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L'italia che vorrei

Post n°404 pubblicato il 04 Marzo 2008 da kayfakayfa

A poco più di un mese dalle elezioni, nel vivo della campagna elettorale, dai palchi delle piazze e dai salotti televisivi i leader dei vari schieramenti politici lanciano proclami pregni di retorica e promesse tanto che, ascoltandoli, non puoi fare a meno di chiederti se in Italia il tempo si sia fermato visto che le cose che dicono oggi sono le stesse che dicevano ieri e l’altro ieri i loro predecessori o sempre loro ma indossando una casacca diversa. Questi signori dal linguaggio forbito, la pelle butilinata, i capelli trapiantati, le raiban poggiate sul naso che gli conferiscono quell’eterna aria da intellettuale anni settanta, la erre biascicata come un nobile settecentesco malgrado si industriano per affermare le ragioni degli operai e della povera gente, il richiamo ai valori cattolici e alla famiglia malgrado siano divorziati e conviventi o risposati civilmente, chissà perché, non appena si approssimano le elezioni rispolverano dai bauli riposti in “soffitta” i soliti temi che da decenni i capi carismatici dei partiti vanno proponendo alla gente per fare peso sulle loro coscienze allo scopo di garantirsene il voto, riponendoli in quello stesso baule alla fine della tornata elettorale, giocando di rimessa se hanno vinto o all’attacco se hanno perso perchè non vi è nulla di più comodo che stare all’opposizione! E’ in momenti come questi, in cui le parole e le promesse si sprecano, che la coscienza di chi è dotato di un minimo di senso critico è messa a dura prova: da un lato si è tentati di cedere alla volontà di non andare a votare perché ci si sente presi per il culo, dall’altro ci si rende conto che non votando, o comunque annullando la scheda, si delega a terzi il proprio destino e quello dei propri figli. E allora?, ci si domanda mentre si sfoglia il giornale o si osserva lo scorrere delle immagini televisive, che fare? E’ in quei momenti in cui la tua coscienza di uomo di coscienza è messa a dura prova che per un attimo chiudi gli occhi, ti adagi nella poltrona e incominci a pensare a come vorresti che fosse il paese in cui vivere: al primo punto metti la giustizia sociale. Ti piacerebbe vivere in un paese che, pur non essendo assistenzialista, tutela fattivamente gli interessi della povera gente, di coloro che faticano a tirare avanti la carretta fino alla metà del mese perché vivono con un solo stipendio o con una miseria di pensione dopo aver buttato il sangue una vita intera a lavorare, magari non retribuiti come si conviene; di quei tanti sventurati che hanno problemi con la giustizia perché la loro unica colpa consiste nel non avere adeguata forza economica per garantirsi un principe del foro che li difenda adeguatamente da accuse infamanti mossegli contro da chi aveva qualche conto aperto da saldare con loro e non appena gliene si è presentata l’occasione non ha perso tempo ad indicarli come mostri. Ti piacerebbe vivere in un paese dove le retribuzioni salariali fossero conformemente adeguate al crescente costo della vita in modo da consentire alle famiglie un minimo di serenità economica, maggiore possibilità di spesa, più attenzione per i figli. Un paese in cui le banche non fungano da usurai autorizzati bensì siano più disponibili alle esigenze della povera gente non costringendola a rivolgersi ai cravattari perché per avere da loro un prestito deve aprire un mutuo per pagare i documenti richiesti per le adeguate garanzie di copertura del prestito. Ti piacerebbe vivere in un paese in cui, anziché non pagarsi, le tasse si paghino ma siano investite concretamente per il bene sociale e non dilapidate senza alcun criterio, costringendoti a pagare sempre di più per l‘inefficienza o l’ingordigia di chi deve amministrarle!
Al secondo punto metti la legalità. Ti piacerebbe vivere in un paese sano, dove il crimine non trovi terreno fertile favorito da una sempre crescente disoccupazione giovanile e immigrazione clandestina per arginare la quale fino a oggi nulla si è fatto, chissà perché... Hai la triste sensazione che nel paese in cui vivi siano tutelati più i diritti degli abusivi, stranieri e non,  quelli dei delinquenti anziché quelli di chi ci è nato e ci vive onestamente da una vita. Ti rendi conto che sempre di più sono i cittadini che pur subendo un reato, se possono, evitano di denunciarlo perché la sensazione comune è che la legge tuteli più i carnefici che le vittime; che spesso le vittime, per un quadro legislativo paradossale, agli occhi dei giudici si trasformano in carnefici dei loro stessi carnefici!
Al terzo punto metti la formazione culturale. Ti piacerebbe vivere in un paese dove la cultura abbia un peso dominante, non solo a parole ma con i fatti, sulla formazione intellettuale della gente e quindi un’incidenza preponderante sulla struttura della mentalità sociale. Ti rendi conto che, a riguardo, sia l’allestimento di mostre e musei, sia l’organizzazione di eventi culturali hanno valore relativo se ad essi non vengono associate azioni tese a mettere la gente nella condizione di capire quel che gli si propone in quanto senza comprensione non c‘è rispetto di nulla! In tal senso, consapevoli che la televisione è un’eccezionale strumento di divulgazione, ci si adopera in modo che nelle scuole, non solo, si educhino i ragazzi ad apprezzare la cultura tenendoli meno nei banchi e sempre di più in giro per piazze e per i musei, ma per legge si impiantano reti televisive che trasmettono solo programmi culturali in determinate ore del giorno, inibendo in quelle ore la programmazione alle altre emittenti, in modo che la gente sia “costretta” a sorbirsi cose educative. Con ogni probabilità il progetto faticherà a decollare ma se a scuola si inserisse una materia che prevede come “testo” di studio il tale programma televisivo non si può escludere che nel tempo la cosa non prenda piede, che la gente preferisca al Grande Fratello un programma che l’arricchisca seriamente sia nella mente che nell’anima. Chi l’ha detto che tutte le azioni coercitive sono negative?
Al quarto punto metti l’ambiente. Ti piacerebbe vivere in un paese pulito, dove le strade non siano immondezzai a cielo aperto, dove ecologia non sia solo sinonimo di politica o l'effimero pretesto per una scampagnata, una gita al mare, un tour all’estero per partecipare a un convegno in Brasile sulla foresta amazzonica o sull‘Africa equatoriale a spese della comunità, ma un punto di partenza concreto su cui strutturare per il domani la salute dei nostri figli e dei nostri nipoti .

D’improvviso riapri gli occhi! Ti rendi conto che, contrariamente ai programmi dei partiti che vanno dalle 30 alle 280 (!) pagine, basterebbero quattro punti essenziali da sviluppare concretamente per fare del paese in cui vivi il paese dei sogni. Che non è la lungaggine e la complessità dei programmi elettorali a garantire la solidità di una nazione bensì la serietà di coloro che una volta eletti dovrebbero realizzarli questi programmi! Riflettendo su ciò, torni a fissare il giornale o il video. Leggi e vedi i nomi e le facce di coloro che dovrebbero adoperarsi per garantire tutto ciò una volta eletti. Con aria corrucciata poggi il giornale sul tavolino, spegni il televisore, ti alzi e te ne vai a dormire privo di speranza se non quella di trovare a letto la tua compgna disposta a condividere con te un attimo di sogno!

 
 
 
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