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Siamo figli delle Stelle! Pensare d'essere «i soli» è una stupidaggine che è arrivato il momento di superare, insieme a molti altri atteggiamenti che hanno reso l'animo umano sempre più pesante. Ma molte coscienze si stanno risvegliando e il loro compito è quello di aiutare le coscienze meno sottili, ancora assopite nell'illusione della nostra materia. Il 2012 è vicino.

 

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SULL'INVERSIONE DEI POLI MAGNETICI

Post n°31 pubblicato il 04 Marzo 2008 da Celia.Preschern
 

PARTE UNO





PARTE DUE


 
 
 

L'EGO CI RENDE PEGGIORI...

Post n°30 pubblicato il 25 Febbraio 2008 da Celia.Preschern
 
Foto di Celia.Preschern

Sono di norma una persona abbastanza calma e tranquilla.
Amo ragionare almeno tanto quanto amo ascoltare le mie emozioni.
Mi pongo sempre in modo gentile e per nulla arrogante verso il prossimo e nel mio piccolo, cerco sempre di non arrecare disturbo agli altri.
Trovo che usare gentilezza nei confronti degli sconosciuti non sia poi così difficile, anche quando si tratta di piccoli gesti, piccole attenzioni senza nessuna pretesa, se non quella di agevolare la vita mia e degli altri.
Per fare qualche (piccolo) esempio, se salgo in metropolitana sposto sempre i miei lunghi capelli a lato sulla mia spalla, perché soprattutto quando i vagoni sono affollati, immagino non sia piacevole per chi mi sta dietro ritrovarsi con i miei capelli in bocca. Sempre in metropolitana, se sto seduta e la gente è tanta, evito di accavallare le gambe, per non creare disturbo in chi mi sta davanti, già fin troppo occupato a reggersi agli appositi (insufficienti) sostegni.
Quando cammino per la strada cerco sempre di fare attenzione alle persone che mi camminano davanti, di fianco e persino dietro e se incrocio qualcuno di cui percepisco la fretta, lo lascio passare... chiedo sempre "per favore" e ringrazio ogni qualvolta qualcuno mi dà retta; che sia in un negozio o per la strada chiedendo un'indicazione fa lo stesso; anche se quell'indicazione il mio interlocutore non me l'ha saputa dare. Sono l'unica la sera, salendo sul bus che mi riporta fra le campagne, a salutare l'autista (e a timbrare il biglietto, ma sospetto un giro di abbonamenti...), perché un "buonasera" non mi toglie certo il sonno!... e sono l'unica che non spinge gli altri come bestie in recinto per salire.
Una volta sopra, trovata la sistemazione comoda (o quella che c'è), infilo le cuffie e ascolto Mozart, perché nessuno come lui è capace di sistemarmi l'Anima dopo una giornata di lavoro, ma a volume basso, per non disturbare chi mi sta seduto attorno. Apro il libro e inizio silenziosamente a leggere, immergendomi completamente e con immenso piacere nell'ora di lettura che mi aspetta.

L'ALTRA VISIONE DELLA STESSA STORIA

Quando salgo sulla metro alla mattina devo sempre farmi "marmo" per cercare di contrastare le botte e le spinte di chi forse vive nel terrore di non riuscire a salire in tempo, prima che si chiudano le porte; anche se si sa bene che il tempo di apertura delle stesse permette a tutti di scendere e poi salire, c'è sempre un sacco di gente che pare quasi impazzita e che non vede più gli altri, accecata dal desiderio di salire e sedersi.
Solitamente resto in piedi: un po' perché ho poche fermate da fare, un po' perché preferisco lasciare il mio posto a qualche ansioso del seggiolino. Sposto i miei capelli per evitare che vadano in bocca a qualcuno, ma questo non mi salva dal trovarmi a mia volta a sputacchiare innervosita nell'intento di levarmi dalle labbra i capelli della persona che mi sta davanti. Quando in metropolitana non riesco ad arrivare al mio angolino strategico e finisco in piedi davanti ai sedili (posizione che detesto per svariati motivi), devo sempre lottare con l'accavallatore/trice di turno, che non contenta di avere il sedere ben poggiato sui sedili riscaldati dai motori (che però attenzone... fanno venire le morroidi!), allunga e appunto, accavalla le gambe noncurante del fatto che per far spazio a loro, io devo quasi ballare la bachata per sei fermate.
Quando cammino per raggiungere il bus osservo bene la traiettoria meno traumatica e cerco di muovermi come un gatto: veloce, silenziosa e ben attenta a schivare la gente.
Purtroppo, c'è sempre qualcuno che cammina tra la folla leggendo il libro o guardando improbabili macchie sui muri (immagino io), oppure che cambia direzione così improvvisamente da accorgersene un paio di metri dopo, a cosa fatta, e mi viene addosso. Io sorrido, come a dire: "nessun problema"... e generalmente ricevo uno "Sgrunt" secco, e via andare. Scusa tanto se il mio progetto di vita prevedeva di vedermi al mondo in concomitanza tua.
Finalmente arrivo al capolinea del bus che mi riporta a casa.
Aspetto sempre almeno una mezz'oretta (arrivo sempre in anticipo) in un ambiente che pare avere molte cose in comune con le camere a gas dei campi di concentramento nazisti. In uno spazio di pochi metri quadri, completamente coperto e poco ventilato, ogni giorno, ogni ora, almeno dieci pullman sostano a motori accesi per la totale durata del loro capolinea, che va dai 5 ai 15 minuti circa. Ho sempre il dannato sospetto che quella mezz'oretta di attesa mi tolga qualche mese di vita, giorno dopo giorno.
Sono dunque la prima a raggiungere la pensilina e vedo arrivare alla spicciolata gli ormai familiari compagni di viaggio (sui pullman campagnoli alla fine ci si conosce tutti). Quando arriva il bus, generalmente mi si ferma con la porta d'entrata davanti (perché ho capito dove mettermi per far si che questo accada, non certo perché sono dotata di un magnetismo particolare!) e inizia l'incubo.
I cari compagni di viaggio iniziano a beelare e si trasformano in un gregge di montoni impazziti.
Nessuno sembra realizzare che per salire i tre gradini del bus ci vogliono almeno due secondi a persona. Giuro! Sembrano tutti dotati della capacità di spostarsi col pensiero... tutti, tranne quelli che stanno loro davanti.
Addirittura una volta un signore sulla settantina mi ha mandato a quel paese (borbottando qualcosa in dialetto) perché mi sono fermata un secondo di più sui gradini per timbrare il biglietto (ma adesso ho imparato, lo faccio dopo, quando sono tutti comodi e acquietati)...
Finalmente sul pullman, trovo il posto e mi accomodo. Infilo le cuffie e accendo la musica, sempre a volume basso. Prendo il libro e cerco l'ultima "orecchia" ansiosa di ricominciare la lettura da dove l'ho precedentemente terminata.
«Ciaaaaoooo!!! Pronto?!?!... Mi senti?!?!!?!... Èh?!!.. Ma mi senti?!?!?!... Siiii, io ti sento forte e chiaro!!...
SE ALZO LA VOCE MI SENTI MEGLIOOOOO?!?!?!?! COSA MI RACCONTI?!?!?!... SI, IO SONO SUL PULLMAN, ABBIAMO UNA MEZZ'ORA DI TEMPO PER PARLARE!!! ÈÈÈHHH!!! CHE BELLO!!!!»...
Puntuale come le tasse me la ritrovo dietro. Lei e la sua voce capace di annullare Mozart in un secondo, capace di farmi rileggere la stessa riga due, tre, cinque, venti volte... prima di comprenderne il significato.
Lei, che aspetta il viaggio sul bus per occuparsi della cosa che più l'aggrada al mondo (e cioè la sparlata), ormai mi pare quasi una punizione divina. Non sono mai riuscita a vederla in faccia, ma la sua voce la riconoscerei fra mille. So tutto della sua vita. So di suo marito Luca che è cattivo, che la tradisce e la maltratta, so dell'intervento alla spalla di sua zia Pina, so del suo amico Leonardo che la sta aiutando a cercare casa e so che quantomeno al lavoro è contenta. E so anche che il suo ego è immenso, come quello della maggior parte delle persone.

Se solo la gente imparasse a metterlo da parte, sono convinta che questo mondo sarebbe un luogo più vivibile.
Io ho raccontato solo delle stupide cose; una piccola parte dell'enorme ego che avvolge quasi completamente l'animo umano. Mi sono tenuta bassa apposta, ho evitato volutamente di rappresentare l'ego nelle sue sembianze più opprimenti, perché a mio avviso, non servirebbe a molto.
Se si vuole guarire davvero da questa malattia dell'Anima, è opportuno farlo a piccoli passi, un gradino alla volta.
Non si può chiedere all'essere umano (occidentale) di non affamare un intero continente, se prima non gli si insegna a non pestare i piedi al proprio vicino, nella situazione più piccola che ci sia.

L'unica salvezza per il genere umano è questa.
L'abbandono dell'ego.
Io ci sto lavorando. Certo, non l'ho mica abbandonato tutto (a volte ne sento i malefici effetti), ma sto imparando a tenerlo a bada e devo dire che quando ci riesco mi sento una persona migliore. Anzi, quando ci resco una persona migliore, lo sono.

 
 
 

DI NUOVO SUI SOGNI

Post n°29 pubblicato il 01 Febbraio 2008 da Celia.Preschern
 
Foto di Celia.Preschern

Rincorrendo la mia forsennata sete di risposte, cerco da anni qualcuno che mi aiuti a trovare un modo per ricominciare a sognare o meglio... a ricordare al mattino i miei viaggi onirici.
Sogno, non c'è dubbio. Il mio compagno dice che di notte a volte parlo, altre mi agito... altre ancora sospiro, come se fossi nel luogo più bello del mondo. Però non ricordo nulla. Non sono più capace di afferrare le immagini, le sensazioni, i suoni, i colori magnifici che si trovano nel "mondo dei sogni".
Il perché l'ho capito. Mi sono creata un blocco perché forse ero particolarmente stufa (o spaventata) per i miei molti sogni "premonitori". Dopo l'11 settembre, episodio che ho iniziato a sognare intensamente circa un anno prima che accadesse, probabilmente da qualche parte nella mia testa (o nella mia anima) devo aver detto: "basta".
Ho chiuso tutto con il lucchetto e ho perso la chiave. Ora, che sono piùmatura e ho compreso più cose, cerco come una forsennata qualche fabbro capace di aiutarmi a spaccare quel lucchetto, perché so che resta una cosa che devo fare da me. Io ho messo quel blocco e io lo devo togliere.

Ricercando nozioni a riguardo, mi sono imbattuta in un libro intitolato semplicemente "Il libro dei sogni", scritto da una studiosa americana in materia, tale Sylvia Browne.
Devo dire di essermi trovata in completo accordo con molte cose lette li sopra. Ho imparato poco, nel senso che a tante sue affermazioni ero arrivata da sola, seguendo i miei ragionamenti interiori, ma mi è servito per mettere un po' di ordine e per avere qualche conferma. Purtroppo non mi ha aiutato a ricordare i sogni, anche se durante la lettura del libro, una notte ne ho fatto uno, a colori e molto vivido che ricordo tutt'ora.

LA CATALOGAZIONE DEI SOGNI
La Browne nel suo libro stabilisce dei criteri di catalogazione dei propri sogni, il che non vuol dire che da degli archetipi, perché come è abbastanza facile immaginare, se un "gatto rosso" fa paura a qualcuno non è detto che la faccia a tutti e quindi non si può affermare che "sognare un gatto rosso" significa qualcosa di preciso.
L'interpretazione dei sogni dev'essere prima di tutto una cosa personale, profonda e sincera e può seriamente migliorare la vita durante lo stato di veglia.
Esistono infatti quelli che la scrittrice chiama «sogni di rilascio», cioè i canonici sogni che ci aiutano a sfogare qualche emozione tenuta repressa o a elaborare durante la notte paure o frustrazioni che altrimenti resterebbero dentro pronti ad innescare un'esplosione. Quelli che notoriamente s'intendono come: la rappresentazione delle nostre angosce e delle nostre paure. Gli incubi, soprattutto quelli ricorrenti, fanno parte di questa categoria di sogni e spesso, sono molto più utili di quanto possa sembrare.
Infatti, ci mettono di fronte ad una realtà che sappiamo prima o poi di dover affrontare ma che fuggiamo; anche se nel sogno tentiamo di scappare da quel terribile mostro che ci insegue, l'unico modo per liberarsene definitivamente è fermarsi e guardarlo in faccia.
I sogni che solitamente rappresentano i nostri desideri (... ho sognato di essere a Parigi tra le braccia di un uomo meraviglioso, oppure di essere una cantante famosissima e bravissima) vengono chiamati «sogni aspirazionali» e quando capitano è un piacere cercare di interpretarli, perché anche qui, dietro ad un significato "letterale" se ne nasconde sempre uno "intrinseco": essere una cantante brava e famosa, potrebbe infatti simboleggiare anche qualcosa di più "piccolo", ma comunque non meno importante. Potrebbe voler dire che si sente la necessità di sentirsi dire che si sta facendo un buon lavoro, oppure che si ha voglia di tirare fuori il meglio di sé. Ecco perché l'interpretazione dovrebbe essere sempre una cosa introspettiva, perché solo noi, sappiamo davvero quello che ci spaventa o di cui sentiamo la necessità.
I sogni «premonitori» non sono certo una cosa per pochi. Li facciamo in molti e non c'è da stupirsi che spesso siano abbastanza simili fra loro.
Come detto sopra (e in un intero post precedente), faccio parte di quelli che hanno visto l'11 settembre prima che accadesse. È sempre scioccante per me ascoltare i sogni premonitori su quella stessa vicenda fatti da altre persone, perché in un certo senso ho come la sensazione di essere "violata": non è cosa di tutti i giorni sentire il racconto di un tuo sogno per bocca di qualcun altro. So benissimo però che la questione è ben altra, ma per correttezza forse è meglio che io scriva "penso" che la questione sia ben altra.
Comunque, i sogni premonitori, a differenza delle altre categoria di viaggi onirici, sono facilmente riconoscibili per alcuni fattori: sono a colori e le azioni seguono sempre una sequenzialità logica. Non sono "voli pindarici", per questo non capiterà mai di volare o di fare cose impossibili nella vita reale ma possibilissimi in altri sogni. Sono vere e proprie "letture di un copione". E quindi seguono per forza una logica. Chiaramente, l'estrema conferma di aver fatto un sogno premonitore si ha nel momento (spesso scioccante, anche nel caso di buone notizie) in cui si vede o si capisce che il sogno si è realizzato.
Le «visite astrali» sono fra le cose che più mi mancano al mattino. Mi mancano i ricordi meravigliosi che mi lasciavano queste esperienze, anche se me ne è accaduta una qualche mese fa. Ho sognato di trovarmi in un posto bellissimo con una persona e ricordo bene quello che facevamo. La mattina dopo l'ho avvertito via mail (quando mi ricordo qualcosa è sempre un evento) e sono stata informata del fatto che anche quella persona aveva fatto notte tempo praticamente lo stesso sogno. Entrambi eravamo rimasti con una forte sensazione addosso. Questi non sono sogni, ma veri e propri viaggi astrali. Credo fermamente che quando la nostra coscienza si addormenta, la nostra anima viaggia. Lo credo fermamente perché l'ho vissuto più volte e non perché l'ho letto sui libri. Sui libri cerco sempre conferme e non affermazioni.
Durante questi viaggi è possibile ritrovare vecchi amici, persone scomparse o semplicemente vive ma lontane.
Ogni volta che ricorerete d'aver "volato", senza il supporto di macchine ma come dei veri e propri uccelli, sappiate con certeza d'aver effettuato un viaggio astrale. Avete volato davvero. È un ricordo, non è immaginazione.
I «sogni ad occhi aperti» sono gli unici che ogni giorno ancora riesco a ricordare.
Mi capita spesso di fissarmi su un punto e di vedere ben altro. Capita a tutti ed è una sorta di meditazione spontanea. A volte può essere premonitore, altre volte aspirazionale. Spesso però vengono usati dalla nostra mente per rafforzare ansie e paure e allora in quel caso è bene concentrarsi per "riprogrammare" il sogno ad occhi aperti e far si che abbia un fine positivo e non negativo.
Per finire ci sono i «sogni dei bambini». I bambini, specie i più piccoli, nati da poco, stanno letteralmente più di la che di qua, durante la notte. Questo perché il mondo nel quale sono appena arrivati per loro è una novità e si sentono a casa dall'altra parte. Capita sovente che durante i loro sogni rivivano esperienze vissute in vite precedenti e se non ci credete, provate a farvi raccontare qualche sogno dai vostri figli.
Non bollateli come "pura immaginazione", perché fra i loro sogni si nasconde molto più di quandto si pensi.

E ora... mi raccontate qualche vostro sogno?

 
 
 

18 DICEMBRE 2007 SI ALLA MORATORIA MONDIALE CONTRO LA PENA DI MORTE

Post n°28 pubblicato il 18 Dicembre 2007 da Celia.Preschern
 

UN PICCOLO PASSO PER L'UOMO, UN GRANDE BALZO PER L'UMANITA'.

 
 
 

RELIGIONI. PERCHÈ M'INTERESSANO TANTO?...

Post n°27 pubblicato il 10 Dicembre 2007 da Celia.Preschern
 

L’ho mai detto di credere fermamente nel concetto di Karma e reincarnazione?
Ho mai scritto che mi piace osservare (non leggere "osservante", leggi "interessata") le religioni, perchè nella loro vastezza e diversità si trovano sempre dei punti in comune soprattutto per quanto riguarda "le origini"?
Si, penso di averlo già scritto. Ma non l'ho mai approfondito... almeno qua sul blog.
Qualcuno si potrà chiedere come mai una persona giovane possa interessarsi così tanto a questo genere di cose, considerate generalmente "roba da bigotti". Oppure da teologi.
Sinceramente, non me la sento di incasellarmi in nessuno di questi due insiemi… Sono semplicemente curiosa. E senza dubbio sto cercando qualcosa. Seguendo il mio scopo, ho capito che le maggiori religioni hanno qualcosa di interessante, di importante… chissà dove sotto la polvere; insomma, si trovano una varietà di cose davvero curiose, a ben guardare tra le religioni!
Ad esempio, ognuna di quelle che chiamiamo civiltà antiche, cita tra le scritture l'incontro con esseri di luce. Per farvi capire di cosa parlo, copio/incollo un passo delle scritture di Ezechiele, relegate tra i "vangeli apocrifi" ( e cioè non riconosciuti dalla Chiesa) già da qualche secolo.
Eccola:
«Le ruote avevano l'aspetto e la struttura come di topazio e tutt'e quattro la medesima forma, il loro aspetto e la loro struttura era come di ruota in mezzo a un'altra ruota. Potevano muoversi in quattro direzioni, senza aver bisogno di voltare nel muoversi. La loro circonferenza era assai grande e i cerchi di tutt'e quattro erano pieni di occhi tutt'intorno. Quando quegli esseri viventi si muovevano, anche le ruote si muovevano accanto a loro e, quando gli esseri si alzavano da terra, anche le ruote si alzavano. Dovunque lo spirito le avesse spinte, le ruote andavano e ugualmente si alzavano, perché lo spirito dell'essere vivente era nelle ruote. Quando essi si muovevano, esse si muovevano; quando essi si fermavano, esse si fermavano e, quando essi si alzavano da terra, anche le ruote ugualmente si alzavano, perché lo spirito dell'essere vivente era nelle ruote.»

La mia domanda è questa: come diavolo faceva Ezechiele, ad inventarsi un'astronave, lui che era nato nel 620 A.C? Perchè nulla di tutto ciò è mai arrivato a noi? Lo stesso vale per antichi Egizi e Maya. Anzi, per i Maya dovrei aprire un blog a parte, perchè l'argomento è vastissimo (i Maya avevano composto un "calendario galattico" che ancora oggi è più preciso di quelli generati dalla nostra società informatica. Ad esempio, avevano previsto l'eclissi di Sole dell'11 agosto 1999, che è arrivata spaccando il secondo rispetto ai loro calcoli. I calcoli fatti dai nostri orologi nucleari sbagliarono di qualche centesimo).

Beh, è interessante da morire. Io lo trovo un argomento fantastico, perchè più si va indietro nel tempo e nelle scritture, più si riesce bene a comprendere dove l'uomo -nei secoli più bui-ma-non-solo ha messo mano, allontanando così quei formidabili scritti dal divino e avvicinandoli in modo maniacale alla materialità stessa dell'uomo.
Sono sempre più convinta che se gli uomini del passato non avessero messo mano alle scritture di ogni cultura, adesso il mondo sarebbe diverso. Sicuramente migliore.
Per fare un esempio (cercando di farlo chiaro, cosa ardua), nel "Padre Nostro" dei Cristiani ad un certo punto si recita: «e rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori (...)»
In che senso?, mi sono sempre chiesta... Che cosa vuol dire "rimetti i nostri debiti"? Quali debiti??
Da ragazzina ho passato parecchio tempo a chiacchierare con un giovane prete (DinDonLuca) e fra le domande c'era anche questa. Lui è stato grande, perchè mi ha messo la pulce nell'orecchio e ha dato il via alla mia curiosità, però non è riuscito a spiegarmi nè la storia del debito, nè tantomeno la storia di quella famosa scintilla che ha dato "vita alla vita".
La storia del "debito" l'ho finalmente capita quando ho cominciato ad interessarmi di filosofie orientali, buddhismo e Induismo soprattutto. Quando mi si sono aperte le porte del Karma, sono riuscita finalmente a comprendere quella famosa frase nella preghiera che da bambina mi veniva presentata come "la più importante". Ora si che comprendevo la questione del debito.
La parola stessa “Karma”, significa “debito”. Il Karma è qualcosa che segue l’anima per tutte le vite. È per l’appunto, un debito che ci creiamo verso il futuro, agendo nel presente nei confronti di qualche persona. Può essere positivo o negativo. Ad esempio, se in questa vita ci comportiamo particolarmente bene con qualcuno, magari è perché dobbiamo saldare con lui un debito importante, magari perché in qualche vita del passato l’abbiamo trattato particolarmente male. Rimediando al male fatto a quest’anima in passato, paghiamo il debito nei suoi confronti.
Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Tutto torna!
Quindi, mi viene da pensare che fra gli insegnamenti di Gesù ci fosse anche quello della reincarnazione. Perché ci è stato nascosto? Perché la Chiesa di Roma, nei secoli si è preoccupata di celare determinate informazioni a mio avviso essenziali per l’evoluzione dell’anima, relegando il tutto nei “Vangeli Apocrifi” non riconosciuti dalla religione Cristiana? (Questo nella migliore delle ipotesi perché chissà quante cose si sono perse nel nulla anzi, nel fuoco...).

Fin da piccola c’è sempre stata una cosa che non è mai suonata giusta, negli insegnamenti della Chiesa. Il concetto di unica vita, con annessione o meno al paradiso a seconda dei meriti del buon Cristiano. Questo concetto che non capivo si portava dietro ulteriori dubbi. Per spiegare meglio la mia visione, ho pensato di scrivere un paio di esempi, che poi sono gli stessi che facevo da bambina per farmi capire, gli stessi ai quali il suddetto Prete non ha mai saputo rispondere.

Prima esempio:
È palese l’esclusione automatica dall’agognato Paradiso per tutti quei miliardi di persone che hanno avuto la “sfortuna” di nascere in Paesi seguiti da altre religioni.
“Speriamo che ci sia un Paradiso anche per loro!”, mi dicevo da bambina. Insomma, se fossi un buon Buddhista, dedito alla preghiera, alla meditazione e al prossimo, m’incazzerei non poco a vedermi privare l’accesso al Paradiso solo perché nato in India, dove il cristianesimo non è poi così popolare… Sarebbe discriminatorio anzi, parecchio razzista.
Secondo me Dio non è così, mi spiace che la Chiesa l’abbia mostrato in questo modo.

Secondo esempio:
Nasco in un Paese che è già in guerra da vent’anni. Nella mia famiglia siamo in tanti e dobbiamo mangiare. Non esiste lavoro. Quando si esce fuori casa non si ha mai la sicurezza di poter tornare e pure dentro non si sta poi così tanto sicuri. Settimana scorsa sono entrati quattro uomini e hanno violentato mia madre e le mie sorelle. Io ho preso le botte perché ho cercato di difenderle e poi, si sono portati via anche quel poco che avevamo da mangiare.
Ora ho sei anni e per la strada giro con la mia pistola. L’altra sera ho incrociato una bambina poco più grande di me; portava un sacco e io volevo assolutamente vedere se dentro c’era qualcosa da mangiare. Lei non voleva mollare il sacco e così le ho dovuto sparare. Dentro c’era tanta farina e alcune uova. Io e la mia famiglia ci abbiamo mangiato per due settimane. Settimana scorsa mi è venuta la febbre. Stavo malissimo e la temperatura non si voleva abbassare. Penso di essere morto perché mi trovo di fronte ad un grande portone dorato e lassù posso leggere la scritta “Paradiso”.
È chiuso. Nessuno viene ad aprirmi.
Fuori c’è scritto che chi in vita non è stato buono qui non ci può entrare.
Io non sono stato buono, ma che dovevo fare? La dove sono nato io o ammazzi o vieni ammazzato.
O mangi o vieni mangiato. Io non ho colpa, ho solo sei anni. Se almeno ci fosse un’altra possibilità…

Perché mai tutte queste persone, che già in partenza nascono in luoghi complicati, almeno rispetto a noi occidentali, dovrebbero vedersi precludere il Paradiso? Non hanno scelta e devono condurre forzatamente una vita che è lungi dall’essere quella del buon Cristiano.
Ecco qui che ritorna con prepotenza il debito. È infatti molto più democratico pensare che una volta tocca a me, l’altra volta tocca a te. Che mano a mano che viviamo le nostre vite, tutti abbiamo la possibilità di poter vivere esperienze diverse, a volte gioiose e riposanti, altre volte terribili e destabilizzanti. Imparando una lezione ogni volta e cioè evolvendo.
È giusto pensare che se oggi uccido una bambina perché ho fame, un domani, chissà quando fra le vite, sarà lei a fare lostesso. Oppure meglio ancora, sarò io a chiedere scusa, agendo sotto i forti impulsi dettati dal subconscio, che riconosce all’istante l’anima della vecchia bambina negli occhi della persona nuova che ho di fronte e che incrocia il mio cammino per darmi la possibilità di rimettere il debito che ho nei suoi confroniti.

 
 
 

DOSSIER: UFO

Post n°26 pubblicato il 19 Novembre 2007 da Celia.Preschern
 
Tag: UFO
Foto di Celia.Preschern

Il Reparto Generale Sicurezza Armata dell'Esercito Italiano, a fine 2006 ha reso pubblica una nota molto particolare, che pur essendo stilata anno per anno da chissà quanto tempo (ne esistono di risalenti al tempo fascista), è sempre stata tenuta ragionevolmente segreta.
Sto chiaramente parlando degli avvistamenti UFO, OVNI per l'Italia.
Si. Gli "Oggetti Volanti Non Identificati" sono allo studio da parecchi anni, anche se dal suddetto Reparto, tengono a precisare che si tratta di un riepilogo annuale, effettuato a titolo puramente "statistico". Non vengono infatti espresse valutazioni sull'attendibilità dei casi segnalati, anche se è stato creato un reparto che si occupa solo di questo.

2006
L'anno scorso sono soltanto tre i casi presentati nella nota.
Il primo avvistamento è del 3 maggio, alle 8 di mattina e a farlo è stato un semplice cittadino di un paese dell'isola di Procida. «Oggetto ellittico, molto luminoso e dal color cangiante (dal bianco al giallo).
Gli altri due avvistamenti considerati "importanti" sono stati fatti qualche mese dopo, per la precisione a settembre: il 3, alle 18.47 un pilota civile ha avvistato e segnalato la presenza nei cieli di un Oggetto non meglio identificato, di forma ellittica e dal colore luminoso e cangiante (dal bianco al rosso, passando per il giallo), che procedeva a velocità ridotta ma con "moto variabile"; poco dopo, lo stesso giorno (alle 21.15) ancora un avvistamento fatto questa volta da parecchi cittadini, tra la montagna Longa e il monte Saraceno.

2005
L'anno prima c'è stato un avvistamento in più.
I primi due sono stati avvistati a Caserta l'8 febbraio (alle 23.35 e alle 23.45) dal Controllore radar Militare italiano, il terzo è stato avvistato il 25 luglio da parecchi passeggeri di un volo di linea (nel tratto tra Pescara e Ancona) e il quarto è stato avvistato il 26 dicembre a Monzuno, in provincia di Bologna, da una donna che dice di aver visto un oggetto... luminoso e iridescente svolazzare a 15 metri d'altezza.

2004
Nel 2004, l'oggetto che svolazza dal colore iridescente e cangiante è stato avvistato soltanto due volte: il 4 settembre ancora a Bologna e il 13 ottobre a Vibo Valentia.

DOSSIER: X-Files
Non si sa spinti da cosa, ma il dato di fatto ci suggerisce che i Governi del mondo occidentale da un po' di tempo a questa parte, stanno iniziando a fare Outing sul caso UFO.
La Francia è stata la prima.
A Marzo (2007) il "Gruppo di Studio e Informazione sui Fenomeni Aerospaziali Non Identificati" (CNES) ha reso pubblico sul web l'archivio ufficiale che documenta gli avvistamenti UFO.
Al momento sono stati resi pubblici circa 400 dossier che documentano altrettanti avvistamenti, ma in tutto, dall'inizio degli anni '50, gli avvistamenti sarebbero oltre 1.600. Se fosse un libro, avrebbe più di 100.000 pagine.
Se vi interessano e se conoscete il francese, ecco il link al sito del CNES: www.cnes-geipan.fr/geipan
Già il primo dicembre del 1979 un negoziante di un paesino nel sud della Francia raccontava di essere stato inseguito da uno strano oggetto volante, che somigliava ad una palla luminosa capace di cambiare colore... (dal bianco al rosso, passando per l'arancio) e di un suono stridente tipo "beeeep" che gli causò non pochi problemi.
Sempre in francia ma nel 2004, lo strano inseguimento tocca a quattro piloti di "Mirage".

Timidamente, anche la Gran Bretagna inizia a far sapere di voler pubblicare il famigerato "Rendlesham File" dossier scottante circa avvistamenti UFO fatti nel 1980 tra le foreste del Rendlesham.
Di recente anche la NASA ha riaperto il dossier Kecksburg, risalente al 1965.

PROJECT: BLUE BOOK
Il Project Blue Book era un progetto di ricerca promosso dall'Aviazione Militare Usa negli anni '60 che per un decennio si occupò di catalogare e studiare gli avvistamenti sopra i cieli americani. Fino al '69 furono circa 13.000 i casi affrontati; poi, inspiegabilmente il progetto venne chiuso, archiviato. O più probabilmente tenuto segreto. Ora, ne chiedono a gran voce la riapertura oltre venti ex-piloti e ufficiali militari americani e non solo.

OUTING DI TUTTO RISPETTO
E ancora... Sempre nel marzo di quest'anno Paul Hellyer, ex ministro della Difesa canadese, ha fatto ai Governi mondiali una strana richiesta: «Bisogna convincere i Governi del mondo a rendere noti i dossier sugli Ufo. Nelle tecnologie aliene, si nascondono le risposte ai problemi della Terra, riscaldamento globale in primis».
Secondo l'ex ministro della Difesa inoltre, in quello che si sarebbe già appreso sulle tecnologie di altre civiltà, si celano le soluzioni per eliminare i combustibili fossili nel giro di una sola generazione e afferma: "gli Ufo sono reali tanto quanto lo sono gli Aerei".


E IN PASSATO??
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L'arte Sacra gli Ufo non li ha mai nascosti. Da sempre sono rintracciabili i contorni di astronavi e navicelle in moltissime opere e spesso stanno ad indicare proprio gli "Angeli". Esseri di luce che scendono dal cielo... palle luminose, fiammate, luci intense. Basta un'occhiata un po' più attenta e moltissime opere d'arte Sacra potrebbero dirci che gli avvistamenti non sono certo una prerogativa del '900, ma che sono sempre avvenuti. Anzi, a giudicare da alcuni dipinti (cercate "IL MIRACOLO DELLA NEVE" di Masolino da Panicale, 1428 circa.) noi non abbiamo visto ancora niente!
Socialmente parlando, non essendo nell'antichità a conoscenza di "macchine volanti", l'unica spiegazione che la gente poteva darsi in materia, era appunto di trovarsi di fronte a "Emissari del Divino" o più semplicemente Angeli. È strano considerare quanto siamo tutti abituati a sentire parlare di queste cose. Crediamo che un Angelo abbia annunciato la maternità a Maria, ma non consideriamo minimamente l'ipotesi che questi possa essere stato un Alieno... Per secoli abbiamo continuato a pensare egoisticamente di essere i soli, gli unici abitanti di un Universo talmente vasto da ignorarne tutt'ora i confini...
Adesso a mio avviso è arrivato quantomeno il momento di sollevare quel velo di "Ego-Certezza" che ci ha resi ottusi per tanto tempo, cercando di far spazio ad un sano ridimensionamento della nostra "importanza" e ad una ancor più sana curiosità scientifica su ciò che ci sta attorno.

 
 
 

ARPAN SHARMA: il bambino chiamato "Babele".

Post n°25 pubblicato il 31 Ottobre 2007 da Celia.Preschern
 
Foto di Celia.Preschern

La notizia spopola su tutti i giornali, anche se breve e coincisa.
A Oldbury, una cittadina del west Midland in Inghilterra, vive un bambino di soli dieci anni che parla ben undici (11) lingue. La cosa sensazionale è che ha fatto tutto da solo, imparando lingue complicatissime grazie al solo uso di DVD interattivi e multimediali.
Al momento Arpan parla correttamente l'inglese (la sua lingua madre), l'hindi (la lingua madre dei suoi genitori), l'italiano, il tedesco, lo spagnolo, il francese, il polacco, lo swahili, il cinese mandarino (giudicato da lui il più difficile fra tutti) e il lugandan, una lingua in uso nell'Uganda centrale.

La sua motivazione è nobile. Da grande infatti, Arpan vuole fare il chirurgo e vuole lavorare in tutti gli ospedali del mondo, potendo parlare ai pazienti sparsi per tutto il globo.
Chiaramente (da bravo Indaco), questo non è il suo unico talento. Pare abbia un "orecchio" sopraffino, tanto che la «Blue Coat's School» di Birmingham, già lo considera un vero e proprio genio.

 
 
 

CAMERON

Post n°24 pubblicato il 16 Ottobre 2007 da Celia.Preschern
 
Foto di Celia.Preschern

Ieri sera, come capita raramente, almeno per quanto mi riguarda, avevo un importante appuntamento televisivo da non perdere. Su Rai2, Roberto Giacobbo, conduttore di Voyager, aveva in scaletta il racconto di Cameron, il bambino che ricorda la sua vita precedente di cui avevo parlato tempo fa (la storia è raccontata in uno dei post qua sotto).
A parte un paio di incongruenze (la casa su un piano solo anziché su due e un passaggio segreto che in realtà non esiste) era tutto così come l'avevo studiato.
Ma c'era di più. Contrariamente agli articoli che avevo usato per documentarmi, ieri sera c'erano le emozioni.
La mamma di Cameron infatti, quando si è resa conto che il suo bambino non raccontava storie e non inventava nulla dei suoi racconti, ha iniziato a filmarlo e l'ha filmato fino al loro arrivo sull'isola di Barra.
Nei filmati amatoriali girati durante i tre giorni di soggiorno sull'isola, sono ben presenti le emozioni del bambino, che a differenza di quelle del fratellino che l'ha accompagnato erano fibrillanti.
È stato emozionante osservare come alla vista della "sua casa di prima" i suoi occhi si siano riempiti di nostalgia, pura, vera, non truccata. Il bimbo è rimasto per un po' fuori dal cancello, con gli occhi gonfi dalle lacrime e i ricordi chissà dove. Questa, a mio avviso, è stata la prova suprema della veridicità di quello che Cameron sosteneva.
Insomma, quel bimbo per tre anni (da quando ha iniziato a parlare) ha raccontato per filo e per segno di una famiglia che viveva in una casa bianca su un'isola (Barra) sconosciuta sia a lui che alla sua (attuale) famiglia... aveva raccontato alcuni particolari che non avrebbe mai e poi mai potuto sapere (il mare che si vedeva da una tal finestra, il cane bianco e nero con il quale giocava, il cognome della famiglia e i componenti della stessa: mamma papà, due sorelle e un fratello). Ma arrivato lì davanti, davanti alla casa che a suo dire ha abitato "nell'altra vita", è stato colto da emozioni vere, forti, giuste. Quelle stesse emozioni che potrebbero colpire un sessantenne messo di fronte alla vecchia casa che abitava da bambino.

Un paio di parole vorrei spenderle per la mamma di Cameron, che a mio avviso è una donna straordinaria.
Molti bambini infatti, ricordano a due anni scene provenienti da vite passate (molti più di quanti se ne possano immaginare), ma le madri generalmente si spaventano di questi ricordi "impossibili" e cercano di cancellarli dalla mente dei propri bambini, spesso con l'uso di psicofarmaci.
Questa madre ha saputo invece ascoltare il suo bambino, dandogli fiducia, che è la cosa più importante.

Molti studi sulla reincarnazione (ieri Voyager ha parlato anche di Brian Weiss, un grande studioso in materia che ha scritto anche innumerevoli libri), portano alla luce un fattore molto interessante. Sembra infatti, che molte delle fobie e delle paure che abbiamo, derivino direttamente dalle nostre vite passate.
C'è chi ad esempio soffre di claustrofobia e non sa spiegarselo, chi non sopporta di avere qualcosa appeso al collo, chi detesta l'acqua pur non avendo mai subito traumi, e via dicendo.
Molti studiosi di regressione (l'ipnosi regressiva è quella tecnica usata da molti psicologi che permette di far tornare il paziente "indietro nel tempo", sia nella vita attuale che in quelle precedenti), si sono accorti che una volta rivissuto in ipnosi un trauma subito in qualche vita precedente, la fobia nella vita attuale scompare.

Per spiegarmi meglio, faccio un breve esempio pratico:
poniamo che "G" abbia paura dell'acqua, tanto da non potersi nemmeno avvicinare al mare.
Immaginiamo che abbia 40anni e che per tutta la sua vita non sia mai ruscito a tuffarsi in acqua e che addirittura, abbia sempre avuto problemi a sistemarsi persino nella vasca da bagno.
Qualcuno lo consiglia di recarsi da uno psicoterapeuta che lavora con l'ipnosi. Lui non ci crede, ma siccome le ha tentate tutte, decide di provare anche questa. Durante la sua prima seduta di ipnosi regressiva, il medico gli chiede di tornare direttamente alla causa di questa sua particolare fobia. E lui, sempre sotto ipnosi ci va.
Racconta d'essere un marinaio, di vivere nel 1700 e di essere imbarcato su una nave che ad un certo punto affonda. Prova la sofferenza del morire annegato, soffre, piange e si dispera. A quel punto il medico lo sveglia.
Lui ha rivissuto il suo trauma e ne ha compreso l'origine. Ma non solo, in quel preciso momento comprende anche che si tratta di una cosa "passata", della quale non deve preoccuparsi più.
Il giorno dopo va al mare e si tuffa. La sua fobia è svanita.

Allo stresso modo, il piccolo Cameron dopo essere finalmente stato sull'isola di Barra, ha iniziato a parlarne sempre meno, ad avere sempre meno il pallino della sua vecchia mamma, della sua vecchia vita. E ha iniziato a vivere più serenamente la nuova vita che ha di fronte.
Probabilmente, se la sua mamma non l'avesse ascoltato, dandogli così tanta fiducia, Cameron sarebbe diventato un adulto irrequieto. Pur dimenticandosi di Barra (i ricordi generalmente scompaiono tra i sei e i sette anni, quando ci si immerge di più nelle situazioni della vita di tutti i giorni), avrebbe continuato a portarsi dentro un disagio che non l'avrebbe abbandonato mai. Ora invece potrà vivere la sua vita tranquillo.

Voyager: http://www.voyager.rai.it/

 
 
 

LA MARCIA DEI MONACI BUDDISTI

Post n°23 pubblicato il 25 Settembre 2007 da Celia.Preschern
 

 
 
 

SULLA SCOMPARSA DEI (miei) SOGNI. SULL'11-09-01

Post n°22 pubblicato il 06 Settembre 2007 da Celia.Preschern
 
Tag: WARNING
Foto di Celia.Preschern

Viaggiare in aereoplano mi faceva sentire bene. In poco più di un ora percorrevo mille chilometri leggendo il giornale, scrivendo i miei pensieri e sorseggiando quell’orrido caffè liofilizzato che però a me è sempre piaciuto molto. Arrivavo a destinazione rilassata, carica di energia e con ancora il trucco intatto (all’epoca ci tenevo molto…). Inoltre, l’aereo mi dava quel senso di autosufficienza che nella vita ho sempre cercato, soprattutto quando affrontavo i miei viaggi da sola senza aver bisogno dell’aiuto o del passaggio di nessuno.
Il mio primo volo l’ho affrontato proprio da sola quando avevo 17 anni. Prima di allora di aerei non ne avevo voluto mai sentir parlare; “magia nera!”, dicevo ad un cugino pilota che tentava di farmi amare il volo ogni volta che ci vedevamo…
Poi, l’estate del ’96, dovevo decidere se affrontare uno strenuante viaggio di ferragosto in auto from Puglia to home (e per di più con mio padre, famoso perchè non si ferma mai, nemmeno per una pipì) per arrivare in una Milano deserta e senza amici (ancora tutti in vacanza), oppure prolungare la mia vacanza di tre settimane e … tornare da sola con l’aereo pochi giorni prima che iniziasse la scuola…
«Sarei una stupida a tornare a Casa solo per non prendere l’aereo», ricordo d’aver istintivamente pensato…
E così mi sono fatta coraggio e ho lasciato che mio padre tornasse da solo. Mi ricordo che il suo viaggio fu infernale e che ci mise più di dodici ore per raggiungere Milano.
Poi arrivò il giorno della mia partenza e io non potevo certo far vedere a tutti i miei amici di voler scappare (sono un toro con l’ascendente in leone, dopotutto…); andai verso l’aereoplano con grande paura ma con passo deciso. Salii la scaletta malefica (avevo i tacchi, il borsone che pesava e i gradini erano profondi non più di 5 centimetri!), ricambiai il sorriso ad hostess e stuart e senza nemmeno chiedere informazioni mi diressi verso il mio posto. Non avevo molta strada da fare dato che mi era stato assegnato il posto 1-A. Me lo ricorderò sempre, perché avevo letto in precedenza che in caso di collisione il passeggero del posto 1-A sarebbe stato quello con meno probabilità di sopravvivanza. Panico! Ma mica potevo mostrarlo…
Mi accomodai seria accanto al finestrino sperando che non mi si sedesse nessuno accanto. Non avevo assolutamente voglia di chiacchierare, né tanto meno di mostrare a qualcuno che me la stavo facendo sotto. Fortunatamente il posto accanto al mio restò vuoto, ma quello successivo venne occupato da un uomo d’affari che non fece in tempo a sedersi che aveva già acceso il pc portatile. Menomale, uno che si faceva i cavoli suoi. Non l’avrei retta una signora di mezza età con Novella 2000 in mano. La rappresentazione delle hostess su cosa fare in caso di incidente catturò completamente la mia attenzione (negli anni l’ho anche imparata a memoria con tanto di gesti, esattamente come avevo fatto da piccolina con l’intera Messa della domenica), tanto da non accorgermi che l’aereo si era messo in moto. Quando i tre minuti d’attenzione per seguire le regole di sicurezza fondamentali per l’abbandono dell’aereomobile finirono mi accorsi che ci stavamo muovendo. Dopotutto non pareva male, andava piano e da quell’altezza si vedeva il mare.
Poi si fermò all’improvviso e sentii un rumore poco rassicurante (le turbine dei motori spinte al massimo): «Scivoli armati – prepararsi al decollo».
Scivoli armati?! …
L’improvvisa accelerazione successiva mi fece quasi piangere dallo spavento e quando iniziò il decollo infilai le dita (non avendo unghie) nel bracciolo. Poi vidi ancora meglio il mare… gli ulivi, i piccoli borghi completamente bianchi e le strade sterrate che li univano, le macchinine colorate che sembravano giocattoli, le isole Tremiti circondate da acqua cristallina… e poi le nuvole… rosse, arancioni, rosa, viola e azzurre che mi tolsero il respiro. Fu un tramonto continuo da Bari fino a Firenze (dopo il sole calò) e io non staccai mai il naso dal finestrino. Alla fine ero estasiata anzi, innamorata di tutto quello che avevo visto e desiderosa di ripetere quell’esperienza al più presto. I miei voli me li sono sempre prenotati tra le cinque e le sette di sera, a seconda delle stagioni e non era un caso. Da quella volta è stato amore spassionato, tra me e l’aereoplano.
Negli anni ho superato brillantemente vuoti d’aria pesantissimi, fulmini accanto all’ala e un atroce dolore alle orecchie a causa di una malsana pressurizzazione e via così fino al 2000.

Ricordo bene che tutto è cominciato verso la metà del 2000 perché a Bari era appena nato mio fratello e in quel periodo viaggiavo in aereo almeno quattro volte al mese (tra andate e ritorni) per andare a trovarlo.
Di anni ormai ne avevo ventuno e dal mio primo viaggio avevo acquisito sicurezza e padronanza.

Non so come all’improvviso, nei miei sogni qualcosa cominciò a girare storto.

Non ricordo quale fu la storia del primo sogno o quale aereo cadde per primo, ma so che quasi all’improvviso nei miei sogni, ogni notte un aereo precipitava, esplodeva in aria, si schiantava da qualche parte o effettuava rumorosissimi atterraggi di fortuna da qualche parte vicino a me. Potevano essere aerei vecchi, tipo quelli della seconda guerra mondiale come aerei nuovi di pacca, potevano essere enormi Boeing come minuscoli ATR… mai nessun elicottero però, soltanto aerei.
Non era sempre lo stesso sogno che si ripeteva, i sogni erano sempre diversi. Erano sogni normali, belli… erano i miei soliti sogni con la differenza che l’aereo arrivava all’improvviso disturbando la mia quiete. In qualsiasi sogno, anche se non c’era nulla che potesse condurre il mio cervello a pensare ad un aereo. Ad esempio, potevo essere in montagna appesa ad una roccia come in mezzo al mare, contenta e impegnata a far pesca subacquea. Potevo essere a casa di amici come in qualche posto strano e misterioso ma quando alzavo lo sguardo al cielo vedevo un aereo. Lo seguivo per un po’ con lo sguardo fino a chè mi accorgevo che iniziava a precipitare. A volte invertiva bruscamente la rotta, altre volte avevo invece l’impressione che perdesse improvvisamente l’uso dei motori. Lo vedevo scendere sempre più veloce in picchiata e sentivo il rumore stridente e assordante dei motori che si avvicinavano; quello dello schianto (le volte che cadeva a terra) è così impresso nel mio cervello che non potrò scordarlo mai. Come anche l’odore che c’era nell’aria quando mi avvicinavo alla carcassa dopo lo schianto. Era tutto reale. Provavo una terribile sensazione di impotenza mista a terrore e mi sentivo piccolissima di fronte a questo gigante di lamiera accartocciata.


11/9/01
In quel periodo lavoravo in un giornale sportivo e il mio ufficio era al 6°piano di un palazzo di via Vitruvio, a Milano… a fianco al Pirelli, quasi in faccia alla stazione centrale. La mia stanza era dotata di un grande terrazzo assolato che dava proprio sulla stazione, a sinistra nella visuale.
La mattina dell’undici settembre, come al solito sono uscita sul terrazzo a fumare una sigaretta e riposare gli occhi tra un impaginato e l’altro. Era una bella giornata di sole e in lontananza si vedevano le montagne; scrutando il cielo ho visto la scia di un aereo. Ho istintivamente pensato qualcosa tipo: “No, éh?!”…
Poi ho visto l’aereoplanino (“ino” solo perché era piccolissimo da vedere) passare in prospettiva dietro ad un palazzo alto che svettava li davanti e mi sono chiesta (testuale): “chissà… se dovesse sbattergli contro, in quanto tempo mi arriverebbe l’onda d’urto”…
Insomma, ero ormai troppo tempo che li sognavo, non avrei potuto pensare altrimenti.
Poche ore dopo il primo aereo ha colpito la torre Nord del World Trade Center.
La prima notizia che ho sentito quasi in real time alla radio parlava di un incidente e a me è presa una bruttissima sensazione. Il nostro direttore aveva intanto acceso la televisione e siamo andati tutti nel suo ufficio a vedere le breaking’news della BBC. Il secondo aereo l’ho visto in diretta e giuro, non cambiava nulla rispetto ai miei sogni.
Nulla, tranne il fatto che non mi è potuta giungere l’onda d’urto. (Hai per caso visto Fahrenheit 9/11 di Roger Moore? Lì ho risentito nitidamente anche lo stesso rumore dei motori). Come mi sono sentita lo sai, perché ci siamo sentiti tutti allo stesso modo; però per me è stato comunque come vivere, anche se in televisione le stesse sensazioni che nei sogni già vivevo da un anno.

Da quel giorno non sono più riuscita a ricordare nemmeno un sogno e giuro che mi mancano da pazzi.

 
 
 

FREQUENZA SCHUMAN, GRAVITA’ E DINOSAURI

Post n°21 pubblicato il 04 Settembre 2007 da Celia.Preschern
 
Foto di Celia.Preschern

Cos’hanno in comune queste tre cose?...
E soprattutto… cos’è la FREQUENZA SCHUMAN (FS)?!

Non so bene da che parte prendere questo discorso perché sono nel pieno di quella fase mentale che coincide con il caos del momento che succede l’arrivo di un’informazione che si aspetta da tanto…
Insomma, ho appena capito una cosa (o almeno penso) e sto mettendo finalmente insieme i pezzettini di questo grande puzzle, chiaramente non senza una certa fatica.

La «FS» è la frequenza (espressa in Hertz - “Hz”- o Cicli/secondo) emessa dal movimento dei cicli vibratori che una qualsiasi cosa (ma in questo caso specifico si parla della Terra) sviluppa ogni secondo ed è stata scoperta nel 1899 dallo scienziato Schuman (per l’appunto, il cui nome non ci è però dato sapere).

Quando questa energia venne studiata e misurata sui cicli rotatori terrestri per la prima volta, la frequenza prodotta da Gaia venne registrata a 7,83 Hz e rimase invariata fino al 1940 quando con sorpresa, la comunità scientifica si trovò di fronte ad una leggera accelerazione della rotazione terrestre. Ma non solo.
Dal 1986, il nostro Pianeta ha cominciato a correre e da allora non si è mai più fermato.
Se infatti, dal 1940 al 1986 la FS terrestre è aumentata di poco più di un punto, dal ’86 in poi l’accelerazione è stata sempre maggiore (tanto da mettere in crisi persino gli orologi atomici famosi per l’indiscussa precisione, che negli ultimi anni sono stati più volte corretti).
Nel 2006, ultima data registrata, la FS sfiorava già gli 11,3 (11,27103751, per l’esattezza).
Dal momento che si è scoperto che ultimamente “la frequenza vibrazionale terrestre aumenta ogni giorno di un coefficiente numerico ben preciso*”, si è potuto calcolare che intorno alla metà del 2012, il nostro Pianeta raggiungerà la frequenza vibrazionale 13Hz, considerata da molti quella che permette il passaggio dimensionale (un po’ come quando si passa dal ghiaccio all’acqua…)

MAGNETISMO E GRAVITA’
A questo punto, dopo aver leggermente tolto polvere sul concetto di Frequenza Schuman, mi tocca l’arduo compito di cercare di spiegare cosa questa comporta.
Ci provo.
Persino la scienza ormai sa bene che tutto ciò che esiste, sia esso visibile (come il ghiaccio) o invisibile (come il vapore), esiste perché VIBRA e vibra perché composto di ENERGIA.
Più la vibrazione è lenta e più lo stato della materia ci appare denso e di conseguenza, un aumento della velocità di vibrazione corrisponde ad una diminuzione della densità dell’energia.

In sintesi, immaginiamo di avere una lastra di GHIACCIO in una stanza. Aumentando il calore e cioè la frequenza vibrazionale nell’atmosfera, il ghiaccio si scioglie e muta la sua forma diventando ACQUA.
Aumentando ancora la frequenza vibrazionale e cioè, scaldando ultreriormente quella stanza, l’acqua passa dallo stato liquido a quello di VAPORE , si disperde e diviene invisibile (ma non per questo smette di esistere).
Succede persino con il ferro… anche se chiaramente la vibrazione dev’essere più intensa.
Non devo ricordare che il corpo umano è composto al 75% di acqua, vero?

Bene, idem con patate per nostro Pianeta.
L’aumento di risonanza della Frequenza Schuman comporta altri due fenomeni fisici non meno importanti del primo e cioè: la diminuzione del campo magnetico, detta anche CADUTA DEL MAGNETISMO TERRESTRE (M.T.= Energia prodotta dalla massa ferrosa del Pianeta e dalla sua velocità di rotazione) e la conseguente INVERSIONE DEI POLI MAGNETICI e cioè il Nord a Sud e viceversa (in alcuni papiri Egizi, si trovano le testimonianze degli Scriba che hanno visto sorgere il sole a Ovest…)
Ai giorni nostri, il geologo Gregg Braden sostiene nei suoi studi che alla frequenza vibrazionale 13Hz corrisponda la caduta del magnetismo terrestre, seguita dalla successiva INVERSIONE DEI POLI MAGNETICI (cosa che spiegherebbe come mai da qualche tempo a questa parte la percentuale di specie animali che perdono l’orientamento è drasticamente aumentata); Braden basa le sue teorie su studi e carotaggi effettuati sui ghiacci della Groenlandia, dove ha potuto riscontrare l’avvento di questo particolare fenomeno per ben 14 volte negli ultimi 4,5 milioni di anni; l’ultimo risalirebbe a 12-13mila anni fa, più o meno attorno alla data che parrebbe coincidere con la scomparsa di Atlantide (10.500 a.C. circa); il prossimo “giro di boa”, sarebbe atteso per il vicino 2012.

E I DINOSAURI COSA CENTRANO?
Vi siete mai chiesti come mai per 250milioni di anni Gaia è stata popolata da esseri alti almeno tre metri (ma anche dodici o ventiquattro!!) e dalla pelle spessa (o “più densa”) per poi improvvisamente cedere il passo a esseri più piccoli e dalla pelle più sottile? Ma non solo… avete notato che molti DINOSAURI poggiavano solo una piccola parte della pianta del piede a terra?...
E che solo nei mari più profondi è possibile oggi trovare ancora quelli che vengono considerati veri e propri “mostri marini”?...
Personalmente penso che in tutto questo centri la gravità; che in sostanza i dinosauri si siano estinti perché improvvisamente è cambiato qualcosa nel ciclo rotatorio terrestre e quindi nella gravità. Penso che all’epoca quei bestioni fossero “più leggeri” rispetto a come sarebbero adesso, con il presente livello di gravità. Penso anche che questo possa spiegare come mai molti di loro poggiavano solo sulle punte e mai sui talloni.
Quando improvvisamente sono diventati infinitamente pesanti, si sono accasciati e non sono più riusciti a muoversi; questo potrebbe spiegare un’estinzione di massa, avvenuta in tutto il mondo nel medesimo momento.

VI HO ALLARMATO?
Se siete arrivati a metà e poi avete abbandonato la lettura... (perché a volte so essere veramente logorroica), non c’è problema, capisco.
A chi invece è arrivato fino qui (grazie!) vorrei dire per concludere, che non per forza si deve avere una visione drastica di quello che probabilmente sta accadendo al nostro Pianeta. Il fatto che stiamo attraversando un passaggio che Gaia ha già affrontato più volte nel corso della sua vita, fa pensare che non sia nulla di “apocalittico”, ma soltanto qualcosa di naturale, infinitamente prezioso perché infinitamente raro da vivere. Insomma, come afferma Daniela Bortoluzzi, una grande studiosa di tutta questa intricata faccenda: «L’umanità ha vissuto questa avventura più volte ed è sempre sopravvissuta».


*
Coefficiente numerico ben preciso legittimato dal N°Archetipo.

**
Nodo Lunare = Punto d’intersezione tra l’orbita lunare e quella del sole

 
 
 

Le FORME – PENSIERO secondo me...

Post n°20 pubblicato il 27 Agosto 2007 da Celia.Preschern
 

Le “forme pensiero” sono un qualcosa di cui ho sempre percepito l’esistenza. Non le ho mai chiamate così e a pensarci bene non le ho mai chiamate in nessun altro modo specifico.
Quando cercavo di spiegarle, la frase che utilizzavo più spesso suonava all’incirca così:
“Ho capito che se immagini qualcosa a tal punto da convincertene, questo qualcosa poi ti accade”…

La prima volta che ho avuto a che fare con una “Forma-Pensiero” ero in quinta elementare e lo ricordo bene perché a causa del “boomerang” che ne è derivato non ho potuto svolgere le prove scritte degli esami di fine anno. In breve, una mattina, scendendo dall’auto di mio padre davanti al portone della scuola, decisi di inventarmi di sana pianta un dolore cocente al polso destro, con il solo scopo di non poter svolgere l’odioso compito in classe di matematica. Con decisione, portai avanti la messa in scena per tutto il giorno, fino alle due del pomeriggio, quando le maestre preoccupate chiamarono mia madre per portarmi al pronto soccorso. Arrivata all’ospedale, seduta nella sala d’attesa con mia madre, iniziai a preoccuparmi del fatto che davanti alla radiografia, non avrei più potuto mentire. Però il polso, che non muovevo ormai da qualche ora, aveva cominciato davvero a farmi male. Decisi così di continuare nella parte e di resistere all’evidenza.
Dopo la radiografia, il medico chiamò me e la mamma per il consulto; ricordo ancora che mi mancarono le gambe. Sapere di aver perso tutto un pomeriggio al pronto soccorso per niente, non avrebbe sicuramente reso felice mia madre. E invece, con mia immensa sorpresa, il dottore spiegò a entrambe cosa era potuto succedere all’interno del mio polso, mostrando sulla radiografia appesa alla parete luminosa le due profonde fratture che chissà come, mi ero procurata.
Totale, tre settimane di gesso (più altre tre subito dopo perché un mio compagno di classe mi rispaccò il polso il giorno dopo essermi liberata della prima impalcatura). Mai, ebbi il coraggio di confessare a mia madre questa verità.

Ecco. Finalmente posso dare un nome a quest’esperienza (e ad altre ancora…). Forma – Pensiero.

Ho appena comprato un libro che tratta dell’argomento ma non l’ho ancora letto. Ho deciso di scrivere questo “post” prima, proprio per poter fare un confronto tra le cose che sento e quelle che ha precedentemente sentito (e trascritto) qualcun altro.

Quello che sento è che i nostri pensieri non sono soltanto scie di immagini che svolazzano a mo’ di fumo tra le correnti di vento della nostra mente. Ma sono un qualcosa di concreto che, se intensificati dal nostro volere, possono rendersi ben visibili nel corso della vita “terrena”.
Dalla volta del polso fratturato ho smesso sostanzialmente di mentire sulla mia salute e su quella degli altri e ho seriamente iniziato a prestare caso a questo particolare fenomeno. Ho così potuto constatare, chiaramente senza nessun riscontro scientifico, che i pensieri che formuliamo, meglio se puri e altruisti, sono in grado di generare una corrente di eventi, che inconfutabilmente si ripercuote su di noi. Ecco perché dico “meglio se puri e altruisti” ed ecco perché inizialmente ho parlato di “boomerang”. Quello che scrivo non è nulla di nuovo, dato che già nei detti popolari si trova la celebre frase: “chi semina vento, raccoglie tempesta”, che se per gioco volessimo trasformare in chiave Cristiana risulterebbe: “agisci con gli altri come vorresti che gli altri agissero con te”, che a sua volta, in chiave NeoPagana si direbbe “tutto quello che fai, tornerà a te amplificato di tre volte”, che poi è la base su cui poggia tutto il “Rede Wicca”, i dieci comandamenti (che in verità sono 13) di questo nuovo credo.

È stato così che mi sono accorta che trovare un portafoglio pieno di soldi per la strada e portarlo “alla più vicina stazione di polizia”, mi è valso un dodici al totocalcio qualche settimana dopo, oppure che spendere una domenica aiutando una anziana parente a svolgere le sue cose quotidiane, si è trasformato in una bellissima serata, fuori da qualsiasi previsione.
Allo stesso modo funziona il contrario. E tutto smette di funzionare se l’intento si fa meno nobile.
Non so come spiegare, magari quello che scriverò dopo aver letto “Forme - pensiero” sarà più chiaro…
All’età di ventuno anni, avevo probvabilmente dimenticato la lezione del braccio rotto e ci sono ricaduta. Conducevo una vita completamente sregolata di notte e combattevo contro i contratti a termine di giorno. Correvo su e giù per Milano e facevo colloqui ovunque, nonostante avessi già un lavoro, chiaramente co.co.co.
Ad un paio di colloqui arrivai in disastroso ritardo e in entrambi i casi inventai la stessa scusa. Tamponamento. - “Mi hanno tamponata, era un anziano, ci ha messo una vita a compilare la constatazione amichevole, aveva torto e voleva aver ragione e tra l’altro mi dispiace, ma avevo anche il cellulare scarico, di soldi e di batteria”…
Entrambe le volte ho percepito con chiarezza che non avrei dovuto dirlo.
Il contraccolpo è arrivato all’improvviso, sotto forma di Chrisler Vojager che non ha rispettato lo stop. Nonostante un testacoda, un capottamento e una serie di cose allucinanti accadute alla mia macchina nel giro di dieci secondi (esplose ogni bocchetta nell’abitacolo, il motore volò dall’altra parte dell’incrocio, i sedili davanti si spostarono completamente indietro, i vetri si frantumarono, l’air bag non si aprì, eccetera eccetera), io non mi feci neanche un graffio. Nulla, a parte quel fastidioso torcicollo dei due giorni successivi.
Tornai a casa da sola, a piedi, carica delle mille cianfrusaglie che mi portavo in macchina e saltarono anche le vacanze, dato che era il nove di agosto e che stavo giusto tornando a casa dopo l’ultimo giorno di lavoro. Ah, pioveva a dirotto, giuro che è tutto vero.
Però io non mi sono fatta nulla. E questo l’ho sempre percepito come un grandissimo insegnamento, proprio perché mi ha permesso di guardare bene l’evento, proprio perché mi è stata concessa la grazia di tornare a casa con le mie gambe. Quel giorno ho compreso fino in fondo la potenza del pensiero umano. Penso sia una questione elettrica o forse magnetica. Non ho ancora le conoscenze necessarie per usare la giusta terminologia.
Quello che cerco di dire è che pensando emettiamo vibrazioni (o onde) e che queste vibrazioni sono “leggere” o “pesanti” a seconda di come siamo in grado di pensare. Queste vibrazioni le vedo un po’ come se fossero le onde emesse dai pipistrelli nella notte.
La differenza sta nel fatto che le nostre “onde” non rimbalzano subito, ma tornano indietro ritmicamente solo dopo aver trapassato tutto quello che ci circonda, soprattutto dopo aver lasciato qualcosa di mio impregnato negli altri e aver preso qualcosa degli altri per impregnarlo su di me. Ecco ad esempio, perché passiamo con piacere il tempo con gli amici, perché questo sembra volare e perché dopo, ci sentiamo più carichi.
Ok, cerco di fare un altro esempio…
Ogni giorno percorro un certo numero di chilometri in autostrada. Mentre guido sono abbastanza calma (anche se a volte non ci riesco), resto attenta per tutto il tempo ma mi godo anche la musica dello stereo e la bellezza dei miei paesaggi. Quando arrivo al casello non trovo quasi mai coda. E se la trovo, resto calma e continuo ad ascoltare la musica, permettendo anche al tempo di scorrere più velocemente.
Quando invece al volante c’è il mio ragazzo, che alla guida è sempre nervoso, teso e incazzato, è quasi una certezza che al casello troviamo una fila immensa. Nonostante si esca sempre alla stessa ora, nonostante si faccia sempre la stessa strada. Un caso?... Io non credo che esista, credo più che gli eventi seguano una ruota, determinata dalle nostre azioni e dai nostri pensieri, mescolata o intersecata a regola d’arte con le azioni e i pensieri degli altri.

Ci sono persone che, in concomitanza con allineamenti cosmici si siedono in silenzio e con la forza della mente generano pensieri positivi. Lo fanno per i malati, per far cessare ogni guerra, per rallentare la fame nel mondo, per curare la nostra Terra malata, anche a causa dei pensieri cattivi che generiamo e che lei ingloba come una spugna. Mi piacerebbe poter scambiare quattro chiacchiere con qualcuna di queste persone.
Dopo aver letto il libro, tornerò a sull’argomento…

 
 
 

AUGURANDO A TUTTI BUONE FERIE...

Post n°19 pubblicato il 03 Agosto 2007 da Celia.Preschern
 
Tag: Saluto




A rileggerci a fine agosto!

 
 
 

CAMERON, il bambino che ricorda la sua vita precedente

Post n°18 pubblicato il 01 Agosto 2007 da Celia.Preschern
 
Foto di Celia.Preschern

Qualche giorno fa di lui ha parlato persino il telegiornale (Rai2), anche se sommariamente e dicendo parecchie stupidate. Però se n'è parlato, diciamo che lo prendo come un passo avanti.

Cameron è un bambino scozzese di sei anni.
Quando era piccolo e andava all'asilo, fra i suoi disegni ricorreva sempre l'immagine di una grande casa bianca (nella foto) su più piani (e con ben tre bagni!), posta proprio in riva al mare. Inoltre, era solito chiedere a sua madre dove fosse il cane "con le macchie" e la macchina nera "dell'altra sua mamma".
All'inizio la madre di Cameron non prestava particolare attenzione a quelle che pensava fossero solo fantasie del suo bambino ma davanti all'evidenza ha dovuto arrendersi.
Infatti, mano a mano che Cameron cresceva, ricordava sempre più particolari.

È stato così che ha raccontato a sua madre dei suoi amici (dai lunghi capelli castani) di Barra, Isola scozzese sita a 300 km dalla sua attuale dimora, del libro su Dio che "l'altra mamma" gli leggeva spesso, di come amasse passare il tempo a giocare tra le scogliere dietro casa, dei viaggi che con "l'altra famiglia" compiva spesso e persino di come il suo "vecchio padre", tal Shane Robertson fosse morto investito da una macchina sulle strisce pedonali.
Inoltre, Cameron parlava con tranquillità della morte e a sua madre diceva spesso che "non bisogna temerla, perchè dall'aldilà si torna sempre..."

LE PROVE
È stato così che la madre di Cameron, sconvolta dalla precisione dei racconti e dalla serietà nello sguardo di suo figlio, ha deciso di fargli un grande regalo per il suo sesto compleanno: portarlo a visitare "l'isola dei suoi sogni".

Arrivati sull'isola di Barra, Cameron e la mamma hanno trovato la casa bianca affacciata sul mare, esattamente uguale a quella che lui ricordava e disegnava da tempo (con tanto di tre bagni al suo interno), tranne per il fatto che adesso è disabitata.
Il piccolo Cameron, per entrare nella casa si è diretto a passo sicuro verso "l'entrata segreta", quella che solo lui conosceva. E, una volta entrato in casa, ha aperto la porta a tutti gli altri.
In una stanza la madre di Cameron ha trovato le foto di un cane "a macchie" e di una famiglia numerosa a bordo di un'automobile nera, guidata da una donna.

Lo psicologo al quale la madre di Cameron si è rivolta per cercare di capire, ha detto che al momento sono allo studio altri 100 casi accertati di "riminiscenza".
Ma non solo. A chi volesse approfondire, consiglio la lettura di "Reincarnazione: 20 casi a sostegno" scritto dal dottor Ian Stevenson negli anni '70.

 
 
 

LA VITA OLTRE LA VITA

Post n°17 pubblicato il 27 Luglio 2007 da Celia.Preschern
 
Foto di Celia.Preschern

Ieri sera ho fatto uno strappo alla regola e ho passato qualche ora sul divano a guardare la televisione. In genere mi pare di buttare il tempo e in genere ho tutte le ragioni per pensarlo.
Quando c'è SuperQuark è diverso. Mi piace, fin da bambina lo "zio Piero" mi ha insegnato molte cose.
Ma non è di questo che vorrei parlare.

Finito il mio consueto appuntamento con lo "zio", ho deciso di fare un breve zapping prima di chiudere quella "maledetta scatola addormenta cervello"... ma arrivata sull'obrobriosa (in genere) Rete4 ho dovuto fermarmi.
Si parlava infatti di "Vita Dopo La Vita", argomento che mi sta molto a cuore e si citava spesso il Dottor Raymond A. Moody, massimo esperto e studioso dei fenomeni di NDE (Near Death Experiences).
Moody ha iniziato a studiare questi fenomeni nei primi anni '70, quando ancora era un "semplice" psicologo, molto dedito alla scienza e poco, pochissimo alla metafisica.
Si accorse ben presto però, che tutte le persone che a causa di incidenti, malattie gravi, operazioni mal riuscite, dipendenza dalle droghe o che per qualsiasi altra causa, erano state dichiarate "clinicamente e cerebralmente morte", subito dopo il risveglio (fenomeno detto anche "di morte apparente), riportavano racconti esatti, sempre uguali tra di loro, indipendentemente dalla situazione culturale e religiosa della persona in questione.

Insomma, che fosse "morto" un indio dell'Amazzonia oppure un banchiere di New York, il racconto al ritorno era lo stesso. Dopo aver catalogato migliaia di casi, Moody non ha potuto più essere scettico.
La vita continua, questa è la sentenza.
Addirittura, seguendo i racconti dei "risvegliati", il dottor Moody ha potuto stilare un'elenco di sensazioni (o situazioni) che parrebbero quasi un iter, che tutti noi attraversiamo immediatamente dopo il decesso.

1• La sensazione di essere morti, il distacco dal corpo, il sentirsi sollevati.
Tutti i pazienti intervistati da Moody hanno raccontato d'aver visto il proprio corpo dall'alto ma di non aver provato pena per esso. Tutti lo vedevano come un oggetto, percependo chiaramente di non essere quell'oggetto.
2• Senso di pace e assenza di dolore.
Tutti hanno raccontato di non provare dolore, nemmeno (ad esempio) quelli "morti" in incidenti stradali.
3• Il tunnel .
Dopo aver fluttuato per un po' sopra la scena (incidente, sala operatoria...), tutti hanno dichiarato di aver percepito una forte spinta verso l'alto, come una sensazione di risucchio e di essersi trovati in uno spazio buio, come un tunnel, con una forte luce "viva" infondo. Molti sentivano arrivare da questa luce dei rumori, come dei sibili, come una specie di musica strana.
4• Gli Esseri di Luce.
Subito fuori dal tunnel, tutte le migliaia di persone intervistate da Moody hanno sostenuto (con un gran sorriso e una grande pace interiore) di aver visto uno o più "esseri di Luce" che andavano loro incontro. Di aver percepito fortissima la sensazione di Pace, Serenità e Tranquillità.
Molti hanno riconosciuto in queste "entità" le anime di familiari o amici scomparsi.
In questa o in qualche altra vita (frase ripetuta più volte, anche da Cristiani e Musulmani, che in genere non dovrebbero contemplare tra le loro credendze la reincarnazione).
5• L'Essere di Luce.
Dopo aver ritrovato i propri cari, l'anima si trova di fronte ad un essere meraviglioso, che emana "Luce Viva", calda e armoniosa, emana profumo e musica (probabilmente indotta dalle vibrazioni della nuova realtà dimensionale).
Questo essere (che alcuni interpretano come Gesù, altri come Maometto, ognuno secondo le proprie credenze) pone loro una domanda, che è sempre la stessa:

Sei soddisfatto di ciò che hai fatto?

Immediatamente dopo, tutti riportano la descrizione di una scena fantastica. Tutti affermano colmi di emozione d'aver "rivissuto" la propria vita, dal momento della nascita fino a quello della morte, nei minimi dettagli, ma "tutta insieme, tutta intorno". Questo è un concetto difficile da capire se si pensa seguendo l'imposizione dei nostri cinque sensi. Bisogna pensare "quantisticamente", per comprendere questo concetto. Le immagini della vita scorrono intorno, sotto, accanto a noi. Non seguono un filo conduttore, ma è come se compaiano tutte insieme. Nessuno sa dire con precisione quanto duri, la fase del "rivivere la vita", ma tutti concordano su una cosa: può essere durata un secondo, come può essere durata cento anni. È uguale (è quantistico).
Questo essere non li giudica. È l'anima stessa a giudicare il proprio operato. Molti sostengono d'aver provato immensa vergogna di fronte alle scene peggiori della propria vita, ma tutti dichiarano d'essere stati tranquillizzati da questo essere colmo d'amore. "Sei lì per imparare", dice...
6• La ridiscesa.
Tutti affermano anche di aver avuto la possibilità di tornare indietro. Di aver visto una staccionata, un fiume, o qualsiasi altra cosa che segnasse un confine netto, tra loro e "l'altra parte" e di aver saputo che una volta superato il limite, indierto non si torna. Dichiarano quindi d'aver sentito di dover scegliere.
O andare avanti, oppure tornare indietro e tutti concordano sul fatto che se sono tornati nel loro corpo non è stato certo per il loro "attaccamento alla vita", dato che quel luogo è così bello e meraviglioso da attirare fortemente ogni anima.
Se sono tornati, l'hanno fatto perchè sentivano la sofferenza dei loro cari rimasti sulla terra, oppure perchè sapevano con precisione di non aver portato a termine tutti i compiti "stabiliti in precedenza".
7• Riluttanza a tornare in vita.
Stranamente, tutti quelli che sono tornati, faticano a sentirsi felici per questo. Molti piangono, ricordando le sensazioni di Pace provate dall'altra parte. Molti per qualche mese si sentono pesanti, capiscono le loro piccole potenzialità in forma umana. Chi non credeva, tornato da quest'esperienza ha sviluppato una fortissima spiritualità. Chi viveva di "male", ha istantaneamente cambiato modo di fare.
Nessuno ha mai più avuto paura della morte. Nessuno.
8• Differente percezione spazio - temporale.
Come già detto per l'esperienza del "rivivere la vita", tutti gli intervistati hanno affermato di non saper dire con precisione per quanto tempo sia durata l'esperienza. Come già detto, un secondo e un secolo appaiono esattamente uguali. In sostanza, il tempo non esiste, all'infuori di questa dimensione.

È un argomento delicato, ma ricco di profondità. Abbandonare la paura della morte è un passo fondamentale, per la nostra storia. Sapere che la vita va avanti, saperlo con certezza, può cambiare molte cose.
Consiglio a tutti questo libro. A chi ha subito perdite importanti, a chi è malato e ha paura di quello che l'aspetta. Ma anche a chi è semplicemente curioso.

Raymond A. Moody
La Vita oltre la Vita
Studi e rivelazioni sul fenomeno della sopravvivenza
€ 8,00
Oscar Mondadori
Pagg. 164
Anno: 1977-1997
http://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__vita-oltre-la-vita.php

 
 
 
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Un blog di: Celia.Preschern
Data di creazione: 20/03/2007
 

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2012•IPOTESI

 

I CAMBIAMENTI DIMENSIONALI DEL SISTEMA SOLARE

•SOLE:
Il campo magnetico del Sole è più forte ora del 230% circa rispetto agli inizi del '900, e la sua attività energetica totale è aumentata considerevolmente, creando una frenesia di attività che continua a mettere in imbarazzo le predizioni ufficiali della NASA.

•VENERE:
Brilla nell'oscurità molto più del solito, così come "Io" la luna di Giove.

•MARTE:
Le sue calotte polari si sono sciolte in modo evidente, solo in un anno, causando il 50% dei cambiamenti nella configurazione della superficie. La densità atmosferica è aumentata del 200% rispetto alle osservazioni precedenti (1997).

•GIOVE:
Giove è diventato così tanto altamente energizzato che ora è avvolto in un tubo a forma di ciambella di energia brillante e visibile nella traiettoria della luna Io. La dimensione del campo magnetico di Giove è aumentata più del doppio. (dal 1992)

•SATURNO:
Le regioni polari di Saturno hanno accresciuto notevolmente la loro luminosità e la forza del suo campo magnetico sta aumentando.

•URANO:
Secondo la sonda spaziale «Voyager II» della NASA, Urano e Nettuno sembrano aver avuto recenti cambiamenti dei poli magnetici - 60 gradi per Urano e 50 gradi per Nettuno.

•NETTUNO:
In certe zone, è diventato più luminoso del 40%. Anche la luna di Nettuno, Tritone, ha avuto una "percentuale di aumento molto alta" nella pressione atmosferica e nella temperatura, paragonabile ad un aumento di circa 22 gradi Fahreneit sulla Terra.

•PLUTONE:
Dal settembre del 2002, Plutone ha sperimentato un aumento nella sua pressione atmosferica del 300% circa, mentre sta anche assumendo un colore notevolmente più scuro.

•GAIA (la Terra):
Negli ultimi 30 anni, le calotte polari della Terra sono diminuite del 40% circa. In modo abbastanza inspiegabile, proprio dal 1997, la struttura della Terra è cambiata da una forma leggermente ovale, o allungata, ai poli, a una forma di "zucca", o schiacciata, ai poli. Inoltre, è stata riscontrata una continua modifica della cosìddetta FREQUENZA SCHUMAN e cioè del livello, espresso in Hertz, emesso dalle vibrazioni generate dalla rotazione terrestre. Insomma, la terra gira più velocemente e qualcuno forse avrà notato una differenza nella percezione del tempo. Giustamente! L'aumento della Frequenza Schuman, comporta a sua volta la graduale "Caduta del magnetismo" e cioè una differente gravità (prodotta appunto dalla rotazione terrestre, o forza centrifuga).
 

VOYAGER: 2012. LA PROFEZIA (PART. 1)

 

VOYAGER: 2012. LA PROFEZIA (PART. 2)

 

VOYAGER: 2012. LA PROFEZIA (PART. 3)

 

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