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...Madame Michel ha l'eleganza del riccio: fuori è protetta da aculei, una vera e propria fortezza, ma ho il sospetto che dentro sia semplice e raffinata come i ricci, animaletti fintamente indolenti, risolutamente solitari e terribilmente eleganti...

 

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Occhi verdi

Post n°107 pubblicato il 18 Maggio 2008 da Crepuscolando

Le lacrime scendono sul suo viso e le appannano la vista, mentre continua a raccogliere grappoli da quella vite infinita nella quale si è rifugiata, invisibile finalmente agli occhi di quel mondo al quale deve dire sempre di sì e di fronte al quale non può dare sfogo alle sue emozioni, ai suoi sentimenti… Ma Flo è così e niente potrà mai cambiarla: lei non riesce a difendersi, a dire di no. Lei sembra nata per dare felicità e sollievo agli altri, a tutti, tranne che a se stessa. E’ l’autunno del 1945 l’anno in cui  Flo ha dovuto rinunciare al suo primo unico amore, quell’amore pensato, sognato, costruito nei pensieri così bene da sembrare vero, proprio vero, finalmente…Non le sembrava vero, non era abituata ai colpi di fortuna Flo. La sua infanzia era stata veramente difficile: non aveva ricordi di suo padre, morto giovanissimo per una malattia non ben definita all’epoca, e lei era rimasta con la sua mamma ed il fratellino di un anno più piccolo di lei. Ma la vita era dura, anche se la mamma si arrangiava con piccoli lavori di cucito nel paesello dell’Irpinia dove vivevano e l’arrivo della guerra, nonostante lì da loro arrivasse ovattata e rappresentata solo da gruppi di profughi e da boati in lontananza, rese la loro condizione ancora più instabile. La mamma accettò di risposarsi e Flo pianse tutta la notte tra le braccia della sua nonna la prima notte di matrimonio: non riusciva a capire, perché lei non poteva dormire più con la sua mamma nel lettone, perché?... Da quel secondo matrimonio con un paesano benestante, più anziano della mamma, reduce della prima guerra mondiale, un uomo buono, concreto, positivo, e soprattutto con un bel pezzo di terra da coltivare, che all’epoca era oro puro, nacquero altri tre figli, che sarebbero diventati i figli di Flo. Lei, infatti, non aveva potuto più andare a scuola, ancora una volta aveva dovuto obbedire, per quanto amasse i libri più della propria vita. Era sempre stata la prima della classe: la sua maestra, la signorina Fioroni, non aveva saputo più come pregare la mamma di lasciarla continuare, chè era troppo brava e di mandare invece il fratellino a lavorare, che non aveva affatto voglia di studiare. Ma mamma Maria era stata irremovibile: i soldi bastavano per far studiare uno solo dei suoi figli e quello doveva essere il maschio, non la femmina.

Ancora una volta Flo aveva dovuto obbedire, non aveva scelta, ed aveva dovuto imparare ad andare nella terra del patrigno a lavorare: lei, dal fisico così gracile e delicato, si era ritrovata con i calli alle mani e con il dolore alla schiena a fine giornata. Non le piaceva, non faceva per lei, perciò l’arrivo di quei fratellini a cui badare, perché mamma Maria doveva racimolare qualche soldino con i suoi piccoli lavori di cucito, fu quasi una benedizione per lei.

Intanto, come aveva predetto la signorina Fioroni, il fratello aveva lasciato gli studi, che non facevano per lui, e passava da un mestiere all’altro, in cerca della sua strada. Mamma Maria di nascosto pagava gli artigiani presso i quali mandava quel figlio scapestrato, affinché gli insegnassero il mestiere, ma a lui piaceva godersi la vita e di voglia di lavorare ne aveva ben poca. Così, mentre Flo diventava una signorina, facendo la mamma ed imparando l’arte del cucito “rubando” i punti alla mamma, lui si divertiva ed aveva scoperto di essere incredibilmente bello e di avere un grande fascino che attirava le ragazze del paesello, che una dopo l’altra rimasero tutte vittima dei suoi occhi verdi e del suo sorriso beffardo. Ben presto il paesino gli venne a noia ed incominciò con mezzi di trasporto vari ad avventurarsi nei paesini della contrada; il suo territorio di caccia si allargò, e fu così che conobbe Angelina, come lui la più bella del suo paese. Tutti la desideravano, ma Angelina non si concedeva a nessuno. Crollò davanti a quegli occhi verdi, ma pretese il fidanzamento in casa, la “cosa seria”. Non ci pensò due volte, le disse di sì e mamma Maria in quattro e quattr’otto si ritrovò con quest’appuntamento fissato con la famiglia di Angelina.

Fu allora che Flo lo vide per la prima volta, quando la famigliola entrò nel piccolo salotto rimesso a nuovo per l’occasione, con i pasticcini fatti in casa ed il rosolio con i bicchierini sul tavolino basso: lui entrò quasi vergognandosi, con la sua divisa nuova fiammante di carabiniere ( i suoi avevano preteso che l’indossasse!), il cappello tra le mani, gli occhi bassi… Flo non sapeva che Angelina avesse un fratello, nessuno le diceva mai niente, adesso era contenta di aver obbedito alla mamma e di aver indossato il vestitino della festa, perché… perché… Oddio, cosa le stava capitando? Cos’era quel cuore che batteva all’impazzata, quel tremore alle gambe, le guance in fiamme?...Era quella cosa di cui parlavano le amiche e di cui le sentiva sussurrare e ridere, quando lei rimaneva in disparte e non capiva niente? Non aveva mai provato niente di simile, da quel giorno non smise per un attimo di pensare a Giovanni, alla sua faccia pulita, al suo sorriso dolce. Era proprio come lei aveva sempre pensato dovesse essere il suo uomo, in quei pochi attimi che raramente si concedeva per sognare: dall’aria buona, tranquilla. Istintivamente sapeva che quell’uomo non avrebbe mai urlato contro di lei, come invece faceva il fratello, che sarebbe sempre stato gentile, premuroso…

Anche Giovanni era rimasto colpito dalla piccola Flo, dai suoi occhi verdi e dalle sue guance rosse, dal suo corpicino esile che si intravedeva sotto il povero vestito a fiorellini bianchi e blu. La simpatia nata tra i due giovani non spiacque alle due famiglie: ormai si conoscevano e veniva ben vista questa doppia unione. Solo che bisognava rispettare le precedenze: solo con il matrimonio tra il fratello di Flo ed Angelina, si sarebbe potuta ufficializzare la cosa, occorreva una garanzia di serietà che veniva richiesta alla famiglia di Flo. Così potevano approfittare solo degli incontri ufficiali per scambiarsi sguardi innamorati e promesse silenziose. Mai ebbero l’occasione di rimanere soli, solo quella volta…All’uscita della messa, per un attimo, spinti dalla folla, si erano ritrovati vicini vicini: Giovanni ne approfittò per stringerle la mano e sussurrarle “ti voglio bene”. Flo arrossì violentemente e scappò via con il cuore a mille, ma per giorni e giorni rivisse quell’attimo. Era felice in quel periodo, si ritrovava a cantare da sola, era radiosa, si sentiva strana…

Durò poco. Ancora una volta il destino si accanì contro di lei. Le urla di mamma Maria e del fratello la svegliarono quella domenica mattina; capiva solo: “Non la voglio più, che ci posso fare? Non è colpa mia, non la voglio più!”. Ci mise un attimo ad intuire l’accaduto, ancora una volta il fratello le stava rubando qualcosa, ancora una volta, come per la scuola, come per il piatto a tavola, come per…come per il suo unico primo grande amore, che da quel momento diventò un amore impossibile, un amore finito. L’onore della famiglia di Angelina non avrebbe mai permesso un’unione con lei, dopo che la figlia era stata così offesa ed umiliata, Flo lo sapeva bene. Ancora una volta non si oppose e non si ribellò, non parlò, non reagì. Giovanni sparì dalla sua vita così come era apparso. Flo piangeva da sola, in silenzio, piangeva il suo amore perduto e decise che non si sarebbe mai sposata. Si dedicò con tutto il cuore al cucito, ora che i fratellini erano cresciuti aveva più tempo, e cucendo riusciva a distrarsi, le piaceva tanto.

Ma ancora una volta ci fu chi decise per lei. Ormai aveva ventisette anni, era considerata quasi una zitella, mamma Maria era preoccupata per quella figlia nei confronti della quale, chissà perché, di tanto in tanto provava un fastidioso senso di colpa. Così quando il fratello portò a casa quel suo amico, le sembrò una benedizione dal cielo. Veniva da un paese grande Antonio, quasi un cittadino; aveva un’attività ben avviata, una casa e tanta voglia di una brava ragazza per sistemarsi. A Flo non piacque quell’aria sicura, quel tono spavaldo, quell’arroganza quando le rivolgeva la parola. Lo disse a mamma Maria, ma lei non volle sentir ragioni, ormai aveva deciso, ed era per il suo bene.

Ancora una volta non si ribellò, ancora una volta. Quel matrimonio non le portò la felicità, ma delle splendide figlie sì, e lei trovò un nuovo scopo nella sua vita, quello di portare le sue figlie all’indipendenza, alla sicurezza, alla libertà. E ci riuscì, tra tante lacrime, con tanto coraggio, ci riuscì.

Oggi Flo ha ottant’anni, il viso e le mani piccoli e pieni di rughe; ma i suoi occhi sono ancora verdi e le sue piccole mani cuciono ancora splendidi abiti per le sue figlie ormai grandi. Ha dieci nipoti che l’adorano e la sua pensione che le permette una modesta indipendenza, che per lei è una ricchezza. Antonio la lasciò all’improvviso a causa di un infarto, ma la piccola dolce Flo continuò a combattere per realizzare il suo ultimo sogno.

Eppure, ancora oggi, ad ottant’anni, quando ha raccontato dell’unico amore della sua vita, un’ombra di rimpianto le ha velato gli occhi verdi, mentre sussurrava: “Eh, sì…Era proprio bello Giovanni…”

Questo racconto partecipa al gioco letterario di Writer

 
 
 
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INFO


Un blog di: Crepuscolando
Data di creazione: 19/04/2007
 

immagine"Ma se io avessi

previsto tutto questo

dati causa e pretesto

e le attuali conclusioni..."

...No, non avrei fatto

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