LA VOCE DI KAYFA

SCHWAZER VITTIMA DI UN SISTEMA INGENUO O IPOCRITA

Mi sorprende enormemente lo scalpore suscitato dall'esclusione per doping dai giochi Londra di Alex Schwazer, campione olimpico a Pechino 2008 nella 50 km di marcia, risultato positivo all'Epo in un controllo effettuato a sorpresa il 30 luglio.

Mi sorprende non perché nell'ambiente fosse noto che Schwarzer si dopasse, ci mancherebbe.

Ma perché, soprattutto negli sport individuali come la corsa, il ciclismo e il culturismo, già a livello amatoriale, doparsi è quasi un obbligo se vuoi raggiungere risultati notevoli e emergere dall'anonimato.

Oggi grazie a internet, in rete si può comprare, discretamente, di tutto e di può, ovviamente a proprio rischio e pericolo dato che i prodotti dopanti venduti on line sono privi di garanzie.

Chi come me da anni corre a livello amatoriale, non disdegnando di cimentarsi in gare agonistiche da 10 e 21 km, sa bene che a livello amatoriale c'è un giro di doping da far paura.

Non immaginate quante sono le persone disposte a ingerire qualche pasticca o fialetta per migliorare la propria prestazione in gara solo per il gusto di poter poi dire “ho corso 21 km in meno di un'ora e trenta!”.

Anche io prima di una gara o di una sgroppata di 20 km ho l'abitudine a mandare giù un cucchiaio di mielata per accumulare energie da spendere durante il percorso per non andare in crisi e ritrovarmi spompato.

Ma un conto è ingerire un cucchiaio di mielata un altro somministrarsi sostanze mediche che alterano completamente la prestazione agonistica influendo sull'organismo in maniera tale da sopportare un carico di lavoro che, in condizioni normali, non potrebbe mai reggere.

Nessuno discute che i campioni sono individui dotati di qualità psicofisiche eccezionali i quali, opportunamente seguiti e allenati, possono ottenere risultati straordinari. Tuttavia, per quanto ci si possa smazzare in allenamento e sacrificare la propria vita allo sport, un campione è prima di tutto un uomo con i suoi limiti oltre i quali non può andare a meno che non chieda aiuto alla chimica.

Schwazer è stato scoperto perché sottoposto a un controllo a sorpresa. Diversamente l'Epo iniettato nel suo sangue sarebbe stato assorbito e poi smaltito dall'organismo senza che nessuno ne sapesse nulla e l'atleta sabato prossimo avrebbe corso la 50 km di marcia con ottime possibilità di riconfermarsi campione olimpico perché il suo sangue ricco di ossigeno avrebbe consentito ai muscoli di produrre e sopportare uno sforzo superiore al normale.

Non credo che gli addetti ai lavori, che oggi demonizzano Schwazer perché si sentono traditi dal suo comportamento, sono tanto sprovveduti da non sapere che il doping è sempre più presente nello sport a partire da quello amatoriale.

Così come, giustamente, stigmatizzano senza se e senza ma il comportamento immorale dell'atleta altoatesino, sarebbe il caso che questi signori si adoperassero seriamente affinché nel mondo dello sport, a partire dal settore giovanile, non compaiano mai più negli armadietti dei preparatori e degli allenatori flaconi e tubetti di medicinali ambigui capaci di migliorare le prestazioni atletiche di un ragazzino promettente o di un atleta già formato.

Ma non illudiamoci che un giorno il doping possa essere debellato dallo sport e dalla vita in generale.

Come insegna la Bibbia, il doping è nato con l'uomo: la mela del peccato che Eva, contravvenendo alla volontà di Dio, staccò dall'albero della conoscenza e offrì a Adamo non era forse una sorta di doping che, se mangiata, avrebbe reso l'uomo alla stregua di Dio?

Se l'uomo non ha saputo resistere alla possibilità di eguagliare in potenza chi lo aveva creato e reso padrone del Paradiso, come possiamo sperare che un giorno sappia resistere alla tentazione di superare un altro uomo su una pista di atletica, per strada, in palestra o semplicemente nella vita servendosi di trucchetti illeciti?

Con questo non voglio dire che bisogna essere indulgenti con gli sportivi che si dopano o quanti genericamente fanno i furbi per affermarsi sugli altri. Ma un minimo di onestà non guasta, soprattutto da parte di chi, essendo parte integrante del sistema sportivo, si presume debba sapere come esso funziona.

A volte tacere è la cosa migliore da farsi non fosse altro per evitare di fare la figura dei fessi!