Creato da rteo1 il 25/10/2008
filo aperto con tutti coloro che s'interrogano sull'organizzazione politica della società e che sognano una democrazia sul modello della Grecia classica

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Messaggi di Gennaio 2018

LA DEMOCRAZIA FEUDALE

Post n°925 pubblicato il 30 Gennaio 2018 da rteo1

 

LA DEMOCRAZIA FEUDALE

La democrazia ha fatto un ulteriore passo avanti, anche se sarebbe più corretto dire un altro "passo indietro". I partiti hanno depositato le liste dei candidati per le prossime elezioni del 4 di marzo. Emergono almeno due particolarità: la prima, che i capipartito, ovvero i segretari, hanno esercitato il loro potere assoluto scegliendo i propri "fedelissimi", ossia coloro che in Parlamento dovranno alzare la mano senza attivare il cervello, senza ragionare con la propria testa; la seconda, è che sono stati imposti agli elettori molti figli, mogli e parenti di padroni delle istituzioni o dei partiti. La Campania, come al solito, fa sempre ottimi piazzamenti e per questo continua ad essere il peggiore esempio dell'Italia e per i giovani, che per fortuna hanno trovato almeno un Movimento che raccoglie le loro aspettative, anche se queste non troveranno attuazione a causa della logica della "grande coalizione", ossia della societas sceleris che, con buona probabilità, si costituirà tra alcuni partiti adusi al malaffare per proteggere ad oltranza i propri interessi di parte, delle banche e della finanza, a discapito dei lavoratori e delle classi emarginate.

La democrazia, così, si è avvicinata al regime feudale, ossia a quel regime in cui i Vassalli ricevevano il feudo dal padrone a cui, in senso privatistico, erano personalmente vincolati, e, nel tempo, gli stessi vassalli ebbero il diritto di trasferire il feudo agli eredi ma anche di investire dei propri valvassini e valvassori (l'equivalente di una candidatura imposta agli elettori in un "collegio sicuro") , ossia dei loro sottoposti, che non avevano alcun vincolo diretto con il padrone del Vassallo.

Non c'è che dire: un ritorno al medioevo, che farà felici i tanti storici che finora hanno fantasticato sui documenti dell'epoca e che ora hanno avuto l'occasione di esaminare realmente la logica feudale.

D'altronde non poteva che accadere quanto è ora avvenuto: la democrazia rappresentativa "inventata" dal Costituente del '46, infatti, non è mai stata vera e propria democrazia ma soltanto il mezzo per "illudere" il Popolo (ossia quella parte di emarginati) che con la Repubblica il "Popolo" sarebbe stato il "sovrano" delle istituzioni. In realtà, la "sovranità" è sempre stata posseduta ed esercitata dalle oligarchie al potere, ossia dalle classi che hanno avuto il monopolio dell'economia, della finanza che, ora, hanno asservito anche la "casta" dei partiti democratici.

A reggere il gioco, poi, ci pensa una burocrazia strutturata (che ha il "posto fisso", in organico) che in cambio delle piccole regalie (bonus, tichet, premi, minimi aumenti degli stipendi, e altro) garantisce ai "partiti di governo" un consenso elettorale di alcuni milioni di voti. E non importa che l'intero Paese vacilli, che l'incapacità e l'incompetenza siano un disastro e non dei valori da difendere, mentre le poche risorse costituite da giovani capaci e meritevoli sono escluse dal circuito (a meno che non abbiano un "santo in paradiso", o un padre in qualche consiglio di amministrazione di banca, assicurazioni, o in qualche ministero, pubblica amministrazione, o assessorato).

La "burocrazia strutturata", così, diventa complice del sistema, finché non constata personalmente che neppure i propri figli, mogli e parenti sono garantiti da un sistema politico e istituzionale allo sbando guidato dalla sola logica del potere che separa gli "amici" dai "nemici".

Ma una domanda sorge spontanea (grazie a Lubrano): Ci può essere salvezza per un Paese che come un avvoltoio sta divorando la "carogna" ?

La risposta è: No, a meno che non si riparta dalle fondamenta, ossia dall'idea di Comunità, che non vuol dire, come oggi, una società fondata sulle diseguaglianze delle classi, bensì una società  organizzata sull'equa distribuzione delle risorse, dove ogni cittadino è parte del tutto e il tutto è la Casa di ognuno.

 

 
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IL REDDITO DI ESISTENZA

Post n°922 pubblicato il 12 Gennaio 2018 da rteo1
Foto di rteo1

 

http://reader.ilmiolibro.kataweb.it/v/1188748/il-reddito-di-esistenza_1228432

https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/279608/il-reddito-di-esistenza/

 

 « La ricchezza e la povertà sono una conseguenza del modello di società politica oppure seguono la dinamica della selezione naturale della specie ? Il saggio dà delle risposte riflettendo sulla teoria di Darwin e sui diversi regimi di governo, con particolare attenzione a quello democratico, che dovrebbe fondarsi sul principio dell'eguaglianza sostanziale tra i cittadini. Sulla base di tali riflessioni l'autore, ritenendo necessario fissare una soglia minima di sopravvivenza, anche per contrastare il fenomeno sociale della microcriminalità, propone un "reddito di esistenza" per tutti i cittadini evidenziandone le differenze rispetto ai Redditi di "Inserimento-ReI", di "cittadinanza" e del "minimo di esistenza", previsto in Germania».

 

 

 
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GENTILONI E LA CAMPAGNA ELETTORALE

Post n°921 pubblicato il 12 Gennaio 2018 da rteo1

GENTILONI E LA CAMPAGNA ELETTORALE

HO SENTITO DIRE CHE IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO IN CARICA COSTITUIRA' LA CARTA DEL P.D. PER RECUPERARE NEI SONDAGGI E, QUINDI, SUL CONSENSO ELETTORALE, ORA INDUBITABILMENTE IN CALO.

GENTILONI, SI DICE, HA GOVERNATO BENE; IL SUO GRADIMENTO E' STATO ELEVATO, PER CUI DOVRA' ESSERE COLUI CHE DOVRA' "INTERFACCIARSI" CON GLI ELETTORI. 

NON DO, OVVIAMENTE, ALCUN GIUDIZIO POLITICO SU GENTILONI.

SIAMO, ORMAI, IN CAMPAGNA ELETTORALE E VOGLIO EVITARE DI "PRENDERE PARTE" ALL'"ARMATA BRANCALEONE". POSSO SOLO DIRE - E QUESTO LO VOGLIO EVIDENZIARE - CHE DI CERTO DOPO L'ESITO ELETTORALE (A MENO CHE NON VINCA IL P.D., COSA IMPROBABILE, E FORSE IMPOSSIBILE) IL "GOVERNO GENTILONI" NON POTRA' CONSERVARE - NEANCHE PER GLI AFFARI CORRENTI - LA STESSA COMPAGINE (CHIARISCO: NON POTRANNO DI CERTO CONTINUARE A FARNE PARTE LA BOSCHI, LOTTI, ALFANO, MA ANCHE LA LORENZIN, E VIA DICENDO...).

CIO' DETTO, IL PROBLEMA CHE INTENDO SOLLEVARE E' IL SEGUENTE:

PUO' IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO IN CARICA PRENDERE PARTE ATTIVA ALLE ELEZIONI COME CANDIDATO DI UN PARTITO POLITICO CON COMIZI PUBBLICI ?

IL GOVERNO, COME NOTO, NON E' STATO SFIDUCIATO. E', PERCIO', NELLA "PIENEZZA DEI SUOI POTERI" (COME SI USA DIRE). RAPPRESENTA, QUINDI, PER L'ESERCIZIO DEI SUOI POTERI COSTITUZIONALI, IL POPOLO SOVRANO - NELLA SUA GENERALITA'.

GENTILONI, PERTANTO, QUALE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO TROVA LA SUA LEGITTIMAZIONE NELL'ART.92, COMMA 2, DELLA COSTITUZIONE: .

IN VIRTU' DI TALE "NOMINA" GENTILONI, NELLA QUALITA', NON E' PIU' PARTE DEL SOLO P.D. MA E' PARTE DELLO STATO (ORGANO ESECUTIVO, QUALE GOVERNO).

NULLA, TUTTAVIA, PUO' IMPEDIRGLI DI "SCENDERE IN CAMPO" (ESPRESSIONE VOLGARE CONIATA NEL '94 DA UN LEADER ANCORA SULLA SCENA), MA PER POTERLO FARE DOVREBBE DIMETTERSI DAL RUOLO DI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO.

SI DIRA' - PERCHE' LA FAZIOSITA' REGNA ORMAI SOVRANA IN ITALIA - CHE NON ESISTE ALCUNA NORMA CHE LO PRESCRIVA ESPRESSAMENTE (OPPURE, COME PER IL CASO BANCA ETRURIA, CHE IL MINISTRO NON HA COMMESSO ALCUN "REATO" O NON HA FATTO PRESSIONI).

EBBENE, RISPONDO: ESISTE UN'ETICA POLITICA, UNA MORALE, CHE IMPONE DI SEPARARE I RUOLI ISTITUZIONALI DA QUELLI DEI PARTITI, E POICHE' L'ETICA DEI CITTADINI E' QUANTO MAI DILACERATA SAREBBE SENZ'ALTRO OPPORTUNO NON LEDERLA E DEGRADARLA ULTERIORMENTE.

DIA, PERCIO', GENTILONI UN CONTRIBUTO ALL'ETICA POLITICA. NE GUADAGNERA' IL PAESE E LUI POTREBBE CONTINUARE, DOPO LE ELEZIONI, AD ESSERE UNA RISORSA PER IL PAESE.

 
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UNA TRAGEDIA ANNUNCIATA MA NESSUN COLPEVOLE

Post n°920 pubblicato il 04 Gennaio 2018 da rteo1
Foto di rteo1

 

https://ilmiolibro.kataweb.it/book_data/cover/1228157/

http://reader.ilmiolibro.kataweb.it/v/1213198/una-tragedia-annunciata-ma-nessun-colpevole_1228157

L'Italia è il Paese in cui spesso le catastrofi non hanno colpevoli, quando un processo si conclude, come quello narrato, con la formula "Il fatto non sussiste". L'opera scaturisce dalla decisione dell'autore di dare testimonianza civile, in occasione della commemorazione, di quanto avvenuto prima, durante e dopo le frane di Quindici, sia mediante la rievocazione di episodi di vita personale, sia con la narrazione e documenti allegati delle fasi salienti del processo, a partire dal primo grado, a quello d'appello e della Cassazione.

 L'auspicio è che d'ora in avanti non vi siano più tragedie annunciate ma senza colpevoli e che la catastrofe narrata possa costituire un monito per tutti affinché ogni singolo cittadino si senta parte della propria Comunità e questa sia la Casa di tutti, tenendo sempre presente che qualsiasi assoluzione della "giustizia umana" non garantisce mai anche l'assoluzione da parte delle vittime, né quella morale e, forse, neppure della propria coscienza.

 

 

 
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