Creato da Akilleys il 11/06/2006

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ESISTENZIALMENTE TUTTO

(AVVERTENZE: questo post tratterà di mie turbe psichiche, di fatti personali e di insondabili ed effimere teorie sulla vita, ed è lungo, forse inappropriato e magari discutibile... che ci volete fare!... Comunque si raccomanda l'astensione dalla lettura a chi volesse trovarci un senso, agli ansiosi, ai deboli di cuore, agli asmatici, agli astinenti, agli impazienti e a chi sentisse di aver una qualsiasi altra cosa da fare in alternativa)

"Akilleys, cosa pensi di questo papa? E' meglio dell'altro secondo te? Dicono sia più intelligente... beh, bisogna che sia intelligente, per poter fare il papa!"

Questo ciò che mi disse la nonna. Lo so che voi che avete a cuore la mia felicità vorreste che io frequentassi ogni tanto gente più della mia età... però è un periodo un po' così per me, diciamo che faccio fatica a trovare il filo delle corrispondenze. E poi insomma, lasciatemi spiegare perchè questa frase ha scatenato al mio interno mille pensieri.

Ma per una frase così mille pensieri? Akilleys stai messo male, la nonna voleva solo parlare del più e del meno, e non ha detto niente di trascendentale.
Sì sì, lo so... però -non so se a voi capita mai-, a me ogni tanto succede che qualcuno mi dica qualcosa e che all'improvviso mi si allarghi la visione a più considerazioni contemporaneamente, che si accomodano l'una sull'altra in maniera un po' confusa ma che ti fanno percepire una certa realtà d'insieme.

Esplicito allora il succo di ciò che mi frulla in testa (dove ha molto spazio libero per frullare...).
Penso che alle volte i parametri che si utilizzano nel considerare le persone potrebbero essere diversi: io per primo forse avrei bisogno di una scrollatina generale per mettere a posto alcuni concetti e definire nuove priorità, anche per quanto riguarda me stesso.
Per fare un comodo e pratico esempio mi allaccio proprio al discorso del papa, visto che oggi mi sento alquanto comunicativo e voglioso di dir la mia in campi dove forse non ho una sufficiente competenza per farlo.
Mettiamo caso che ad uno qualsiasi di noi venisse chiesto come dovrebbe essere una persona per poter ambire ad essere papa, sicuramente si direbbe: deve essere un tipetto alquanto intelligente, diplomatico, molto preparato da un punto di vista intellettuale-culturale e religioso, equilibrato, riflessivo, un oratore accorto, attento ai suoi gesti, una persona pia e di ottimo carattere. Niente da eccepire direi, è un uomo con molte responsabilità e deve avere molte qualità.

Ebbene, come faceva notare un signore di nome Juan Arias, se guardiamo come Gesù ha scelto la prima persona a capo della chiesa (e insomma, diciamo che come riferimento non ce n'è di migliori, in senso assoluto), potremmo facilmente notare come questa persona non avesse alcuna di queste qualità. Pietro non era preparato sotto alcun punto di vista: era un pescatore che proveniva da una famiglia povera, zero cultura e conoscenza del mondo. Non era il più intelligente (lo era Giovanni, che tra l'altro era il preferito di Gesù). Era un mattacchione che nonostante tutto quello che Gesù aveva detto, la prima volta che si è sentito minacciato ha avuto la bella idea di tagliare un orecchio ad un soldato, là nel Getsemani, alla faccia di qualsiasi insegnamento. Fateci caso, non era per nulla diplomatico: ad ogni domanda fatta da Gesù era sempre sempre il primo a rispondere, in modo impulsivo e a volte fuori luogo (come quando promise che non lo avrebbe mai rinnegato). Il tipico elemento senza filtri e autocontrollo, per nulla previdente. Quando era in barca sul lago con Giovanni e altri discepoli, e si è reso conto che quello a riva era Gesù, non ha trovato di meglio che buttarsi in acqua e nuotare, mentre gli altri son arrivati poco dopo in barca, asciutti e in tranquilità. Era un ingenuo incapace di controllare i suoi scatti. Gesù una volta gli ha dato del "Satana", perchè -in buona sostanza- si ostinava a sparar vaccate e a crear problemi. (e mi fermo qua con la descrizione di Pietro... mi hanno detto che per il paradiso una sua buona parola conta... )

E allora perchè Gesù ha scelto proprio lui? Gesù -tra tutte le persone che c'erano- ha proprio voluto Pietro, non l'ha scelto a caso. La risposta ce la fornisce Gesù stesso, direttamente.
Quando gli sta per affidare la nascente chiesa, non chiede a Pietro: sei tu il più intelligente? Non lo interroga sui precetti, non gli fa compilare un test a risposta multipla per verificare la sua preparazione religiosa. Non gli domanda il curriculum, un certificato che attesti le sue conoscenze o le sue esperienze passate. Non vuole sentire da lui un grande discorso che abbagli le folle o che colpisca gli intellettuali, o che risolva equazioni astruse. Non valuta il suo passato per cercare la persona responsabile e con la testa sulle spalle, attenta a non creare casini e a salvaguardare i vari interessi di tutti. Non gli domanda di parlare di giustizia o di uguaglianza o di bontà in astratto per verificare le sue competenze. Gesù solo gli chiede (per ben) tre volte: Pietro, mi ami più di tutti?

E Pietro dice sì tutte e tre le volte, rimanendoci pure male la terza volta, perchè per lui era chiaro e indiscutibile questo. Miseriaccia, lui non aveva niente se non Cristo, aveva abbandonato tutto e tutti per seguirlo. Già poco aveva prima, e ha passato gli ultimi tre anni senza niente, allontanandosi da conoscenti e amici, girovagando senza dimora. Pendeva letteralmente dalle sue labbra, ed era sempre il primo ad esser pronto al suo fianco, il primo a voler fare tutto per Lui. Non era abbastanza chiaro? Per Pietro, molto semplicemente, Gesù era esistenzialmente tutto.

Io penso che tutti quegli aspetti che noi consideriamo dei difetti o dei "disincentivi" nel considerare una persona per un ruolo di responsabilità -o anche per condividerci la vita- a Gesù non importassero proprio niente. Lui vedeva tutt'altro. In Pietro vedeva la spontaneità, la capacità di amare incondizionatamente, il ragionare senza calcoli o compromessi, l'animo essenzialmente buono e sincero, l'umiltà che lo permeava da capo a piedi, la positività nei confronti della vita e delle persone, e soprattutto l'entusiasmo, cristallino e strabordante, sempre comunque e dovunque. Pietro poteva esser uno scemotto e aver commesso mille errori nella sua vita, e allora? Cosa importava? Anche il fatto di essersi macchiato di apostasia non significava alcunchè: si può dire che Pietro era l'unico presente, l'unico voglioso di star vicino a Gesù, mentre tutti gli altri erano scappati.

Forse anche noi molte volte si dovrebbe ri-tarare un po' il nostro modo di considerare le persone, io per primo. Si ammirano certi perchè particolarmente intelligenti, perchè sono abili (scaltri?) nei rapporti sociali, perchè sfornano opere di incomparabile bellezza o genio, perchè sono divertenti e spassosi, o perchè capaci di riflessioni sui massimi sistemi che ai più sono completamente oscure e inarrivabili. Senza considerare poi le persone che si lasciano abbagliare dalla bellezza esteriore, considerandola un bene assoluto, o dal successo economico.
Magari le cose da guardare di più sono altre: per esempio la sincerità, il cuore franco, la semplicità, l'umiltà, l'entusiasmo, la capacità di amare senza compromessi.

A ben considerare, queste ultime poi sono qualità che tutti quanti possono avere... se si sapessero apprezzare di più queste qualità (che alcune volte si scontrano con l'intelligenza, con la "perfezione", con il successo personale, con l'essere previdenti, col salvaguardare gli interessi e magari anche se stessi), chi potrebbe sentirsi inconsciamente inferiore o inadeguato rispetto qualcun altro? Si può essere più o meno intelligenti, più o meno loquaci, più o meno belli, più o meno spiritosi, però se quello che importa veramente è la tua capacità di amare o il tuo entusiasmo o la tua sincerità... chi non può avere queste qualità? Sarebbe la sola volontà personale di ognuno a fare la differenza.

E forse poi il senso delle cose è proprio quello: che ti serve esser capace di fare sottilissimi ragionamenti, o astrusi calcoli, o scrivere divinamente, o esser bellissimo, o avere una cultura vastissima, o aver fatto mille esperienze, o essere perfetto ed inappuntabile in ogni occasione se alla fine sei incapace di -magari strampalati- ma disinteressati slanci d'affetto nei confronti delle persone che ti stanno più vicino, e a cui vuoi più bene? Se non sei capace di dedicarti ad (almeno) un'altra persona completamente? Che ti serve essere pubblicamente acclamato per il frutto del tuo pensiero o delle tue gesta, se poi ti guardi intorno e non c'è ricchezza nelle tue relazioni?

Infine, chi alle volte non sente al suo interno il desiderio di vivere un sentimento simile a quello che Pietro provava per Gesù, un sentimento incondizionato, privo di incertezze, assoluto e senza remore di alcuna sorta? Un sentimento per cui valga davvero la pena di vivere, che ti faccia guardare al di là di te stesso e delle tue necessità? Io devo confessare che ogni tanto un pensiero di tal sorta mi sfugge, non so da dove... ma chiudo qua i rubinetti, che mi è stato rimproverato di essere eccessivamente prolisso... (eh sì, non si può far niente a sto mondo, neanche nel proprio blog!...)

 
 
 
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