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Post n°811 pubblicato il 01 Ottobre 2015 da mullerina
Benvenuto autunno, pioggerella fina, giacca leggera, scarpe comode e si cammina controvento. Nonostante non ci sia il sole ho gli occhiali calati sul naso, le occhiaie delle due notti in turno si vedono, meglio coprirle. La medicina ha fatto passi da gigante e se pensiamo a malattie un tempo incurabili e per cui ora ci sono ampi margini di guarigione e/o miglioramento della qualità della vita, viene da rallegrarsi e dire grazie, a chi si è applicato, ha trovato cure e ha sviluppato tecniche all'avanguardia. È vita, eppure come si fa a spiegare a quel bambino che averlo rianimato per 50 minuti gli ha salvato la vita?... ma che non potrà giocare, non potrà crescere con i problemi degli altri bambini, perchè i suoi saranno sempre di più. Come gli si spiegherà la disabilità che lo affligge? Mi chiedo quando si possa considerare una fortuna la buona riuscita di una rianimazione, se poi i risultati sono questi. Purtroppo sono diversi i bambini che hanno, per un motivo o per un altro, vinto la morte, ma non sempre viene automatico pensare che abbiano guadagnato la vita. Sembrano sospesi a metà, in un limbo di medicine e cure che incessantemente la famiglia dovrà gestire. Genitori che appaiono forti, mai stanchi e poi crollano all'ennesima notte in bianco, perchè i farmaci sono da dare sempre, non esistono sabati o domeniche, anche alle due, alle quattro e alle sei di mattina possono esserci medicine importanti. Si occupano dei macchinari, hanno imparato a gestire ogni cosa.
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Ho visto diversi casi in poche settimane e ognuno a modo suo mi ha toccata profondamente, mi sono messa nei panni di questi genitori e non me la sento di condannare l'umana debolezza e il rischio di sfociare in un sentimento di resa... mi sentirei travolta da qualcosa di più grande di me anche io e penso a tutta la forza che hanno queste famiglie.
A me viene chiesto di aiutarli nel loro percorso, ma chi davvero tirerá fuori risorse impensabili sono madri, padri, fratelli e sorelle.
E spero di riuscire a fare forza a questa mamma, darle una piccola speranza, in grado di sorreggerla in un cammino difficile... e bisogna avere il coraggio di ammettere che è un cammino non per tutti, la gestione della disabilitá richiede pazienza e sacrificio, puó non bastare solo amore...
Oggi per esempio ho cantato, per farle capire che la normalitá è solo un concetto da ritrovare in una situazione nuova, c'è bisogno di tanta leggerezza per stemperare il peso di tutto il resto.