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Centro di gravità permanente

Post n°287 pubblicato il 14 Ottobre 2008 da sparus_rm

Mi appresto a prendere il volo n° 26 dall’inizio dell’anno. A fine mese mi aspettano il volo n° 27 e il n° 28. Tra questi tre voli sono altamente probabili altri due viaggi, stavolta da effettuarsi con altri tipi di trasporto. Nel frattempo, i miei ancoraggi politici non sembrano più così stabili, e non solo quelli. In più, è in programma una sessione straordinaria di lavoretti per eliminare alcuni fastidi che ho involontariamente provocato ai miei vicini di casa. Inizio a pensare a quelle domeniche pomeriggio passate a grattarsi i coglioni come un lusso d’altri tempi.

 

 
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Un convegno da paura

Post n°285 pubblicato il 25 Settembre 2008 da sparus_rm
Foto di sparus_rm

In questi giorni faccio avanti e indietro al mega convegno. All’entrata mi danno un badge con su scritto il mio nome. E’ bellino, ha tutti i loghi a suo posto, ed è corredato da un nastrino bianco e blu. Mi dà un’aria molto international. Entro, vestito impeccabilmente, con le mie scarpe a punta, mi siedo e cominciano a parlare i politici. Li chiamano “saluti istituzionali”. In realtà i politici approfittano di queste occasioni per cercare un po’ di visibilità, sparando una tale mole di cazzate da sommergere ogni possibilità di replica. Riescono, come sempre ad indispettire gli “esperti di fama mondiale” offendendo la loro intelligenza con affermazioni ridicole, guasconate da bar sport spacciate per incontrovertibili verità. Marzano, ex ministro, che oggi si fregia del titolo di professore, sostiene che Roma oggi è per la prima volta da immigrati che pongono irrisolvibili problemi di integrazione delle culture. Marzano forse deve aver studiato la storia antica su Topolino, visto che per gran parte dell’esistenza della grande Roma  (dal I° secolo avanti cristo fino alla sua caduta) è stata un crocevia di popoli e di razze che, all’interno delle garanzie del diritto, miscelava culture, credenze e divinità con un sincretismo che ancor oggi non trova pari nemmeno in città cosmopolite come Londra o New York. Per non saper né leggere e né scrivere, propone il ritorno di Mosè e dei dieci comandamenti. Possibilmente in technicolor, come nei film di Charlton Eston. Ma andiamo avanti: stavolta tocca al sindaco di Roma, Alemanno. Lì già si va più sul sicuro: riesce a rielaborare dignitosamente in chiave no-global qualche riferimento della sua militanza nella destra sociale, quando parla degli effetti perversi della mondializzazione dell’economia, poi se n’esce con un rigurgito e reinventa la macchina del tempo. Finiti i saluti istituzionali, come spesso avviene in convegni di alto livello, la sala si svuota. Metà di quelli che si alzano sono giornalisti che sperano di strappare la dichiarazioncina sull’Alitalia a Sacconi, quella sugli immigrati ad Alemanno, cosa possano chiedere a Marzano davvero non lo so. Una volta usciti un po’ di figuranti dell’informazione e claques dei politici il convegno prende il volo. I relatori sono tutti di gran livello. Qualcuno è più conservatore, qualcun altro più radical, c’è chi ha un approccio fin troppo pragmatico (la finanza prima, la democrazia forse). Qualcuno si spinge verso la metafisica. Si dibattite, si discute ad altissimi livelli, comunque. Fatto sta che stamattina, spulciando un po’ tra quello che i nostri giornalai hanno scritto. Si ha la spaesante impressione che i giornalisti abbiano seguito qualche altro evento – che so, l’anteprima sul Circo appena arrivato in città o il backstage di Amici di Maria de Filippi - e per sbaglio in redazione siano stati scambiati i titoli degli articoli. Ai politici, anche a quelli che non c’erano, come Fini, la maggior parte dello spazio. Agli ospiti internazionali di chiara fama, le briciole. E come se non bastasse, vengono completamente travisati. La Ellin, urbanista dell’Arizona viene presa poco meno che per una pazza. Non va molto meglio ad Ashley Nandy, che ha fatto un intervento interessantissimo sul pacifismo dei musulmani, e le agenzie riportano il suo monito come una reprimenda nei confronti dei musulmani (n.d.r. Nandy E’ musulmano). Ad Attali, forse complice la sua parlantina a mitraglietta e gli orari impossibili degli aerei che lo hanno costretto ad anticipare e condensare l’intervento, va peggio di tutti: i cronisti delle agenzie non capiscono una minchia di quello che dice, e riportano di una salvifica economia verde che francamente non so da quale cielo sia discesa, visto che nel suo intervento parlava in termini assolutamente critici di “economy of greed” (economia della cupidigia). Basta cambiare una consonante e l’angoscioso greed diventa il rassicurante green. Voilà, il gioco è fatto. Stamattina è andata diversamente: si parlava di media e costruzione della paura. Invitati di tutto rispetto, accademici con trent’anni e più di ricerche all’attivo, e un inadeguato direttore di Tg a moderare. O meglio, a parlarci di un escalation di crimine e di violenza che non c’è se non nella testa di certi giornalisti e dei politici che li usano come megafoni personali. Nessuno si alza e gli chiede se per caso si è preso il disturbo di guardare i dati statistici del Ministero dell’Interno. Ma niente paura, viene messo educatamente a nanna dai suoi discussant. Ma per lui non è detta l’ultima parola, chissà domani che cosa ci sarà scritto sui giornali.

 
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Dulcedo veneris

Post n°284 pubblicato il 18 Settembre 2008 da sparus_rm
Foto di sparus_rm

Era una ragazza piuttosto ordinaria, non era particolarmente bella né poteva dirsi brutta. Carattere impossibile o quasi lei, insofferenza e marcata insoddisfazione lui, dopo una storia breve ma eroticamente intensa, si erano lasciati ormai da un paio d’anni, di comune accordo e con reciproco compiacimento. Entrambi si erano trovati un altro partner, e in tutti e due i casi le cose da tempo filavano nel migliore dei modi. Eppure, lei continuava ad assillargli la testa, non per le sue qualità morali ma per una spiccata qualità fisica: la sua dulcedo veneris. Tra tutte le donne che aveva conosciuto, questa parte era in lei particolarmente sviluppata, molto di più che nelle donne conosciute precedentemente. Meraviglioso bocciolo, in lei era particolarmente prominente, senza per questo avvicinarsi al senso del bizzarro o peggio del mostruoso, del deforme. Lui era attratto sin da bambino da quella piccola e nascosta parte del corpo femminile, e poteva a memoria ricordarne la forma ed il colore esatti ed il colore per ogni donna che aveva incontrato. Quella che più gli rimase impressa aveva la perfetta forma di una conchiglia, persino le scanalature, di quelle grosse sul bruno arancio che talvolta si trovano sul bagnasciuga dopo una mareggiata. Poi arrivò la sua.  Era perfetta, grande e ben formata, sembrava dunque fatta apposta per farsi trovare da labbra, lingua e dita. Ed era sensibilissima. Fu quasi inevitabile che la curiosità che li accomunava fece sì che ben presto la sua dulcedo diventasse il centro di numerose ed appaganti pratiche, che solitamente vedevano lui applicarsi alla faccenda con la più grande dedizione e lei pienamente soddisfatta. Malgrado la qualità dell’intesa erotica, litigarono, come avviene per quasi tutte le coppie, e decisero così di rompere. Dopo un periodo abbastanza lungo costellato di goffi tentativi di mandarsi definitivamente al diavolo o di riavvicinarsi timidamente, quello stato di sospensione amniotica dovette terminare per forza e ognuno si dedicò alla propria vita. Non si sentirono più. Si incrociarono, ciascuno a braccetto con un nuovo amore, in una lontana città straniera, e vista la situazione non poterono fare altro che fingere di non essersi riconosciuti. Fu un messaggino di lei a rompere il silenzio. O forse, della sua dulcedo, che non aveva certo dimenticato quei momenti. Da allora, stretto tra l’incudine del desiderio e il martello del senso di colpa, lui non riuscì più a dormire come prima. Ancora poche settimane e si sarebbero visti, al matrimonio dei comuni amici che li avevano presentati. Gli sembrò di impazzire. Già sapeva che, malgrado le sue migliori intenzioni, avrebbe finito per comportarsi come un vizioso Ulisse legato all’albero della nave soltanto con dell’esile spago per insaccati. Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguire virtute e conoscenza. [...]

Secondo voi, come andrà a finire? Usa i commenti per il tuo finale. Al resto penso io.

 
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Afasia

Post n°282 pubblicato il 16 Settembre 2008 da sparus_rm
Foto di sparus_rm

Sono stanco. Da mesi la mia vita è fatta di arrivi e partenze intervallate da brevi soste, giusto il tempo per un breve spuntino e una veloce pisciata in autogrill. Ora ho bisogno di fermarmi per un po’. Per un lungo periodo ho scritto molto poco,  e soprattutto ho parlato quasi esclusivamente di questo continuo andirivieni, che, alla lunga, mi sta mettendo per terra. Ho pensato di chiudere il blog e di aprine uno nuovo, dedicato a questi continui viaggi che faccio e ai tanti personaggi che incontro sulla strada. La verità è che sono completamente preso dalla vita, ancor prima dei viaggi, e mi rimane poco tempo per fare altro. E poi, ad essere sinceri, non sono più così certo di avere ancora tanta voglia di scrivere di me e dei fatti più personali. Certe volte penso che in passato il blog mi abbia dato molto, soprattutto se penso ad alcune persone che ho avuto modo di conoscere, ma ora mi sembra di cercare altro. E ancora, mi sembra che ultimamente sia uscita fuori una parte di me, quella più  estrema e “grossiere”. Dovrei chiudere il blog, ignorarlo, mantenerlo in animazione sospesa? No so darvi una risposta.                               

 
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Epilogo

Post n°281 pubblicato il 21 Agosto 2008 da sparus_rm

 
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Sunset flight

Post n°280 pubblicato il 23 Luglio 2008 da sparus_rm
Foto di sparus_rm

C’è umido e puzza di cherosene in questo aeroporto. Aspetterò invano l’autobus, stasera, per due ore. E’ stato il mio volo numero 20, per quest’anno e ne ho abbastanza. Stavolta però ho volato in un acquarello, nei colori pastello dell’ora in cui il sole è appena tramontato. A 8000 metri di quota l’orizzonte è una striscia di nuvole color rosa su cui si appoggia una striscia sottile di colore blu intenso, entrambe racchiuse tra due lenzuola d’indistinta foschia color carta da zucchero, in cui svaniscono i contorni di coste, isole e impervie montagne. Mentre aspetto alla fermata, stremato dalla stanchezza, ragazzi con grossi zaini armeggiano con un portatile e ascoltano musica. E io mi intontisco di liquori approssimativi sapendo che anche stanotte non riuscirò ad addormentarmi facilmente, fuori dal mio letto. E’ ora di fermarsi. E di far scendere i troppi pensieri che mi abballano per la capa.

 
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Tan men: l'importanza di essere nègher

Post n°279 pubblicato il 17 Luglio 2008 da sparus_rm
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“Come sei abbronzato?” “No, è che appartengo ad un ceppo umano geneticamente fotosensibile” “Ecchevvordì?” “ Che sono un po’ negro. Cose che capitano: pensa ad Obama, pure lui è fotosensibile.” “Ah. Però a gennaio eri bianco.” “Eh, si, mia mamma è finlandese, mio padre tunisino.” “Non è vero: a gennaio non andavi al mare.” “Si, è vero, non andavo al mare. Ma ci sono andato adesso e in un giorno e mezzo sono diventato color caramello. Con la protezione 10 e sotto l’ombrellone. Un fatto genetico” “Attento però che poi ti vengono i tumori”. “E’ una bella prospettiva: posso scegliere tra l’essere negro o un soggetto ad alto rischio di sviluppare un melanoma”. “Eh. Chi è abbronzato però deve avere tanto tempo libero e non avere un cazzo da fare.” “Eh. Infatti quella borsa piena di scartoffie sul telo mare la porto con me perché sono troppo snob per fare le parole crociate come tutti gli altri.” “(Ma quand’è che muori o sublimi come il mercurio?”

 
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Sono ciò che vuoi vedere

Post n°278 pubblicato il 30 Giugno 2008 da sparus_rm
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Io sono gentile. Io sono arrogante. Io sono infedele. Io sono stanco. Io sono strano. Io sono quadrato. Poetico. Creativo. Viziato. Violento. Malinconico. Ciclotimico. Tendente al depresso. Vitale. Istrionico. Esuberante. Sono alto. Sono basso. Sono bello. Sono brutto. Panzuto ma magro. Insieme di ossimori. Tutto tutto e niente niente. Un personaggio dei fumetti. Un uomo colto e severo. Se non ci fossi vorresti inventarmi. Una specie di Amish. Un integralista del relativismo. Un mangiapreti baciapile. Un comunista un po' fascio. Un meridionale salveminiano con una tristezza un po' mitteleuropea. Un appassionato di pesca. Un ecologista buongustaio. Un fine dicitor di motti e lazzi. Io sono l'uomo col pisello fuori dalla patta. Il satiro in foia. Il fidanzato ideale. L'uomo da sposare. Il coatto del Trullo. Quello che va sempre in aereo. Il dotto, il colto, il popolano, il crescimmano. Quello che fa ridere. Quello che fa piangere.

Io sono ciò che vuoi vedere.

 
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La testa vuota

Post n°277 pubblicato il 05 Giugno 2008 da sparus_rm
Foto di sparus_rm

Ho la testa vuota, e mi brucia lo stomaco. In linea teorica le cose andrebbero anche benino, e la vita ha preso un po’ di velocità. Sto facendo cose nuove e abbastanza gratificanti, anche se faticose. Nuovi obiettivi e desideri sembrano oggi meno irraggiungibili. E, purtuttavia, dormo male, sono preoccupato, e a volte ho paura di non farcela. Fatico a mantenere uno stile di vita virtuoso e sano, indispensabile per “stare sul pezzo” come si deve. Fatico a mangiare sano, a fare la spesa regolarmente, ad avere sempre carne e verdure fresche nel frigo. Ho ripreso coi farmaci per l’asma e le allergie. Per mesi mi ero praticamente dimenticato di doverli prendere. Ho dimenticato di pagare qualche bolletta, forse la rata del condominio. Meno male perché almeno non mi staccheranno le scale o la luce all’ingresso. Magre consolazioni. Ora mangio, però: mi serve mettere qualcosa nello stomaco, così posso prendermi la mia mezza bustina di Aulin. E amen.

 
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