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LA VOCE DI KAYFA

IL BLOG DI ENZO GIARRITIELLO

 

Messaggi di Agosto 2015

TRAGEDIA IMMIGRAZIONE: LA MOSSA DI FACCIATA DELL'ONU

Post n°1640 pubblicato il 30 Agosto 2015 da kayfakayfa

Sono ormai circa 10 anni che ho aperto questo blog. Malgrado vi abbia scritto 1640 post con l'attuale, poche volte, in tutto una decina o poco più, ho affrontato il tema scottante dell'immigrazione clandestina e degli sbarchi sulle nostre coste di disperati in fuga dalle guerre al di là del mediterraneo.

Tale riluttanza nell'affrontare la questione deriva dalla consapevolezza che essa si presta a facili strumentalizzazioni; basta una frase o una sola parola fraintesa, soprattutto se chi “fraintende” è in cattiva fede, e in tanti mi avrebbero subito etichettato con l'ignominioso aggettivo di razzista.

Tuttavia dopo quanto sta avvenendo in queste ore in Europa dove, tra sbarchi sulle coste italiane e greche; migliaia di siriani provenienti dalla Macedonia che cercano di entrare in ogni modo in Ungheria per poi da lì proseguire verso il nord Europa; immigrati che in Francia tentanto di salire clandestinamente su un vagone ferroviario per attraversare la Manica e entrare in Inghilterra; tir carichi all'inverosimile di disperati fermati alla frontiera austriaca con all'interno decine di morti per asfissia, è evidente l'assoluta inerzia – ma forse sarebbe meglio dire incapacità! - delle istituzioni di Bruxelles nel trovare una soluzione al problema.

Si parla di attribuire delle quote di accoglienza ai singoli stati dell'unione. E già ci sono paesi, tra cui l'Inghilterra e la Francia, che frenano su questa soluzione perché, a loro dire, di immigrati ne hanno già accolti oltre misura.

Poi c'è chi come l'Ungheria sta rafforzando le proprie frontiere con la Serbia con un muro di filo spinato alto 4 metri e lungo 175 km al fine di arginare la marea umana di disperati, beccandosi critiche da più parti.

Dal canto suo l'Italia, dopo che gli scandali di Mafia Capitale hanno svelato un cricca di interessi mafioso/politici sulla gestione degli immigrati e dei centri d'accoglienza, come è suo solito sta dando a mio avviso una pessima immagine di sé. In tanti, Vaticano incluso, lanciano proposte dal sapore buonista che danno la sensazione d'essere più spot da campagna elettorale che non idee concrete per risolvere un problema che, di ora in ora, diventa sempre più insolvibile.

Altrettanto fanno i cosiddetti filo-razzisti tipo Salvini che, sempre per motivi elettorali, alimentano nell'opinione pubblica scenari apocalittici in cui, se non ci muoviamo in tempo a respingere lo straniero, verrà un tempo che l'Italia sarà una colonia straniera e gli italiani schiavi dei colonizzatori, leggi clandestini o immigrati.

Con amarezza nell'ultimo post datato 24 aprile 2015, LA SPERANZA NON SI Può AFFONDARE, commentando l'affondamento dell'ennesimo barcone al largo delle coste libiche con oltre 700 morti, prendendo in esame le varie soluzioni lanciate da alcuni nostri politici, tra cui quella di raid aerei sulle coste libiche per affondare i barconi degli scafisti, a un certo punto scrissi: “È inutile che ci giriamo intorno, il problema degli sbarchi non sarà mai risolto perché soluzione non ha. Un disperato non si ferma davanti a niente e a nessuno pur di garantirsi un futuro migliore, a costo di rischiare la vita.” Concludendo: “Come le radici di una pianta si diramano senza limiti nel sottosuolo alla ricerca dell'acqua, così la speranza degli uomini non conosce confini. Affondati i barconi essa utilizzerà altri mezzi per realizzarsi, la speranza non si può affondare!”

Ora che la questione sta diventando sempre più complessa, a fine settembre verrà discussa anche all'ONU.

Personalmente non nutro alcuna speranza che in quella sede verrà trovata una soluzione.

Per quanto mi riguarda ribadisco quanto scrissi nel post succitato: È inutile che ci giriamo intorno, il problema degli sbarchi – ma ora quello dell'immigrazione clandestina in generale -, non sarà mai risolto perché soluzione non ha.

Se lo si volesse davvero risolvere, forse, e sottolineo forse, bisognerebbe portare la pace in quelle terre da cui questi disperati fuggono. Terre messe a soqquadro da tiranni e califfati terroristici figli di quelle potenze economiche mondiali le quali, pur di estendere i propri tentacoli in terre ricche di giacimenti di petrolio e quant'altro, oppure perché strategiche e livello geopolitico, non si fecero scrupoli di sostenere fazioni opposte ai governi che volevano far cadere, perdendone successivamente completamente il controllo. Così avvenne con il sostegno ai talebani da parte degli USA durante l'occupazione afgana dei russi; così è avvenuto con l'Isis per far cadere il regime di Assad in Siria.

Dunque, non illudiamoci, nemmeno l'interesse dell'ONU servirà per trovare una soluzione al problema. Esso è un interesse di facciata. L'ONU nacque settanta anni fa allo scopo di evitare altre guerre dopo quella mondiale appena conclusasi.

Dal 24ottobre 1945, data di fondazione dell'ONU, a oggi vi risulta che nel mondo non vi siano state più guerre o che la fame nel mondo sia stata debellata?

 

 
 
 

ANCHE PER VITTORIO CASAMONICA VALE IL GARANTISMO

Post n°1639 pubblicato il 23 Agosto 2015 da kayfakayfa

A questo punto la domanda nasce spontanea: se davvero il fu Vittorio Casamonica - i cui funerali celebrati il 20 di agosto in pompa magna con tanto di carrozza tirata da sei cavalli neri, banda che intonava il tema della colonna sonora del padrino, elicottero che gettava dall'alto petali di rosa stanno suscitando clamore e polemiche a livello politico e ecclesiastico - era un boss della mafia romana, e molti dei presenti al suo funerali erano altrettanti criminali, le autorità, in primis il Ministro degli Interni Alfano al cui ministero è delegata la sicurezza dei cittadini, dovrebbero spiegare perché il boss fosse in libertà anziché detenuto nelle patrie galere al pari di molti che erano al seguito del suo feretro.

Dico questo perché ascoltando e leggendo da più parti le dichiarazioni di politici e autorità, locali e nazionali, indignati per lo sfarzo dei funerali e per i manifesti affissi sulla facciata della chiesa dove si sono celebrate le esequie inneggianti a “Casamonica re di Roma”, traspare molto chiaramente che tutti costoro diano per scontato che il defunto fosse veramente un boss mafioso. Diversamente non si comprende la relazione sul funerale che il Prefetto di Roma Gabrieli presenterà al Viminale in cui spiega gli errori commessi nella gestione dell'evento

Da qui si ripropone l'agghiacciante quesito: com'è possibile che un boss della mafia fosse libero? Com'è possibile che lo fossero altrettanti mafiosi e criminali presenti al suo funerale?

Probabilmente, mi si risponderà, “perché non avevamo prova né dei suoi crimini né ne abbiamo di quelli degli altri!”

Bene! Ma allora, visto che viviamo in uno stato di diritto in cui la presunzione d'innocenza è prevista dalla Costituzione fino al terzo grado di giudizio e pertanto, fino al sopraggiungere della sentenza definitiva, un imputato deve ritenersi innocente - come non mancano mai di ricordarcelo fino alla noia, invocando il garantismo, molti di quegli stessi politici e autoritàche oggi si indignano per la maestosità dei funerali di Casamonica, quando un politico finisce sotto inchiesta e c'è chi ne invoca le dimissioni perché dia un segnale di rispetto verso le istituzioni ai cittadini anziché alimentare negli stessi la convinzione che stia in politica per fare gli affari propri e quelli di pochi intimi anziché curare gli interessi pubblici – se non avete prove dei suoi crimini, né che fosse un boss della mafia, come invece pare date per scontato, perché vi indignate per lo sfarzo dei suoi funerali?

Il garantismo previsto dalla costittuzione vale solo per voi e non per tutti gli altri cittadini, Casamonica incluso?

Vittorio Casamonica era un libero e onesto cittadino, e dunque la sua famiglia era libera di celebrarne i funerali come meglio credeva. Viceversa, se davvero fosse stato un boss della mafia e voi lo sapevate, come traspare dall'imbarazzo che mostrate per il modo con il quale se ne è celebrata la fine, oltre a essere ipocriti, e questo già non vi farebbe onore, quel che sarebbe peggio è che sareste collusi con la criminalità perché ne conoscete i capi ma non fate nulla per arrestarli o renderli inoffensivi!

Magari ci andate a pranzo insieme, come risulta dalle inchieste su Mafia Capitale!  

 
 
 

I MISERABILI, SAGGIO SULL'ANIMA UMANA

Post n°1638 pubblicato il 16 Agosto 2015 da kayfakayfa

Dopo aver letto Notre Dame di Paris, scrissi un post dal titolo VICTOR HUGO, SCRITTORE E INIZIATO in cui esponevo le mie convinzioni riguardo la supposta natura iniziatica dell'opera; riconoscendo esplicitamente al grande scrittore francese lo status di iniziato. Cosa che, successivamente ho scoperto leggendo alcuni scritti sulla sua figura, più di un biografo presuppone.

Tuttavia, essendo sterminata l'opera di Hugo, la cui pubblicazione di opere inedite s'è protratta per anni dopo la sua morte, mi sentii obbligato a approfondire il personaggio per valutarne meglio la personalità al fine di trovare ulteriori conferme alla mia deduzione. Di conseguenza decisi di leggere il suo capolavoro, I MISERABILI, certo che se davvero la mia supposizione era giusta, tra le righe di quello che è indiscutibilmente il suo romanzo più famoso avrei trovato ulteriori conferme. Armato di pazienza e, per quanto fosse possibile, con occhio vigile, mi apprestai alla lettura del racconto.

Fin dalle prime pagine la natura iniziatica dell'opera mi si palesò in tutta la sua sontuosa maestosità. I ripetuti riferimenti ai conflitti interiori che colgono l'uomo quando, dopo aver commesso un crimine, trovandosi al cospetto di chi, pur avendo ricevuto dal suo operato un danno, anziché punirlo, denunciandolo alle autorità competenti, lo assolve confidando in un suo rinsavimento esistenziale - come fa il vescovo di Dygne nei confronti di Jean Valjean protagonista indiscusso dell'opera, dando vita a un meccanismo di conversione spirituale, tema dominante dell'opera fino all'ultimo rigo - mi sembrò introducessero quello che s'è poi rivelato essere l'argomento cardine dell'opera, una profonda discussione sulla natura dell'anima umana.

Se in Delitto e Castigo di Dostoevskij il protagonista, dopo aver commesso il delitto, vive un eterno conflitto interiore che non gli darà tregua fino all'epilogo della storia, costringendolo a guardarsi sempre alle spalle e a nascondersi da tutto e da tutti temendo che gli altri sappiano ciò che ha fatto e lo tengano sotto osservazione per coglierlo in flagrante quanto meno se l'aspetta, mettendo così in risalto come il crimine contempli in sé il proprio castigo rappresentato dagli scrupoli e dalle paure che assalgono chi lo ha commesso inducendolo a vivere in un eterno stato di oppressione e di paura, la morale de I Miserabili è che essendo l'anima umana una goccia di quel grande oceano di bene che è Dio, dovendo per forza di cose la goccia contenere in sé le caratteristiche del mare da cui deriva, conterrà a sua volta in sé il bene ma offuscato dalla pesantezza materiale. Pertanto, se messa nella giusta condizione di sgravarsi dai legami materiali mediante la riflessione e la preghiera, l'anima umana non potrà a sua volta che tendere al bene.

Emblematica a riguardo è la frase che era solito proferire il vescovo di Dygne, tra i cui hobby spiccava il giardinaggio, “L'anima è un giardino”, indicando come l'anima non debba essere trascurata bensì coltivata con saggezza, al pari di un giardino, mediante le buone letture e la preghiera affinché dia buoni frutti.

Tuttavia vi è un altro strumento che permette la coltivazione dell'anima. Esso ci è presentato all'inizio del capitolo sesto intitolato Javert. Parlando alla disgraziata e moribonda Fantine, la madre di Cosette colei che diventerà sua figlia adottiva, il sindaco Madeleine, alias Jean Valjean, sussurra, “avete sofferto molto povera madre! Ma non ve ne lagnate, perché ora possedete la dote degli eletti. In questo modo gli uomini si trasformano in angeli: non è colpa loro se non possono fare diversamente. Questo inferno, dal quale uscite, è il primo aspetto del cielo. Di qui era necessario cominciare”.

Dunque è attraverso una vita di miseria e sofferenze che l'anima umana può ritrovare il proprio riscatto e elevarsi al cielo. Questo ragionamento, così esposto, tradirebbe la natura cattolico-dogmatica del romanzo il quale assumerebbe i connotati di surrogato evangelico.

E invece è proprio in questo contesto che si svelerebbe la natura iniziatica de I Miserabili.

Pur trattando un argomento, l'anima umana, di non facile approccio per via della sua natura evanescente, Hugo non cede mai ai bigottismi. Il suo discorso è sempre molto lucido, scevro da enfatizzanti riferimenti di natura ecclesiastica. La sua analisi resta salda nei confini del razionalismo senza mai sfociare in ambito fantasioso e surreale, prendendo come spunto per il proprio ragionamento l'operato umano in quanto riflesso incondizionato della natura umana di cui l'anima è indissolubile tassello.

Non a caso c'è stato chi ha individuato ne I MISERABILI un vero e proprio testo di psicologia, a conferma di quanto asserivamo prima. Ossia che l'opera, al di là delle apparenza, non è affatto un mattone di carta ridondante messaggi retorici, bensì si pone quale obiettivo di penetrare a fondo il mistero dell'uomo, dimostrando che in ognuno di noi esistono due nature conflittuali, una tendente al bene l'altra al male. E che compito dell'uomo è quello di confluire verso quella del bene anche a costo di arrecare danni a se stesso. A sostegno di ciò vi una frase pronunciata dall'io narrate che sintetizza tale concetto: “fare del bene è facile. Essere giusti è difficile.”

A riguardo, altra figura del romanzo che inquadra l'uomo in preda a un simile conflitto è il poliziotto Javert, uomo integerrimo che insegue Valjean in lungo e in largo per assicurarlo alla giustizia. Ma che alla fine, salvato da Valjean da morte certa durante i moti del 32, è costretto a cedere alla riconoscenza verso quell'uomo invocata dalla propria coscienza rendendolo libero; per poi sacrificare se stesso allorché i rimorsi interiori per non aver assicurato un criminale a quella giustizia di cui egli è servitore gli attanagliano l'anima.

Che Hugo credesse nell'esistenza dell'anima distinta dal corpo è dimostrato dal fatto che non disdegnava partecipare alle sedute spiritiche. Ciò non deve stupire visto che nell'epoca in cui lo scrittore visse sorsero in Francia e in tutta Europa circoli culturali e società segrete di matrice esoterica rifacentisi alla tradizione egiziana. Inoltre i moti rivoluzionari narrati dallo scrittore e quelli successivi cui egli stesso partecipò portavano il marchio della massoneria a cui egli stesso aderì 1869 partecipando all'adunanza napoletana dell'Assemblea dei Liberi Pensatori.

Ritenere che Victor Hugo fosse un iniziato non è affatto un'eresia ma la logica conclusione derivante da un procedimento analitico di quelle che sono le sue due opere più famose, Notre Dame de Paris e I Miserabili. Seppure molti ritengono che è ne L'Uomo che Ride, romanzo che confido di leggere quanto prima, che possiamo trovare diversi connotati iniziatici che, senza mezzi termini, rivelerebbero la natura iniziatica dello scrittore.

È ovvio che il presente giudizio su Hugo e le sue opere è strettamente personale. Ognuno in un'opera vi vede ciò che è in sintonia con il proprio io. Di conseguenza non escludo, anzi sarà certamente così, che altri leggendo i romanzi di Hugo non vi ritrovino aspetti totalmente dissonanti rispetto alla mia visione, sconfessandomi senza se e senza ma.

Per quanto mi riguarda, pur consapevole dei rischi cui vado incontro, rendo pubblica questa mia riflessione confidando che essa possa fungere da sprone per quanti la leggeranno, avvicinandoli a un autore che, da qualunque punto lo si analizzi – iniziatico, politico, letterario - non si può certo negare che con il proprio pensiero ha dato e ha ancora molto da dare allo sviluppo della società umana.

 
 
 

ALLUVIONE DI ROSSANO, DI CHI È LA COLPA?

Post n°1637 pubblicato il 16 Agosto 2015 da kayfakayfa

 

Non bisogna essere né un geologo, né un indovino per comprendere che l'alluvione che alcuni giorni fa ha colpito la costa ionica della Calabria, mettendo a tappeto i comuni di Rossano e Corigliano Calabro, non deve attribuirsi alla forte intensità della pioggia, bensì all'inettitudine e, probabilmente, all'opportunismo e all'ingordigia di una classe politica, locale e nazionale, la quale ha consentito che nel corso degli anni a Rossano - e in tante altre zone della Calabria, così come del paese intero - contro ogni logica preventiva, si costruisse a ridosso del torrente Citrea che, ingrossatosi per la pioggia, ha rotto gli argini e invaso il paese causando fortunatamente danni solo alle cose.

Dicevo che non bisogna essere né un geologo né un indovino per comprendere quali sono le vere cause dell'alluvione di martedì perché anche la Calabria è considerata una zona a alto rischio idrogeologico. Si ricordi l'alluvione che nel 2000 colpì Soverato, invasa dalle acque del torrente Beltrame, distruggendo il camping Le Giare e causando la morte di 13 persone.

Nonostante questi tragici trascorsi, dopo l'alluvione di martedì, da più parti si ricorda che in Calabria il piano di assetto idrogeologico, lo strumento di perimetrazione delle aree a rischio, è fermo al 2002.

Senza contare che l'Italia è il paese che ha “introdotto nel proprio ordinamento giuridico il condono edilizio. Una vergognosa esclusiva nazionale di cui in passato si sono serviti soprattutto i governi di centrodestra – c'è chi sostiene per tornaconto elettorale -, dando la possibilità a chi abbia costruito abusivamente, autodenunciandosi, di pagare una piccola ammenda per trovarsi a posto con legge, e dunque con la casa legalizzata, seppure avesse costruito in aree a rischio come rive di fiumi, torrenti o falde di un vulcano attivo qual è il Vesuvio.

Com'era prevedibile, anche a Rossano e Corigliano Calabro è iniziata la passerella di autorità “accorse” sul luogo del disastro per portare la solidarietà del governo o del proprio partito alle popolazioni colpite.

Il Ministro dell'Ambiente Galletti, giunto ieri a Rossano, ha garantito che il governo combatterà tale abusi e farà di tutto per fare chiarezza su eventuali responsabilità del disastro.

Nell'attesa di conoscere gli sviluppi dell'inchiesta, un dubbio ci glie: poiché da più parti si vocifera di un nuovo Patto del Nazareno tra Renzi e Berlusconi per portare avanti la riforma del Senato, diventa difficile credere che alle parole di Galletti, delle quali non mettiamo minimamente l'onestà intellettuale, seguiranno i fatti.

Per Berlusconi, che nasce come imprenditore edile, da sempre il valore assoluto e inattaccabile della casa di proprietà è un cavallo di battaglia politica. Fa niente se abusiva e costruita in zone a rischio. Una soluzione si troverà sempre, magari un bel condono edilizio con buona pace degli ambientalisti e di chi vorrebbe che certe tragedie non si verificassero più!

 
 
 

IL PIAGNISTEO DI SAVIANO FA TREMARE IL PD

Post n°1636 pubblicato il 09 Agosto 2015 da kayfakayfa

Diciamolo con sincerità, spesso i piagnistei servono. Per lo meno quelli dei personaggi pubblici, meglio ancora se di fama mondiale, com'è il caso di Roberto Saviano, l'autore di Gomorra, che sabato scorso dalle pagine di Repubblica scrisse un accorato monito al governo affinché si impegnasse fattivamente per il rilancio del sud Italia.

All'indomani dall'appello di Saviano, il Premier Renzi, impegnato in una visita ufficiale in Giappone, rispose in maniera piccata “Sul sud basta piagnistei”,alimentando una polemica in cui lo sconfitto è ancora una volta il governo, visto che lo stesso Renzi ha poi corretto il tiro, programmando per settembre un tavolo di discussione per il rilancio del sud; e più di un illustre esponente del PD ha ammesso che la questione meridionale deve essere priorità nazionale tanto che se ne è parlato nell'ultima direzione del PD .

A ingrossare ulteriormente quest'improvviso interesse per il sud da parte del Governo e del PD è il Ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio il quale ha annunciato che in 20 mesi nel paese si sbloccheranno opere per complessivi 15/16 miliardi di euro. "E se il Sud sarà capace di far fruttare vecchi e nuovi fondi europei crescerà del 2,5-3%" .

Peccato che lo stesso Delrio lo scorso ottobre, a chi gli faceva notare che nella legge di stabilità appena varata erano stati stanziati quasi 5 di miliardi di euro di investimenti per lo sviluppo ferroviario al nord, mentre per il sud ne risultavano solo 60 milioni, rispose che al sud non si investiva perché c'erano “le rocce”.

A distanza di 10 mesi è cambiato tutto? Le rocce sono magicamente sparite dal mezzogiorno d'Italia? Oppure il “piagnisteo” di Saviano ha obbligato il governo a darsi una mossa, premesso se la dia per davvero a settembre con il masterplan annunciato da Renzi in direzione, per cercare di arginare la critica di un illustre personaggio la cui opinione fa tendenza e quindi rischierebbe di mettere in cattiva luce Renzi e il PD, inducendo molti elettori a non votarli quando sarà il momento?

 

 
 
 

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