LA VOCE DI KAYFA

 Oggi e domani a Napoli e in altri comuni d’Italia si voterà per il rinnovo del Consiglio Comunale. Secondo l’illustre parere di molti commentatori, il risultato elettorale che ne scaturirà potrebbe influenzare, unitamente all’esito del referendum sulla modifica costituzionale di giugno, sulla stabilità del Governo Prodi.
Non è tuttavia mia intenzione fare supposizioni o commenti su quanto potrebbe accadere, da qui a fine giugno, nella politica italiana in virtù della tornata elettorale comunale e referendaria. La mia vuole essere una “semplice” considerazione sull’inusitato numero di candidati che mai come questa volta si presentano alle amministrative napoletane, così come, presumo, nelle altre città in cui si vota.

Passeggiando in questi giorni per le vie partenopee sia un turista, sia un cittadino normale, saranno rimasti sorpresi dalla marea di locandine pubblicitarie affisse ai muri o appese ai fili, con su stampato il volto, il cognome e il partito del candidato in essere. Basta spostarsi di un metro dal punto in cui la locandina è collocata, e accanto ne appare un’altra diversa. E così di seguito, per chilometri e chilometri di strada e di aria. Muri, spazi adibiti e non all’affissione sono praticamente stratappezzati di gingantografie di volti di uomini e donne, giovani e anziani, ritratti da soli o accanto al leader dello schieramento con cui si candidano, che chiedono il voto agli elettori con slogan alquanto triti e ritriti, garantendo loro il massimo impegno, se saranno eletti, per rendere meglio vivibile la città!
 
In tutto questo bailamme di volti, di nomi e di partiti, quel che sicuramente sorprende di più chi possiede un oculato senso dell’osservazione è che mai come in questa tornata elettorale si sono candidati “cani e porci”!
Sono così tanti i candidati che non si può non parlare di inflazione di candidature. 

Sfogliando il DIZIONARIO GARZANTI DELLA LINGUA ITALIANA, alla voce inflazione leggo la seguente definizione: 1 (econ.) diminuzione del potere d’acquisto della moneta che porta a un generale rialzo dei prezzi   2 (fig.) abbondanza o diffusione eccessiva di qualcosa, conseguente deprezzamento.

Prendendo come riferimento la precisazione evidenziata in rosso, rapportandola all’enormità di candidati alle amministrative che tra poco inizieranno, ci si rende conto della pochezza di significato che si dà alla politica nel nostro paese. M’immagino che come è accaduto a Napoli così è stato nelle altre grandi città italiane in cui si vota per il rinnovo del Consiglio comunale. Se poi penso al crescente numero di partiti che anno dopo anno vengono fondati da scissionisti politici, e all’attuale numero di ministri della Repubblica, (25!), allora non posso non pensare che la politica in Italia è davvero assorta a un gioco cui chi vi partecipa ambisce ad acquisire unicamente rispettabilità, potere e, soprattutto, soldi, mettendo i nsecondo piano gli interessi nazionali o cittadini, o non considerandoli affatto.
Che la politica nostrana fosse degenerata lo sapevamo dai tempi di tangentopoli, e forse anche prima... Ma che addirittura fosse inflazionata al punto da non valere praticamente più nulla, o quasi, ce ne accorgiamo da questa sconcertante crescita esponenziale di candidati. Mi piacerebbe sapere quanti di loro realmente possiedono i requisiti necessari per ambire alla politica? 
Se è vero che in una democrazia chiunque può candidarsi alle cariche pubbliche, è pur vero che dopo i tanti scandali che hanno segnato la politica italiana, sia in ambito nazionale, sia regionale e provinciale, forse sarebbe il caso, se già non esiste, di imporre a chi si candida il possesso di determinati requisiti morali e intellettuali a garanzia della probità del proprio operato nell'eventualità fosse eletto. A riguardo, l’esistenza della Facoltà di Scienze Politiche automaticamente associa la politica ad una scienza.

Perché la legge, così come obbliga per l’esercizio della professione di medico, il conseguimento della laurea in medicina e l’iscrizione all’albo, con costante partecipazione ai meeting di aggiornamento per gli specialisti; per l’insegnamento, il possesso di un adeguato titolo di studio, cui seguiranno altrettanti stage aggiornativi; per la carriera legislativa, la laurea in legge, cui seguirà un lungo tirocinio, prima dell’iscrizione all’albo, e quindi la possibilità di esercitare la libera professione, perché la legge non impone a quanti voglio accedere alla politica il conseguimento della laurea in Scienze Politiche? Se la politica è davvero una scienza, (diversamente che senso avrebbe istituire una facoltà di Scienze Politiche?), allora anch'essa ha i suoi teoremi, le sue leggi che devono essere approfonditi, studiati, senza la cui conoscenza è impossibile esercitare la professione politica. 
Personalmente nutro forti dubbi che molti, tanti dei candidati a queste amministrative, le cui foto ammiccanti sorgono in ogni angolo della città, sono laureati in scienze politiche, o quanto meno hanno letto qualche saggio in tal senso. Mi sorge il forte dubbio che molti di loro sono stati indotti a candidarsi semplicemente perché conoscono un mucchio di gente per cui sono un potenziale bacino da cui i partiti possono attingere voti per affermarsi al governo della città. 

La tanto agognata Repubblica governata dai filosofi di platonica memoria, o la Città del sole auspicata da Campanella, rimarranno per sempre un sogno fino a quando qualcuno non si deciderà a porre ferree regole per l’accesso degli individui nel mondo della politica. Fino a quando tutti, cani e porci, potranno liberamente candidarsi politicamente, col serio rischio di essere eletti, il sogno di vivere un giorno in una città e in una nazione dove la giustizia la fa da padrona resterà per sempre tale.

Tra i tanti referendum che i signori politici tirano fuori dal cilindro, non sarebbe il caso si inventassero anche quello in cui si chiede ai cittadini se vogliono essere governati da politicanti di mestiere o da improvvisati burattini i cui fili sono nelle mani di intrallazzatori che se ne fottono sia del bene della nazione, sia di quello dei cittadini, pensando unicamente ai cazzi propri?

C’è un piccolo saggio che molti politici dovrebbero leggere, CONSIGLI AI POLITICI di Plutarco. In esso è tratteggiato un quadro preciso di quel che dovrebbe realmente essere e fare un politico.
Ma quanti di questi signori/e che si sono candidati sanno chi siano Plutarco, Platone, Campanella?