette di testare ancora la tenuta della #LandRover #Discovery Sport: cilindrata di 2000 cc, quattro cilindri, diesel, 250 CV, 4WD. Ruote da 22 crossover. Sospensioni e assetto variabile e adattato elettronicamente dall’auto al tipo di terreno o fondale che intendiamo percorrere. Interni con rifiniture di alto livello, con sedili comodi che consentono di apprezzare con la massima comodità ogni tipo di percorso fuoristrada. Senza sentire minimamente gli effetti delle asperità del terreno. Una delle caratteristiche della #DIscovery Sport è quella di essere in grado di

trainare rimorchi molto pesanti.

Molto più pesanti delle aspettative. La nonna della Nuova Discovery era stata ritratta più di trent’anni fa, mentre trainava un treno passeggeri. Anche per il nuovo modello è stato realizzato un video nel quale la si vede trainare due vecchie e pesanti carrozze passeggeri, su un altrettanto datato ponte ferroviario ad arco sospeso sul vuoto. Ma su questo test ritorneremo in un’altra occasione. Stavolta, finalmente, credo che ci potremo tuffare nel pantano. In fondo a una strada rurale, intravvedo infatti, in lontananza, una grande chiazza marrone con riflessi argentei. Quindi? Quindi,

là in fondo c’è il pantano che cercavo.

Ai lati campi coltivati. La strada è ricoperta d’erba. Si vedono soltanto le canalette, i solchi scavati nel terreno imbevuto d’acqua piovana, tra l’altro piene di buche. Con un’auto normale, credo che dopo i primi dieci metri, dovremmo prendere in mano il cellulare e chiamare il soccorso ACI. In questo caso, saremmo agevolati dalla efficientissima assistenza #LandRover, che assicura l’arrivo del

carro attrezzi entro 20 minuti,

ovunque ci si trovi. Semplicemente premendo il pulsante di soccorso situato accanto allo specchietto retrovisore. Un sistema di geo localizzazione dell’auto permette al servizio assistenza di attivare immediatamente l’intervento di soccorso stradale. E, se necessario, anche di quello sanitario. Ma proseguiamo lungo il viottolo campestre. È talmente viscido che la Discovery si scompone più volte. Stenta a procedere diritta. Anche perché schiacciamo sull’acceleratore per vedere che cosa accadrà. Nella consapevolezza, che

250 CV siano davvero sufficienti per ripristinare in ogni istante il percorso prescelto.

Le ‘sabbie mobili’ sono sempre più vicine. E la prova del 9 è oramai arrivata. Entro nella gigantesca pozzanghera di fango. Di quello scuro, nero. Che se ci camminate sopra non riuscite nemmeno a rimanere in piedi. Acc.! È più profonda di quello che pensavo. Acqua e fango arrivano quasi a metà portiera. Procedo piano, dopo avere attivato la funzione per il fondo con scarsa aderenza, scegliendo tra i tastini situati davanti al comando del cambio. Però, vuoi per l’adrenalina che sale causata dal timore di rimanere bloccato lì dentro e di dover attendere l’ignominoso arrivo del carro attrezzi o di un trattore salvifico, vuoi per l’adrenalina che prende ogni pilota, e/o test driver quando si tratta di aggredire le asperità sfruttando i Cavalli, ovvero pigiando a fondo sull’acceleratore, compio questa imprescindibile azione. Che, ritengo in un ragionamento istantaneo ma indispensabile per togliere le castagne dal fuoco, mi dovrebbe allontanare da questo pantano, che peraltro mi sono cercato, e riportare su un percorso …normale. Bene! Il tempo necessario per sviluppare quest’azione è stato lungo credo dieci volte di meno rispetto a quello che avete impiegato per leggere questa frase. E il risultato mi ha ricordato che 250 CV sono tanti, anche per un’auto che pesa un paio di tonnellate:

#Discovery è schizzata fuori dalla viscidissima trappola

saltando come una cavalletta oltre gli ondulati solchi e le profonde pozzanghere. Quasi come se avesse voluto scrollarsele di dosso. Come avete capito, in pochi secondi mi sono ritrovato fuori dal tratturo, proiettato verso la strada asfaltata e la civiltà. Quindi? Quindi, finalmente, anche se per pochi secondi, abbiamo fatto fuoristrada, come una vera fuoristrada. E ora? Ora sarà il caso di fare rientro. Si avvicina il tramonto. Che ci godremo dai suggestivi scorci della pianura rivierasca. Da bordo di questa #LandRover che non poteva non essere al livello della serie di auto che porta il nome #Discovery.

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#testdrive #LandRover #Discovery Sport potente e confortevole fuoristrada

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Sorella minore della famiglia Discovery dispone di …soli 240 CV per 2000 kg di peso

Quando l’ho presa in consegna forse l’avevo sottovalutata. Avevo dimenticato di averla provata, seppur sommariamente e da trasportato, nel set di testdrive alla #Barcolana a Trieste. Perché, avevo poi avuto modo di conoscere a fondo la Discovery 3000 diesel 6 cilindri Hse da 249 CV. Che ha sette posti di default, ed è superaccessoriata. Ma dispone anche di una scocca molto importante e voluminosa. La Discovery Sport è un po’ più piccola, 2000 cc, cambio automatico a quattro ruote motrici come l’altra. Ma… mi ero dimenticato che viene promossa come un cavallo da tiro. A #Trieste era proposta con attaccato al gancio di traino il carrello con a bordo una barca a vela. In un video promo viene presentata mentre, su un vecchio ponte ad arco sospeso sul vuoto di una valle profonda,

traina due vecchie carrozze ferroviarie passeggeri…

La Discovery Sport è la terza auto di Jaguar-Land Rover che provo. Dopo anche l’esclusiva Evoque Cabrio. Ma non finisco mai di stupirmi. Per quanta cura sia messa nell’assicurare confort al guidatore e ai passeggeri, su un fuoristrada puro, capace però di grandi prestazioni anche su strada. Come al solito, la formazione motoristica di base mi continua a far considerare le auto e le moto per la loro potenza, e stando alle caratteristiche delle auto di una volta, a trascurare la curva di coppia della potenza del motore. La sua capacità di rispondere a bassi regimi, che per un fuoristrada che aspira a essere utilizzato come una moto da trial, è fondamentale. Per questo, nel primo viaggio, ho fatto sfogliare a chi era in auto con me il libretto dell’auto, e nella penombra, ancorché all’occorrenza si disponga di un’ottima illuminazione interna, mi sento leggere una cifra: 177. Vabbè, ho pensato. È più piccola di quella precedente. 180 CV non sono tantissimi, ma nemmeno pochi. Vediamo: superato il casello dell’autostrada ho girato la praticissima manopolona posizionata al centro del tunnel tra i sedili, sensibile come quella del comando del volume di un impianto Hi-Fi. Premendola leggermente, perché ero già in movimento, e spostandola nella posizione S Sport. E ho schiacciato a fondo l’acceleratore. Ho capito che non si trattava di 177 CV, bensì di 170 KW.

Ovvero: 240 CV. Quasi come la sorella maggiore… Sì, però con circa seicento kg di peso in meno.

Ma questa prerogativa la valuteremo meglio nel fuoristrada. Vediamo i consumi: nella norma per un SUV fuoristrada di questa mole. Affrontabili e gestibili. Proseguiamo il viaggio accendendo l’impianto Meridian con gli effetti surround. Mi sono spaventato quando qualcosa ha cominciato a farmi muovere i pantaloni al di sotto del ginocchio. Dopo una minuziosa verifica, ho capito subito che non si trattava di qualche animale entrato nell’abitacolo, né di un insetto. E nemmeno del getto d’aria dell’impianto di climatizzazione. Era semplicemente frutto dello spostamento d’aria generato dal subwoofer. Che senza essere invasivo, concorre a rendere più pieno lo spettacolo della musica a bordo.

Confort? In linea con gli standard elevati di #Jaguar e #LandRover.

Con i sedili da salotto pregiato. Il tettuccio completamente finestrato per farci apprezzare il paesaggio circostante. Che all’occorrenza si può oscurare con una paratia a scorrimento elettrico. Facciamo un giro per Milano prima di rientrare. Il carattere grintoso della Discovery Sport è racchiuso in una veste elegante che ammorbidisce la struttura del fuoristrada per antonomasia. Così, anche nel cuore della capitale economica del Paese non ci farà sfigurare. Ci attira il grattacielo Unicredit. Il sottostante piazzale Gae Aulenti con le sue fresche fontane. Ma in particolare la risto-libreria Feltrinelli. Che nella mia città non c’è ancora. All’entrata incontriamo i primi libri dal tono ironico: cosa non fare al volante di un fuoristrada. Non è il nostro caso per la #LandRover è versatile. Scelgo un altro volume illustrato sugli errori da non fare in barca in crociera, di Davide Besana. Pensare al mare nel cuore della city fa rilassare come guidare un vero SUV fuoristrada. Anche il parcheggio della Discovery era stato in pieno confort, ancorchè in un sacrificato multipiano. Il display centrale di grandi dimensioni, e una telecamera con la simulazione dello spazio di manovra prescelto assicurano relax al guidatore pure in questa operazione, anche ai principianti.

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#testdrive Viaggiare e sentirsi come a casa sulla #Volvo V90

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Per una macchina così importante i consumi ridoti senza sacrificare le prestazioni sono un elemento caratterizzante

Uscire di casa la mattina senza il pensiero di dover percorrere un lungo tratto di strada nel traffico urbano ed extraurbano. Vi può capitare, se guidate la Volvo V90. Una stationwagon che racchiude al suo interno un comodo e pregiato salotto viaggiante. Corredato di tutti i confort che un’auto d’oggi può assicurare a chi sale a bordo. Dotazioni avanzate e uno studio ergonomico e adattivo decisamente accurato fanno sì che la V90 si posizioni oltre le aspettative. Una piacevole scoperta, ogni giorno di guida. Sembra studiata per assecondare le attese del conducente e del passeggero. Mi spiego meglio. La mettete in moto. Le date il comando di marcia normale con la leva sul tunnel centrale, e sempre avvolti dal silenzio vi avviate senza preoccuparvi gestire il motore, il cambio, perfino i freni. Tanto sono morbide la sua marcia e sono dolci le sensazioni che trasmette. Ciò

nonostante il motore sia pronto e generoso,

è un 2000 cc diesel da 190 CV, che con il cambio automatico, quando serve, non se lo fa dire due volte, e spinge l’auto, di grandi dimensioni, oltre il pericolo, a concludere rapidamente il sorpasso, a raggiungere in fretta la curva successiva. Tanto che, a ogni buon conto, sul parabrezza, proprio di fronte alle pupille di chi guida, sono proiettate, ma si possono escludere se dovessero dare fastidio, la velocità effettiva e il limite di  velocità. Con una precisione inequivocabile, perché la V90 legge i cartelli stradali con le stesse telecamere che vi consentono di guidare assistiti nel seguire la carreggiata o vi preallertano della vicinanza di un ciclista o di un pedone o di un ostacolo imprevisto. Un sistema che non è attivato dal navigatore bensì dalla realtà che vi circonda. Capite che da questo, ad accendere il

sistema audio Bower & Wilkins, ritenuto uno dei migliori impianti musicali del mondo automobilistico,

con un subwoofer ventilato e integrato nella carrozzeria, per essere avvolti dalla grande musica il passo è breve. Oggi c’è il sole. Quindi, rimaniamo nella #RivieraFriulana per goderci il verde della #natura che viene risvegliata dalla #primavera. Dal casello dell’autostrada A4 di Latisana, risaliamo le terre rivierasche, terre di risorgiva. Valorizzate in questi decenni dall’agricoltura, ma anche dall’itticoltura. La presenza di acque di risorgiva, le acque di fiumi che si insinuano nel sottosuolo per poi ritornare spontaneamente in superfice, ha indotto una quarantina d’anni allo sviluppo dell’itticoltura: quest’area è oggi leader in Europa per la produzione di pesce d’acqua dolce da allevamento. Ma le acque sotterranee che sgorgano dal terreno in polle spontanee tra una vegetazione in alcune zone di brughiera in altre lussureggiante, generano anche fiumi di acque limpide e fresche, attorno alle quali si sviluppa una natura rigogliosa. Quello principale è il fiume Stella. Percorribile anche con imbarcazioni di medie dimensioni per un lungo tratto, e con gommoni o barche piatte fino a Rivignano. Così, per stradine di campagna che ci permettono di testare l’assetto, la docilità, l’intuitività della guida, raggiungiamo Ariis di Rivignano, dove, tra le vasche di un ex allevamento ittico ha sede l’acquario dell’Ente tutela pesca del Friuli Venezia Giulia. Un’occasione da non perdere per un tuffo tra le biodiversità ittiche che popolano le acque dolci del territorio regionale. Sorge di fronte alla storica e suggestiva Villa Ottelio, e accanto alle anse del fiume. Ora però si è fatto tardi ed è ora di ritornare verso il mare.

#charlieinauto78  

#testdrive #Volvo V90 #testroad nella montagna pordenonese per provare una delle regine delle SW

Docile e adattiva sulle balze di una prova speciale storica dei rallies del Nordest

Morbida come il velluto nell’arrampicata lungo una mulattiera

Oggi viaggiamo davvero comodi. Su un’auto che non ci fa sentire problemi di spazio. Vista da fuori non cela gli ampi volumi interni. Anche se sono distribuiti in lunghezza e in larghezza. Per dare corpo a una linea morbida ma grintosa. Perché si tratta di una SW. Di quella che è considerata una delle Regine delle station wagon. La #Volvo V90 D4 ha iniziato a coccolarci fin da quando abbiamo iniziato questo nostro viaggio a bordo dell’auto svedese. A parte vecchi ricordi rallystici, #Volvo, negli ultimi anni ci evocava la

#Volvo Ocean Race,

una delle regate più estreme in equipaggio e a tappe attorno al mondo. Nella quale sono impegnati un velista friulano, Alberto Bolzan, che ha vinto la tappa più recente, la più dura, da xx ad Auckland, e la triestina xxx Klapcic. Salire a bordo della V90 è stata davvero una bella sorpresa. Fari che intendono cancellare ogni angolo buoi della nostra visuale, una guida adattiva che non ci fa pesare i suoi interventi, nemmeno se forziamo un po’ la mano. Ci dà la sensazione di

guidare sul velluto.

Facile a dirsi! – commenterete: su una superstrada o in pianura è semplice stare comodi in auto e guidare in relax. Così decidiamo di mettere la Volvo V90 D4 alla prova. Riepilogando: 2000 cc diesel, 190 CV 4 ruote motrici. E fin qui, la scheda si discosta di poco dalla norma. Mancano l’eleganza delle rifiniture, l’accuratezza degli accessori, la comodità dei sedili. Che di solito si ritrovano su una gran turismo. Questa, invece, è quella che oltre una ventina d’anni fa avremmo chiamato un’auto familiare. Per arrivare alla pedemontana e alla montagna pordenonese assecondiamo il navigatore e toccata San Daniele del Friuli per un caffè e uno sguardo dalla cima del colle al panorama verso la valle del Tagliamento, ripartiamo verso Forgaria. Ci addentriamo nella zona montana e dopo Anduins, dove si correva una delle prime e più impegnative gare di regolarità motociclistica, e Vito d’Asio,

raggiungiamo Clauzetto.

Un paesaggio morbido, ricoperto da una folta vegetazione, che si alterna a tratti nei quali la pietra prevale sul bosco. Un territorio che presenta caratteristiche carsiche, con formazioni di calcare particolari, residui del paesaggio preistorico della zona: allora, il mare arrivava fin qui, ricopriva le Dolomiti sulle quali si trovano tutt’oggi i resti fossili di molluschi tra le rocce in quota. Ne consegue, che la strada è di montagna, si restringe e cambia frequentemente morfologia. Inducendoci a una guida attenta…, penserete. Attenta sì, ma per nulla stressante. Anzi. Il cambio automatico a 8 marce Geartronic se la cava benissimo da solo, senza lasciare mai l’auto in sofferenza su una rampa, o troppo su di giri quando il percorso diviene più scorrevole. Ma adesso viene il bello: la nostra meta, a Clauzetto, è

l’azienda faunistico venatoria di Gianluigi D’Orlandi.

Un paio di chilometri a monte delle grotte di Pradis, anch’esse da visitare. Sulla strada provinciale che ci collegherebbe a Tramonti, e attraverso il passo Rest, alla Carnia. Non a caso, questa strada è stata una prova speciale dei rally di San Martino di Castrozza, dell’Alpi orientali, del Piancacallo. Dopo avere percorso diversi chilometri di un tracciato nervoso e largo poco di più di una sola carreggiata, possiamo commentare che la V90 è davvero maneggevole, docile e morbida alla guida, comoda, reattiva: si guida con due dita sul volante anche su un percorso impegnativo come questo. Però… ci è sfuggita la strada di accesso all’azienda. Ritorniamo indietro, e la scorgiamo: poco più di una mulattiera sassosa, con i solchi tracciati dal passaggio delle auto, o più probabilmente di mezzi fuoristrada. Cerchiamo di rintracciare il proprietario. Fortunatamente il segnale del cellulare, seppur debole, arriva anche qui. E ci conferma che l’ingresso è proprio quello, esortandoci a entrare. Ruote da 19’, larghe, stradali, confortate da un assetto morbido e accondiscendente. Questo elemento, assieme al fatto che si tratta di una 4 wd, e che è nata tra le nevi della Svezia, ci fa intuire che, probabilmente, anche in queste condizioni la Volvo V90 D4 avrebbe sfoderato la sua classe ed eleganza, mettendoci a nostro agio. E così è stato. Abbiamo imboccato la mulattiera, dato gas, e l’auto

ha cominciato a inerpicarsi come se si trattasse di affrontare una normale strada asfaltata,

o nella peggiore delle ipotesi, con un fondo sterrato ma liscio come un biliardo. A un certo punto un bivio. E imbocchiamo la direzione sbagliata. Ce ne accorgiamo scorgendo oltre la radura auto fuoristrada lungo una direttrice diversa dalla nostra. E adesso? Troviamo uno spiazzo con uno spazio troppo esiguo per manovrare. Sposto la leva del comando centrale sulla posizione R, retromarcia, e sul grande display centrale si materializza l’immagine delle telecamere che mi fanno vedere l’auto dall’alto, come ripresa dal satellite, riproducendo fedelmente tutto quanto le sta attorno. In questo modo l’inversione di marcia è facilissima. Arriviamo così al centro visite, dove ci spiegano che ci troviamo in una realtà di oltre 200 ha, il compendio di una cava dismessa, allestito per dare modo a tutti di ammirare la flora e la fauna selvatica tipiche della montagna pordenonese. Altane, punti di osservazione, belvedere situati su percorsi segnalati ci permetteranno di osservare i camosci, i cervi, la lince, le aquile che nidificano nella zona. Con un po’ di fortuna anche l’orso, che però è meglio tenere a distanza. L’azienda si chiama

Monterossa, dal toponimo che forse prende il nome dai colori della montagna sovrastante, al tramonto.

Nella parte agrituristica dove si può anche alloggiare, ci fanno assaggiare il formaggio salato di Tramonti. L’erborinato di Tramonti di sotto, la minestra di riso con il ‘pestat’, una sorta di insaccato con lardo ed erbe aromati che che da tempi remoti, nelle valli, specialmente d’inverno serviva a insaporire le pietanze. Al termine della lezione sui sapori del territorio, un caffè preparato rigorosamente con la moka e quasi quasi… Andiamo ad ascoltarci un po’ di gran musica con l’impianto della Volvo? La suggestione del posto ci coinvolge e per questa volta scegliamo di affrontare un sentiero verso una serie di formazioni rocciose, che probabilmente racchiudono l’ingresso di qualche anfratto o di una grotta. E lì attorno i primi segnali della primavera ci arrivano dal mondo vegetale.

#charlieinauto77

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#Mini #JohnCooperWorks #Countryman ALL4 da 231 CV come a Dakar ma #testdrive sulla neve

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L’erede dell’icona sportiva degli anni ’70 ora ha vinto quattro volte la Dakar

Una bella giornata di sole in pieno inverno. Una finestra tra un periodo uggioso e l’arrivo del Burian, il gelido vento siberiano. Quindi? Il momento adatto per andare nella neve. Per lo sc, però, sono un po’ fuori allenamento. Per lo sci nordico, quello da fondo, intendo. Per il quale avrei privilegiato il Tarvisiano. Ricordate l’escursione della scorsa puntata? Oggi però potremmo fare un salto su strade nuove per #charlieinauto . Ci spostiamo verso uno dei siti UNESCO che arricchiscono il territorio del nostro #FVGdascoprire : le Dolomiti Friulane. Nel contesto delle quali ci sono piste da sci alpino e nordico davvero interessanti, a

Sappada. Località sviluppatasi con il turismo montano, invernale ed estivo.

Si trova ai confini tra il Friuli Venezia Giulia e il Veneto, a due passi dal Cadore e da Cortina d’Ampezzo. Fin qui mi avete creduto? In parte spero di sì, perché lo sci da fondo è sempre stato il mio sport invernale preferito. Ma state pensando che … ‘gatta ci cova’? Bravi! Indovinato. Motori e Cavalli Vapore. Vado per ordine e indietro nel tempo. Nel 1946 Charles Cooper e il figlio John fondarono in Inghilterra, a Surbinton, la

Cooper Car Company.

In pochi anni vincono la sfida di trasformare una minivettura in un’icona dello sport del volante. Creando anche la Formula 3 con motore posteriore 500, e svilupparono il progetto fino a vincere il mondiale di F1 e il titolo costruttori. L’esperienza fu trasferita sulle strade, e la Mini Cooper vinse il Rally di Montecarlo nel 1964, 1965 e 1967. Nel 2001 la Mini viene acquisita dalla Bmw, che punta a mantenere l’icona, per tale. Così, in questo decennio la Mini ha vinto quattro volte la Parigi-Dakar. Quindi, da anteriore pura, è divenuta una 4×4 per potersi districare e vincere nelle sabbie del deserto. Ne hanno usata Anche la versione a trazione posteriore. E io che c’entro? Negli anni ’70 non poteva che avermi incuriosito, la Mini. La Cooper ancor di più. Perché non lontano da casa mia si correvano l’Alpi Orientali, il San Martino di Castrozza, la Cividale-Castelmonte, la Tolmezzo-Verzegnis. E tra l’altro,

mio cugino Fabio correva con la Mini Cooper.

Come accade per caso, un caro amico girava con la Mini, e un altro aveva la Cooper 1300. Quello con la Mini, tra l’altro mi diede una mano a cominciare a correre, con un’altra auto di grande serie, però meno corsaiola della Mini. Anche se l’avrei fatta diventare tale. Così, la Mini l’ho provata in lungo e in largo sui tanti sterrati dell’epoca. La Cooper l’ho testata di notte su un tragitto stradale, allora si poteva, e ricordo che, per allora, era davvero entusiasmante. Ora avrete capito che stavolta proviamo la nipote delle Mini Cooper del Montecarlo, quella che ha vinto la Dakar. Anche se, proprio questi ultimi successi, quando mi hanno proposto il #testdrive, non mi erano venuti in mente. Quando mi ci sono avvicinato, mi ha colpito la livrea particolare, davvero aggressiva, con la carrozzeria blu scuro e il tetto e il cofano fuxia. Che risaltano molto bene sul candore della neve. Salgo a bordo. È davvero ribassata. A presentarmela è Ivan De Angelis, pilota di moto GP. Che cura la scuola di pilotaggio-guida sicura della Bmw Italia. L’evento è organizzato dalla Bmw e dall’ #Autostar per presentare la nuova Bmw X2, serie di lancio color oro. Ma quella la proveremo in un’altra occasione. Grandi occhi azzurri, i suoi, quelli di De Angelis, che devono averne viste di curve, su asfalto. Ma anche ‘numeri’ altrui, specialmente nella neve. Che mini è? È la

MINI John Cooper Works Countryman ALL4.

Un modello evocativo, prodotto in 2 mila esemplari, come le altre serie delle Mini Cooper speciali. C’è un piccolo problema: 2000 cc, a benzina, e circa 231 CV. Sulla neve… è la cugina dell’ultima vincitrice della Dakar. Certo non ha l’assetto tipo ‘dune buggy’, bensì è ribassata per una perfetta tenuta su strada, altra da terra quanto basta per districarsi tra neve e ghiaccio. La messa in moto è una leva illuminata di color fuxia sotto all’oblò, che va premuta verso il basso. Ivan mi rassicura. Sale con me n’el primo tratto. Lo vedo per nulla intimorito dall’avermi affidato questo mostro a quattro ruote …motrici. Anzi, subito inizia a spiegarmi le decine di funzioni che si sviluppano dal pc di bordo selezionandole dallo splendido display a oblò centrale. Anche la Mini Minor e la Mini Cooper avevano gli strumenti a orologio al centro della plancia. Una scelta determinata dalle esigenze dell’export: mentre in Inghilterra si circola a sinistra, nel continente si tiene la destra. Così, per facilitare la guida anche al di fuori dell’Inghilterra, il piantone dello sterzo sgusciava dal centro del pavimento e l’asse era orientato verso sinistra o verso destra. Nella ALL4 il posto di guida è perfettamente definito. Mi ci trovo subito a mio agio. Il sedile è stile corsa, come il volante, sportivo a tre razze in pelle JKW, con rivestimento in pelle traforata all’interno per favorire la presa e appoggio sagomato per i pollici. Il cambio, la leva di comando è rivestita in pelle, da automatico diventa sequenziale con le leve a paletta al voltante. Così apro, e … probabilmente

la Casa ha ragione:km/h 6 secondi.

Ma quello che mi colpisce subito è il rumore, che ricorda quello della Mini Cooper. E a sorpresa quando alzo il piede odo alle spalle lo scoppiettio caratteristico ìdello scarico con il motore in rilascio. Mi spiega che è stata realizzata una marmitta particolare che ricrea l’effetto sonoro. E la tenuta? D’auto da rally del terzo millennio. Ora il #test sul circuito. 4×4, cioè nel tornante occorre puntare il muso alla corda, all’interno, e tenere schiacciato a fondo l’acceleratore. Senza sollevare il piede per nessun motivo. Primo giro, tutto ok. Secondo giro, anche. Al terzo giro si infila davanti un altro tester con un SUV. Parte, e …no! ha sollevato le mani dal volante e probabilmente il piede dall’acceleratore: siamo su una lastra di ghiaccio e il risultato è un bel dritto in mezzo al bosco. Nessun danno, ma per tirare fuori 2 tonnellate e mezza di auto ci vorrà più di un’ora e mezza di lavoro. Pista bloccata, questo mi permetterà di provare un’altra auto…

#charlieinauto/73

#testroad #testdrive un SUV versatile sicuro e confortevole nella #Pedemontana fuoristrada e sulla neve: #Seat #Ateca

Ateca Br 16IMG_2154Ateca Br 20Ateca Br 21IMG_2172Ateca Br 22Dalla Pedemontana pordenonese a PiancavalloAteca Br 41Ateca Br 12Ateca Br 51Ateca Br 3

dai colori autunnali al freddo della montagna d’inverno che Ateca Br 18Ateca Br 17Ateca Br 19l’auto sa gestire sia nella guida che nel confort

#testroad Su #charlieinauto da oltre un anno vi accompagno su percorsi suggestivi, alla ricerca di luoghi incantati e poco conosciuti, Ateca Br 7Ateca Br 8IMG_1537Ateca Br11Ateca Br 12Ateca 13Ateca Br 15IMG_2148o che ci sfuggono all’attenzione perché ci passiamo accanto ogni giorno, senza fare ci caso. A bordo di auto che non avete ancora potuto incontrare per la strada salvo che si trattasse dei primi esemplari camuffati e in fase di collaudo. In luoghi che cambiano completamente aspetto, a seconda della stagione. Per esempio, alle pendici del monte Cavallo, sul quale sorge il Piancavallo, c’eravamo già passati con un #testdrive. Troppo di fretta per poterne gustare le attrattive. Un paesaggio immerso nel verde del bosco di latifoglie, a distanza di pochi mesi può cambiare completamente lo scenario. La volta scorsa, ricordate, abbiamo incontrato la prima neve a Portogruaro. Una serata suggestiva, che ci ha permesso di testare la tenuta della nostra #Seat #Ateca. Così, stavolta, inseguendo la neve,

raggiungiamo la pedemontana pordenonese

ai confini ideali tra il Friuli Venezia Giulia e il Veneto. E prima di salire in alto, raggiungiamo Poffabro, borgo medioevale perfettamente conservato e mantenuto nel suo fascino antico. Ma stiamo provando un’auto, e dopo l’escursione a piedi didattico-culturale, raggiungiamo i boschi vicini. E imbocchiamo una strada che si infila nel bosco. Ricordatevi: una strada forestale dove il transito è ammesso a tutti i veicoli. Con un buon fondo stradale di terra e ghiaino possiamo testare l’affidabilità della nostra auto, la #Seat #Ateca . Sì, perché oltre a essere una comoda auto per la famiglia, un SUV compatto e dallo stile aggraziato, a distinguersi per un’ottima tenuta di strada, a possedere doti sportive per nulla celate, bene contemperate con la docilità e la morbidezza della guida e dell’assetto, è dotata di quattro ruote motrici permanenti, del cambio automatico e sequenziale al volante a sette marce e doppia frizione Volkswagen, di un’adeguata dotazione di opzioni per adattarne la guida nelle condizioni estreme e off road. Il tutto, per gestire in modo ottimale il motore 2000 diesel da 190 CV.

Proviamo con la funzione adatta al fondo con scarsa tenuta.

E cominciamo a schiacciare l’acceleratore. L’elettronica della #Seat #Ateca ci accompagna in una divertente escursione sul fondo sterrato. Proviamo a frenare bruscamente, e l’auto esegue come se ci trovassimo sull’asfalto. Passiamo al misto più veloce, e la sensazione di sicurezza non ci abbandona. Ora però ci godiamo il paesaggio circostante. Tra l’altro il colore dell’auto si intona perfettamente con la natura circostante. L’auto, nonostante le prestazioni, è silenziosa. Un colore che piace alle guidatrici. La sua docilità e la comodità, lo spazio anche per i posti posteriori, il bagagliaio capiente, la guida su richiesta completamente assistita, il nitido display che riporta fedelmente quanto vedono le telecamere di bordo, la facilità di guida in città, hanno fatto innamorare la mia collaboratrice. Che non se ne voleva più distaccare. Ora però la giornata volge al termine perché siamo in inverno e il sole tramonta presto. In cima ci aspetta la neve. Così riprendiamo le strade normali, e raggiungiamo la salita verso il Piancavallo. Anche sulle rampe verso il rifugio Bornasse l’Ateca è perettamente a suo agio. Come un’auto sportiva. E senza che ne risenta il confort. Ci siamo. Da Bivio Castaldia, da dove il panorama è mozzafiato sull’intera pianura friulana, veneta, sulla #RivieraFriulana, sui tetti della città di Pordenone, e intorno, con la luce cinerea della luna piena, il silenzio è ovattato dalla neve.

Beh, ora mettiamo davvero alla prova il nostro SUV #supercar.

Sì, perché 190 CV su 1400 kg da un motore diesel 2000, con le ruote da 20’, sul telaio e la parte ciclistica di un crossover rendono questa esperienza davvero elettrizzante. Però… Le gomme. Sono da neve? No. Però sono Cross country. Omologate. Poi il 4×4 intelligente, 4Drive DSG robottizzato. Proviamo. E’ sera e sul Piancavallo le strade sono sgombre. C’è anche qualche piazzale. Quindi c’è lo spazio per vedere come va. Inseriamo la modalità neve. Splendido. Fa esattamente quello che le chiediamo, e ci aspettiamo. Certo, fuori fa un po’ fresco e la temperatura cala ulteriormente: -10°. Il tetto di cristallo, in parte apribile, ci permette di goderci lo spettacolo delle piste da sci illuminate. Ma, terrà a questa bassa temperatura? L’abitacolo non si raffredderà rapidamente? E invece no. La temperatura nell’abitacolo si mantiene costante e piacevole. E

in ogni caso, i sedili sono ben riscaldati,

e ci restituiranno il calore che perderemo per scendere e andare a berci una bella cioccolata calda all’imperdibile pasticceria Cimon, punto di riferimento ancora dai tempi delle prime edizioni del Rally internazionale del Piancavallo, del quale sono stato addetto stampa. Bene! La giornata è stata divertente. E la #Seat #Ateca promossa anche fuoristrada e sulla neve. Ora ci andiamo a godere il panorama dalle balze di bivio Castaldia. Fuori fa sempre molto freddo, ma qui dentro si sta benissimo. Anche con il sottofondo dell’impianto Hi-Fi: una radio sta trasmettendo The dark side of the moon, dei Pink Floyd, come ai vecchi tempi…

#charlieinauto68

#Motorshow ritorna con tanto spettacolo indoor

Compie 41 anni la grande festa delle due e delle quattro ruote

Fino a domenica prossima alla Fiera di Bologna

#Motorshow n.41. Un richiamo irrinunciabile per gli appassionati delle quattro e delle due ruote. In particolare perché vi si dedica molto spazio allo spettacolo. A ciò che fa da richiamo per il mondo dei motori. Alle esibizioni dinamiche all’interno del quartiere fieristico di Bologna. Ripercorriamone un po’ la storia. Il #Motorshow è nato nel 1976, l’anno del terremoto del Friuli. Per questo, da noi era passato inizialmente un po’ in sordina. La manifestazione era stata ideata dal bolognese Mario Zodiaco, in alternativa al Salone dell’auto di Torino, e a quello di Ginevra, proponendosi a un target di giovani, e femminile. Assieme a Zodiaco, Sandro #Munari e Giacomo #Agostini crearono una società per la promozione del #Motorshow. Dopo il 1980, tutti i diritti dell’evento furono acquistati da Alfredo Cazzola, che con la sua società Promotor lo ha organizzato fino al 2006. Fino all’acquisto della Promotor da parte del gruppo francese GI Events. Le difficoltà dell’auto legate alla crisi economica hanno poi fatto annullare l’edizione del 2013. Il #Motorshow è stato organizzato nuovamente nel 2014. Sospeso di nuovo nel 2015. E riproposto direttamente dalla Fiera di Bologna dallo scorso anno. Assieme alla presenza di numerose case automobilistiche con le novità e le anteprime, il suo successo nel tempo si è sviluppato soprattutto grazie alle gare e agli show delle due e quattro ruote che si sono svolti nella grande arena interna.

#MemorialBettega n.30

Dal Memorial Attilio Bettega, con tutti gli assi del rallysmo, alle gare di motocross. Che sono state animate da campioni e personaggi del momento e del passato, con l’obiettivo di fare spettacolo. Perfino un Trofeo indoor di F1 tra il 1988 e il 1996. Quest’anno, ritornano le sfide con le gare di F1 storiche, il Ferrari Day, raduni di Alfa Romeo, attuali visto che la casa del Biscione rientra nel mondo delle corse, esibizioni di Maserati, gare di gran turismo Italia, manifestazioni di stuntman, gare Nascar e Sport prototipo, gare di auto fuoristrada, gare di rally per il Trofeo Italia WRC e R5, gare di quad cross, kart cross. E sabato 9 e domenica 10 dicembre, il 30. Memorial Bettega. In pratica, come ai bei tempi, al #Motorshow i motori saranno sempre accesi. Come accesi sono i riflettori dei padiglioni del quartiere fieristico bolognese.

Prima star dell’evento bolognese la Kia Stonik

Fari, che si sono colorati per la prima proposta, tra le tante auto new entry del dopo Salone di Ginevra. A Bologna, per gli appassionati italiani e dei Paesi vicini, sarà così possibile vedere da vicino nuovi modelli per tutte le tasche e le esigenze. La prima a svelarsi, nel modo più spettacolare, tra l’altro nel ‘quadrato’ del centro servizi dinnanzi all’ingresso, sotto la sala stampa, è stata la Kia Stonik. Un SUV compatto, aggraziato, con rifiniture e colorazioni giovani, ma sufficientemente aggressivo. Che è spuntato da un gigantesco fungo, travisato da fumi scenici, assecondato da una colonna sonora importante. In una coreografia dominata da un gigantesco segnatempo. L’anteprima, nella giornata riservata, come avveniva un tempo, ai rappresentanti dei media nella giornata tradizionalmente dedicata alla stampa. Una scenografia d’effetto, vicino all’ingresso principale. La nostra attenzione poi viene catturata da alcune Gran Turismo da pista, e per la Le Man.

#Suzuki con il piccolo fuoristrada Gimny

Per arrivare alla Suzuki, che assieme a una moto da enduro, propone la simpatica fuoristrada Gimny, ricoperta da una splendida livrea che ricorda la pelle di serpente. Zigzagando tra i sorrisi mediatici di splendide hostess, e incontrando via via vari colleghi, da Carlo Cavicchi, che è stato mio vicedirettore ad Autosprint, ora a Quattroruote, a Franco Nunes, a Davide D’Amico di FCA, a Fabbri della Volvo, approdiamo alla Tesla. Con le sue silenziosissime supercar. Una opportunità, quella delle auto elettriche, che a spallate sta scalzando sempre di più i motori termici.

#Volvo Italia punta sulla elettricità

Tanto, che come ci ricorda Fabbri, pr di Volvo Italia, affascina anche la casa svedese. Che entro tre anni punta ad avere un’auto interamente elettrica. Per ora si ‘accontenta’ di presentare tre modelli l’anno. E propone già le ibride. In bella mostra con il cavo di alimentazione collegato alla presa sul parafango sinistro. E le batterie? Sono studiate per il grande freddo e il grande caldo. Sono isolate in una sorta di camera stagna. E climatizzate in un contenitore contornato da una serpentina con liquido refrigerante. Rassicurante no?! Dopo tanta ecologia e motori sostenibili, torniamo ai cavalli tradizionali.

#Ferrari Portofino

Con la Ferrari Portofino, splendida Spider. Qui troviamo Ramon Gazziero, un pilota friulano ormai trapiantato a Modena. E possiamo ammirare altri modelli della casa di Maranello. Quasi in un angolo, senza clamore, si celano le Auto dell’anno: sette finaliste selezionate dalla stampa internazionale specializzata. Sono l’Alfa Romeo Stelvio, l’Audi A8, la BMW serie 5, la Nuova Seat Ibiza, la Citroen C3 Aircross, Volvo XC40, la Kia Stinger. Mentre più spazio è dato alla parte ludica. Ci sono tre piste slot per le auto elettriche telecomandate, compresa quella, sempre attraente, del Gran prix di Autosprint, e alcune postazioni per la guida su pista virtuale. Anche postazioni multiple, per rendere più efficace e reale la sfida virtuale. E IMG_2044 IMG_2043 IMG_2019 Ds Pallas Safari IMG_2016 IMG_2014 IMG_2009 IMG_20072 IMG_2003 IMG_2001 IMG_2018 IMG_2020 IMG_2022 IMG_2023 IMG_2028 IMG_2030 IMG_2032 IMG_2040 IMG_2041 IMG_20422ancora, le F1, Ferrari, Toro Rosso, Red bull, le gran turismo della 24 ore di Le Mans, l’incredibile Fiat Panda per la Parigi-Dakar. Beh, forse non serve che vi racconti ancora del #Motorshow. La passione farà il resto. Da sfogare sabato 9 e domenica 10 ottobre, quando si svolgerà l’imperdibile Memorial Bettega.

Carlo Morandini

 

#Motorshow 2017: riecco lo spettacolo indoor a due e quattro ruote

Alla #FieradiBologna fari accesi sul mondo dei motori e sull’automotive

Ritorna il grande spettacolo del #Motorshow di Bologna. Un evento atteso dagli appassionati delle quattro e delle due ruote, che sta riscoprendo la formula e l’appeal del passato. Ricordo di esserci stato per la prima volta …decine di anni fa. Quando collaboravo con #Autosprint e poi con #Rombo. E vi si consegnavano i Caschi d’oro. AI piloti e ai personaggi di spicco dell’annata motoristica internazionale. Ora, dal 2 al 10 dicembre, star della manifestazione saranno le vetture che si sono classificate per la finale del concorso Auto dell’anno. Così come saranno presenti numerosi marchi dell’automotive: Fiat, Lancia, Alfa Romeo, Jeep, Abarth, Mopar, Peugeot, Citroen, Ds, Hyundai, Kia, Volvo, Honda, Tesla, Suzuki, Ferrari, Lamborghini, Militem, Cadillac, Corvette, Chevrolet, Bentley, McLaren, Maserati; SsangYong, Toyota e Mitsubishi saranno nell’area test drive 4×4. Ford sarà rappresentata nei raduni di Mustang e Focus RS. Non mancheranno le attrattive per gli appassionati delle moto con Harley Davidson, Suzuki, Honda, Quadro, Red Moto, e il Gruppo Buscaroli con Triumph e BMW. Questo principalmente per la parte statica del #Motorshow 2017. Al centro dell’attenzione, per la parte dinamica, ci sarà l’area 48, la Motul Arena. Nella quale, come avveniva con successo in passato, si potrà assistere a esibizioni di velocità, rally, stuntman, drifting, motocross, quad, e test drive con supercar. Ci saranno anche le auto d’epoca, ma ovviamente non mancheranno i richiami alla F1, al grand prix delle due ruote. Spazi e iniziative dedicate ai giovani. Pensate da quanti anni si fa il #IMG_7710[1]Motorshow: il memorial Attilio Bettega, il rally indoor con formula a inseguimento all’interno della Fiera di Bologna è giunto alla 30. edizione.

Carlo Morandini

#Autosport: #Testdrive sui percorsi della storia dell’automobilismo da #corsa 2

IMG_8225IMG_8244IMG_8253IMG_8224IMG_8214IMG_8182IMG_8168IMG_8334A Valle di Campeglio con la nuova #Giulietta #Alfaromeo 1400 Turbo da 170 CV

Una delle prove speciali più belle del #Rally #Alpiorientali

Disponendo di un giocattolino così versatile in una stagione calda e asciutta come l’estate 2017: voi che cosa avreste fatto? In alto, in cima alle colline o ai rilievi della fascia pedemontana, probabilmente, invece che essere a 36/37 gradi, la temperatura sarà un po’ più bassa. E sicuramente ci sarà meno umidità. Così ci viene in mente di ripercorrere uno degli itinerari più belli dei Colli Orientali del Friuli, a pochi chilometri da Udine. Non a caso, questa strada, già negli anni ’70, era stata scelta per ospitare una delle prove speciali più tecniche e suggestive del Rally delle #Alpiorientali. Da Campeglio a Valle. Sei km di strada stretta e nervosa. In parte in mezzo al bosco di faggi e castagni, parte tra le vigne. E dalla cima, percorrendo la strada in quota, il panorama è fantastico e spazia da Cividale, al Carso, fino verso il Veneto. Mentre all’orizzonte brilla il mare. Scaldiamo un po’ le gomme sulle strade in aperta campagna.

Quasi un crossover

E apprezziamo l’assetto della #Giulietta #AlfaRomeo, che si regola con il comando a scorrimento situato vicino alla leva del cambio. Infatti, imbocchiamo una strada interpoderale con l’asfalto sollevato dalle radici degli alberi che assicurano una rilassante frescura. Tiriamo indietro la leva, sulla posizione per il fondo con scarsa tenuta, e la #Giulietta si solleva un po’, e …si ammorbidisce. Proviamo ad affrontare il tratto sconnesso a una velocità maggiore, e ci sembra quasi di guidare un crossover. Potenza dell’elettronica. Certo, non è merito del computer di bordo se accade tutto questo. Pensate a quanti comandi e regolazioni vengono azionati da questa piccola leva.

Dallo sconnesso al test sulla speciale del rally

Ci reimmettiamo sulla strada principale, dando una ‘sgasata’. Lei è sempre reattiva. Con il cambio automatico non sentiamo la necessità di usare la funzione semiautomatica, azionando le leve al volante. Il motore sale di giri in un continuum di potenza. Senza cambiare suono o calare di giri quando cambia marcia. E ci accorgiamo che varia le marce soltanto dal numerino nel display al centro del cruscotto che ci ricorda in che marcia sta correndo il motore. Arrivo a Campeglio. Ecco il bivio: Valle. Non manca l’emozione di ritornare su quella strada dopo decenni con un’auto …da corsa. Ai tempi del rally affrontavamo la salita con la #Fiat127, con le #A112. Sfidandoci cronometro alla mano, ma soprattutto tenendo d’occhio le traiettorie degli altri. Pronti a correggere difetti ed errori di guida. Una scuola di pilotaggio di volontariato. Che ci permise di imparare a correre in gara. Nella quale ho corretto le imprecisioni di più di qualche amico. Poi diventato un pilota famoso. Su questa strada vedevo provare, e gareggiare le #Opel Ascona, #Fiat131Abarth, #Ople Commodore, la #Lancia Stratos, l’Alfetta Gtv. Via sulle prime rampe.

Accelerazione bruciante

L’accelerazione è entusiasmante. Dalla curva al rettilineo alla curva successiva passa una manciata di secondi. I freni maggiorati Brembo, che da fuori fanno bella mostra con il loro colore rosso corsa, in giusto contrasto con il colore grigio opaco della macchina, servono anche in salita. I 170 CV della #Giulietta si sentono tutti. E si scatenano sull’asfalto senza dispersioni. Ah! Dimenticavo: alla base della salita avevo spinto la leva che cambia lo status della macchina, ne regola l’assetto e le prestazioni, tutta in avanti, nella posizione sport. La strada si fa sempre più nervosa. Finché si apre tra le vigne nella frazione di Rauscedo, a un quarto della salita. Il bello deve ancora venire. Un bel tratto di misto a vista permette di provare il grip con l’assetto sportivo: eccellente. Saliamo ancora, rispettando i limiti, e la prudenza. Finchè un altro lungo tratto misto a vista si sviluppa nel sottobosco.

Incollata anche sul fogliame

Nonostante l’estate piena, l’asfalto è ricoperto di fogliame. Distribuito proprio dove passeremo con le ruote. L’occasione è troppo ghiotta per non provare gomme e tenuta. La strada la ricordiamo ancora: un paio di tornanti e curve secche ci aiutano a verificare la maneggevolezza di questa #AlfaRomeo, maneggevole ma sicura e decisa. Comunque confortevole. L’ottima presa al volante dà sicurezza. Nella staccata non dà incertezze. Siamo quasi in cima e il bosco si apre. Svelando un paesaggio splendido. Raggiungiamo la piazza del Paese per bere l’acqua fresca, e facciamo due passi. La vecchia osteria, sito panoramico con i cibi della tradizione contadina, non c’è più. Al suo posto i locali della proloco. Che si animano soprattutto in occasione della Festa delle castagne, a inizio autunno. Ripartiamo ritornando verso la strada che corre in cima alla montagna, superando Pedrosa, dove si trova buona parte dei ripetitori televisivi del Nordest. E dirigendo in direzione di Cividale. Per raggiungere uno spiazzo panoramico. Che frequentavo da ragazzo. Dove, si dice, negli anni ’80 sia atterrato un #Ufo. Ci posiziono sopra la #Giulietta #AlfaRomeo 1400 da 170 CV. Che se non è un #Ufo, poco ci manca.

#charlieinauto