L'altra campana

SHELA (pausa nel salmodiare)

E IL MONDO RIDE DI NOI

     Processo Mediaset, durata 13 anni dal 25 giugno 2001 al 10 aprile 2014 e passa. Tra rinvii, ricorsi, sospensioni e legittimi impedimenti, il 15 gennaio 2007 scattava la  prescrizione dei reati commessi fino al 1999, cancellando il falso in bilancio. Dopo le sentenze di primo grado e d’appello, il 1 agosto 2013 la Corte di Cassazione emette la terza sentenza di condanna, definitiva, a quattro anni di reclusione per frode fiscale. Ce ne vuole un’altra della Corte d’Appello il 19 ottobre 2013 per determinare a due anni la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici e consentire  Il 27 novembre 2013 al Senato di votare la decadenza da senatore del delinquente, che intanto continua a imperversare.

     Tre dei quattro anni della condanna di detenzione sono stati coperti dall'indulto. Ne resta da scontare uno, anzi 10 mesi e 15 giorni, visto che dopo sei mesi di pena è previsto uno sconto automatico di 45 giorni. Ma in galera si usa non mandare gli ultrasettantenni; quindi o arresti domiciliari o affidamento a servizi sociali.

     Il 10 aprile dell’anno seguente l'udienza sull'istanza dei legali di Berlusconi di affidamento (chiamiamo così una visita settimanale) in prova ai servizi sociali in un centro per disabili in costruzione (campa cavallo) nell'hinterland milanese o da allestire dentro la villa di Arcore, da lui che può tutto, anche costruirsi la galera in villa. Sei minuti ciascuna le udienze in programma per altri 58 affidamenti, due ore per lui. «La decisione verrà depositata, quando sarà notificata farò comunicato», cioè tra un mese, conclude il presidente del tribunale di Sorveglianza. “Vogliono impedirmi di fare politica”, dice lui.

   Veramente efferata la “persecuzione” di questo poveruomo da parte della magistratura. In compenso il suo compare, quel Dell’Utri che sulla mafia fondò Forza Italia, è sparito un attimo prima che la Giustizia concludesse con l’arresto il suo interminabile iter processuale. E anche questa chiamiamola così, “Giustizia”, perché il mondo continui a ridere di noi.