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SONO MATTA....mica scema!

Post n°336 pubblicato il 20 Ottobre 2016 da fosco6
Foto di fosco6

La signora Mary G. di Salerno, che già avete avuto modo di ascoltare in altre cose da lei lette, pubblicate sul mio blog anche di recente, acconsentendo gentilmente ad una mia ennesima richiesta, ha interpretato per me, e naturalmente per tutti voi, il monologo "UN ATTIMO DI VITA" di Abner Rossi, con una tale bravura che si fa fatica a pensare che sia solo una dilettante, come del resto tutti noi del Gruppo Teatro Web di cui anche lei fa parte.
Pertanto oltre  a pubblicare il testo vi invito ad ascoltarla, perché credo ne valga veramente la pena.
Nel ringraziare Mary per la sua disponibilità debbo fare i miei ringraziamenti anche a Domenico di Torino, amico del Gruppo, che ha curato il sottofondo musicale per rendere ancora più gradevole l'ascolto del monologo.
(Dimenticavo di dire che il monologo è preceduto da un breve brano cantato sempre da Mary, che così dimostra ancora una volta anche la sua versatilità canora).



UN ATTIMO DI VITA
 

Avete mai fatto scoubidoù?
Io si, da anni: quadrati, tondi, esagonali, ad un colore, a due, arcobaleno. Un filo sull’altro…e poi ancora ed ancora, senza fine, un filo solo non ha senso senza l’altro sopra che si intreccia e soprammette.
Per favore, ditemi che sono matta, forse tranquilla, non pericolosa, ma matta.
Certamente matta per sempre, io sono come questo scoubidou che ho fra le mani.
Il mio cervello funziona così; un filo sull’altro, un pensiero sensato non ce l’ho, senza quello dopo, che si accavalla sopra, lo annoda, lo condiziona.
Meglio così giuro: perché se mi potesse uscire un pensiero da solo, sensato…allora…..
Matta vi ho detto, senza alcuna speranza di guarigione!
Eccomi qua! Lorella, mezza età, ex tutto quello che una donna può essere…
Matta! E nessuno ne conosce il motivo, che bello!
Si bello: perché se una impazzisce per un motivo, diciamocelo, il rischio è di essere banale. Meglio morta che banale.  O…matta! Che è come essere morta, per chi, come me, è troppo paurosa per farla finita.
Oh…ed ora ridete, per favore…ridete! maledetti!
Sono qui appunto per farvi ridere. I matti hanno l’obbligo di far ridere, faccio la mia parte, e voi fate la vostra! RIDETE !
Vigliacchi…Abbiate almeno il coraggio di ridere. Fatelo per me! Cari tesorucci! Ho rinunciato a tutto per farvi ridere. Una missione: c’è chi fa il medico per curare, il monaco per benedire. Io faccio la matta per ridere e farvi ridere.
Scoubydoù…Scoubydoù. Lo so voi pensate che un giorno, un certo giorno, un clic e…Pazza voilà!
Ma no, sciocchini, c’è una scelta, un lungo tempo di gestazione…piano piano.
Nella vita di una futura matta, si inseriscono progressivi elementi di follia.
E’ come imparare una lingua nuova, straniera, come crescere. Certo crescere in modo strano. Come in una dimensione diversa. Certo non quella dove vive la maggioranza di voi.
Lo so adesso voi pensate: questa qui per essere matta è, come dire? Lucida?
Insomma, ragiona bene. È  ra-zio-na-le!
State ben attenti ai vostri pensieri, visto che voi potete. Attenti a non offendermi: razionali sarete voi!
Volete che ve lo dimostri? Volete che mi strappi i capelli ? Che mi spogli? Che mi urini addosso? Che urli? Che dica parole senza senso o mi metta in un angolo a lamentarmi? Che sputi, che tremi di paura, che veda mostri, che fumi 50 sigarette in 30 minuti?…che…LIBERTA’...Io posso!
Senza il minimo, giudizio!  Provate voi… Ohhh…ma che serietà? Come potrete immaginare di serietà nel mio stato non ce n’è, ci-mancherebbe-altro-che-essere-seria!
Libertà e Serietà sono due puttane che non frequentano lo stesso viale e, pur facendo lo stesso lavoro, non si incontrano. Libertà e follia si! Battono spesso insieme e si dividono i soldi.
Infatti quando incontrate una persona che vuol essere libera ( insomma che si fa i cazzi propri),voi usate dire: E’ Matta! Ma via, cari normali, ammettetelo: è così! Eppure non c’è niente di più folle che associare la pazzia alla libertà
In questi anni ci ho pensato molto, per quanto una come me, con rispetto parlando, possa pensare.
Sono arrivata alla conclusione che la differenza fra voi e me sono le curve!
Penso che il cervello sia più o meno lo stesso, ma voi avete canali con curve a gomito dove il pensiero, come fosse acqua, rallenta, fa dei risucchi, dei gorghi, un po’ passa oltre e un po’ ristagna e, a volte, torna addirittura indietro. Nel mio no! Le curve sono larghe e spesso in discesa e li, in curva, il mio pensiero acquista velocità, si precipita a cascata. Insomma due fiumi diversi dello stesso elemento.
Ma non venite a dirmi che il vostro fiume è più bello: perché a me piace il mio!

Ed è stata una scelta a lungo ponderata.

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Data di creazione: 30/04/2006
 

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