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Eco e i bamboccioni

Post n°305 pubblicato il 14 Ottobre 2007 da kayfakayfa


È normale, direi quasi fisiologico, che un’icona della cultura di sinistra qual è Umberto Eco si serva dello strumento a lui più idoneo, nel caso specifico la scrittura, per prendere le difese del Governo in carica a lui politicamente vicino. In particolare un tassello del Governo, il Ministro delle Finanze Padoa Schioppa riguardo all’aggettivo bamboccione con cui il Capo del dicastero finanziario in un intervista si riferì a quei trentenni che, a suo dire, non si industriano per acquisire quell’autonomia economica che consenta loro di schiodarsi dalla casa paterna con buona pace di ogni mamma e papà che vorrebbe vedere i propri figli sistemati. Sposati forse no, visto quel che oggi costa mettere su famiglia e mantenerla, a meno che non si voglia il male dei figli!

Su L’Espresso in edicola questa settimana, l’illustre semiologo/scrittore nella sua rubrica La Bustina di Minerva abbozza una sorta d’insolita apologia pro-schioppana, dando fondo a tutto il suo bagaglio di fine bibliofilo, offrendo ai lettori un’analisi filologica del termine bamboccione, citando prima il Grande Dizionario Della Lingua Italiana Utet (altrimenti noto come Battaglia), quindi il Tommaseo-Rigutini da cui prende spunto per ricondurre all’aggiunta del Banchieri al classico “Bertoldo e Bertoldino di Croce”, offrendoci una serie di divertenti perle tratte dall’opera in questione in cui si evidenziano le idiote caratteristiche del bamboccione Cacasenno, facendo seguire quello che ha tutto il sapore di essere un monito al Ministro per la sua incompetenza in campo letterario nonché linguistico: Se Cacasenno era un bamboccione, molti di coloro cha Padoa-Schioppa ha designato come tali non lo sono. E se qualcuno a trent’anni vive ancora coi genitori e usa la loro macchina per andare in discoteca il sabato sera (e magari schiantarsi alle tre di notte sull’autostrada), probabilmente è più astuto di Cacasenno e comunque fa così perché nessuno gli provvede un lavoro e dunque la colpa è della società. Fatto ciò, Eco inizia poi quella che dovrebbe rapresentare la difesa del Ministro, dichiarando che, essendo per mestiere in contatto con i giovani e conoscendone molti che per studiare si sono fatti in quatto per trovare una borsa di studia e/o un lavoro qualsiasi e vivere con altri amici fuori sede , magari quattro per camera, mi chiedo perché le nostre piccole imprese siano piene di extracomunitari, e tanti di essi facciano i pony exepress e distribuiscano pacchi, occupando indegnamente (come suggerirebbe la Lega) posti che potrebbero essere presi dai nostri trentenni che vivono in famiglia. A detta di Eco, l’ovvia risposta è che questi trentenni sono magari diplomati o dottori (come bizzarramente si chiamano oggi gli italiani che hanno fatto tre anni di università) e non possono umiliarsi a distribuire pacchetti. A questo punto il dotto semiologo si lascia sopraffare dallo sconforto bibliografico, in quanto in tutte le biografie americane di grandi scrittori o uomini politici si legge che, anche dopo gli studi, pur di poter attendere il momento della gloria, costoro hanno lustrato scarpe, lavato piatti o venduto giornali. Chiedendosi perché gli americani sì e gli italiani no? (a riguardo, pur trattandosi di un inglese, personalmente vi suggerisco di leggere Senza un soldo a Parigi e Londra di Orwell)

Ed ecco che finalmente la difesa per l’infelice frase di Padoa-Schioppa trova la sua  giustificazione: che qualche ragione non l’abbia pure Padoa-Schioppa e che i virtuosi politici di destra e di sinistra cha hanno reagito indignati alle sua parole non debbano smetterla di cercar voti tra i bamboccioni (che probabilmente, essendo bamboccioni, neppure votano?)

Pur essendo un uomo di profonda cultura e di intelligenza sopraffine, leggendo quanto ha scritto si ha la sensazione che Eco, pur vivendo tra i giovani, come egli stesso riferisce,  in realtà vive in tutt’altro mondo rispetto al nostro.

Se è del tutto condivisibile l’affermazione iniziale secondo cui se i trentenni oggi non hanno un lavoro è colpa della società che non provvede a ciò, (questa frase è un indiretto attacco all'intero mondo politico in quanto il primo articolo della Costituzione afferma che L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. Dunque la mancanza di lavoro per i cittadini è la tacita testimonianza che viviamo in una società anticostituzionale, dove nessuno che ne abbia il compito fa concretamente qualcosa perché il primo articolo della Costituzione venga rispettato!), quando parla degli extracomunitari che accettano di fare quei lavori umili che molti  italiani rifiutano perché mortificanti, si ha l’impressione che il Professore non sappia che quasi sempre le retribuzioni relative a questi tipi di lavoro, ma non solo, non tengono conto dei minimi sindacali, e se anche esistano buste paga che, sulla carta, dimostrino che le competenze percepite dal lavoratore sono in linea con quanto previsto dal CCNL per quella specifica categoria, pare che molte aziende, soprattutto qui al sud, hanno la malsana abitudine di fare firmare al dipendente la busta paga relativa all’importo reale che deve percepire per le prestazioni svolte, retribuendogli materialmente un importo inferiore, a volte quasi la metà di quello per cui ha firmato, sotopoendolo a un vero e proprio ricatto "o accetti questi condizioni o niente!" Evadendo in tal modo legalmente e "elegantemente" le tasse, contando sulla disperazione della povera gente, soprattutto gli extracomunitari, disposta ad ingoiare più di un boccone amaro pur di garantirsi un lavoro per cercare di mettere su casa o porsi in una condizione di regolarità nei confronti della nazione che lo ospita per poi inoltrare la domanda per ottenerne la cittadinanza. Inoltre forse Eco non ha idea di quanto costino al giorno d’oggi le case nel nostro paese? Si deve pensare che, pur collaborando con L’Espresso, non legge gli articoli pubblicati sul settimanale, in particolare quelli delle scorse settimane dove si denunciavano i benefici di cui avrebbero usufruito i politici per riscuotere a prezzi notevolmente al di sotto rispetto a quelli di mercato le case degli istituti in cui abitavano da anni in confronto al prezzo richiesto agli inquilini “normali”, i quali spesso sono costretti a traslocare perché, pur lavorando e guadagnando, non possono permettersi di pagare quanto richiesto loro per il riscatto della casa? Pensa forse Eco che lavorando come pony express o facendo un altro lavoro simile, pur percependo integralmente quanto dovuto, con quel che si guadagna facendo quell'attività ci si possa comprare o almeno affittare una casa dignitosa? Non sa forse il Professore che gli immigrati quasi sempre vivono in vere e proprie topaie perché con quel che percepiscono, pur lavorando in maniera “pulita”, non possono permettersi più di tanto, anche perché molti di loro hanno da mantenere, oltre a se stessi, la famiglia nel paese d’origine? Per quanto poi riguarda gli scrittori americani e le loro romantiche biografie, forse Eco, da illustre letterata qual è, auspica che la pecunia di lavoro che c’è in Italia paradossalmente si risolva in nutriente concime per l’arricchimento del patrimonio letterario nostrano, spingendo la gente a scrivere delle proprie disgrazie in modo che nascano novelli Kerouac nostrani? Non sa forse Eco che a uno scrittore esordiente, a meno che non si tratti di un vero genio o, soprattutto, di un raccomandato DOC, le case editrici, quelle minori cui chiunque abbia velleità letterarie può rivolgersi per essere certo di pubblicare, chiedono un contributo per le spese di stampa spesso non inferiore ai 3.000 euro, tanto che se un trentenne, amante della scrittura, lavorando saltuariamente, ha messo da parte quella cifra, se fosse disposto a sborsarla per farsi passare lo sfizio di pubblicare un libro, dovrà continuare a vivere con mamma è papà fino a quando non si affermerà come scrittore, o troverà un lavoro che lo costringerà a riporre nel cassetto i suoi sogni di gloria letteraria?

In ultimo, riguardo all’ipotesi di Eco che i bamboccioni, essendo tali, neppure votano, per cui è inutile che i partiti cerchino tra loro voti, non è che sia proprio questo il motivo per il quale oggi alle primarie del PD potranno votare anche i sedicenni, dei bambini rispetto ai bamboccioni?

Non era forse meglio, anziché scrivere sui bamboccioni, che Eco scrivesse d’altro, magari ampliasse il discorso intrapreso sulla scorsa Bustina, dove affrontava il tema sul presunto valore che hanno le traduzioni affinché un’opera letteraria abbia successo in un paese di lingua straniera e se sia giusto o meno che il nome del traduttore compaia in copertina unitamente a quello dell’autore? Sarà un caso ma molti bamboccioni, dopo la laurea, per campare, si cimentano proprio nelle traduzioni in attesa di trovare un lavoro stabile!

Non è che per i partiti, per Padoa Schioppa e per Eco valgono più i sedicenni dei  trentenni visto che i bambini sono facilmente plagiabili mentre i bamboccioni no, pertanto sono delle mine vaganti per i partiti nella cui incapacità di gestire la cosa pubblica identificano le cause delle proprie insofferenze e precarietà di vita, e dunque, nel tempo, possono rivoltarsi contro la politica come è avvenuto con il V Day l’8 settembre scorso?

E poi si lamentano che in Italia monta l’antipolitica!

 
 
 
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