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LA BELLA GIRELLA

Post n°205 pubblicato il 13 Febbraio 2008 da Akilleys
 

Ecco vorrei tentare di dar forma ad un concetto che naturalmente è assai discutibile e totalmente deinterlacciato in quella che ormai è prassi in questo spazio, ma insomma oggi questo è quello che mi passa per la menocca e quindi ora vi tocca pure sorbirvelo.
E per farlo -visto che mi vien meglio così- parto da un esempio. Sì, oggi tra l'altro mi sento molto democratico.

Avete presente (e se non ce l'avete ora lo esplicito io) che un po' di tempo fa, Fiorentina ed Inter a fine partita -invece di andare ognuna negli spogliatoi e finita là la questione- si sono aspettate per stringersi la mano?
Indubbiamente è stato un bel gesto, perchè molte volte certi toni sono eccessivi per quello che è solo uno sport, e un po' di sana distensione ci sta pure bene.

Quindi la Lega calcio, che è un bell'organo pulito che gestisce tutto il movimento, ha deciso di renderlo obbligatorio a fine partita per tutte le squadre in tutte le partite. E molti hanno acclamato e acclamano questa decisione, diciamo tutti, sull'onda di quella bellissima parola che è il fair-play.

A me la cosa invece non sconfinfera intimamente, anzi, avrei preferito che non diventasse una prassi obbligatoria. Insomma, il concetto di bel gesto che viene dall'alto non è che mi convinca proprio, mi dà la sensazione che si vada a normalizzare e a regolamentare quelli che sono i rapporti tra le persone. Diventa giusto in senso assoluto scambiarsi una stretta di mano a fine partita e si è costretti a farlo, come si deve essere abbondanti di buone parole ai funerali, oppure accorti e pomposi nelle dichiarazioni, o avere una bella faccia rassicurante da esporre nei manifesti.
Insomma le situazioni da Mulino Bianco imperano, e tutto deve essere bello e a norma e sbrilluccicoso e politically correct. C'è una sorta di latente perbenismo regolamentato e buonismo reclamizzato, la forma esteriore di ogni situazione deve essere inappuntabile.

Devo ammettere che ciò scombussola i miei precari equilibri metabolici. Se un avversario mi sta sulle scatole, e a fine partita decido di stringergli la mano, deve essere una mia decisione, non la decisione di un altro. Altrimenti posso anche prenderlo a pedate nel sedere se mi vien lo schiribizzo.

Sì, ti dicono che le persone in vista sono degli esempi, hanno delle responsabilità maggiori verso il pubblico, quindi il loro comportamento deve essere diverso e più accorto: ma queste argomentazioni non assomigliano molto a delle emerite baggianate? (Mi perdoni Baggio Roberto, non ce l'ho assolutamente con lei...)
Chi può avere l'autorevolezza per essere l'Esempio e per farsi carico delle decisioni degli altri? Uno ce n'era, ed è visssuto duemila anni fa.

La responsabilità a mio parere è in ogni caso individuale, è l'individuo a scegliersi il suo esempio, non è l'esempio che deve essere creato ad hoc ed essere perfetto.
E poi che significato può avere un gesto che ti è imposto da altri? che modo di pensare passa? che siamo tutti soldati al soldo di uno scialbo e discutibile buonismo stabilito da un qualche emerito sconosciuto?
Non sarebbe migliore un personaggio genuino, che magari sbaglia ma lo fa nelle sue convinzioni e con tutta la buona fede possibile? Non sarebbe un segnale migliore? Se non altro di una certa libertà intellettuale.

La mia sensazione è che si vada verso un progressivo scollamento tra quelli che sono i comportamenti in vista, esteriori, a contatto con gli altri, che diventano sempre più standardizzati, omologati, certificati e necessariamente perbenisti, e quelli che invece sono gli intimi desideri ed aspirazioni, o i gesti non in vista, o magari anche quello che sarebbe più giusto fare.

In un certo senso, subdolo secondo me passa sempre di più il concetto che ci sono due realtà, quella vera e quella che è in vista, e che è molto importante patinare quest'ultima.
Così agiscono i nostri politici, ormai platealmente direi: ma non solo loro.
Anche molte aziende, che magari -come nel settore moda- sfruttano manodopera a bassissimo costo creando i presupposti per dei drammi sociali, per poi mostrare al pubblico la faccia pulita di azienda che ha molti profitti, che traina l'economia e il made in Italy, che esibisce la creatività e il buon gusto italiano nel mondo. Ma gli affari son affari, e per l'appunto secondo me dovrebbero essere messi ai piani bassi della scala dell'Importanza. Questo però è un altro discorso.

Quel che più urta e destabilizza, è che anche nei rapporti personali a mio parere avviene questo. Cioè si è così abituati a dare una parvenza esteriore differente alle cose rispetto a quello che è il nostro intimo pensiero che molte persone -con assoluta e disarmante scioltezza- operano nascondendo quello che è la loro idea, e ritengono naturale e normale farlo.

Così nei rapporti di tutti i giorni si indossa una maschera, ci si dimostra attenti, ci si prodiga in belle parole ed in bei gesti, anche grandiosi talvolta, ma la realtà poi è un'altra, si hanno altre idee per la testa, magari non sei in nessun modo stimato o considerato, o magari lo sei solo perchè in quel momento passavi di lì per caso, e sei diventato utile per qualcosa. Sei un semplice mezzo per un obiettivo, ma tu come persona non conterai più nulla al raggiungimento dello scopo, o al passaggio ad uno scopo differente.

E questo purtroppo vale anche per la sfera dei sentimenti: per lo meno io ne ho troppi di esempi sotto gli occhi di persone che ingannano con liscia tranquillità la propria metà. Perchè ci son persone che non amano, questa idea non passa nemmeno per l'anticamera del loro cervello, solo colgono al volo qualcuno perchè più o meno ci sta bene in quello spazio vuoto che si deve assolutamente colmare.
E allora si sprecano in un mare di belle parole, impestano l'aria di sms rassicuranti, si dimostrano vicini e premurosi, fanno percepire quel calore che poche volte magari si è avuto la fortuna di sentire, se non mai con la dovuta e desiderata sincerità.

Ma alla fine per tutta questa gentaglia dalla doppia faccia si tratta solo di una monetina che inseriscono nella fessura, perchè a ben guardare si assomiglia proprio ad un distributore automatico di merendine, e se la macchinetta giustamente si apre e punf, esce quella bella girella che alla fine volentieri si elargisce sulla fiducia questi la prendono e la mangiano avidamente perchè tra l'altro è pure proprio buona; e poi ciao. E' stato bello ma ora non abbiamo più fame e la nostra pausa è finita, dobbiamo tornare al lavoro: spegnete pure tutto.



(io non so se ce l'ho l'interruttore di spegnimento, sto controllando, comunque non penso sarebbe un problema eccessivo farmene installare uno: è che nella mia innata delicatezza ho maggiori difficoltà con l'inserimento della spina della corrente... reagisco male...)

 
 
 
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