Noi chiamati per nome

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20 GENNAIO 2023

VENERDÌ DELLA II SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Eb 8,6-13

Salmo: Sal 84 (85)

Vangelo: Mc 3,13-19

Gesù chiama i dodici, l’iniziativa è Sua, l’uomo non fa niente, l’azione è tutta di Lui, perciò questa chiamata è un dono che l’uomo riceve, non deve fare delle azioni particolari per meritarselo.

Nel Vangelo i dodici discepoli rappresentavano le dodici tribù d’israele, ovvero, veniva compresa tutta l’umanità. In quei dodici siamo compresi anche noi, chiamati per nome. Siamo chiamati in quanto amati e nessuno è escluso, perché il desiderio di Dio è di stare con l’uomo. Egli è il Dio con noi, e stare con Lui è diventare partecipi della Sua stessa vita e questo avviene sempre per dono Suo.

Lo stare con il Signore non ci rende persone inermi, ci muove a donare, a portare la Sua Parola, i suoi gesti.

Il Vangelo finisce così: con l’elenco dei nomi dei suoi apostoli, un finale che è un’inizio per loro e per noi, per scoprire il Suo amore e vivere di questo.

“Signore,

aiutami a stare,

nonostante mi senta peccatore

e percepisca lo sbaglio come un ostacolo.

Fammi comprendere che sei Tu a venire incontro a me,

non per quello che ho fatto,

ma per ciò che sono:

figlio prezioso ai tuoi occhi, creato per amare ed essere amato.

Ti amerò con la mia umanità che seppur fragile

desidera incontrarTi,

a cui Tu hai dato una possibilità di stare con Te.

Stai con me ed io con Te,

insieme scorrerà la vita e sarà in abbondanza

per tutti coloro che ci incontreranno”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Sulla barca

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19 GENNAIO 2023

GIOVEDÌ DELLA II SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Eb 7,25-8,6

Salmo: Sal 39 (40)

Vangelo: Mc 3,7-12

Molta folla sta cercando Gesù, hanno visto dei segni straordinari: ha perdonato i peccati, ha fatto camminare un paralitico, è stato capace di guarire una mano chiusa, ci ha resi figli di Dio accolti ed amati cosi come siamo, senza riserve.

Anche noi corriamo da Lui, vogliamo fare la stessa esperienza: incontrarlo, ascoltarlo, toccarlo, perché guarisca tutti i nostri mali, le nostre afflizioni del corpo e dello Spirito.

Toccare Gesù equivale ad entrare in relazione con Lui, riconoscerlo figlio di Dio, Signore della nostra vita.

Proseguendo nella lettura del testo, Gesù dice ai suoi discepoli di preparare una barca, perché non lo schiacciassero, dato che parecchia folla andava da Lui per essere guarita.

È significativo questo particolare, poiché l’esperienza della guarigione non è l’unica cosa, Gesù non è venuto solo per guarire, ma per restare sulla nostra barca, che sia in difficoltà o nella quiete.

Oltre alla guarigione ci viene dato molto di più: una relazione dove poter trovare la forza di affrontare ogni mare, ogni fatica, non da soli, ma con Colui che ha scelto di vivere con noi.

Spesso nelle difficoltà ci chiediamo dove sia Dio, e quando arriverà per sollevare almeno un po’ il nostro cuore, oggi ci risponde: sono sulla barca con Te, nella Tua storia, non per guarirti ed andarmene, ma per restare perché ti amo, figlio mio e non ti lascio.

“Signore resta accanto a me,

e nelle ore piu buie

fammi vedere un raggio della Tua luce.

Solleva il mio cuore più in alto,

aiutalo a salpare dal timore della Tua assenza

e fammi navigare nella consapevolezza della Tua presenza.

Ad ogni figlio che chiede aiuto,

Tu doni una risposta:

Te stesso, il Tuo amore,

non solo la guarigione di un momento,

ma la presenza di una vita

e di questo ti rendo grazie”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

 

Egli viene per guarirci.

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11 GENNAIO 2023

MERCOLEDÌ DELLA I SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura:Eb 2,14-18

Salmo: Sal 104 (105)

Vangelo: Mc 1,29-39

Il Vangelo di oggi apre il nostro cuore alla certezza: Egli viene per guarirci.

La suocera di Pietro e altri denominati “malati”, quel giorno ricevettero da Gesù la guarigione. Nessuno chiede niente, nessuno ringrazia, fa tutto Lui, passa una notte in preghiera, quasi che sia Egli stesso a ringraziare Dio per aver riportato noi, suoi figli, alla condizione di normalità.

È Gesù che intercede, in disparte prega il Padre e fa del cielo un enorme altare in grado di contenere tutto e tutti. Attraverso Gesù, ciascuno di noi può guarire dall’idea che per arrivare a Lui bisogna fare delle cose, perché é il fare di Dio che smuove; la suocera di Pietro si rialza e dopo che la febbre la lasciò, cominciò a servire.

Ella fa come Gesù, quell’uomo che le ha fatto un dono così grande. C’è di più di una guarigione: abbiamo in dono un esempio da portare nel nostro quotidiano, quasi un segno per chi ci guarda che Egli è vicino, così che guardando alla fede di altri, alla loro guarigione, possiamo rafforzare la nostra fede e sentire il cuore pieno di gioia perché a me, a noi, sarà possibile guarire dall’incredulità e vivere di fede sia in salute che in malattia, poiché Dio sarà con noi per sempre!

Alzarsi

alzarsi

 

15 NOVEMBRE 2022

MARTEDÌ DELLA XXXIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Ap 3,1-6.14-22

Salmo: Sal 14 (15)

Vangelo: Lc 19,1-10

Il Vangelo di oggi è un incontro: tra Gesù e Zaccheo e tra noi e loro. Siamo un po’ Zaccheo, quando facciamo di tutto per vedere Gesù, perché comprendiamo che Egli ha molto da dire alla nostra vita e questo brano ne è una conferma.

È proprio l’incontro con Lui che ci rialza dalle nostre cadute, dai nostri fallimenti e nello stare insieme a Gesù, avviene la nostra Risurrezione, ovvero un rialzarci da terra più consapevoli di noi stessi, ma sempre protesi verso di Lui. Questo testo di Risurrezione, di “alzate”, ne rimanda, quasi a volerci ribadire più volte, quanto essa sia parte significativa del nostro percorso:

– Abbiamo Zaccheo (e forse un po’ anche noi), che tenta di rialzarsi da solo, sale su un albero, ma per risorgere con Lui bisogna scendere, proprio come ha fatto Gesù: scendere per risalire.

– Gesù alza lo sguardo: Egli ci ama e dona a Zaccheo e a noi uno sguardo già Risorto, capace di andare oltre l’errore per riabilitarci, per offrire una possibilità nonostante tutto.

– Zaccheo scende e leggiamo: “Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto»”. Si è alzato, la Risurrezione ha toccato il cuore di Zaccheo tanto da non essere più lo stesso, Gesù è entrato nella Sua casa, ed entra anche nella nostra per donarci un’esperienza di salvezza, in grado di rinnovarci interiormente e restituire alla nostre mancanze un luogo dove poter vivere.

Alle nostre fatiche è donato un ristoro, alle nostre paure un rifugio, al nostro cuore un luogo dove poter stare: Gesù risorto dai morti, segno di una vita nuova dove dalle Sue ferite filtra una luce in grado di scaldare, consolare e donare la forza per affrontare con Lui il nostro oggi, il futuro, e dare pace ad ogni passato bisognoso di Risurrezione.

“Signore,

aiutami a rialzarmi,

sii Tu la mia forza,

così che quando la mia non sarà abbastanza, io non vacilli.

Fa che nella mia fragilità incontri la Tua stabilità

ed io possa procedere sicuro

anche attraverso la paura, lo scoraggiamento e lo sconforto,

rendimi forte come un albero,

le cui radici sono nel cielo,

consapevole del Tuo amore

che non vacilla e non molla

e continua a fidarsi di me”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

Per noi o per tutti?

per noi o per tutti?

 

 

19 OTTOBRE 2022

MERCOLEDÌ DELLA XXIX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Ef 3,2-12

Salmo: Is 12,2-6

Vangelo: Lc 12,39-48

 

Nel Vangelo di oggi, mentre Gesù spiegava ai suoi una parabola, Pietro chiede: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». Gesù continua a parlare senza rispondere. Perché l’evangelista Luca introduce questo dettaglio, che apparentemente è lì senza motivo?

Perché spesso può capitare di sentirci come Pietro e dinanzi alla Sua Parola, anziché chiedere cosa vuole insegnarci, tendiamo a considerare se essa è per noi o meno, ponendo implicitamente dei paletti a ciò che la Parola stessa ha da donarci. Gesù non risponde, affinché Pietro vada oltre, ed impari ad ascoltare una Parola, che per il fatto stesso provenga da Lui, ha da dire molto alla vita di Pietro ed alla nostra.

Solitamente ci fermiamo alla ricerca di risposte, alle nostre domande, ma il Vangelo non è un libro di risposte è la Sua Parola viva, vera, reale per noi. Sono Parole che il Signore vuole dirci con tutto se stesso, poiché ascoltandole possano donarci la forza e la direzione per vivere la strada che Dio ci ha tracciato, la nostra via di bene dove il Signore ci è accanto.

Quell’ora che non immaginiamo, quella Parola che non pensavamo è qui per noi, è arrivata pronta per essere udita, segno che quella parabola si è realizzata: è davvero qui, vicino a noi, il Figlio dell’uomo.

“Signore,

nelle mie domande e nei miei dubbi sei un luogo di rifugio,

nei miei sbagli, sei conforto,

nelle mie paure ti ritrovo,

affinché io non sia solo e possa superarle.

Aiutami a riconoscerti, lì dove a volte penso Tu non ci sia

ed impari a cercarti così che trovandoti

qui in me, prima di me,

io continui a credere che davvero mi sei accanto

e questa, che una volta era una domanda, diventi una certezza.”

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

“Avvenga per me secondo la tua parola”.

 

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VENERDÌ 07 OTTOBRE 2022

BEATA VERGINE MARIA DEL ROSARIO – MEMORIA

 

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: At 1,12-14

Salmo: Lc 1,46-55

Vangelo: Lc 1,26-38

“Avvenga per me secondo la tua parola”. Maria si fida del progetto di Dio!

In quel Si, dalla carica esponenziale, siamo compresi anche noi. Grazie a Maria possiamo sentirci in relazione con Dio, perché Egli ha preso un volto, si è fatto carne. Grazie a Lei la nostra umanità fragile è riconciliata, amata da un Figlio il cui amore non cesserà mai di esistere.

Gesù Figlio di Dio, lo è anche di Maria, una donna che ha molto amato e con la stessa determinazione di suo Figlio, ha proseguito il suo cammino fedele ad una promessa.

L’affermazione: “avvenga per me”, non è pronunciata solo una volta, ma durante tutto il corso della sua vita, quando Gesù cresceva, e fino alla Sua morte in croce, dove tutte le parole dell’angelo sembrano non esistere più. Eppure è l’esistenza di Maria stessa a far vivere quella promessa, grazie al suo esserci, grazie al nostro esserci, che possiamo vivere della promessa di Dio per noi.

Non dobbiamo temere, c’è un progetto più grande di amore per ciascuno e se l’amarezza o il dolore non ci permette di percepirlo, fidiamoci di Colei che si è fidata, ha creduto all’amore, e il suo Si, ha ricolmato di bene tutta la terra.

Affidiamo il nostro cuore a Maria da cui siamo custoditi ed amati, affinché dinanzi alle perplessità del tempo presente, Ella sia per noi come l’angelo pronto a rispondere: “non temere”.

“Maria,

ti affido il mio cuore.

Sto in silenzio,

per sentire la Tua consolazione,

cosi da tornare a sperare.

Insegnami a credere

che sono qui, perché un amore mi ha raggiunto.

Dio già mi amava

ed è per questo che è venuto da te,

perché un giorno,

tu mi avresti insegnato,

che sono parte di un progetto più grande

e il mio cuore forte della tua parola

ricominciasse a battere”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

Insegnaci a pregare

insegnaci a pregare

05 OTTOBRE 2022

MERCOLEDÌ DELLA XXVII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Gal 2,1-2.7-14

Salmo: Sal 116 (117)

Vangelo: Lc 11,1-4

 

I discepoli chiedono al Signore di insegnare loro a pregare. Al di là delle parole da dire, forse quello che li ha colpiti, è proprio l’atteggiamento di Gesù durante la preghiera, tanto da spingerli a domandare come fare.

Qual’era il modo di porsi di Gesù mentre pregava?

Nel testo leggiamo che era in un luogo in disparte, questo è un elemento importante. Egli ci insegna a fare spazio nel nostro quotidiano ad una relazione con Dio. Non si tratta di fuggire o di andare chissà dove, ma di donarsi del tempo per dialogare con Lui all’interno del proprio mondo, del vissuto, dentro quello che facciamo.

Gesù indica ai suoi discepoli e a noi la parola centrale della Sua e nostra vita: Padre. Ci sta dicendo di rivolgersi a Dio come a un papà; non siamo di fronte a un Signore lontano, freddo, anzi il calore di questa relazione viene dalla figliolanza. Solo con tale consapevolezza potremmo fare della preghiera un incontro di cuore.

Un dato implicito della preghiera di Gesù, era il silenzio; non vi sono riferimenti di parole pronunciate da Lui, udite dai discepoli. C’era silenzio e rispetto, al punto che solo quando ebbe finito di pregare, i discepoli si rivolgono a Lui.

Il silenzio è quello spazio pieno, dove sale a Dio tutto di noi: paure, fatiche, gioie, suppliche, ma è anche il luogo in cui Dio parla al nostro cuore per donare pace, coraggio, e tutto l’amore di Padre a noi suoi figli, un amore già nostro, solo che non sapevamo di averlo.

“Signore,

sia il mio cuore a trovare le parole

per dirti quello che sento.

Sia il silenzio a completare

ciò che non so esprimere.

Dinanzi a Te, pongo tutto me stesso.

Desidero sentire un po’ del Tuo amore per me,

affinché mi sostenga nella fatica

e mi rafforzi a tornare qui da Te,

anche solo per stare in silenzio”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

“Accresci la mia fede”

accresci la mia fede

 

 

DOMENICA 02 OTTOBRE 2022

XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

LITURGIA DELLA PAROLA     (clicca qui)

Prima lettura: Ab 1,2-3;2,2-4

Salmo: Sal 94 (95)

Seconda lettura: 2 Tm 1,6-8.13-14

Vangelo: Lc 17,5-10

 

Come i discepoli, ci troviamo a chiedere al Signore di accrescere la nostra fede, chissà quante volte l’abbiamo fatto per noi e anche per altri.

Gesù invita i suoi ad avere fede come un granello di senape, esso è piccolissimo, quasi a dire che basta la fede ricevuta, seppur piccola o fragile, per vivere di fede.

Nella nostra ottica se abbiamo “tanto” è più semplice, saremo più forti, magari meno condizionati dagli errori passati o da cosa ci dice la gente, qui il Signore ci insegna come in quel piccolo seme c’è il tutto per fare cose grandi.

Le cose grandi nascono dalle ordinarie, infatti Gesù nel testo continua con una domanda ai suoi sul servizio, che apparentemente sembra non c’entrare nulla con la prima parte legata alla fede. Come mai?

Perché la fede chiede la concretezza del servizio, la fiducia si fa sempre concreta. La fede e il servizio sono riflessi dell’Amore di Dio che manda Suo Figlio ad insegnarci cosa vuol dire amare. Ci troviamo tra le mani semi di bene, che testimoniano un amore ricevuto, ecco perché si conclude il brano parlando di servi inutili.

Dire “servo inutile” non s’intende senza valore, sarebbe un controsenso, visto che Gesù in tutti i Vangeli parla di dignità, piuttosto qui è da intendersi “senza utile”, ovvero che danno senza chiedere nulla in contraccambio.

Il primo servo “inutile” che si cinge la veste ai fianchi e non pretende un contraccambio e dona senza riserve, è proprio Gesù. Lui è il nostro esempio, poiché l’amore dona e non pretende.

Il dono più grande che ci ha fatto, da seminatore, è un granello di fede e noi siamo chiamati a prendercene cura, perché viene dalle mani di Dio. E se diciamo “accresci la mia fede”, compiamo un piccolo grande passo verso Dio, tale da riconoscerlo datore di doni: è già fede che cresce!

“Signore,

accresci la mia fede,

non solo per me,

ma anche per chi mi sta accanto.

Mi rivolgo a Te, perché riconosco in Te

la mia forza e la mia speranza.

Facci vedere quanto è grande il Tuo amore,

affinché ogni cuore possa tornare a Te

e non tema di essere abbandonato o escluso,

perché Tu ci stai già aspettando e

la Tua Misericordia ci sosterrà ogni giorno per sempre”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

“Le hai rivelate ai piccoli”

 

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SABATO 01 OTTOBRE 2022

SANTA TERESA DI GESÙ BAMBINO, VERGINE E DOTTORE DELLA CHIESA – MEMORIA

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Gb 42,1-3.5-6.12-16 (NV) [ebr. 1-3. 5-6.12-17]

Salmo: Sal 118 (119)

Vangelo: Lc 10,17-24

“Le hai rivelate ai piccoli”, non ai grandi, ai piccoli, ovvero a tutte le persone semplici, che nel quotidiano cercano parole buone: alcuni direttamente da Dio, attraverso la fede e i sacramenti, altri persino in posti o luoghi dove sembra non esserci, quello che li accomuna è il cercare.

Il Signore ci insegna a comprendere come il Vangelo sia dei “ritrovati”. Da ogni parte, in qualunque situazione siamo, c’è un’iniziativa di Dio che è precedente all’incontro tra noi e Lui. Il desiderio di trovarci, supera quello di ricerca ed in fondo il nostro voler cercare, ha in sé la stessa radice che spinge il trovare, ovvero: l’amore.

“Ti rendo lode”, tra il Figlio e il Padre c’è sintonia, entrambi cercano i piccoli, e non solo anagraficamente: i malati, i poveri, gli afflitti, perché il Vangelo non è scritto per i perfetti, ma per tutti. Attraverso l’incarnazione, in cui Dio si fa “piccolo”, un bambino, riusciamo a comprenderne come la Parola sia il Vangelo dell’incontro.

Non dobbiamo fare altro che lasciarci incontrare e stupire da Dio.

Siamo invitati a credere alla possibilità che ci dona ogni giorno per poter ricominciare, e di questo i piccoli sono i maestri. I fanciulli hanno negli occhi lo stupore della novità. Vuoi far ridere un bimbo? Guardalo negli occhi e vedi come il suo sguardo osserva i particolari, passando da un dettaglio all’altro e sorride, perché ne coglie un segno di affetto, gioco, amore. Non c’è rigidità o paura di inganno, c’è fiducia in chi ha di fronte. I bambini gattonando o camminando, cadono e si rialzano, non mollano al primo ostacolo e ricominciano sempre.

Sia cosi anche per noi: ritrovare in Lui la forza del nostro camminare attraverso lo sguardo semplice di noi piccoli già grandi!

“Signore,

insegnaci la semplicità,

quella dei piccoli

che hanno più coraggio dei grandi.

Crescendo si perde fiducia,

il cuore vive delusioni

e perdiamo la nostra piccolezza.

Tu ci vieni incontro, ci ami,

affinché possiamo camminare

per le strade del mondo

e rafforzare il nostro cuore

nella consapevolezza del Tuo amore”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

Coraggio

 

coraggio

 

24 SETTEMBRE 2022

SABATO DELLA XXV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Qo 11,9-12,8

Salmo: Sal 89 (90)

Vangelo: Lc 9,43b-45

Anche a noi può essere capitato di avere timore per qualcosa, un problema, una difficoltà, e questa paura spesso ci ha bloccato come i discepoli, al punto che dinanzi all’affermazione di Gesù temono e non chiedono.

Gesù oggi si mostra, nonostante sia a conoscenza di ciò che sta per accadere, come coLui che non ha paura, questo è rassicurante perché ci permette di affidarci, di acquisire sicurezza e provare ad aver coraggio.

Da dove viene il Suo coraggio?

Dalla forza del Padre. Egli sa bene che sarà consegnato, ma il Suo cuore e la Sua vita non sono nelle mani degli uomini, bensì nel palmo di Dio.

Il Signore ci insegna ad affrontare tutto ciò che viviamo nella certezza di un Qualcuno, Dio, più grande della paura, del fallimento e dell’angoscia. Abbiamo un Padre dal cuore grande, capace di contenerci tutti e ogni nostro dolore trovi la forza proprio da lì. Gesù che ha provato la sofferenza, sa bene cosa stiamo vivendo e ed è proprio per questo che non ci lascerà soli, affinché la sua sicurezza sia anche la nostra.

“Signore,

affido il mio cuore a Te,

affinché tutto ciò che provo

abbia un senso.

Tutti abbiamo bisogno di un rifugio

cosi che a fine giornata,

possiamo riposare sicuri

nonostante tutto

e questo luogo sei Tu

per tutti noi,

perché il Tuo cuore è la casa per il nostro”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)