Ma, abbiamo imparato qualcosa del passato dalle epidemie ?

A volere tentare una valutazione tra epidemia e società del passato, può fornirci certamente lo scenario necessario ad affrontare le domande che il grande pubblico  solleva e che ha sollevato nel corso delle recenti epidemie di SAR-COV-1( 2002-2003 ), dell’influenza aviaria, ed Ebola. Ecco, ma cosa abbiamo imparato dagli ultimi quattro secoli di ricorrenti e letali malattie ? Portiamo alla mente quando nel 1969 il primo ministro statunitense, in una sua prima ondata di “fiducia” nel  potere della scienza medica di combattere i  microbi, ebbe a dichiarare  la fine dell’era delle malattie infettive. Durante lo stesso periodo di “ottimismo”, le autorità sanitarie internazionali annunciarono che entro la fine del XX° secolo sarebbe stato possibile debellare una minaccia microbica: una dopo l’altra, a  cominciare dalla malaria e vaiolo. Ebbene, in questa euforica atmosfera, scuole di medicina come quella di Harvard, chiusero addirittura i reparti di malattie infettive. In buona sostanza, si riteneva che le società, soprattutto nei paesi evoluti in sviluppo fossero al punto di diventare “Invulnerabili a nuove pestilenze. Ma è stato così ? Manco per niente. Purtroppo queste aspettative si sono dimostrate clamorosamente malriposte. Il XX secolo è iniziato dal un bel pezzo e il Vaiolo è l’unica malattia ad essere stata sconfitta. In tutto il mondo le malattie infettive rimangono tra le principali cause di morte, oltre a costituire  enormi ostacoli allo sviluppo economico e alla stabilità politica. Malattie emergenti come la febbre Lassa, l’Ebola, l’influenza aviaria, il virus Zika e Dengue presentano nuove minacce, mentre ne sono  riemerse altre già note come la Tubercolosi e la Malaria, molto spesso nelle forme “farmaco-resistente”. Molte autorità sanitarie si sono in maniera particolare concentrate sulla persistente minaccia di una nuova devastante pandemia di Influenza, come lo fu la “Spagnola” che dilagò ovunque con estrema violenza nel 1918-’19. Le recenti esperienze della SARS e dell’Ebola; cioè a dire, le due più importanti “prove generali”  del nostro secolo, servono a ricordarci che le nostre difese sanitarie e biomediche sono “Permeabili” Epidemie e pandemie, cosa insegna la storia | Il Bo Live UniPD

Ma, abbiamo imparato qualcosa del passato dalle epidemie ?ultima modifica: 2021-03-13T13:54:03+01:00da un_uomonormale0

10 pensieri riguardo “Ma, abbiamo imparato qualcosa del passato dalle epidemie ?”

  1. Certo che le nostre difese sanitarie e biomediche sono permeabili; certo che le epidemie fanno parte del vivere ; certo che molte, grazie alla scienza, sono state sconfitte; certo che, forti della ricerca scientifica, è difficile liquidare questa pandemia targata 2020 con la Spagnola datata 1919.

    1. Il pericolo rimane alto a causa di alcuni cospicui aspetti della modernità: crescita demografica, cambiamento climatico, rapidi mezzi di trasporto, proliferazione di megalopoli senza adeguate infrastrutture urbane, guerre, povertà persistente e crescenti disuguaglianze sociali.Tutti fattori che verosimilmente non scompariranno nei prossimi futuri.Il fatto è che le malattie epidemiche non sono eventi casuali che affliggono le comunità in maniera capricciosa e senza segnali premonitori. Al contrario, è ogni società a produrre i propri specifici punti vulnerabili e studiarle vuol dire comprendere la struttura, lo standard di vita e le priorità di quella data società. Ebbene, sotto questo aspetto le malattie infettive sono sempre state rivelatrici, e la sfida della storia medica p di decifrare i significati che racchiudono.

  2. inversamente proporzionale il rapporto tra l’arroganza umana e la sua vulnerabilità; un poco più di umiltà non guasterebbe, e, magari, un minimo di lungimiranza, prerogative che non sono appannaggio degli abitanti il 21esimo secolo dove la cultura dell’immediato impera sovrana; il covid19 mi ha indotto ad una riflessione ricorrente: perchè essere in grado di tenere in vita un uomo fino a 90 anni ed oltre, per poi vederlo cadere come un ramo reciso con un sol colpo di tronchese?

    1. Ed è proprio in questo contesto che ogni uomo, quale componente della società è il produttore dei suoi specifici punti vulnerabili.Questo evento e cruento evento pandemico ha sicuramente mutato le nostre vite, e quella corazza di “invulnerabilità” che ci siamo messi addosso la stiamo vedendo scalfita e con essa si è manifestata la nostra innata fragilità. Siamo dei fragili, dei precari, e sempre esposti a rischio che il quotidiano ci mette sul menù anche per via della tecnologia e suoi progressi. Ma ecco che si presenta un micro esserino di dimensioni 160 volte inferiore al diametro di un capello, che ci ha sbattuto davanti allo specchio come a sentirsi dire: ” Non barare più !” In altre parole ci ha consegnato le nostre vesti naturali che sono quelle della vulnerabilità che è il solo modo di crescere in umanità.

  3. Nulla da eccepire sulla perfetta analisi e cronistoria di quelle malattie che hanno lasciato il segno al loro tempo. E’ vero, la presunzione dell’uomo che non ha uguali, è stata tale da battere i mali del secolo e ritenere che niente ci avrebbe mai “toccato”. Adesso, oggi, con quanto ci sia accaduto e stia ancora accadendo, speriamo di fare tesoro dell’amara esperienza ed essere pronti a livello mondiale per ogni evenienza. La ricerca è fondamentale è in molte parti è stata messa in un angolo sottraendole soldi necessari per proseguire.
    Buona serata Peppe.

  4. Tutti questi progressi (molti solo presunti) della scienza ci hanno portato a credere di essere quasi immortali. Eppure su patologie importanti come il cancro, la Sla e molte altre siamo ancora in alto mare. Come la qualità della vita dei nostri anziani, spesso afflitti dalle classiche patologie dell’età, quali diabete, ipertensione, patologie ossee ecc… Questo mi fa capire che non c’è un vero interesse a rendere migliore la qualità della vita, ma solo ad allungarne il decorso in modo da avere sempre più clienti dentro le farmacie. La vita sana, la dieta appropriata, una serenità mentale tali da renderci più inattaccabili dalle malattie, sono argomenti sfiorati in qualche spot pubblicitario o in qualche trasmissione dopo mezzanotte che nessuno vede. I numeri del Covid fanno notizia perchè non siamo più abituati a quelli, ben superiori, delle pandemie del passato. Non so se si arriverà mai a capire, davvero, che cosa ha scatenato la presente. Certo è, a mio avviso, che si tratta di un messaggio che la natura ci sta inviando. La nostra arroganza di uomini ci ha portato a cercare di manipolare l’ordine delle cose, creando le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. E’ una lezione che ci siamo cercati. Impareremo? Ma quando mai!

    1. Mi provo a fornire qualche risposta alle tue, ben evidenti pensieri che per certi aspetti “condannano la scienza”. Parto dal Covid-19 Come tutte le epidemie, anche questa non è un evento accidentaleo casuale. Le epidemie affliggono le collettività attraverso specifiche aree “VULNERABILI” che le persone hanno sviluppato tramite i rapporti con l’ambiente, con altre specie tra loro. I microbi che innescano una pandemia sono esattamente quelli che si sono adattati alla natura per riempire le “nicchie” ecologiche che noi uomini, abbiamo preparato, quindi, il COVID-19 è divampato e si è diffuso perchè adatto alla società che noi abbiamo creato. In un pianeta con circa otto miliardi di persone e che la maggior parte dei quali vive in città desatamente popolate e tutte con collegamenti di brevi viaggi, offre infinite opportunità( non a caso è definito un patogeno opportunista ) ai virus polmonari. Di particolare rilevo è la moltiplicazione dei contatti con i PIPISTRELLI( spero ti sia sufficiente questo mio pensiero alla tua perplessità semmai “si troverà cosa ha scatenato la presente” ), che sono i veicoli di innumerevoli virus in grado di superare le barriere cosiddette “Prezigotiche”; cioè barriere che agiscono prima della fecondazione, e quindi di infettare la specie umana. Sono, questi, salti di specie che si verificano sempre e più spesso, solitamente senza conseguenze. Ma circostanze contingenti possono favorire la trasmissione da un primo ospite umano ad altri, appunto come EBOLA ha dimostrato nel dicembre 2013: sorvolo com’è avvenuto, per non dilungarti oltre misura. L’unica difesa che l’uomo ha contro questi microbi è l’Intelligenza, o se vogliamo, la nostra capacità di collaborare, qualora decidiamo di farlo. Purtroppo, quando Covid-19 è comparso ha trovato un mondo impreparato ad affrontare una minaccia peraltro “Preannunciata” da tanto tempo( ecco l’errore più grave ). Dirò ancora, che dopo la 2^ guerra mondiale , abbiamo vissuto in un’epoca caratterizzata da un impressionante crescente numero di malattie emergenti. Basti penare che già, nel 2008 i ricercatori avevano individuato qualcosa come più di 330 malattie umane comparse tra il 1960 e il 2004, per la maggioranza di origine animale e oggi portano i nomi quasi alfabetici dalla “A” alla “Z”: dall’Aviaria al virus ZiKa. Voglio concludere che gli scienziati hanno avvertito che sono stati scoperti molti altri agenti patogeni molto più pericolosi potenzialmente. Carissima, so che ti ho riempito la testa e magari non ho soddisfatto i tuoi atteggiamenti di “perdita di fiducia verso la scienza medica” ma t’assicuro che la scienza ha fatto passi giganteschi, sia pure che ancora oggi non tutto si può curare.

      1. Beh intanto se smettessimo di cibarci di animali una buona fetta di contagi tra specie sarebbe eliminata. Ma qui so di aprire un capitolo lungo, dolente e controverso. Certo è che forse siamo semplicemente troppi e mal distribuiti su questo pianeta. E’ inevitabile che la natura tenti di ristabilire un equilibrio. Un caro saluto

        1. Il salto di specie, meglio noto tecnicamente “Spillover” che come concetto si è assiso alla popolarità, ci fornisce una chiara informazione, e cioè, che una moltitudine di malattie influenzali originano dagli uccelli, dai pipistrelli tramite il Pangolino. In altri termini, il nostro ecosistema gigantesco ha subito incredibili cambiamenti che si stanno ripercuotendo sulla nostra specie. Basti pensare che nel giro di “sedici” anni ben 5 Virus hanno fatto il salto di specie; ovverosia, che sono passati dall’animale; quale ospite naturale hanno imparato a trasmettersi tra uomo e uomo. Tre di questi cinque virus fanno parte della famiglia degli Adenovirus che è la stessa famiglia del N/S Sars-Cov-2. Questi fenomeni sono strettamente legati allo sconvolgimento subito dall’ecosistema, nel senso che, i virus il cui habitat biologico era l’animale, si è trovato di colpo davanti a ospiti nuovi; cioè, noi umani. Ricordiamo tutti il biennio 2003-2004 quando imperversò SARS-COV-1 la cui trasmissione avvenne dal pipistrello, agli Zibetti, e quindi a noi umani. E non è finita, perchè non molto più tardi ( 2009 ) ci fu l’avvento del virus H1N1 dell’influenza la cui trasmissione vide originarsi dal serbatoio degli uccelli ai suini, quindi a noi uomini. Non è finita, perchè appena 3 anni più avanti un altro Coronavirus passò dal pipistrello ai cammelli e all’uomo. Potrei continuare, ma basta così e avanza per capire che il tutto trova come responsabile unico l’Uomo e solo l’Uomo.

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