Nel grande palcoscenico della vita avremo pure un incarico, o siamo delle comparse ?

Credo che in molti ci chiediamo: ” Perchè mi trovo al mondo. Ho un incarico, oppure mi ci ha messo lo sterile caso ?”. Ho una missione da svolgere da portare a termine ?”. Beh, forse per qualcuno, il termine missione suona troppo patetico. Ma non mi viene un altro termine che possa rendere l’idea per un così vasto mistero. Credo fermamente che ciascuno di noi ha una particolare missione nell’avventura della vita. Questa vita che ci offre di tutto nella sua brevità: Bruttezza, bellezza, gioia, dolore, amore. E allora ? mi trovo in questa vita solo per me ? Non lo credo. Sarebbe come se avessi vissuto per l’assurdo. Così intuisco quale sia o possa essere la mia missione originaria, solo se ascolto – ad esempio nella preghiera; e quando dico preghiera non intento recitare le preghierine che ci hanno insegnato al catechismo, ma quando mi metto in atteggiamento di ascolto con Colui che mi parla nel profondo più profondo del mio stesso essere -. Allora percepisco quello che posso fare di buono e dove mi posso impegnare. Dio non mi chiede gli straordinari ma operare laddove mi trovo, e laddove mi fa segno con i suoi delicati impulsi se li ascolto. Soltanto allora mi sento chiamato a realizzare un progetto particolare, a occuparmi di una cosa molto concreta. Può essere il progetto dell’amore per il prossimo, l’aiuto da offrire all’emarginato o un progetto per i terzo mondiali. Ma c’è pure la visione della missione in modo semplice e poco spettacolare ma forte e significativa; ad esempio nell’essere un buon padre, una buona madre, nell’educare bene i miei figli e nel donare loro uno spazio di affetto e di amore. E quando saranno cresciuti allora la mia missione di essere padre; o madre acquisisce una nuova sfumatura: custodisco la vita e me ne prendo cura, perchè cresca. O faccio fluire la mia energia paterna verso gli altri e faccio coraggio alle persone che hanno bisogno della mia attenzione.

Che valore hanno gli altri per me ?

Vittoria Assicurazioni

L’uomo,  per  sua  natura  è  relazione.  Non  potrebbe  vivere   senza  relazionarsi  con  gli  altri.  Ci  sono  molte  persone  che  “investono”  in  relazioni.  E  che  poi  naturalmente   vorrebbero  avere  indietro  qualcosa;  possibilmente   un  profitto,  un  guadagno.  Quì  non  si  tratta  solamente  di  aiuti  materiali,  ma  anche  di  sentimenti.  Assumendo  questo  atteggiamento   di  attesa   il  più  delle  volte  la  delusione  è  dietro  la  porta;  non  solo,  ma  non  si  lascia  neanche  attendere  a  lungo.  Vi  sono  persone  che   misurano  il  valore  di un  altro   soprattutto  in  base  al  modo  in  cui   fa  salire  il  loro  benessere  interiore  e  può  essere   utile  alla  loro  carriera  professionale.  Ci  sono  poi,  le  relazioni  cordate,  legami  network  che  funzionano  in  questo  modo.  E  ci  sono  manager  che  parlano  di  “capitale  umano ”  quando  si  riferiscono   al  valore  dei  collaboratori  per  la  propria  azienda  o  impresa.  Ebbene,  questa   dinamica  modernizzata   dove  l’uomo  è  e  deve  essere  uomo,  giammai  un  capitale  da  valorizzare  la  trovo  uno  svilimento  dell’essere  umano   il  cui  valore  è  basato   sulla  sua  utilità:  “mi  sei  utile,  ti  valorizzo. Appena  non  mi  servirai  più  sarai  come  un  piatto  di  plastica;  ti  ho  usato,  e  adesso  ti  getto  nella  spazzatura “.  Molte  persone  valutano  in questo  modo   le  relazioni  con  gli  altri:  quello  che  faccio  per  l’altro,  me  lo  aspetto  in  cambio  anche  da  lui.  Ma  santo Iddio,  questo  sistema  rende  impossibile  qualsiasi  relazione  vera.  Gli   altri  non  sono  preziosi  per  me  solo  quando  mi  aiutano  sul  mio  cammino,  quando  mi  aiutano  a  stabilire  nuove  relazioni,  quando  favoriscono  la  mia  carriera  professionale.  In  questo  modo  l’uomo  diventa  uno  strumento,  un  violino  che  prima  o  poi  sarà  destinato  in  soffitta.  Quì   va  valutata   la  relazione  in  ordine  alla  dignità  umana.   Se  io  rispetto  l’altro,  rendo  di  conseguenza   me  stesso  degno  di  rispetto.  Se  li  umilio,  svaluto  sempre  qualcosa  anche  dentro  di  me.  Per  questo  è  necessaria  la  sensibilità  per  il  valore  degli  altri  per  vivere  come  persona  di  valore.

Si,  ma  la  domanda  resta  ancora  inevasa.  “Quanto  valgono  per  me  gli  altri?”

A proposito di “Burn-Out” cioè di stanchezza cronica

Markus Treichler |

Nella foto è il dottore Markus Treichler; filosofo, psichiatra, neurologo,  medico di medicina interna e psicosomatica.

Questo medico, ebbe in cura una studentessa  diciannovenne che era affetta da “stanchezza cronica” o, in termine clinico “Burn-Out”. Questa stanchezza le si manifestava in un calo delle sue capacità a concentrarsi e in un’accresciuto stato di impazienza. Tali sintomi, a loro volta, la portavano a uno stato di apatia, di inattività e a un forte calo del rendimento a scuola.

La ragazza in passato si era distinta per il suo essere attivo, diligente e piena di iniziative. La sua immagine di se stessa, però, era contrassegnata dalla pretesa: Voglio accontentare tutti, voglio fare bella figura con tutti, per essere popolare dappertutto e vivere in armonia con tutti.

Quando, infine, non le fu possibile appagare il suo bisogno di armonia che tutti i suoi sforzi non erano più sufficienti per raggiungere l’obiettivo ( di cui non era conscia ), fu colpita dalla Grande stanchezza cronica a causa della quale  riusciva sempre meno a raggiungere quello che  era il suo vero obiettivo. Ma l’essere stanca si rivelò anche una opportunità. Sentì che non poteva andare avanti così. Fu obbligata a modificare la propria immagine e il proprio modo di intendere se stessa. Non poteva più continuare a vivere secondo l’immagine di volere accontentare tutti. La stanchezza cronica per lei si trasformò in una opportunità di ritirarsi, per trovare lo spazio e il tempo per la necessaria riflessione su se stessa.

Ecco, quando ci facciamo immagini sbagliate di noi stessi.

 

 

 

 

SIAMO A PEZZI…LO CHIAMANO STRESS

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Lo diciamo spesso. ” Non so più come fare. Sono oberato di lavoro, e di impegni!”. Ma perchè questa sfrenata frenesìa che ci toglie il fiato ? Si, capisco bene che abbiamo il diritto di essere felici, arricchirci di beni materiali, di cultura, ed essere contenti. Ma non ci accorgiamo di lacerarci perchè ingabbiati nel vortice dei nostri impegni verso i quali non riusciamo ad instaurare un piacevole accordo amichevole. In breve, non siamo capaci di calarci completamente in ognuno di essi. E perchè ? Semplice. Perchè siamo a pezzi. C’è un pezzo di noi che sogna quello che si dovrebbe fare….; un altro pezzo è tutto occupato a dispiacersi per quel determinato avvenimento o quella determinata persona; un altro pezzo rimane ancorato in modo eccessivo al passato; un altro esplora il futuro.
In conclusione, sono certo, che quello che ci fa male e ci sfianca è proprio questo vivere la vita a Pezzi; ovverosia, in tanti pezzi di noi stessi.

Il mondo può funzionare anche senza Dio. Allora perchè ne abbiamo bisogno ?

Esistenza di Dio - Wikipedia

Il  teologo  Dietrich  Bonhoeffer,  ha  riflettuto   sulla  relazione  fra fede  e  scienza.  E  questa  riflessione  non  l’ha  fatta  durante  una  vacanza  ma  fra  le  mura  di  un  carcere  nazista.  Egli  si  oppone  a  quella  fuga  dal  “Pensare”,  mascherata  da  devozione.  Dice  infatti:  In  ambito  morale,  politico  e  scientifico,  Dio  è  stato  abolito,  superato,  in  quanto  ipotesi  di  lavoro( fa parte  dell’onestà  intellettuale  far  cadere  questa  ipotesi  di  lavoro,  cioè  disattivarla  il  più  possibile”.

In  questo  modo,  Bonhoeffer  vuole  dire  che  non  dovremmo  abusare  di  Dio  per  compensare  il  nostro  pensiero  falso;  o  illusorio  se  vogliamo.  Per  prima  cosa  dovremmo  guardare  il  mondo  e  studiarlo  con  occhi  puramente  secolari  e  scientifici.  Solo  in  seguito  si  pone  la  domanda  come  possiamo  mettere  insieme  Dio  e  questo  mondo.

Il  mondo  funziona  anche  senza  l’ipotesi  Dio.  Ma  se  consideriamo  la  relazione   del  mondo    a  Dio,  scopriamo   che  la  fede  in  Dio  rappresenta  senz’altro   un  aiuto  a  vivere  insieme  in  questo  mondo   in  modo  umano.  Se  non  c’è  nessun  Dio,   verso  il  quale  tutti  gli  uomini    si  sentano  in  obbligo,  allora  c’è  solo  il  diritto  del  più  forte.  E  questa  non  è  certamente  una  benedizione   per  la  vita  umana;  col  significato  di  “Comunità”.  Si  potrebbe   anche  dire  che   affinchè  gli  uomini  possano  relazionarsi   in  modo  Umano,  c’è  bisogno  di  Dio.  Solo  che  Dio,  non  si  lascia  usare,  nemmeno  per  una  convivenza  fruttuosa.  Dio  è  Colui  che  supera  ogni  cosa.  Obbliga  l’uomo  a  diventare  consapevole  dei  propri  limiti;  Attenti  a  non  fraintentermi   se  uso  l’espressione  “OBBLIGA”,  potrebbe  generare   che  nel  mio  pensiero  dimori   l’essenza  di  un Dio  tiranno. No no, il  mio  intendimento  ha   valenza  “Nell’orientare”.

Se  l’uomo  non  crede  in  Dio,  si  trova  nella  tentazione  di  farsi  Dio  lui  stesso.

 

Ne vogliamo parlare ?

 

Scoprirsi su un binario · Myselfie Cottage

Ci  viene  detto,  in  tutte  le  salse  che  bisogna  amare  il  prossimo.  Non  solo,  ma  soprattutto  il  nemico.  Beh, un  problema  mica  da  scuola  materna!???  E  tuttavia,  se   ci  ragioniamo  un  po’  sopra  pare  che  odiare  il  nemico  alla  lunga  diventa  più  stressante,  più  logorante,  più  lacerante, che  nell’amarlo.  Innanzitutto  debbo  rendermi conto  che  amando  il  mio  nemico  non  deve  significare  rendermi  vittima   della  sua  ostilità.  Amare  il  nemico,  se  analizziamo  bene  il  concetto;  sicuramente  di  non  facile  attuazione  per  una  molteplicità  di  motivi,  deve  assumere  l’aspetto  di  qualcosa  di  attivo.  Poniamoci  una  domanda.  ”  Ma  chi  è  il  mio  nemico ?”.  E’  forse  colui  che  una  buona  mattina  si  alza  con  l’intenzione  di  arrecarmi  danno ?  Oppure  colui  che   non  è  riuscito  ad  accettarsi,  ed  è  in  continuo  conflitto  con  se stesso ?  E  tuttavia,  se  reagisco  indignato  a  questo  comportamento   ripugnante,  ostile,  il  nemico  mi  impone  le  regole  del  gioco,  e  io   ci  casco  fino  al  collo.  Ovviamente,  amare  il  nemico  non  significa  accettare  tutto  con  passività.  Prima  di  tutto  significa  smascherare  la  proiezione;  cioè,  quanto deve  essere  ferito  l’altro  per  sentirsi  costretto  a  ferirmi  in continuazione ? E  come  deve  sentirsi  lacerato  interiormente   al  punto  da  desiderare  di  accanirsi  a  lacerarmi ?  Se  valuto  bene  questo  aspetto,  nel nemico  vedo  l’uomo  ferito  e  anche  l’uomo offeso.  Certamente  non  mi  assumo  le  sue  proiezioni,  ma  immagino   di  che  cosa  abbia  bisogno  per  arrivare  alla  pace  con  se  stesso.  Insomma,  lo  privo  di  ogni  potere.  L’altra  domanda  è  allora: ” Come  debbo  reagire  concretamente   ai  suoi  attacchi  ostili ?  L’amore  per  il  nemico  non  mi  proibisce  di  difendermi;  che  sia  chiaro  questo  concetto.  Ma non  mi   difendo  contro  un  nemico,  bensì  contro colui   che  è  lacerato  interiormente  e  di cui  condivido  i  sentimenti.  La  mia  difesa  deve  essere  finalizzata   a  giungere  a  contatto  con  la  sua  verità.  E  tutto  questo  facendogli  capire  di  non  rifiutarlo  come  persona.

Insomma,  cercate  di  capire  quello  che  ho  formulato  disordinatamente.  Non sono  un  filosofo.

Leggete, se vi va

Albert Eistein - Biografia e opere del genio per antonomasia

Un professore di filosofia, ateo, resta immobile davanti ai ragazzi della sua classe. Poi dice ad uno dei suoi studenti di alzarsi e gli chiede:
“Tu sei cristiano, ragazzo”
“Sì, signore” replica lo studente.

Ed inizia a fare delle domande a cui lo studente risponde prontamente: “Allora credi in Dio?”

“Certamente.”

Il professore continua “Dio è buono?”

Lo studente: “Certo! Dio è buono.”

“Dio è onnipotente? Dio può fare qualsiasi cosa?” ribatte il professore.

“Sì, si”

Poi chiede al ragazzo “Tu sei buono o cattivo?”

“Secondo la Bibbia sono cattivo” risponde il ragazzo.

Il professore a quel punto sorride e dice: “Ah! La Bibbia!” Riflette per un istante.
“Ti faccio una domanda. C’è una persona malata e tu puoi curarla. Puoi farlo. La aiuteresti? Ci proveresti?’

“Certo, signore”

“Quindi sei buono…!”

“Non direi questo.”

“Perché no? Aiuteresti una persona malata e storpia, se potessi. Quasi tutti lo farebbero, se si potesse. Ma Dio no.”

Lo studente resta in silenzio, mentre il professore continua: “Non lo fa, vero? Mio fratello era cristiano ed è morto di cancro, sebbene pregasse Dio di guarirlo. Allora come può essere buono Dio? Me lo sai spiegare”
Lo studente non risponde. “Non sai rispondere, vero?” afferma il professore. Poi prende un bicchiere, beve un sorso d’acqua così da concedere allo studente il tempo per rilassarsi. E poi dice allo studente: “Iniziamo di nuovo, ragazzo. Dio è buono?”

“Em…sì” dice lo studente.
“Satana è buono?”
Lo studente senza esitare dice ‘No.’
‘E dimmi, Satana da dove viene?’

Lo studente balbettando risponde. ‘Da Dio’
Dimmi figliolo: ‘Dio ha creato Satana, non è vero? e continua: “C’è cattiveria nel mondo?”
“Sì”
“II male è ovunque, vero? Dio è il creatore di tutto, giusto?”
“Sì, signore”.

Il professore senza sosta continua dicendo: “Quindi, chi ha creato il male? Ragionando se Dio ha creato tutto, allora Dio ha creato anche il male, visto che il male esiste, secondo il principio che le nostre opere dicono chi siamo, allora Dio è malvagio”.

Lo studente si ammutolisce nuovamente. Il Professore continua ” Esiste la malattia? L’immoralità? L’odio? L’orrore? Tutte queste cose terribili esistono nel mondo?’

Lo studente risponde imbarazzato. “Sì”

“Allora dimmi, chi le ha create?”

Lo studente si zittisce nuovamente, il professore ripete la sua domanda. “Chi le ha create?” Non arriva nessuna risposta. A questo punto il professore inizia a camminare avanti e indietro per l’aula. La classe resta immobilizzata. Il professore rivolgendosi ad un altro studente dice:
“E tu figliolo credi in Gesù Cristo?”
Lo studente sicuro di ciò che sta per dire, afferma: “Sì, professore, ci credo”

Il professore si ferma e dice: “Secondo la scienza, hai 5 sensi per identificare e osservare il mondo che ti circonda. Hai mai visto Gesù Cristo?”

Risponde “No, signore. Io non l’ho mai visto”.

“E invece hai mai udito il tuo Gesù?”

“No, signore, né visto né udito”

Il professore continua “E lo hai mai toccato, assaggiato o hai mai sentito l’odore del tuo Gesù? Hai mai avuto una percezione sensoriale di Gesù Cristo, o di Dio, per quel che importa?”

“No, signore, purtroppo mai.”

“Ma continui a credergli?”

“Sì”.

Il professore allora “Secondo le regole del protocollo empirico, testabile e dimostrabile: la scienza afferma che il tuo Dio non esiste- Che mi dici a riguardo, ragazzo?’

‘Nulla’, risponde lo studente… ‘Io ho solo la mia fede’.

“Eh si, la fede”, replica il professore. “il problema che la scienza ha con Dio è proprio quello. Non esistono prove… solo la fede”.

Lo studente resta in silenzio e poi rivolgendosi al professore dice: “Professore, mi dica, esiste il caldo?”

“Sì”

“Ed il freddo, esiste?”

“Sì esiste anche il freddo”.

“No, signore, si sta sbagliando, non esiste”.

Il professore resta stupito e osserva in modo interessato. Nel silenzio della stanza si leva una voce e inizia: “Puoi avere molto calore, più calore, mega calore, super calore, calore illimitato, calore bianco, poco calore o assenza di calore, ma non abbiamo niente che si chiami ‘freddo’. Possiamo avere 458 gradi sotto lo zero, che non è calore, ma non possiamo andare oltre. Non esiste il freddo; altrimenti potremmo andare oltre i — 458 gradi. Ogni corpo o oggetto è suscettibile a studio quando ha o trasmette energia, e il calore è ciò che fa avere o trasmettere energia a un corpo o materia. Lo zero assoluto, meno (-458° F), è l’assenza totale di calore. Sa, signore, – freddo – è solo una parola che usiamo per descrivere l’assenza di calore. Non possiamo misurare il freddo. Possiamo misurare il calore in unità termali perché il calore è energia. Il freddo non è l’opposto del calore, signore, ma soltanto la sua assenza’.

Tutti restano in silenzio. Si sente cadere una penna da qualche parte, ma sembra un martello”

“E mi dica professore. Esiste il buio?”
Senza esitare il professore risponde: “Sì” e continua: “Che cos’è la notte se non esiste il buio?”

Il ragazzo sicuro di sè: “Eh no, signore, è in errore. Il buio non è qualcosa; è assenza di qualcosa. Possiamo avere la luce fioca, la luce normale, la luce brillante, la luce intermittente, ma se non hai la luce costante non hai niente e questo è il buio, giusto? Ecco il significato che attribuiamo alla parola. In realtà, il buio non esiste. Se esistesse, potremmo rendere l’oscurità più scura, giusto?’

Il professore sorridendo dice: “Quindi arriva al punto, figliuolo?”

“Certo, professore. Il punto è, la sua premessa filosofica è imperfetta dall’inizio e anche la sua conclusione lo è”.

Il professore sorpreso dice “Imperfetta? In che senso, puoi spiegarmelo?”

Lo studente spiega: “Il suo discorso parte dalla premessa del dualismo. Sostiene che c’è la vita e quindi la morte; un Dio buono e allora un Dio cattivo. Vede il concetto di Dio come qualcosa di finito, qualcosa che si può misurare. Signore, la scienza non è in grado di spiegare neanche il pensiero. Usa l’elettricità e il magnetismo, ma non ha mai visto e ancora meno compreso appieno un pensiero. Vedere la morte come l’opposto della vita, vuol dire ignorare il fatto che la morte non può esistere come una cosa sostanziale. La morte non è l’opposto della vita, ma piuttosto l’assenza di vita.”

“Ora mi dica professore… Lei insegna ai suoi studenti che essi discendono da una scimmia?”

“Se si riferisce all’evoluzione naturale, certo che sì.”

“Ha mai osservato l’evoluzione con i suoi occhi, signore?”

Il professore scuote la testa, sorridendo, appena capisce dove sta approdando la questione. Un ottimo semestre, davvero.

Lo studente: “Signore, Siccome nessuno ha mai visto il processo evolutivo e non può neanche provare che questo processo sia continuo, lei, in realtà, non sta insegnando una sua opinione? In questo senso lei non è uno scienziato ma un predicatore.”

La classe sembra agitarsi. Lo studente resta in silenzio, finché tutti non si calmano e continua: “Per continuare con quanto stava dicendo prima all’altro studente, lasci che le faccia un esempio su ciò che voglio dire.” Lo studente rivolgendosi alla classe dice: “Qualcuno di voi ha mai visto il cervello del professore?” Tutta la classe scoppia a ridere. “Allora, avete mai udito,toccato o percepito il cervello del professore? Nessuno sembra averlo fatto. Dunque, secondo le leggi del protocollo empirico, stabile, dimostrabile, la scienza afferma che lei non ha un cervello, con tutto il dovuto rispetto, signore.” e continua “Allora se la scienza afferma che lei non ha cervello, come possiamo avere fiducia nelle sue lezioni?”

La classe resta completamente in silenzio. Il professore fissa lo studente, con il volto iperscrutabile. Dopo un lungo silenzio dice: “Immagino che dobbiate avere fede”

Lo studente constata “Adesso lei ammette che ci sia la fede e infatti la fede esiste insieme alla vita. Signore, esiste il male?” Il professore: “Naturalmente, esiste.” e spiega: “Lo vediamo ogni giorno. Ne è un esempio la mancanza di umanità tra gli esseri umani. È nella molteplicità dei crimini e della violenza ovunque nel mondo. Queste manifestazioni non sono nient’altro che il male”

Lo studente, allora, replica: “Il male non esiste, Signore, o meglio non esiste di per sé; il male è semplicemente l’assenza di Dio. Come per il freddo o il buio, è una parola che l’uomo ha inventato per descrivere l’assenza di Dio. Dio non ha creato il male. Il male è il risultato di ciò che avviene quando l’uomo non ha l’amore di Dio nella sua vita. È come il freddo che si sente quando manca il calore, o il buio che si percepisce quando non c’è luce.”

Il professore resta seduto.

Vi state chiedendo chi era lo studente? Era Albert Einstein.

Per ora è solo una ipotesi, ma non è da escludersi la necessità della terza dose vaccinale.

 

Vaccino, Moderna studia la terza dose contro le varianti sudafricana e  inglese - Affaritaliani.it

Come ho detto, è solo una ipotesi, e si sa che le ipotesi finiscono sempre con l’avere un fondo di realtà.

Non c’è  concordia unanime fra una parte di scienziati ed esperti. Qualcuno rimane in “vigile attesa” e attende che emergano dati clinici significativi.

Dice Fauci:” I vaccinati sono contagiosi come chi non è vaccinato

 

Chiarezza necessaria

Le parole del consulente del presidente americano Biden

E’ un messaggio che circola e che potrebbe suscitare ulteriori perplessità, dubbi e quant’altro sulla bontà e sicurezza dei vaccini.

Il professore Fauci, gigante di  Immunologia  mondiale, non ha sicuramente bisogno del sottoscritto, minuscolo medico di “campagna” per fare chiarezza circa quanto divulgato, in verità, a scopi terroristici- a mio avviso-.  Intanto il professore Fauci, non faceva nessun riferimento al virus: alias SARS-COV-2, ma faceva riferimento alla  attuale variante Delta, e non solo, ma evidenziandone la rarità come evento. Epperò, presumo che sotto sotto sia stato non chiaro….

In diverse circostanze, nel mio piccolo ho sempre detto, che esistono pochissimi, ma dico, pochissimi vaccini che forniscono l’Immunità Sterile; cioè, quella immunità a vita. Perchè ? Per via del fatto biologico inconfutabile che il Virus, quando  va ad incontrarsi con una persona vaccinata effettua un 1° ciclo di replicazione, quindi, la vaccinazione, quando si dice efficace, va intesa, efficace  nel senso  contro la malattia, contro il decesso, ma contro l’infezione non è efficace al 100%, ma riduce di moltissimo la quantità di virus che si elimina.

In altre parole, e per non essere tediante, la variante Delta l’abbiamo dentro casa, ma se toccassimo la tanto agognata percentuale di vaccinati dell’85%  il virusa si troverebbe nelle condizioni analoghe dell’ubriaco che non ricorda dov’è la sua abitazione….e vaga, vaga, vaga, fino a che  sparisce.

Ma, questo, può avvenire a una sola condizione: VACCINIAMOCI, e togliamo al Virus anche le più remote possibilità di approdare da qualche parte

Nella vita agiamo in modo giusto o in modo sbagliato. Come sapere distinguere le due cose ?

Prendere la giusta decisione - Test

Una volta avevamo l’impressione che era facile distinguere sul nostro agire se fosse giusto o sbagliato. Oggi, pare che le cose si siano un po’ modificate. L’uomo cerca di valutare bene ogni cosa prima di agire. Quindi non è facile. Infatti i nostri motivi sono spesso vari. E quello che è giusto per una persona sembra sbagliato per un’altra. Non sempre possiamo prevedere gli effetti del nostro agire. Sembra paradossale, ma anche sulle nostre buone intenzioni  dobbiamo diffidare. Nonostante tutto, abbiamo una testa e dobbiamo usarla bene affinchè scopriamo che esistono dei criteri.
Sappiamo tutti, che tutto ciò che danneggia l’altro è sbagliato. Così come, quello che risolleva l’altro è giusto. Naturalmente, anche in questo non dobbiamo perdere di vista che siamo nel generico. E’ giusto quindi, tutto ciò che corrisponde alla realtà; alla verità. Ed è sbagliato quello che falsa la realtà e la contraddice. Se si dice che l’agire giusto si orienta su criteri che si ritrovano nella legge di natura o nelle norme delle religioni, allora si comincia a dubitare. Forse è chiedere troppo alle religioni che ci forniscano in ogni caso direttive concrete sull’agire. Se assumiamo una tale concezione di religione siamo in direzione sbagliata. Quì è importante indicare di applicare anche la nostra ragione quando ci disponiamo ad agire. Ma allora dobbiamo assumere che in ogni caso è tutto buono e giusto quello che ci suggerisce la ragione ? Anche questo, a mio parere non può essere un criterio da prendere come archètipo da seguire. Quì, per integrare, si dovrebbe aggiungere un altro criterio : giusto è anche quello che sgorga dall’amore e non dall’odio. Talvolta, anche la ragione è guidata dalle emozioni. Se la ragione agisce a partire dall’odio, diventa una ragione accecata, che produce azioni coerenti, ma che in ultima analisi sono sbagliate, perchè stanno provocando un danno. Conosco persone; razionali, che hanno esercitato violenza come altre persone nel nome della verità e hanno ritenuto di dover spingere gli altri alla verità mediante la violenza. Tanto per fare un esempio papele papele ( come direbbe il buon Lino Banfi ) i fondamentalisti fanatici si richiamano alla verità e la vogliono imporre con tutti i mezzi. Non vedono l’aspetto del disprezzo per gli altri e della violenza, perchè con tutta la loro ossessione per la verità chiudono gli occhi di fronte ai bisogni personali di potere, che serpeggiano sotto il manto della verità.