L’uomo, per sua natura è relazione. Non potrebbe vivere senza relazionarsi con gli altri. Ci sono molte persone che “investono” in relazioni. E che poi naturalmente vorrebbero avere indietro qualcosa; possibilmente un profitto, un guadagno. Quì non si tratta solamente di aiuti materiali, ma anche di sentimenti. Assumendo questo atteggiamento di attesa il più delle volte la delusione è dietro la porta; non solo, ma non si lascia neanche attendere a lungo. Vi sono persone che misurano il valore di un altro soprattutto in base al modo in cui fa salire il loro benessere interiore e può essere utile alla loro carriera professionale. Ci sono poi, le relazioni cordate, legami network che funzionano in questo modo. E ci sono manager che parlano di “capitale umano ” quando si riferiscono al valore dei collaboratori per la propria azienda o impresa. Ebbene, questa dinamica modernizzata dove l’uomo è e deve essere uomo, giammai un capitale da valorizzare la trovo uno svilimento dell’essere umano il cui valore è basato sulla sua utilità: “mi sei utile, ti valorizzo. Appena non mi servirai più sarai come un piatto di plastica; ti ho usato, e adesso ti getto nella spazzatura “. Molte persone valutano in questo modo le relazioni con gli altri: quello che faccio per l’altro, me lo aspetto in cambio anche da lui. Ma santo Iddio, questo sistema rende impossibile qualsiasi relazione vera. Gli altri non sono preziosi per me solo quando mi aiutano sul mio cammino, quando mi aiutano a stabilire nuove relazioni, quando favoriscono la mia carriera professionale. In questo modo l’uomo diventa uno strumento, un violino che prima o poi sarà destinato in soffitta. Quì va valutata la relazione in ordine alla dignità umana. Se io rispetto l’altro, rendo di conseguenza me stesso degno di rispetto. Se li umilio, svaluto sempre qualcosa anche dentro di me. Per questo è necessaria la sensibilità per il valore degli altri per vivere come persona di valore.
Si, ma la domanda resta ancora inevasa. “Quanto valgono per me gli altri?”
La domanda, gentile Dottore,spinge ad una riflessione ben ardua. In realtà, è difficile che si pensi agli altri in termini di valore assoluto,anche se spesso ci si trova a considerare l’altro da noi come supporto ai nostri bisogni di natura pratica.Detto questo, personalmente, ho sempre attuato rapporti di stima e di rispetto per coloro con i quali ho stabilito un qualsiasi tipo di confronto. Ho cercato , tuttavia, di privilegiare sempre quelli basati su una certa affinità di pensiero, di comportamento e sono riuscita così a dare un indirizzo piuttosto favorevole alle mie scelte, persino con qualche sottoposto che, nel tempo, mi ha particolarmente apprezzata e dimostrato affetto. Mai, comunque, ho pensato di vedere l’altro come un oggetto da cui poter trarre vantaggio e, a volte, mi è capitato di verificare, a mie spese,l’esatto contrario. In conclusione, non sono una persona molto partata a rapportarmi facilmente con gli altri, ma quando ciò avviene, posso affermare, con piena onestà, di essere una persona affidabile e rispettosa delle altrui libertà e dignità umane, così come cerco di fare, assiduamente, nei confronti di me stessa.
Buon giorno carissima, credo sia un’impresa possibile ma sicuramente improbabile; almeno per me. Vedi cara Stella, io credo che sarei capace di compiere una volta, qualche atto straordinario. Un’azione che impegnerebbe tutto me stesso, se fossi sconvolto da una sventura, se mi ribellassi a una ingiustizia, se uno dei miei cari fosse in pericolo. Si, certi giorni credo che sarei persino capace di rischiare la vita, anzi, di donarla tutta, d’un solo colpo, per un mio ideale, per colei che amo, per mio figlio e chissà, fors’anche per gli altri. Ebbene, se questo pensiero, ahimè, in segreto, mi permette di ammirarmi un po’ mi rassicura ugualmente. Ma ciò che mi umilia e spesso mi scoraggia è che non sarò mai capace di donare la mia vita pezzo a pezzo, a piccolissimi pezzi e ogni giorno, sempre, donare o darmi. Mi verrebbe di urlare al Signore sul perchè ha inventato la durata e la fedeltà nelle piccole cose e l’amore che non smette mai di esigerne ! Buon pomeriggio a te carissima.
Le lascio un cordiale saluto e l’augurio di giorni sereni.
Ricambio il cordiale saluto
Argomento interessante e complesso. Il mio atteggiamento nei confronti del ‘prossimo’ è cambiato col trascorrere delle fasi della vita, com’è ovvio che sia per tutti. Da giovani si ha bisogno di essere ‘accettati’, per cui si cerca di piacere e compiacere per avere in cambio attenzioni, simpatia, affetto, amore. Se caratterialmente sei forte e vivi in un contesto familiare sano, qualche delusione la metti in conto e non ti rovini la vita dopo qualche sberla ricevuta. Io ho dovuto sempre lottare per avere queste attenzioni e, allo stesso tempo, facevo di tutto per allontanarle da me. E’ un argomento lungo e complicato. Ognuno di noi ha un background che lo ha reso più o meno aperto verso gli altri. Dopo varie vicissitudini ho imparato a bastarmi. E anche se la solitudine a volte pesa, non la baratto con legami di infimo valore, tanto per essere ‘una del gregge’. Quanto a cercare un tornaconto personale nei rapporti con gli altri, no! Questo mai, non ne sarei capace. Nessun ‘do ut des’. Se posso aiutare lo faccio volentieri. Cosa mi aspetto in cambio? un po’ di rispetto e gratitudine mi sembrerebbe equo. Un cordiale buona serata
Interessanti considerazioni le tue; davvero. Da quello che esponi, si evincerebbe; cosa buona, un dispiacimento quello di non incrociarsi più frequenti con volti luminosi ( lasciami poetare una volta tanto ). E quì, non c’entra affatto se quel volto è appartenente a un ceto nobile o la sua bellezza, come non c’entra l’età nè il censo, quindi, non si tratta nè di ricchi nè di poveri, nè di sapienti nè di dotti, nè di poveri, nè preti o laici, ma solo di quei volti che rivelano la propria anima. E le anime buone generalmente son quelle che hanno conosciuto la sofferenza, in modi diversi. Spesso misteriosi. Hanno sofferto e si sono lavorate.E così, nella sofferenza e nel travaglio hanno sempre capito gli altri. A parte i difetti e le miserie , retaggio di tutti i mortali, si tratta di anime limpide, chiare, ed ardenti.
Peccato che se ne incontrano poche.
E poi, il tuo dire:” la solitudine talvolta pesa”. Non mi trovo molto daccordo, nel senso che la solitudine non è qualcosa di cui essere tristi, bensì gioiosi. A mio parere chi riesce a trovare la solitudine la considero una persona che sa e conosce il linguaggio del silenzio.
Invece quello che pesa come macigno è l’Isolamento; non sono affatto sinonimi.
Cordiale buon pomeriggio
Siamo nati come individui, ma siamo “condannati” ad essere comunità. Questa potrebbe essere la ragione della ricerca di qualcuno con il quale vincere l’assillante senso di solitudine.
Ma ci sbaglieremmo nel pensare che ciò sia solo frutto di cambiamenti momentanei o peggio sensazioni superficiali. I sentimenti, sono i reali punti di riferimento sopra i quali si forma la nostra morale e il nostro modo di essere. Quindi si tratta di un sentire tutto speciale. Il consumismo ha cambiato le regole all’interno dei rapporti personali. L’amicizia vera nasce nei banchi di scuola delle elementari, dopo tutto è frutto di piccoli o sempre più importanti interessi nel crescere. Il moto “usa e getta” è lo spreco indistinto delle risorse naturali e ancor di più delle risorse umane. L’altro motto familiare alle imprese è: “o ci si espande o si muore” in questa logica il rullo compressore elimina uomini e cose. Ma ritorniamo a quanto citato all’inizio dobbiamo essere comunità se vogliamo sopravvivere altrimenti, il giorno in cui la grande bolla del “mercato” scoppierà assisteremo a una moltitudine di individui disperati.
Analisi, la tua caro Diego, che pressochè non fa una piega e fra le tue righe mi ritrovo col pensiero. Non concordo sul “siamo condannati a essere comunità”. Siamo stati creati per essere “relazione sussistente”, solo che non siamo ancora uomini completi e perfetti. Sono sempre quasi certo che dobbiamo formarci progressivamente in una relazione di conoscenza di rispetto e di amore con tutti gli altri uomini e prima di tutto coi suoi congiunti. Uno dei drammi più importanti – a mio avviso – del mondo attuale è la rottura dei legami fra di noi uomini individualmente e collettivamente. Ci ammassiamo nelle città, nei caseggiati, sui mezzi di trasporto…ma spesso ci sfioriamo senza mai incontrarci nel profondo. Ecco, da quì, la solitudine cui facevi cenno, di molti di loro, e in modo particolare di alcune categorie, come anziani, ammalati, handicappati, carcerati. Tutto ciò è molto grave perchè l’uomo senza relazioni si annulla, si distrugge lentamente e può morire di solitudine; termini che oserei cambiare col suo quasi sinonimo “isolamento”. In conclusione, chi aspetta che qualcuno si unisca a lui, nel “profondo della sua solitudine” rischia di aspettare a lungo. Se vuole vincerla deve uscire da se stesso e andare verso gli altri.
Grazie del commento, e buona serata