Creato da fiumecheva il 06/05/2005

Fiumecheva

E continuo a camminare

 

Messaggi di Ottobre 2005

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Post n°114 pubblicato il 31 Ottobre 2005 da fiumecheva
 
Foto di fiumecheva

L'Uomo Stanco tornò alla caverna, vide la sua donna dormire e pensò fosse meglio lasciarla riposare, trovò il fuoco acceso e il piatto del cibo pronto, aveva molta fame e si mise a mangiare.
L a Donna dall Lunga Treccia si svegliò e vide l'Uomo Stanco mangiare con gusto:
"Sei tornato!" Sorrise "Cosa sei riuscito a cacciare?"
Lui assunse un'aria afflitta e la Donna dalla Lunga Treccia non ebbe bisogno di altre parole.
"Tesoro, io ti aspettavo per mangiare assieme e..."
Lui aveva mangiato quasi tutto
"Oh! Scusa! Non hai già mangiato?"
"No! Vabbeh, non avevo molta fame."
Disse mentendo e mangiò quello che era avanzato.
Per giorni si ripetè la stessa scena: lei raccoglieva come poteva legna, radici e frutta e lui tornava afflitto e sempre a mani vuote. Ma la Donna dalla Lunga Treccia smise di aspettarlo per mangiare: Lui non le chiese mai da dove venissero le cose che trovava pronte per lui, la risposta la conosceva e si vergognava della situazione, ma non fece nulla per cambiarla.
Il giorno del parto era arrivato, La Donna dalla Lunga Treccia era sola e nel tardo mattino, dopo aver portato la legna nella caverna, iniziò a sentire le prime doglie. L'Uomo Stanco era a caccia e preso da una strana ansia decise di tornare alla caverna. La trovò ansimante vicino al fuoco, lei aveva preparato già tutto: l'acqua per lavare il piccolo, fascie candide per avvogerlo e una copertina regalata da sua madre.
L'Uomo Stanco si avvicinò a lei e per una volta, finalmente, la sostenne, la confortò e l'aiutò. Il bambino non tardò molto a nascere.... Maschio!!
Lui lo lavò e lo avvolse nella copertina e mentre lo faceva lo ammirava, ora era padre.... padre.... lui un padre non l'aveva avuto.
Mise il bambino vicino alla madre, prese una coperta e li coprì poi si sdraiò accanto a loro e li abbracciò entrambi.
Era padre... 

 
 
 

Post N° 113

Post n°113 pubblicato il 27 Ottobre 2005 da fiumecheva
 
Tag: Diario
Foto di fiumecheva

In questi giorni il mio amore è assiduo e perfetto, perfino felice,
ha trovato lavoro.
Però ha iniziato a far discorsi strani, almeno lo sono per me, visto quello che ci siamo sempre detti fin da primo giorno che ci siamo incontrati.
L'altra sera mentre ci coccolavamo se n'è uscito con un:".. quando saremo sposati..."
Sposati?
Ieri sera ridendo gli ho detto quando avrebbe intenzione di sposarmi e allora lui è diventato serio dicendomi che era sua intenzione rendere più ufficiale la nostra unione così tutti potevano sapere che io e lui facciamo sul serio:"...Poi se vuoi possiamo continuare a vivere separati..."
Ne abbiamo parlato un po' scherzando e un po' sul serio e poi allla fine io gli chiesto:"Ma scusa! Non eri tu che mi hai perceduto dicendomi che un matrimonio nella vita ti era bastato e che non avevi intenzione di risposati?"
E lui:"Eh! ma sai? Uno nel corso della vita può anche cambiare idea! Io voglio che tu diventi mia moglie!"
Al che ho iniziato a preoccuparmi seriamente:"Ma io sono tua moglie anche se non lo scriviamo su un contratto..."
"Sì, ma se ci sposiamo così stiamo più attenti."
"Ma attenti a cosa?"
"Attenti a non farci girare la testa se incontriamo qualcuno che ci piace.."
"EH??? Ma dai, smettila! Non mi risulta che il matrimonio ti vacini dal tradimento! :-)))"
E così ha smesso di fare il serio e mi ha detto che stava scherzando e che voleva vedere come reagivo, e che anche lui sta bene così come stiamo.
E' tutto matto.
Cmq le cose dette, per così dire, per scherzo, a volte mi lasciano perplessa, che ci sia sempre un fondo di verità?
"Amore mio, ti amo, non posso immaginare la mia vita senza di te, ma ancora sono convinta di non volere un altro matrimonio.
Restiamo fidanzati a vita, è faticoso lo so, e se fra 19 anni proprio non ce la faremo più a far su e giù da una casa alltr'altra vorrà dire che prenderemo in considerazione una convivenza :-)"

 
 
 

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Post n°112 pubblicato il 25 Ottobre 2005 da fiumecheva
 
Foto di fiumecheva

La Donna dai Capelli Sciolti guardò il suo ventre tondo, sentì il piccolo muoversi, non mancava molto ormai al momento del parto e una volta nato il piccolo avrebbero potuto iniziare il loro meraviglioso viaggio, solo ancora un po’ di pazienza, anche se non capiva la tradizione assurda di dover stare nascosta per tutto il periodo della gravidanza, lei si sentiva forte e in grado di svolgere piccole faccende che avrebbero di certo migliorato le condizioni in cui vivevano ormai da mesi.
L’Uomo Stanco spesso usciva il mattino e tornava alla caverna la sera tardi con poco o niente da mangiare, ogni giorno gli capitava qualcosa che gli impediva di tornare presto e di trovare cibo sufficiente per sfamarsi, continuava a lamentarsi del destino avverso e poi… poi era sempre stanco, perché durante il giorno, alla ricerca disperata di cibo, aveva camminato tanto.
POVERO UOMO STANCO!
La tradizione! Anche quella sera sarebbe di certo tornato stanco e con poco cibo.
La Donna dai Capelli Sciolti rimase sola nella buia caverna, si avvicinò alla fessura nella roccia e tolse la pietra che impediva al sole d’entrare e mentre si pettinava il lunghi capelli iniziò a divagare con la mente guardando il raggio di sole. Improvvisamente si alzo in piedi e con i capelli si fece una lunga treccia, all’Uomo Stanco non sarebbe piaciuta, ma così i capelli erano più pratici. Poi, con passi incerti, si diresse verso l’entrata della caverna, man mano che s’avvicinava la luce si faceva più forte, non riusciva a tenere gli occhi aperti e con la mano li riparò. Appena gli occhi furono in grado di vedere, la Donna, non più dai Capelli Sciolti, ma dalla Lunga Treccia rimase senza fiato: fuori non era freddo come nella caverna, cielo e terra, tutto era stupendamente colorato come da tempo non ricordava più. Si guardò attorno per controllare che non ci fosse nessuno nelle vicinanze, fece un altro passo e respirò a fondo l’aria tiepida. Con passo incerto si diresse verso il vicino bosco, non camminava da tanto, solo pochi passi dalla caverna, il pancione non l’aiutava di certo, ma non aveva fretta e il bosco non era lontano, non doveva entrarci, ma solo raggiungerlo. La Donna dalla Lunga Treccia giunta al bosco vide che era come pensava: ai piedi degli alberi c’erano rami secchi in quantità. Stese il suo vecchio mantello e con calma e gesti impacciati iniziò a raccogliere la legna posandovela sopra, ogni movimento le costava fatica, ma dentro di se si sentiva utile e felice. La Donna dalla Lunga Treccia e trascinò la legna nella caverna, ora poteva riscaldarla un po’, mentre tornava aveva notato che tra la vegetazione c’erano erbe e radici che si potevano mangiare, ne raccolse un po’, sua madre le aveva insegnato a distinguere le varie erbe e spesso, da bambina, l’aveva accompagnata nelle sue ricerche. Bene! Aveva fuoco e cibo e se l’Uomo Stanco avesse portato un coniglio, quel giorno avrebbero mangiato da Re.
La Donna dalla Lunga Treccia aspettò tutto il giorno l’Uomo Stanco, aveva acceso il fuoco e aveva messo le verdure su un largo vassoio di legno, aveva cercato di sistemarle in modo che avessero un aspetto gradevole e invitante, non ne aveva mangiate, voleva farlo con l’Uomo Stanco, ma lui tardava e mentre lo aspettava s’addormentò rannicchiata vicino al fuoco. Nel sonno sognò… sognò se stessa che si specchiava a una fonte e indossava un bellissimo vestito. Era un vestito rosso, era morbido e caldo e nello stesso tempo leggero e sentì se stessa dire:
“Ecco il mio vestito d’Amore!”

 
 
 

Post N° 111

Post n°111 pubblicato il 25 Ottobre 2005 da fiumecheva
 
Tag: Diario
Foto di fiumecheva

Sono a casa dal lavoro, mi sono presa un giorno libero, è il terzo giorno che la testa mi fa male e sono distrutta. In questo momento sembra volermi dare un po' di tregua, ne approfitto per dare una sistemata in casa, visto che non ci sono mai ce n'è proprio bisogno.
Nel post precedende ho messo l'inizio di una cosa scritta anni fa, quando la scrivevo mi accadeva una cosa strana era come se quardassi un film e io mi limitavo a raccontarlo.
Ok! Vado a far qualcosa di utile finchè la testa me lo permette.

 
 
 

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Post n°110 pubblicato il 25 Ottobre 2005 da fiumecheva
 
Foto di fiumecheva

 

“…Sciogli i dubbi
e i capelli tuoi
perché sei così bella
se non sai quello che vuoi?
Io d’amore
Ti vestirò
Ma non mi domandare
Dove io ti porterò:
Io camminerò
Tu mi seguirai…”
                          
 ( Io camminerò- U. Tozzi)

 

  E quel mattino la Donna dai Capelli Sciolti svegliandosi si chiese:
“Dove sono? E dov’è il mio Vestito d’Amore?”

La Donna dai Capelli Sciolti si alzò dal letto, l’Uomo Stanco dormiva ancora profondamente, prese il suo vestito ormai vecchio e consumato e l’indossò, era freddo e umido come la buia caverna dove ormai da qualche tempo viveva con l’Uomo Stanco. In quel mondo lontano Uomini e Donne si sceglievano e vivevano mano nella mano camminando e cercando di raggiungere la cima di una montagna, nel pianeta c’erano montagne d’ogni altezza e ognuno sceglieva la sua cima secondo le proprie capacità e dei mezzi che possedevano, ma quello che più contava era la volontà di raggiungere la meta insieme.
La Donna dai Capelli Sciolti sentì fame e andò a vedere nel carro che aveva avuto in dote il giorno della sua unione con l’Uomo Stanco, ma non vi trovò nulla di commestibile, il freddo la faceva tremare, trovò solo due pezzi di legno.
Guardandosi attorno vide un raggio di sole che filtrava da una fessura della roccia, la Donna dai Capelli Sciolti lo fissò ammirata.
Da quanto tempo non vedeva più il sole?
Si avvicinò e tentò di prenderlo, la mano attraversò la luce e lei rimase stupita ad osservare il raggio che l’illuminava, che bella sensazione di calore! Allungò anche l’altra mano e le rigirò tutte e due come se le stesse lavando con dell’acqua, giocò col raggio assaporando a fondo la piacevole sensazione, poi si sporse col viso, chiudendo gli occhi, sentì il calore del sole diffondersi sulle guance e pensò che un Vestito d’Amore doveva essere così caldo. L’Uomo Stanco il giorno della loro unione glielo aveva promesso, a quel tempo l’Uomo Stanco era l’Uomo che Sorride, ma quel sorriso che l’aveva conquistata scomparve presto.
La Donna dai Capelli Sciolti sentì l’Uomo Stanco rigirarsi nel letto, stava per svegliasi e lei si spaventò: come avrebbe reagito se l’avesse vista giocare con un raggio di sole? Cercò nella caverna e trovata la pietra giusta tappò la fessura.
L’Uomo Stanco si svegliò
“Buongiorno amore! Che cosa hai preparato per colazione?"
Timidamente la Donna dai Capelli Sciolti rispose:
“Tesoro, non c’è più nulla nel carro e non c’è legna sufficiente per scaldare la caverna.”
“Testolina vuota! Puoi bruciare il carro, è di legno e per alcuni giorni staremo bene.”
Lei si stupì
“Ma il carro ci serve per il viaggio, una volta bruciato come faremo? E poi… e poi non abbiamo ancora scelto la nostra cima… Sai? Io non vorrei un monte altissimo, io….”
“Ehi! Piccola! Ricominci con le fantasie? Sono io che mi occupo di te e io dico che non possiamo metterci in viaggio.”
“Ho freddo, potrei uscire dalla caverna e cercare qui intorno un po’ di legna e…”
L’Uomo Stanco la guardò fisso con disapprovazione
“Tesoro! Aspetti un bambino, lo sai che è tradizione che tu rimanga in un posto sicuro fino a che non nascerà, che direbbero se qualcuno, passando, ti vedesse raccogliere legna nelle tue condizioni? Che io sono in incapace, che non mi occupo di te! Ora abbi pazienza, uscirò e ti porterò la legna e anche qualcosa da mangiare.”
E l’Uomo Stanco sfoderò uno dei suoi sorrisi migliori.

 
 
 

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