Creato da fiumecheva il 06/05/2005

Fiumecheva

E continuo a camminare

 

 

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Post N° 20

Post n°20 pubblicato il 01 Giugno 2005 da fiumecheva
 
Tag: Diario
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L'ore, otto o nove o dieci
nell'atrio freddo battono.
Non conto, ascolto il lieve
fruscio di quando passano.

Volano come il vento nella neve,
come gli uccelli nell'inverno bianchi.
Non mi fanno del bene,
non mi fanno del male,
ma sono ore in cui mi manchi.

                        (Hermann Hesse)

Oggi, dopo la sfacchinata di ieri, il tempo sembra non passare mai, sono intorpidita e mi muovo come se avessi il pilota automatico, il corpo fa le solite cose e la mente vaga per conto suo... Beh! Non è una novità per me, i miei figli mi chiamano mamma smemorina e il mio compagno ogni tanto controlla se sono connessa. E' che spesso mi frullano tante idee in testa e tutte in una volta, per esempio oggi stavo pensando che dovrei imbiancare casa e studiavo il modo di farlo col poco tempo che ho a disposizione e intanto che ci pensavo ho completamente svestito i divani del salotto per lavarli in lavatrice e in contemporanea mi è tornata alla mente questa poesia e ho "dovuto" cercarla perchè non ricordavo in quale libro di Hesse l'avevo letta e mentre la rileggevo ho pensato alla lista della spesa mentre convincevo topino ad andare dal parucchiere a tagliare i capelli. Ho portato topino dal parucchiere e la poesia mi girava ancora nella mente e poi più tardi, facendo spesa ho avuto un flash di un giorno di quache anno fa.
Ero alla scuola elementare, topino aveva qualche mese, Rori faceva la 5° e Il bel tenebroso in erba la 1° , si stava svolgendo la festa di primavera, l'ultima festa dell'anno scolastico. In quel periodo avevo i capelli lunghi fino alla vita e li portavo raccolti a treccia, mi trovavo davanti al palco che veniva usato per le feste e acoltavo divertita un paio di mamme che cantavano Gloria di Tozzi (il mio cantante preferito) quando da dietro mi si avvicina il babbo di uno dei compagni di mio figlio, io sono concentrata su quello che succede sul palco e lui allora per farsi notare e salutarmi mi tira la treccia e mi chiama per nome. Sentire il mio nome quel giorno mi ha fatto uno strano effetto. Fino ad allora ero stata: la figlia di, la sorella di, la moglie di, la mamma di. Si, che strano sentire il mio nome, io ero quel nome e non mi conoscevo...

Cavolo! Ho scordato di comprare il cibo per i mici!
Vabbeh! Guarderò in frigo se c'è qualche avanzo. Qualcosa dovevo scordare altrimenti non sarei più io :-)))

Quanto tempo da quel giorno e che rivoluzione la mia vita :-)

 
 
 
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