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L'altra campana

Itinerario spirituale di un pagano

 

Messaggi del 18/03/2015

FU OTTAVIO... - 16° seguito

Post n°1858 pubblicato il 18 Marzo 2015 da anonimo.sabino
 

     La mamma mi ripeteva:

     “Adesso il capo famiglia sei tu. Toccherà a te prendere il posto del babbo ed essere la guida e l’aiuto dei tuoi fratelli”.

     Non sapeva quale peso mi ponesse sulle spalle. A forza di sentirlo ripetere, mi sentii responsabile della vita sua e dei miei fratelli. Adulto a pochi anni. E pur amando il gioco e l’allegria, mi comportavo da adulto; sempre pronto ai doveri, protettivo, diligente.

     Quanto avrei preferito slittare d’inverno sulla neve e correre d’estate per i prati completamente libero da qualsiasi pensiero, come i compagni che marinavano la scuola e ci prendevano in giro! Ma il pensiero di mia madre curva a raccogliere olive con le dita intirizzite dal gelo o china sotto il sole a zappettare o spigolare su una terra neanche sua era più forte di qualunque tentazione: ero proprio un bravo bambino.

     All’asilo, dalle suore, presi a proteggere una bambina romana, Elena. Dal giorno che mi proposi come suo paladino, nacque fra noi un’amicizia così tenera che arrivammo a giurarci eterno amore:

     “Anche quando io sarò a Roma e tu qui o chissà dove”, mi disse, “sarò sempre la tua fidanzata… Però tu pure”. E io la preferii alla spumeggiante Brunetta, che era troppo vecchia: aveva un anno in più. Fu l’amore eterno e puro dei miei sogni; e io dei suoi: eravamo fidanzati, sulla parola, senza esserci scambiati un solo bacio.

     I primi approcci sessuali li tentavamo invece con le galline. Non ci sarà un nesso, ma il culo di gallina da noi è chiamato “il bocconcino del prete”. Confesso però che a me non è mai piaciuto neanche a tavola. Con le pecore non era il caso, perché i montoni, come ci ammonivano sia il nonno, sia le memorie del paese, sono gelosissimi, capaci di ucciderti a cornate.

     L’asilo non era scuola materna, ma un semplice parcheggio, vigilato da una suora e da mamme che si prestavano volontarie. Nostra madre ce lo fece frequentare sia per non lasciarci per la strada quando lei andava a lavorare in campagna; sia perché, privata dal Podestà del diritto al posto di bidella della scuola elementare, a vantaggio di un’altra vedova, figlia del notabile fascista sor Gigi, aveva poi ottenuto che lo stesso Podestà, per sedare le proteste insorte anche nel suo partito,facesse in modo che le suore la utilizzassero per saltuarie ma benedette mansioni di servizio nel loro asilo.

 

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